giovedì 14 agosto 2025

vecchia madre fanciulla (1)



di Ennio Abate




io/ la strana/ la vecchia madre fanciulla

la felice infelice benestante

alla quale per secoli consegnaste 

il diverso incombente nell'oscurità di tutti

l'inadeguata al profitto

dallo specchio maschile ingannata/ eppure sottile ingannatrice

spesso per colpi di storia violata o ingessata

altera e agghindata anche negli stracci

condannata a raccontare tuttavia del mondo il danno e la vergogna

maschera di ribellioni e icona amuleto dei falsi civilizzati

ancora m’offro

dal frigo del Grande Macello Imperiale estraendomi

e percossa e tagliuzzata

casalingo spezzatino mi faccio

per cibare i più ignoti ignorati ignoranti

gli stranieri lavoranti

servi dell'umanità che domina e si coltiva/ s’espande e colpisce

proprio loro/ i temuti/ inamabili specchi

indispensabili alla opulenza

di cui come d’un cancro gode

loro/ i filippini e le filippine

i peruviani e le peruviane

gli albanesi le ucraine le cinesi

che tamponano angoscia e piscia

a tedeschi/ francesi e italiani/ anziane ed anziani

loro/ scaldamuscoli del dover essere occidentale

loro/ irreparabili falle della cristiana cisterna d'amore


ma sono ancora cibo possibile?

tolta la spiegazione dell’intento sacrificale

strappato il velo della  banalità quotidiana

cosa di me/ vecchia/ madre/ fanciulla/ resta?


vecchia solitaria/ monacale / persisto

stucco i buchi delle vostre fortezze mentali

con saggezze rimosse amori dolori

nel corpo mio e nei vostri a lungo rappresi


resisto  fluido desiderio d’amoroso sottofondo

accompagnante il bisunto torrente dei fatti


lo provano i passanti che nelle domeniche

sfilano su sentieri morbidi d'erbe

 i pendolari nei brontolii interrati delle metropolitane


mi deposito/ marmellata di dolci sguardi

nei barattoli di un’epoca alla fine


ad intervalli un sasso/ una radice sollevata/uno spuntone

di roccia/…

e la natura fiorisce ancora in me/ fanciulla


pianti asciugati/ saggezze incamerate/ miopie

che addolciscono lo sguardo/

quanto tepore sta qui/ nel seno materno


nell’attorcigliato monologo/ dialogo con me

l’ignoto tuo s’assopirà nella bianca mia esistenza

assieme alla moltitudine degli altri ignoti/

gli oscuri dormienti in sogni di guerra


non fatemi dormire così infelice con voi!/

tremare dinanzi agli incubi

gelidi che/ ora scientifici ora vigorosamente arcaici

si ricostruiscono negli alti laboratori

in questi tempi di morte amministrata


io figlia loro?

io/ inesistente/ illegittima/ bastarda

anima possibile mai riconosciuta

preda di questi bombaroli intelligenti?


ma come faccio adesso/ sotto il loro ghigno potente

a sognare le mie dolce gravidanze?

come a figliare i figli/ le figlie da amare?

sfuggirò loro recitando

da sposa/ da madre/ da amante?


nulla più in me / e fuori di me/ amerò / proteggerò / curerò?

m’appisolerò nell'io/ mi trastullerò con l’io-io?

mi scervellerò sull'io/ non-io/ sull'io mai quasi mio

sull'io di mamma mia/ sull'io ciste nei figli miei/ non miei?


ritornerò bambina per sempre?

bambina per ansia/ dannata a gara atroce

solo con nulla e morte?


echi delle sapienze antiche e moderne

stampelle che fino a questa soglia del diveniente m’avete retto

voi ch'apparite ancora sagge e umane/ perché venite meno?

perché in disparte vi lascio e con tremore?


me l’avete spiegata pur voi/ la mia anima fanciulla

me l’avete voluta bene

quella mite scolara di fantasie dosate come medicina

che ripeté / si esercitò

sulle sbarre gelide dei vostri lucidi concetti / gabbiette

scivolò nei correnti / eventi

li frizionò/ si ammalò di loro

ne ebbe la piccola febbre della coscienza d’amore


ma adesso/ acrobata da voi allenata

eppure povera/  impresentabile

spicco il salto dai vostri troppi aldilà

e volo/ farfalla 

.che riposerà /se si poserà/

su altri corpi e anime ricomposti

ma ora …



(versione 1996 circa)


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