martedì 13 settembre 2011

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Rita Simonitto
Casa miseria




Luna allo spasimo alla finestra
tra listelle e vetri insudiciati,
ginocchia col sale che brucia alle giunture
per scale senza fine, estraneità percettiva
che porta a contare i passi dei gradini
e sale impudica la voglia, segnare i pianerottoli
di piscio come liberi gatti
eppur legati anch’essi a un territorio.

Casa miseria che non dai pace né pur la prendi
dalle pene di un mondo che invano arrota i denti
e invano tu mostri quaderni dove hai segnato
con cognomi e nomi i traditori
ma se nessuno ascolta
si impiglieranno le voci come refoli d’aria
su dai camini spento ogni fuoco. Oramai.


05.08.2011

giovedì 8 settembre 2011

CONTRIBUTI
Ennio Abate
Il Tarlo della Libia.
Riflessioni e domande
di un esodante

La pubblicazione di questo articolo ha avuto un percorso travagliato. L'avevo scritto per "Nazione Indiana" e al dibattito svoltosi su quel sito tra febbraio e marzo 2011 mi richiamavo. Avrebbe dovuto uscire senza più problemi dopo il chiarimento avuto con uno dei redattori di NI. Sono invece intervenuti degli ostacoli (Cfr. Nota* alla fine) che mi hanno indotto a proporlo ad altri siti (Sinistra in rete, Megachip) che l'hanno accolto. Lo propongo, contro ogni censura o autocensura, anche su questo blog. [E.A]

                                                                    […] Amici,
                                                davvero,
a chi sotto i piedi la terra non gli brucia al punto che paia
meglio qualunque cosa piuttosto che rimanere, a colui
io non ho nulla da dire». Così Gotama, il Budda.
Ma anche noi, che non più ci occupiamo dell’arte della pazienza
ma piuttosto dell’arte dell’impazienza, noi che tante proposte
di natura terrena formuliamo, gli uomini scongiurando
a scuoter da sé i propri carnefici dal viso d’uomo, pensiamo
                                               che a quanti,
di fronte ai bombardieri del capitale, già in volo, domandano
e troppo a lungo, che ne pensiamo, come immaginiamo il
                                              futuro,
e che ne sarà dei loro salvadanai e calzoni della domenica, dopo
tanto sconvolgimento, noi
non molto abbiamo da dire.
(B. Brecht, La parabola di Budda sulla casa in fiamme, in Poesie 1933-1956, p. 189)

Ricordo le discussioni quando Barack Obama e Hillary Rodham Clinton si contendevano la candidatura presidenziale. Alcune femministe invitavano ad appoggiare Hillary perché era donna, altre afroamericane invitavano ad appoggiare Obama perché era di colore. Il tempo ha dimostrato che lassù in alto non contano né il colore della pelle né il genere.
             (supMarcos,Terza Lettera a Don Luis Villoro nello scambio su Etica e Politica, luglio-agosto 2011)


Cari/e amici/che di Nazione Indiana,

circa sei mesi fa qualcuno s’illuse che la guerra in Libia sarebbe stata “lampo”.[1] (E l’Afghanistan? E l’Irak?). Ecchè - si diceva, si scriveva, anche su NI - «lasciamo che il rais bombardi quelli che lui chiama i ribelli?». Si sospendano, orsù, «le questioni di principio». Tacciano i cacadubbi di turno pronti a ricordare che «i droni americani stanno facendo stragi quotidiane di civili in Afghanistan». Che patetici quelli che vedono negli insorti dei «pupazzi eterodiretti dal Capitale Globale o dai vertici del complotto demoplutopippoquiquoqua». E basta - si diceva, si scriveva - con ‘sto Valentino Parlato, deplorevole esempio di «una “sinistra” che sta sempre coi [dittatori] più deboli» (perché, invece, c’è da stare subito, senza se e senza ma, con quelli forti).

SEGNALAZIONE
Paolo Giovannetti
Raccontare dopo Gomorra


Giovedì 15 settembre ore 21.00
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.- Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 

Criticare la critica.
Incontri sullo stato della critica letteraria oggi
Paolo Giovannetti e Mauro Novelli
ci parleranno di
Raccontare dopo Gomorra
La recente narrativa italiana in undici opere (2007-2010)
a cura di Paolo Giovannetti
Edizioni Unicopli – 2011
Circa quindici anni fa la critica si chiedeva: è ancora possibile
raccontare dopo Pulp Fiction? Artifici narrativi esibiti, violenza
iperbolizzata (e ironizzata), centralità dell’audiovideo: alcuni
degli ingredienti sono ben noti.

martedì 6 settembre 2011

SEGNALAZIONE
Emanuele Zinato
Le idee e le forme
La critica letteraria
dal 1900 ai nostri giorni



Secondo una recente, sintetica ed efficace definizione, «un critico lette-
rario è un lettore che scrive di quel che legge» (Onofri, 2008, p. 9). Di
conseguenza, «passare dalla lettura disinteressata alla scrittura (scrittu-
ra critica) significa stabilire un rapporto col proprio linguaggio» (Bal-
d
acci, 2001, p. 31). Critica e lettura, accomunati dal fatto di essere due
momenti della ricezione delle opere, per altri aspetti differiscono dun-
qu
e tra loro. In greco, krités significa "giudice" e krinein "giudicare":
con il termine critica (in inglese criticism, in francese critique, in tedesco
Kritik) Ci si riferisce all' operazione di chi descrive, interpreta e valuta
un' opera d'arte. Questa attività, tuttavia, potrebbe essere svolta anche
da un singolo lettore che decida di dar forma scritta, nello spazio chiu-
so di un diario privato, alla sua esperienza. La critica letteraria invece si
diff
erenzia dalla lettura non solo perché è lettura-scrittura ma anche per-
ché è un atto pubblico, un'esperienza rivolta a persuadere un destinata-
rio, là dove la lettura è un atto individuale. L'attività del critico, a diffe-
renza di quella del lettore, comporta un agire comunicativo legittimato
in qualche modo da un'istituzione culturale (scuola, università, editoria,
giornalismo) e capace di conquistarsi un ascolto e un consenso median-
te la fo
rza argomentativa e persuasiva dello stile.Il critico in sostanza 

può essere considerato un intellettuale che tie ne in riuso il patrimonio 
letterario, lo seleziona e ne rende i significati attuali in situazioni storiche
nuove rispetto a quelle del contesto originario (cfr. Luperini, 2002).

domenica 4 settembre 2011

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Attilio Mangano
Poesie


*
Per la domanda segreta di un senso e di un fine
per quelle azzurre mattine in cui parli inquieta
Per quel forte temporale con le sue passioni nuove
per fare ogni tanto le prove del bene e del male
Per quel sorriso intrigante di donna maliziosa
per la voglia maliziosa del piacere e del niente
per quella rossa amarena che si scioglie nella bocca
per la risata un pò sciocca che cancella la pena

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Lucio Mayoor Tosi
Saluto


Le parole sono incollate e sferragliano 
diritte nella periferia 

tanto qua è un andare liquoroso 
di pioggia là sotto

nelle settimane scordate 
dove si prega battendo le mani.

Poi dimentichi.
 
 
 
Ci vediamo.
 
Chiudi bene.