di
Ennio Abate
In memoria di R. B.
di mattino presto solitaria fumavo
sulla panchina della piazzetta a Praly
e poi passeggiammo lungo il torrente
su sentieri morbidi di pioggia
parlammo di anni passati di dolori
rappresi di pianti ormai asciugati
nei barattoli delle nostre memorie
un sasso una radice sollevata uno
spuntone di roccia – ad intervalli
i rumori da case ancora addormentate
*
chi ero (se ero) cosa di me rimarrà
quale ricordo o gesto resta nel cesto?
*
sì sì strana infelice quella un po’ diversa
inadeguata ingannata fasciata ingessata
agghindata con stracci da mercatino psicanalitico
maschera amuleto portafortuna condannata
a raccontare nel danno in vergogna
il senso di colpa numero uno due tre
tolto il velo da parole e banalità
*
freddo alone di eventi! frizionarli dovevo,
suscitarvi la piccola febbre della coscienza,
scaldarli alla sua lampada amorosa?
*
cugina psicoanalisi, papà analista
mie stampelle non lasciatemi a
zoppicare dinanzi a incubi adulti
sostenete il viaggio nell’aldilà
della mia anima in frantumi
riportatela qua dove siete o apparite
la volevo bella, capite, mite scolara
non impacciata impresentabile acrobata
sulle sbarre gelate del mio diario
con tutto il dolore simulato e sofferto
fra ombre lacerazioni e rossori
*
calco di petrosa divinità fui bambina
in una vita di tetra morte fui compressa
nel corpo – s’appesantiva si sfaldava –
figlia bastarda preda di figli inesistenti
estratta all’ultimo momento dal frigo
della Grande Madre Macellaia
percossa tagliuzzata per cibare
– casalingo spezzatino – la famiglia
il marito i figli gli scolari delle elementari
gli altri – temuti stranieri inamabili specchi
ruvidi panni tamponanti i miei mestrui d’angoscia
scaldamuscoli del mio essere ansiosa
falle nella ideale cisterna amorosa
*
e come fece il mio io di mai amata
il mio io-non-io o io-mai quasi-mio
io di mamma mia io ciste in figli-miei
e non-miei io condannato a gara atroce
con scolari-miei-non-miei a sognare
gravidanze a figliare a recitare
da sposa da madre da amante?
(1996 – 2025)
*in copertina: Francesco Messina, Ritratti della moglie Bianca (terrecotte policrome e marmo policromo)