di Ennio Abate
And the contestation? 2
(da E.A, La polis che non c'e, CFR, Piateda 2011)
[1] Pierluigi Sullo ·
La lettura del
Corriere della sera di oggi, lunedì 13 novembre, mi ha fatto precipitare nel
passato di almeno 35 anni. Quando sul manifesto usciva tutti i giorni, forse i
lettori più anziani la ricordano, una rubrica intitolata "Mattinale"
(era un gioco: il mattinale era e forse è ancora il resoconto che si fa in
questura sui crimini commessi e quelli che si preparano). A farla eravamo in
tre, i capiredattori: io, Astrit Dakli (era per me un fratello, ne sento la
mancanza, dopo anni che è morto) e Sandro Medici (altro fratello con cui ho
condiviso la tremenda esperienza del terrmoto dell'80 in Irpinia e molte altre
cose). Leggevamo i giornali non tanto per scoprire le bugie, quelle sono
facili, ma le mezze verità, le allusioni, l'uso fazioso di titoli e fonti, ecc.
Insomma, il sale quotidiano della "grande informazione".
Bene, il Mattinale di
oggi si apre con l'editoriale di Paolo Mieli, "Quei silenzi di troppo a
sinistra". Ecco una campagna ossessiva condotta dal maggiori quotidiano
italiano, in cui le armi più puntute sono quelle di Mieli, di Galli della Loggia
e di qualche altro fazioso minore. Si legge che a Parigi si è tenuta una grande
manifestazione contro l'antisemitismo, "all'indomani di quella londinese a
favore dei palestinesi e delle dichiarazioni del presidente iraniano Ebrahim
Raisi alla conferenza dei Paesi musulmani in Arabia saudita, 'baciamo le mani
di Hamas'". Cosa c'entra la manifestazione di Londra (tra 500 e 800 mila
persone, a seconda delle fonti) con il presidente iraniano? Mieli, che non è
fesso, mette le due cose una accanto all'altra, suggerendo che ci sia una
relazione, che i manifestanti londinesi in realtà sono d'accordo con l'iraniano
(mi sarei piuttosto chiesto come mai tanta gente, e non solo musulmani
immigrati in Gran Bretagna, ha sentito il bisogno di chiedere la protezione dei
civili di Gaza).
Macron, prosegue
Mieli, non è andato a quella manifestazione, per non mettersi al fianco di
Marine Le Pen, già antisemita, dando prova così di "aver mantenuto intatta
la disinvoltura che all'inizio della guerra in Ucraina gli consentiva di
svolazzare tra Mosca e Kiev", Errore: Macron andò a Mosca per evitare la
guerra, non ancora scoppiata, in un tentativo, magari inutile ma volonteroso,
di convincere Putin a non invadere l'Ucraina.
Ancora, Mieli cita la
presenza al corteo del comunista Fabien Roussel, "fischiatissimo". Da
quando Marine Le Pen è diventata nemica dell'antisemitismo, e il comunista
invece personaggio dubbio? Da quando la coalizione cui appartiene, la Nupes, Mélenchon,
"ha abbracciato come è noto - sempre sotto le insegne palestinesi - la
causa islamica". Una autentica calunnia. Non fosse che "secondo il
filosofo Pascal Brukner l'estrema sinistra francese oggi è 'antisemita'".
(Brukner appartiene alla corrente dei nouveaux philosophes, ha scritto libri
sulle pene dell'uomo bianco, approvato la guerra in Iraq, insomma non proprio
un pensatore obiettivo).
L'articolo di Paolo
Mieli prosegue su questo tono, indicando nel tentativo di
"agganciare" le minoranze islamiche, la svolta antisemita delle
sinistra europee. Insomma, l'antisemitismo è un dato di fatto, da smascherare e
combattere.
