mercoledì 17 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Donato Salzarulo
La casa del respiro















«Ammetto di avere quasi una passione
per i ritocchi.»

 
I
Ho eseguito il concerto di una sinfonia
che non conoscevo.
Ho lavorato su uno spartito antico,
privo di pentagrammi,
con note ricavate dal respiro.
Tutto forse sarà chiaro alla fine.


II
Avverto la sua presenza nelle parole,
nei giri di frase, nei pensieri
che tocca e ritocca.
La rima, sosteneva Montale,
bussa spesso alla porta. Meglio diffidare.
Una corrispondenza soltanto di suoni
è meno profonda dei respiri,
meno essenziale del dialogo tessuto
tra l’amareno e l’anima.
La vedo, ecco, danzare come foglia
d’autunno inoltrato, accumularsi
a migliaia sui marciapiedi
bruna insieme ad altre
e secca.
Le brine lasciale nella mente e progetta
il vivere non il sopravvivere.
Ribellati! Hai diritto alla felicità
che non si dà.
Ogni giorno torno a immaginare
il suo sguardo ignoto. E’ quello di chi
cresce il bimbo con gli occhi.
Come amo i suoi tocchi e ritocchi!
Che echi argentini danno le parole!
Così la poesia regala una fortezza
di cioccolato, la lanterna
di un mare mai solcato.

III
E’ mettendo da parte la paura che
comincia l’avventura della parola
e della vita.

IV
Ho aperto l’anno
con ricerche filologiche sull’opera, scrivendo
un pezzo abbandonato alle memorie
di silicio del computer. Vuoi che non
mi abbia contagiato?…
Ho in testa, in particolare, «Una
Passante», l’amore non vissuto, il lampo,
il non-evento.
Non puoi riportarmi
indietro, alla rocca, alla parola
isolata, ai versicoli scavati come perle.
E’ la prosa il respiro del mondo
il colloquio amoroso
con la lingua.

V
Desidero lieve il tremolio
d’ippocastano, il tetto rosso allineato
di fronte, le rughe, i brufoli
da buccia d’arancia delle guance.
Non posso, le dico, non posso affidarmi
dolcemente al tuo giro emotivo,
alla carne che vive senza senso
o al senso che vive senza carne.
E’ qui l’altrove, nella nostra alcova
di parole, nella nostra cova
di pensieri che immaginiamo
più veri e sinceri.
Stammi vicino, anima mia!
Anima mia che non c’è, fantasma
della mia lontananza.
Io non so quale danza conduco.
So che mi piace. Ed è tutto.
Dopo il ballo o senza,
vivo,
quasi ininterrotta,
la malinconia
del lutto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un po' in contrasto l'immagine scelta (un po' angosciante) con la poesia. La poesia parla di respiro (e si sento questi respiri all'interno del testo) o di esigenza di un respio che forse manca ...Parla di una ricerca di qualcosa che immaginiamo sia fuori e che invece è da ritrovare prima dentro di noi . MOlto suggestiva
Un saluto Angela