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mercoledì 5 settembre 2012

Ennio Abate
Nove poesie
da "La polis che non c'è.
Straccetti, rodii, artigliate"
(raccolta inedita)

Tabea Nineo, In fuga, Lug. 2011

POESIA LUNGA DELLA CRISI LUNGHISSIMA

A Gianfranco La Grassa

che fare compagni/ di speranze raggrinzite?/

nella città si preparano non percepibili eventi/ dagli scantinati arrivano rumori di scalpelli/ e dopo pause allarmanti/schianti/ pavimenti immagino in disordine/ calcinacci/ assenze di mobilio/ e quanta industria culturale accolta in quei libri sparsi/ e negli opuscoli redatti su realtà provvisorie/ che ci convinsero a metà/ a tre quarti/ di sbieco/ conservati poi per scrupolo/ quando ancora c’illudevamo di sostituirli/ con dieci/ cento incontri/ spurgati dalle più equivoche passività/  lontani dal chiacchiericcio di via Vetere/ bandiera rossa/ sempre più stinta/ e penzoloni/ sotto le piogge lugubri/di inverni conclusi/ nei quali andarsene in giro ora/ traversando ancora la Milano guardata con sospetto e ira / in centinaia di cortei/ e ritrovar1a più immobile per noi/ che ci fingiamo estranei/ di passaggio/ e abbiamo occhi mollicci che più non prendono/ se non il chiacchiericcio testardo/ senza rigore/ dei pensionati/ e vorremmo ritelefonare/ ma non serve/ all’amico/ all’amica/ perduti di vista / ricontrollare distacchi/ inaridimenti/ sussulti di desideri affondati / inesplorate viltà/ sbrigative semplificazioni/

venerdì 11 novembre 2011

Ennio Abate
Glossa a Linguaglossa



Note a «Dalla lirica al discorso poetico. Storia della poesia italiana (1945-2010)»

Eravamo davvero in tanti ieri sera all’incontro con Giorgio Linguaglossa arrivato da Roma. Per conoscerlo di persona. Alcuni avendo già letto il suo ultimo libro. Altri per ascoltarlo e farsene un’idea. Linguaglossa ha confermato di essere uno studioso militante (partigiano e controcorrente) della poesia del Novecento.  E di esserlo in modi radicali, forse per alcuni persino irritanti. Suggerirei, però, di  discutere la sua ricerca  come  quella di uno di “noi” o vicino a “noi” , senza bloccarsi di fronte alle  asperità del suo linguaggio, alla sua eterodossia  e neppure a certi suoi giudizi drastici o, secondo alcuni, “troppo distruttivi”.
Si tratta di ragionare e discutere - senza adesioni gregarie, ma senza  spocchia però! - la sua tesi (politico-estetica) sulla poesia italiana del Novecento.
Linguaglossa sostiene che  essa è stata dominata da un «paradigma moderato» impostosi  già con l’ermetismo e che si perpetua  tuttora nel «minimalismo romano-milanese», vivacchiante stancamente di rendita (quella anceschiana della Linea Lombarda).
Di un’«altra storia» possibile, da far emergere anche con studi più mirati e approfonditi, egli vede tracce nel Montale prima di «Satura», nelle resistenze di isolati come Fortini, Ripellino, Flaiano; o di “periferici” come De Palchi, Guidacci, Calogero, Merini; oppure nella rivolta, anch’essa poi rientrata, della neoavanguardia. 
Questa ricostruzione storico-teorica della poesia italiana dal 1945 al 2010 delinea un processo di “spappolamento” della forma poesia.  E in quella che parrebbe una “democratizazione” della poesia (la «nebulosa poetante», di cui anche noi moltinpoesia siamo parte) egli vede un  sintomo di epigonismo malaticcio e senza sbocchi di “guarigione”.
Gli  orfani della «poesia lirica», avendo smarrito ogni nozione della  forma-poesia, restano  impelagati in «discorsi poetici», giocherellando con gli scampoli delle tradizioni poetiche forti o sprecandosi in un fai-da-te senza bussola.
Linguaglossa parla di noi tutti, dunque? Forse.
E poiché da tempo la critica o si è azzittita (almeno dagli anni Settanta) o perlopiù, se torna a parlare, preferisce farlo dai pulpiti accademici di sempre, lavorando sui “valori certi”, cioè soprattutto sui poeti  canonizzati  - i “visibili” (grazie alla grande editoria )  -  e spesso solo per confermare gerarchie consolidate, aggiungendo magari alcune ultime (a volte dubbie) perle, la ricerca di Linguaglossa, che si spinge anche con molti azzardi in direzione di “un’altra storia” e tra le nebbie  dove operano gli «invisibili», ci dovrebbe stare a cuore. Linguaglossa  può essere uno dei pochi interlocutori validi con cui misurarci per sciogliere i nostri dilemmi. Apriamo, dunque, una discussione su questo suo libro.  Di seguito le note che ho utilizzato durante l’incontro alla Palazzina Liberty del 10 novembre 2011 [E.A.]

martedì 14 marzo 2023

Poesia Moltitudine Esodo



di Ennio Abate

Questo lungo saggio era comparso sul n. 7  inverno 2003/ 2004 della rivista INOLTRE edita dalla Jaca Book. Pur silenziato da poeti e critici allora operanti -  quasi tutti hanno preferito poi andare in direzioni   opposte all'ipotesi di poesia moltitudinaria e esodante da me proposta alla discussione -  lo ripubblico  in questo cupo 2023. Come documento di riflessione. Esistono ancora minoranze o singoli che non si sono rassegnati alla cancellazione di  ogni dialettica tra poesia e politica. Malgrado la crisi di entrambe. E prima o poi bisognerà pur  venir fuori dai pantani dell'iperspecialismo pseudo-accademico o  della spettacolarizzazione  dell'io liricheggiante in cui in troppi si sono cacciati.