martedì 10 giugno 2025

Macché Atalanta!

 


 di Ennio Abate


dissimulava,
sdegnata dai suoi  inquisitori reclami
sfuggiva piangente 
dentro siepi di donne

s’imprigionava a sera
nella
stanza da letto
meticolosa lettrice ma d’altri amori
e solitudini
spegnendo anzitempo la lampada

ché l'occhio  - (di lui o di chi?) -
non trattenesse  il cambiamento già tante volte
scrutato

 ormai disponeva all'astuta buonanotte
il suo corpo inaccessibile 
finché non s’abbatteva nel sonno anche quello di lui

che  caldo d’un desiderio improvviso e pazzo 
sollevava ancora maree
ma di 
fredde domande 

non giungevano alle sabbie dormienti di lei
annaspavano nel suo, non più nell’umidore di lei
e si ritiravano

lei ogni maschile abbraccio aveva sfracellato
e per pietosa finzione lo allontanava
soltanto dagli scogli suoi più taglienti  

non ridente in fiabe o in miti saggia 
non adagiata sul dorso del centauro

brutto di pelo e madido di sudore il di sotto cavallino di lui
sprofondava in un mare coperto di silenzi



(9 agosto 1985 / 10 giugno 2025)





Nota 
Il mito di Atalanta dice che, per accontentare il padre, gli aveva promesso di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. Il pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso. Soltanto Melanione 
(o Ippomene),  volle cimentarsi nella rischiosissima impresa chiedendo aiuto ad Afrodite, che gli diede tre mele d'oro, colte dal Giardino delle Esperidi. Durante la corsa, seguendo il consiglio di Afrodite, le lasciò cadere. E Atalanta si fermò a raccoglierle, perdendo la gara. 

1 commento:

Alberto Rizzi ha detto...

Il mito di Atalanta e Ippomene, per come viene raccontato ora, è una versione “patriarcalizzata” della selezione del coniuge, che spesso e volentieri le donne risulta praticassero nel Periodo Matriarcale della società del Bacino del Mediterraneo, soprattutto legate alle Festività cardinali: quali – per esempio e se ci rifacciamo alla religiosità dei Celti – Imbolc o Beltaine.
È arduo decidere se effettivamente la matriarca in questione uccidesse il malcapitato e non sufficiente virile perdente: è noto che erano tempi nei quali non sia andava tanto per il sottile ed è altrettanto noto che anche in tale Periodo era praticato in certe occasioni il sacrificio umano; a testimonianza che – malgrado certe derive “femministe” odierne – il Matriarcato non era precisamente il paradiso in terra e doveva avere in sé già elementi di negatività, che poi si amplificarono nei millenni, portando i risultati odierni.
Però io propendo per un eccesso inserito nella versione riscritta dai Greci, i quali volsero in negativo tutte le figure mitologiche del precedente pantheon, trasformandole in mostri; e negativizzarono altre figure più umane, come per esempio Circe.

Rimane il fatto che io non credo che Atalanta, come tu hai scritto (o riscritto? Se ho capito bene, si tratta di una tua vecchia poesia modificata), avesse sfracellato l’abbraccio con l’universo maschile in toto: semplicemente pretendesse – come giusto – il meglio; e che avesse sistemi estremamente elitari e meritocratici – di nuovo come è giusto – per trovarlo- Questa visione estremistica del personaggio (estremistica, non a caso, quanto quella della leggenda come arrivata fino a noi) preferisco lasciarla a qualche femminista sfigata; ma naturalmente chiunque può farla propria: stiamo ragionando su dei simboli, dopotutto.