domenica 13 maggio 2012

Experimentum moltinpoesia:
Testi poetici (e non) da immagini

Stamattina ho ricevuto questa foto inviatami da Mayoor. Ho pensato: Ecco i moltinpoesia (vabbé mancano le signore...) se fossimo in Africa! Potrebbe essere anche un'immagine allegorica: il carro dei moltinpoesia nel deserto... Si potrebbe fare l'"esperimento":  versi o riflessioni a partire dalla foto...[E.A.]

....Comincia Emilia Banfi:
Guardate e pensate, quanto è importante il colore in questa foto.



MOLTI

Siamo sopra
sopra le nostre cose
sopra i nostri sforzi
Non perderemo nulla?
Saremo come nel colore
tutti da guardare
perderemo qualcosa?
un punto un equilibrio

e se andiamo è perché
siamo soli insieme.

Altri e altre nello spazio dei commenti...


10 commenti:

Anonimo ha detto...

Annamaria Locatelli:

"Ad ogni bambino il suo fagottino"
Così un tempo rincuoravano i poveri contadini
le mamme dissanguate...
Secolo ventunesimo
sono uomini e donne dal mondo
su improbabile mezzo di trasporto
molti in spazio compresso
immenso é il deserto
vite su vite ognuno
porta sulle spalle
tre gambe quattro braccia
cento teste mille occhi
in chador freme di trepidazione
ride, scanzonato gavroche, sulle trincee
siede su fagotti di speranze compresse
si colora delle tinte dell'uccello del paradiso
ma nessun povero scalza un altro povero
il deserto insieme attraversano

Anonimo ha detto...

a Annamaria
"nessun povero scalza un altro povero" ....vero e brava Annamaria- Emilia

Anonimo ha detto...

PISTE

Oltre la pista ingombra di corpi,
sotto il cielo verdastro del Cancro,
oltre le mobili dune,
oltre i calcinati relitti,
lontano, sul fondo,
oltre le ombre azzurre dei monti,
incerte sull’incerto orizzonte,
il confine è fragile,
oggi
trabocca d’attonite orde cenciose.

I camion corrono sul fondo sabbioso
senza sbandare,
corrono senz’incertezza d’un passo
inumano,
da sud carichi di un nulla
di uomini,
occhi spalancati,
a migliaia,
bianchi bulbi sprofondati
nelle orbite come privi di tono.

È la fame, dice quello,
asciugando l’alta fronte sudata,
guarda, dice, è questo l’effetto,
gli uomini trasforma in molluschi
privi di forza.
Poi aggiunge, tirando un’ultima boccata
di fumo, cosa t’immagini? pietà?!
No, non ce n’è di pietà
scordalo, non ce n’è di pietà
no, qui nessuno ne ha.

Mi basterebbe, forse
mi basterebbe lo sguardo distogliere
distoglierlo
e dirigerlo altrove (o almeno di tanto in tanto
abbassare le palpebre stanche
come per sprofondare nel sonno),
lontano da tutti quei corpi
e finalmente lasciarli sparire nella densa foschia
lentamente inghiottire, lacere legioni perdute,
dalla gelida sabbia del grigio mattino.

In fondo la guerra è guerra
e da che mondo è mondo
da che mondo è mondo si salva chi può.

Ma allora sai cosa ti dico?! Chissenefrega!

Lo capisci?! chissenefrega! ripete il tipo
con quella sua tipica serafica calma
che da sempre gl’invidio:

che si fottano, sussurra poi quasi fra sé, gettando
il mozzicone lontano.

In fondo non è un uomo
malvagio,
mi dico ascoltando la sua voce distante,
non più della media, credo,
non più della media.

Ma la bocca,
la mia bocca lo stesso, di nera nera fiele
d’improvviso s’inonda, l’urlo in gola si spezza.


Flavio

Anonimo ha detto...

I libri che han solo dieci anni stanno nel deserto, invecchiano nella sabbia. Poi chissà. Nulla se ne va tanto velocemente quanto il moderno. Però i teatrini erano pieni di gente e noi studenti ci davamo l'aria da esperti. Esperti nello scroccare ai buffet. Scrivere poesia non costava nulla, bastava un foglio bianco. La carovana era allegra. Chissà che fine han fatto.
mayoor

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

MOLTINPOESIA 2006

Quali colombe dal disio chiamate…?
No, come gocce d’ignote bufere
alle vetrate della Casa della Poesia
Giancarlo*, premono molti scriventi.

