«Fra un secolo si immaginerà che in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva sulla nuova costituzione repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri, di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato un popolo di morti, di quei morti che noi conosciamo ad uno ad uno, caduti nelle nostre file nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovanetti partigiani »
(da un discorso di Pietro Calamandrei all’Assemblea Costituente nel 1947)
(da un discorso di Pietro Calamandrei all’Assemblea Costituente nel 1947)
Cancella, o Marcella
la Libia, stantio pane nostro quotidiano televisivo.
Le facce belle di uomini e bambine
ridevano per noi (ma anche di noi)
nell’attimo delle foto di allora.
Poi nelle notti tremarono, urlarono
disfatte tra le macerie.
[«L'ultimo è il W-80 3, utilizzato,
a quanto pare, anche come carico
per i moderni bombardieri B-52.
A tutt'oggi, fonti statunitensi militari
e scientifiche, calcolano la sua potenza
di esplosione intorno ai 200 kt.»]
«Li lasciamo tutti ammazzare?», chiedesti
ansiosa. «Nulla per loro possiamo più fare»,
« Finché permettiamo alla guerra
(che è sempre cosa molto diversa
dalla resistenza) di tracciare
il solco tra il giusto e l'ingiusto,
siamo già tutti morti.
Siamo cadaveri che pontificano.
Che danzano sui teschi di tutti
gli insorti che verranno».
Luca ebbe ragione a scrivercelo
in quel lontano, amaro, marzo 2011.
“Volenterosi” bombardammo Tripoli
e tornammo popolo dei morti semper
presdellarep in testa, benedicente:
«Non siamo entrati in guerra.
Siamo impegnati in un'operazione
autorizzata dal Consiglio di sicurezza
dell'Onu».
Erano 150 anni esatti dal primo
albeggiante nostro Risorgimento,
ricordi?
ricordi?
*
Marcella è Marcella Corsi di Roma.
Luca è Luca Ferrieri di Milano.
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