RICORDANDO MASSIMO GORLA1
Da
lui. Un saluto. Un blando incitamento.
Il
verbale concitato del suo ’68 a Parigi.
In
una fredda sera – quando? - un comizio.
Voce arrochita in
piazza Missori. Milano.
Autunno
amaro e greve di Piazza Fontana.
Ero dei loro. In riunione. Lì
vicino. In casa
di Rota. Udimmo il botto. Sarà
una caldaia?
La
caldaia era l’Italia. Assassini gli idraulici.
Scantinato
di via Giason del Majno. Prima
raccolta di figurine proletarie.
Tasselli
della classe dai turni intorpidita. Untumi
familiari.
Fumo di sigarette. Discorsi
di speranze. Nuova pataria di
operai
di studenti di immigrati. Inermi. Corrucciati.
Non
più nenie. Scarpe impacciate poi sulla
ghiaia di via Vetere.
Muti nelle conferenze.
Per anni continuò la
spola. Da Cologno
guanto del Sud terrone rovesciato. A
Milano
clessidra di grigia polvere lussuosa.
Ohi,
Berto presto morto. Cauto il Vincenzo
alla Manuli. Donato
all’Innocenti solitario.
E Ambrogio irruento. E
Linda suicida.
E Aurelio, Michele, Luigi ed Emilio. Più
assottigliate le parole. Sfuggenti gli sguardi.
Con pietosa velenosa coda ripensammo la fine.
Fu
dolce stil novo collegiale, Attilio? Se fu
tra di voi fu. Se fu, non staccò mai i già affini
per
prebende sindacali aziendali e statali. Né
sciolse gli
ammassi. Degli sfigurati dalla fatica.
O dei ricchi di
capitale. Dei cinici arrivisti.
Dei di più conoscenze e di
bombe provvisti.
Resta
un’eco, un brusio la nostra scienza.
(16 novembre 2004/ 29 settembre 2009/ 23 agosto 2024)
1 Massimo
Gorla. Cfr.
https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Gorla
4 commenti:
Una poesia, una tragedia, un triste realtà che ancora sconvolge e fa paura.
Eppure resta grande
poesia.
Emilia Banfi. Commento sopra.
Con lui ricordo tanti compagni e la compagna ( anche nella vita ) Ida Fare’
poesia urticante e mestissima che sembra concludere un’epoca senza ritorno…
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