Pubblico questo “contrappunto” (punctus contra punctum, nota contro nota): brani tratti dal libro Dalla lirica al discorso poetico di Giorgio Linguaglossa e stralci di saggi del suo giovane e antagonista interlocutore, Ivan Pozzoni.* L’emarginazione della poesia, il venir meno della polis («la polis che non c'è», di cui abbiamo parlato qui, qui e qui), il tentativo di reagire al postmoderno con un «inventario accurato di esistenze frammentate», la “catalogazione dell’esistente”: questi i temi sfiorati. Problemi: cosa rivela questo rispondere frammento contro frammento al libro di Linguaglossa, che si vuole «Storia della poesia italiana (1945- 2010)» (ne ho parlato qui)? cosa dice del “presente dei giovani” questo stile comunicativo che a me pare sfuggire il dialogo e l'argomentazione distesa? e la tendenza di Pozzoni a nobilitare l’emarginazione della poesia contemporanea con il ricorso a riferimenti classico-mitici? Parliamone. [E.A.]
Caro Giorgio,
tu scrivi:
1] «Il tardo moderno consiste in
questo: oggi il concetto di avanguardia, cioè di coloro che stanno in posizione
avanzata e che “guardano avanti”, è intimamente connesso e, in una certa
misura, dipendente dal concetto metastorico di Progresso […] Nell’epoca attuale
sono in “posizione avanzata” i linguaggi dello spot e i linguaggi della
comunicazione mediatica; oggi, una “posizione di punta” non può che
svolgersi in una posizione di “apparente retroguardia» (Dalla lirica
al discorso poetico, 281/282 con richiamo a Poiesis 13/1997).