di Ennio Abate
Allora dimenticai l’insopportabile sprezzo dell’Intelletto saccente verso gli uomini di buone volontà, il delirio dell’Io che si gonfia calpestando l’ingegno umile dei molti. Brevi comete a me ostili! Dai loro Lassù sbuffavano eoli beffardi e poi sfolgoravano altrove, lontane. Lascio che si cullino nell’Eternità dei Papaveri. Torno a sentire le nenie stampate nel Sud della mia mente. E riparo le bussole che, passando tremende, hanno scassato.
1 commento:
La "visione bipolare" delle cose non ti lascia... Sicuro che la critica al (non sempre credibile) ingegno dei molti sia saccenza?
Bella comunque l'ultima terzina: che contiene anche, nell'ultimo verso, una chiave di lettura davvero divertente.
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