(Digressione su Paolo
Mieli. L'ho conosciuto oltre quarant'anni fa. Un giorno Gad Lerner, che a
quell'epoca lavorava al manifesto e di cui ero amico, mi disse: "Vuoi
conoscere un tipo interessante?", e mi portò a casa di Mieli. Mi trovai in
una stanza, insieme ad altra gente, Mieli era semisdraiato su un sofà e io ero
colpito dalla riproduzione, un disegno, di Lenin a grandezza naturale e con la
Pravda che spuntava da una tasca affisso con delle puntine a una porta. Mieli,
che allora lavorava all'Espresso dopo una militanza in Potere operaio, mi fece
l'impressione di un ragno al centro di una ragnatela fatta di pettegolezzi,
scambi di informazioni, battute e altre facezie. Non ci tornai più. Lui ebbe
poi una carriera folgorante, direttore della Stampa, del Corriere, del Tg1,
eccetera. E mi ha fatto piacere sentire Gad, in una tv, dire con una certa
ironia che "quando vedo Paolo Mieli in televisione, e lo vedo molto
spesso...". Mieli ora è il boss di Rai Storia, che presenta cose
pregevoli, come ad esempio una trasmissione sulle donne nella Resistenza, di
cui poi si è occupato il libro splendido di Benedetta Tobagi, che suggerisco a
tutti. Ma, finita la trasmissione, Mieli ci ha messo la sua goccia di veleno,
che è il suo stile: mostra una foto celebre che raffigura tre donne con in mano
il fucile, il 25 aprile del '45, e poi dice: la donna sulla destra, che non
aveva mai impugnato un'arma, la sera stessa si spara per sbaglio, uccidendosi.
Così che nello spettatore si forma la convinzione che le donne non sono capaci
di combattere e che la loro partecipazione alla Resistenza è una favola. Il
contrario di quel che il libro di Tobagi documenta).
E il Corriere della
sera? Sulla scia di Mieli. Titolo a pagina 5: "Usa e Israele cercano
l'accordo. Ma Hamas frena sugli ostaggi", Curioso: Israele cerca
l'accordo. Ma soprattutto: "I palestinesi accusano lo Stato ebraico di
aver attaccato gli ospedali". Per la verità ad accusare Israele sono
l'Onu, l'Organizzazione mondiale della sanità, la Francia e perfino gli Stati
uniti. Ma se dici "i palestinesi" vuoi far capire che quelle accuse
sono parziali, nonostante i corpicini dei neonati morti perché le incubatrici
hanno cessato di funzionare.
Qualche pagina più in
là un altro capolavoro di tendenziosità, una intesa pagina intitolata:
"L'appello anti-Israele che divide l'università". Si parla di un
appello, firmato da 4 mila tra docenti e ricercatori che, in modo molto urbano
e condannando ovviamente anche le atrocità commesse da Hamas (ciò che leva di
mezzo ogni ambiguità), chiede alla ministra dell'università che vengano
interrotte, o sospese, le relazioni tra università italiane e università
israeliane, viste le atrocità commesse dall'esercito israeliano a Gaza e, come
dice un docente interpellato in proposito, "le relazioni con le università
di Gaza sono interrotte perché quelle università sono state rase al
suolo". I colpevoli dell'iniziativa, o comunque firmatari? L'archeologo Paolo
Matthiae, per esempio, che per il suo lavoro, magnificato a suo tempo da tutti
i media, una eccellenza italiana, è stato insignito da una medaglia dal
presidente della repubblica e pure dal presidente siriano, ed ecco la magagna.
E Vittorio Agnoletto, "già portavoce del Genoa social forum e parlamentare
europeo di Rifondazione comunista". Insomma, gente dubbia.
(Digressione su
Vittorio Agnoletto. Vittorio è amico mio e di Anna, molto amico, Perciò
conosciamo bene la vera e propria persecuzione che ha subito dopo Genoa, gli
insulti e la angherie. Suo fratello è stato allontanato da una università, e
quando ha chiesto perché, gli hanno risposto: "Ma con quel
cognome...". E l'aggressione quando ci riunimmo in un centro sociale che
sta o stava nel Ghetto di Roma, e all'uscita trovammo il servizio d'ordine
della comunità ebraica, che aveva avvistato Vittorio, che urlava, minacciava
aggressioni e ci tirava monete, e io mi schierai a protezione di Rossana
Rossanda, che aveva partecipato a quella assemblea. Ora Vittorio promuove un
movimento a difesa della sanità pubblica in Lombardia, che la destra al governo
in Regione vuole totalmente privatizzare).
Ne avessi l'energia
fare ogni giorno il Mattinale, specie sul Corriere della sera, un vero esempio
di tendenziosità.
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