Milano 11 marzo 2011 Per fortuna l’intervento di Paolo Giovannetti ha dissolto le nebbie ed è servito a rendere più comprensibile e interessante la materia oggetto dell’incontro di venerdi scorso alla Libreria Popolare di Via Tadino 18 a Milano. Gli addetti ai lavori erano tutti giovani, molto ferrati nella materia che trattavano, ma si è corso il rischio che ci si perdesse tra sintagmi nominali e verbali.., discontinuità anaforiche, connessi a “proof theory”, “formal grammar” grammatica generativa di chomskiana memoria. Devo ammettere che tifo per una grammatica “degenerativa”. Ma a parte le battute credo che il discorso più specialistico vada affrontato in altri ambiti. Chi non ha a che fare giornalmente con questi argomenti fa fatica a estrapolarne il concetto. Ad aiutarci è arrivato il linguaggio di Giovannetti di grande livello, ma più pragmatico. Ci ha subito introdotto nella concezione che sta alla base di questi quattro quaderni di poesia presentati in Via Tadino. Allora ecco il virus della lingua malata di "Plasma", il primo dei quattro quaderni, l’inserimento di scarti contro le norme linguistiche, la conseguente mancanza di coesione adottando un “glitch” , un errore, e a partire da questo si compone, come succede nella musica elettronica. Disarticolazione sintattica , uso dell’elenco, virus cha provocano un sabotaggio della coerenza del sistema poesia che ritorna ad essere un’azione, una forma di lotta per trasformare. Nelle “Voci di seconda fase” 2° quaderno la poesia più che “performativa” come succedeva per certe avanguardie diventa “installativa”, silenziosa, si chiude in se stessa, nega quasi l’esistenza del lettore. Fragile equilibrio tra l’interruzione sintattica e la capacità dell’umano di formulare senso. Nei “Cani dello Chott el-Jerid” non è più la metrica ma il suono che si accorda con la sintassi creando nuovi tipi di frasi, introducendo discontinuità logiche che attivano l’immaginario dello scrittore, verbo diventa sostantivo si perdono le funzioni tradizionali che vanno in crisi. Nel 4 quaderno “Il canto secolare di un Nomarca “una scrittura che rompe definitivamente con il lirismo a favore di una scrittura minimale che riscopre la realtà fenomenica della scrittura. Da considerare il coraggio delle Edizioni Arcipelago,giovani editori, con proposte quasi del tutto sconosciute come la “L=A=N=G=U=A=G=E Poetry” di Barrett Watten. Come spesso avviene il pubblico non era per niente numeroso mi chiedo sempre da cosa possa dipendere: 1) dal fatto che il mondo della poesia milanese sia formato da club esclusivi; 2) dal fatto che in genere il pubblico della poesia è fatto solo dagli addetti ai lavori e dagli amici degli addetti; 3) dal fatto che ciò che è considerato avanguardia è da rigettare tout court; 4) dal fatto che ogni gruppo considera la propria cultura l’unica possibile; 5) dal fatto che ogni corporazione pensa non ci sia poesia al di fuori della propria; O semplicemente dal fatto che eravamo dentro il ponte di Carnevale. Ciao a tutti, enzo P.S. La materia mi sembrava interessante a tal punto che si potrebbe chiedere a Paolo Giovannetti di proporci una o due lezioni su questo tipo di poesia sperimentale possibilmente comparandola con qualche esempio di poesia tradizionale per capirne maggiormente le specificità e per appropriarci di qualche strumento in più.
domenica 13 marzo 2011
CONTRIBUTI
Enzo Giarmoleo
Just news.
Sulla presentazione della collana
di poesia "ChapBooks"
edita da Arcipelago Edizioni
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