E 1958 - Ecco i versi di allora:
«dentro
la tana delle
lucertole
nei
rigagnoli
nei gusci
di noci
sotto le
foglie
in mezzo
ai nidi
abbandonati
un
silenzio c’era
e luce e
calore
che neppure
supponevo»
E 2017 - Vengono da ricordi delle tue esplorazioni di ragazzo in campagna?
E 1958 – Sì, durante le vacanze passate in campagna in casa di zia Assuntina, io, mio fratello Egidio, Guglielmo e Vincenzo - i due cugini della famiglia Alfano più piccoli e quasi nostri coetanei –– andavamo spesso in giro per la piccola porzione di terra che lavorava quasi da sola la loro nonna, Francesca. A volte in pieno pomeriggio. Non ci fermava il caldo d’agosto. In questi versi scritti attorno al ‘58 ho messo assieme alcune sensazioni ricevute in anni sicuramene precedenti (’45- ’50?). Mi colpiva il silenzio di quelle ore. Ne ero meravigliato.
E 1958 – Non ti so dire nulla o quasi di quel che immaginavo o pensavo allora, da ragazzo. I cugini mi avevano insegnato a catturare e a tenere in mano le lucertole più piccole. E ricordo che una volta, vedendo arrivare l’acqua impetuosa e velocissima in quel lungo solco perché il terreno era in pendio, mi misi a correre per capire se era più veloce di me.
E 1958 – Dovresti chiedere a E 90 o a E 92. Furono loro che, rileggendo questi versi buttati giù per la prima volta in quell’italiano da liceale e conservati, li hanno riscritti in un dialetto di memoria o vi hanno aggiunto inserti in dialetto. Tra ’55 e ’58, quando li scrissi e non li feci leggere a nessuno, usai l'italiano. Il dialetto lo parlavo ancora, ma solo con chi lo usava abitualmente. Prima di intitolare la raccolta Reliquario di gioventù e di riprendere in parte il filone dialettale in Salernitudine, E 90 o E 92 gli avevano dato un titolo diverso Dialettabili.
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