di Ennio Abate
soffoco il pianto al messaggio1
non sono più arrivato a vederti ad ascoltarti a Siena la porta chiusa ancora la targhetta col tuo cognome
e in sogno in pianto
come per la morte del padre
avvertita sarebbe venuta un giorno
mi tacevo il vuoto il buio il nulla l’illusione la fine della tua - e nostra - religione come povero ormai
come stanco nella «stanza dove tutto è ordinato» «lo scorpione mentecatto» non fugge - cresce a Bihać2
sotto i piedi di noi muti - ha invaso te e noi pendiamo «immobili indifesi ragni esili»
staccarmi dal tuo fantasma dovevo - «tu infuriavi contro te nel petto» - rimettermi tra donne e amici non riprodurre in mezzo a loro il calco di te rampognante è un esodo da compiersi
non più la lite non torneranno più non si siederanno «nella poltrona sdrucita» né io che t'ascoltai
assorbito dalla tua eloquenza
e - non importa - mi dicevo se parla da solo e troppo
è vecchio, ha visto da solo e troppo e io ho più tempo (forse) e pazienza non sono già dentro il delirio nuovo che lui ha combattuto e son contento di ascoltarlo come un bimbo che non vide mai il nonno e non s’urta delle nuvole degli squarci d’anni segreti rapinati in sogno «nel passo del pensieroso, nella gola della vergine, nella disperazione che a tutto acconsentì» dove ci dirigemmo una volta
«infelici studenti» chiudo Composita solvantur accompagno veloce in auto una giovane non ritardi all’occasionale lavoro nel salvadanaio della sua vita gli spiccioli contano
quante volte hai guardato in alto «oltre gli orti ancora bui, le chiese e i culmini» tante volte ho guardato io qui in basso le cortecce, le foglie indolenzite il poveraccio immobile in sonno
sui cartoni
la periferia greve me la porterò addosso da solo
(28 novembre 1994/ 11 novembre 2024)
Note
1 Franco Fortini è morto il 28
novembre 1994
2 Il 23 novembre 1994 i giornali davano la noizia che i secessionisti bosniaci spalleggiati dai serbi erano a ridosso della citta di Bihać e che nei sobborghi si combatteva casa per casa.
Nessun commento:
Posta un commento