Che rilassato andamento schizofrenico!
Che tenui dialoghi tra sordi!
Che belle divagazioni
da un pensiero sapienziale
(“La follia non è una faccenda per soli psicanalisti,
ma contiene risorse di contenuti preziose per tutti”)
ai dubbi sul dire o non dire
IO in poesia,
ai ricordi di antiche pasque,
alla segnalazione di nuovi poeti!
Poi d’un tratto
il flusso del discorso s’incanala e s’ingrossa
sulla questione delle liste o degli elenchi
con dotte citazioni,
versi mayooriani «in cui galoppa la bellezza»,
i «gustosi elenchi di Arminio»
così ben commentati (anche con acume sprecato a mio parere) da Donato (Salzarulo),
le attese “salvifiche” oramai dagli Echi e non più dagli Originali,
il frammento-barbaglio nichilistico della cara Giovanna
(“io, con accanimento distruggo me stessa”),
forse staccato dal contesto di altri messaggi a me non arrivati
per l’anarchismo delle mailing list personali.
E, infine, le (per me) benedette perplessità di Giuseppina (Broccoli)
su Eco e la sua nuova vertigine semiologica.
Di lei faccio in buona parte mio
il grido di dolore
(“Ma per favore, quale estasi?
Quale poetica c’è in una lista?”).
Che dire di più?
Invitare i moltinpoesia ad essere meno capricciosi e ondivaghi?
O a leggere i meditati e sicuramente più interessanti saggi di Leonardo (Terzo)
da lui vanamente segnalati?
O a ricordare le brutte notizie dal mondo
che dovrebbero fare impallidire i monaci
e le monachine della Poesia?
Ma no! I tempi[da molto tempo] sono cambiati,
[ i poeti]non domandano più nulla/dai poeti/
e [lasciateli] divertire!
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