di Ennio Abate
io/ la strana/ la vecchia madre fanciulla
la felice infelice benestante
alla quale per secoli consegnaste
il diverso incombente nell'oscurità di tutti
l'inadeguata al profitto
dallo specchio maschile ingannata/ eppure sottile ingannatrice
spesso per colpi di storia violata o ingessata
altera e agghindata anche negli stracci
condannata a raccontare tuttavia del mondo il danno e la vergogna
maschera di ribellioni e icona amuleto dei falsi civilizzati
ancora m’offro
dal frigo del Grande Macello Imperiale estraendomi
e percossa e tagliuzzata
casalingo spezzatino mi faccio
per cibare i più ignoti ignorati ignoranti
gli stranieri lavoranti
servi dell'umanità che domina e si coltiva/ s’espande e colpisce
proprio loro/ i temuti/ inamabili specchi
indispensabili alla opulenza
di cui come d’un cancro gode
loro/ i filippini e le filippine
i peruviani e le peruviane
gli albanesi le ucraine le cinesi
che tamponano angoscia e piscia
a tedeschi/ francesi e italiani/ anziane ed anziani
loro/ scaldamuscoli del dover essere occidentale
loro/ irreparabili falle della cristiana cisterna d'amore
ma sono ancora cibo possibile?
tolta la spiegazione dell’intento sacrificale
strappato il velo della banalità quotidiana
cosa di me/ vecchia/ madre/ fanciulla/ resta?
vecchia solitaria/ monacale / persisto
stucco i buchi delle vostre fortezze mentali
con saggezze rimosse amori dolori
nel corpo mio e nei vostri a lungo rappresi
resisto fluido desiderio d’amoroso sottofondo
accompagnante il bisunto torrente dei fatti
lo provano i passanti che nelle domeniche
sfilano su sentieri morbidi d'erbe
i pendolari nei brontolii interrati delle metropolitane
mi deposito/ marmellata di dolci sguardi
nei barattoli di un’epoca alla fine
ad intervalli un sasso/ una radice sollevata/uno spuntone
di roccia/…
e la natura fiorisce ancora in me/ fanciulla
pianti asciugati/ saggezze incamerate/ miopie
che addolciscono lo sguardo/
quanto tepore sta qui/ nel seno materno
nell’attorcigliato monologo/ dialogo con me
l’ignoto tuo s’assopirà nella bianca mia esistenza
assieme alla moltitudine degli altri ignoti/
gli oscuri dormienti in sogni di guerra
non fatemi dormire così infelice con voi!/
tremare dinanzi agli incubi
gelidi che/ ora scientifici ora vigorosamente arcaici
si ricostruiscono negli alti laboratori
in questi tempi di morte amministrata
io figlia loro?
io/ inesistente/ illegittima/ bastarda
anima possibile mai riconosciuta
preda di questi bombaroli intelligenti?
ma come faccio adesso/ sotto il loro ghigno potente
a sognare le mie dolce gravidanze?
come a figliare i figli/ le figlie da amare?
sfuggirò loro recitando
da sposa/ da madre/ da amante?
nulla più in me / e fuori di me/ amerò / proteggerò / curerò?
m’appisolerò nell'io/ mi trastullerò con l’io-io?
mi scervellerò sull'io/ non-io/ sull'io mai quasi mio
sull'io di mamma mia/ sull'io ciste nei figli miei/ non miei?
ritornerò bambina per sempre?
bambina per ansia/ dannata a gara atroce
solo con nulla e morte?
echi delle sapienze antiche e moderne
stampelle che fino a questa soglia del diveniente m’avete retto
voi ch'apparite ancora sagge e umane/ perché venite meno?
perché in disparte vi lascio e con tremore?
me l’avete spiegata pur voi/ la mia anima fanciulla
me l’avete voluta bene
quella mite scolara di fantasie dosate come medicina
che ripeté / si esercitò
sulle sbarre gelide dei vostri lucidi concetti / gabbiette
scivolò nei correnti / eventi
li frizionò/ si ammalò di loro
ne ebbe la piccola febbre della coscienza d’amore
ma adesso/ acrobata da voi allenata
eppure povera/ impresentabile
spicco il salto dai vostri troppi aldilà
e volo/ farfalla
….che riposerà /se si poserà/
su altri corpi e anime ricomposti
ma ora …
(versione 1996 circa)
Nessun commento:
Posta un commento