domenica 7 dicembre 2025

IL VECCHIO STORICO E LA BELLA FANCIULLA

 


di Ennio Abate


Dubiti. Non sai come stringerai la mano
a Carlo V, dov’è la via per Anversa
e se Lutero, adocchiandoti, non ti sbaverà.

Una baldracca feroce, annidata in anfratti rugosi
discariche fetide, oscuri broli, ti pare la storia
fanciulla, occhi guizzanti e televisivi
e snobbarla, sfuggirle, vorresti.

I tuoi dolorini di pancia, però
già suoi travagli si direbbero.
Non dilettoso il monte in vista
e malandato Virgilio sono io.
Ma rassicurati. Un po’ la conosco.
Andiamole, dunque, incontro!

Bisogna amare l’altera fanciulla
che lieve viene nella mia abitazione
per studiare la storia.

Qui pare le si plachi il groppo alla gola
e, attratta dai biscottini, assaggi
la tremenda, scottante pozione.
Bisogna sugli eventi lasciarla ronzare.

Succhierà umori acri
e sgomenta, poi stizzita
chiederà incoraggiamenti.

Sorriderle bisogna
tacere, correggerla poco.
Perché viene dal silenzio lei.

I semi ne porta
e ha appena cominciato
a viaggiare nella storia
scalza, torpida, mal equipaggiata
chimere ancora inseguendo.

Perciò sempre tremo, m’inceppo, m’arresto.
Non vorrei che di botto la scuotesse
l’immane urlio e che servitù, morte, nulla
appannassero lo specchio del suo sorriso.

Prima deve passarle la paura.
Prima deve maturare ma nella storia
un nuovo sogno.
Lei chieda distratta. Lei scelga la danza.
mentre se lo costruisce da sé.
Io solo buone macerie le porgo

E, vedete, è quasi pronto.
Fra le mie mani lo trattengo.
Poi, quando sveglia sarà:
- Eccoti il sogno tuo! – le dirò.
L’ho protetto, mentre lo crescevi
e, per covarlo, dormivi.

Adesso la pancia non ti dorrà più.
Adesso puoi portarlo in giro tu.


maggio-dicembre 1994

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