Chi sono? Quanti? Perché così scrivono?
A che mirano? Curarsi di loro
o il brusio di pubblico dal palco reggere
modulandone ossequi e domande?

E chi sono per noi che su riviste
di poesia pubblichiamo i versi
che ci piacciono? Fratelli? Concorrenti?
Compagni di strada? Pedine da manovra?

Possiamo aprirci benevoli ad essi
reggere invidia, angosce, deliri
non sfuggirli, non costruire valli
interiori? E mostrare anche l’errore

dell’energia spostata dal reale
dal vero alienata? E parlare a lungo
con loro, seguirne lo sciamare
nella notte e poi riprendere a scrivere?

*Majorino

MOLTINPOESIA 2012

Ora però solo come quei migranti africani su un camion
che nel deserto s’avviano appollaiati sulla nuvola
variopinta e morbida delle loro poche cose da viaggio
andiamo.

Su altra nuvola di parole e suoni e voci e vuoti
che una volta poesia abbiamo chiamato.

E in altro, affollatissimo di segni e incubi e violenze,
deserto
altrettanto insidioso
e senza più meta, né celeste né terrena polis.

Caparbi nei nostri io-noi ancora viaggiamo…

Anonimo ha detto...

Sfida
Sarà approdo o precipizio
la discesa?
Quello che importa adesso
è solamente il viaggio.
Visi scuri, occhi velati,
sorrisi a ventiquattro denti,
scherno o speranza
e il segno inopinato di vittoria.

"E per le donne che non ci sono.."

Cynthia e le altre

Cynthia e le altre sono strette
sul fondo della barca,
assorte al cielo alzano gli occhi.
Minaccia di tempesta e oscure nuvole.
Cynthia e le altre si tengono per mano,
guardano sul mare opaco della notte
un ramo dal suo albero strappato
che all'onda ritmico si muove.
Cynthia e le altre non parlano fra loro.
Segrete invece dicono parole
a quello che nel ventre bussa piano
e ogni urto dello scafo le richiama.
E' un parlarsi tenero
di strappi, di lacrime ,speranze.
Un colpo più violento
la barca si spezza fra gli scogli.
E sull'acqua,di morte segni assurdi,
fiori aperti le vesti colorate.

Maria Maddalena Monti

Anonimo ha detto...

Raffaele Ciccarone:

Tradotta deserto

Si vedeva che in parallelo
All’orizzonte del deserto
Andavano su mezzo di locomozione
Panoramico bus, tradotta o camion
Ma non si capiva come
Appollaiati su sacchi
Su fagotti forse ultimi stracci
Non abbandonati, chissà
Possono sempre servire
Una volta perso il turbante
A coprirne la testa, il volto
Dalle folate sabbiose
Che il vento propina
Andavano
Tra verticale e orizzontale
Sembrava spuntarla forza
Con traiettoria balisticamente
Espulsiva, catapultante fuori
Dal deserto di sabbia
Ma dove! Forse in mare
Aperto d’acqua o di case
Di case, di capanne o palazzi
Grattanti cielo o spazio
Non più angusto, limitato, ostile.

Anonimo ha detto...

Anna Maria:


PIRAMIDALI

Un deserto pieno di voci
di volti, di colori, di sorrisi.

Piramidali
catapultati uno sopra l’altro
ci critichiamo, ci ridiamo, c’indigniamo, ci sosteniamo.
Il deserto impone l’unione: sopravviveremo.
La piramide si srotolerà davanti alla palma e al pozzo.
Miraggio?

17.5.2012

Anonimo ha detto...

Pochi dei molti avranno parole nuove
da preparare per l'arrivo,
Come fantasma, precede ilcarro
un pensiero.
Una lampara senza identità
effonde luce sulla strada
nulla è oscuro e irraggiungibile,
basterebbe quel raggio, lo stesso
che sveglia dal sonno la mattina,
per rifarsi un sogno in una verità
e saremmo a casa.

Emy (bis)

Anonimo ha detto...

Senza patria

Fammi pure piangere, non ti dirò il perché.//

No, non malinconia l’anima stringe nella morsa//
ma sacchetti di plastica che trasbordano l’un l’altro//
scarpe vecchie, vuoti barattoli di crauti e tralci//
d’edere strappate a muri loro solidi sì e indifferenti.//

Questo fanno i viaggiatori senza patria, confusi nel dolore,//
figli di matrigne terre e di padri venduti al migliore offerente.//
Ecco il perché. Ma adesso vattene.//
Non mi va più di piangere.//


04.07.11
Rita Simonitto