Nell'intento di non fare di questo blog un salottino amicale o "paramilanese" segnalo questo resoconto con molte indicazioni di nomi e siti da visitare per farsi un'opinione e riflettere sulla nuova condizione in cui chi fa poesia ( o tenta di farla) si viene a trovare. Meglio consapevoli e critici a ragion veduta ( dopo aver visto almeno un po' quel che fanno altri) che snob o ignari o ignoranti dell'esistenza di tante tribù o eremiti virtuali. Avvertenza. ho messo in grassetto le informazioni che a me sono parse più interessanti. [E.A.]
Dahttp://www.absolutepoetry.org/La-poesia-in-rete-2-0-Dai-blog
La poesia in rete 2.0. Dai blog alla Facebook Poetry in cerca della poesia digitale
di Valerio Cuccaroni
Articolo postato martedì 10 agosto 2010
La poesia in rete 2.0Dai blog alla Facebook Poetry in cerca della poesia digitale
Nel mese di giugno il mensile “Poesia” ha pubblicato un resoconto sullo stato della poesia (italiana) in rete che ho elaborato in un anno di ricerche e redatto grazie all’aiuto di alcuni amici e compagni d’arte, a cominciare da Christian Sinicco.
Riprendo ora quello scritto, integrandolo con informazioni, che mi sono giunte dopo la sua pubblicazione, e doverosi aggiornamenti, sperando possa servire a far il punto su uno dei fenomeni più vitali e potenzialmente fertili del nuovo millennio, tanto difficile da analizzare quanto rapide sono le sue metamorfosi.
Prima di lasciarvi alla lettura, chiedo venia a tutti i protagonisti che non potuto e saputo citare: l’invito, per loro, è a non sentirsi trascurati ma a intervenire qui e ora, con critiche e suggerimenti.
“Per fortuna c’è Internet, che permette di far circolare ovunque, rapidamente ed economicamente, le poesie di tutti. È un ottimo strumento, il solo inconveniente è che si fa un po’ fatica a orientarsi in mezzo a tutta questa abbondanza. Ma con un po’ di pazienza si arriva a individuare dove si trovano le cose che interessano e in più si possono avere rapporti diretti con gli autori”. Queste parole di Nanni Balestrini, in un’intervista di Florinda Fusco pubblicata su “Liberazione”, scatenarono, nell’agosto 2006, un rinfrescante dibattito sul rapporto tra poesia e Internet, a cui parteciparono, tra gli altri, Paolo Di Stefano e Giuseppe Conte sul “Corriere della Sera”, Marco Giovenale su “il manifesto” e Umberto Eco su “L’Espresso”.
Il 2006 è stato uno spartiacque per la neonata storia della poesia in rete: Christian Sinicco, giovane poeta e critico triestino, blogger fra i più attivi e attenti, animatore di “Village - Il blog dei Libri Scheiwiller” (www.librischeiwiller.it), segnala, infatti, che “il 2006 si è imposto come l’anno dell’evidente sorpasso tra le vendite mensili [de]lle riviste cartacee e l’incredibile mare di utenze interessate a seguire le vicende della poesia sui blog”; per dimostrarlo Sinicco snocciola alcune cifre relative sia a Fucine Mute Webmagazine, www.fucinemute.com, nata nel 1998, “una tra le più antiche riviste online e multimediali italiane”, al cui speciale poesia del 2006 “si sono collegati più di 200 mila utenti”, sia al blog, fondato da Lello Voce, www.absolutepoetry.org: “A questo blog – scrive Sinicco – si sono collegate 18.000 persone nel febbraio del 2007, ma all’inizio di settembre [2006] ne contava 6.000” e – aggiungiamo noi – a giugno 2010, cioè a poche settimane dal lancio, absoluteville, la nuova versione del blog, ha registrato 32.557 visite singole (Christian Sinicco, Qual è il centro? Internet, tra passato e futuro, in “Carte nel vento. on-line della Biennale Anterem di Poesia e del Premio Lorenzo Montano”, a. IV, n. 6, febbraio 2007). In altra sede, Sinicco aveva, del resto, già impostato un confronto con le riviste cartacee: “‘Poesia’, edita da Crocetti, ha una tiratura di 25.000 copie [per l’esattezza 20.500, secondo i dati forniti dall’editore, n.d.r.] e all’incirca 1.500 abbonati; ‘Nuovi Argomenti’, rivista edita da Mondadori, ha una tiratura di 6.000 copie e conta 1.000 abbonamenti… la nostra indagine non ha scoperto nient’altro che abbia tirature simili” (Christian Sinicco, Canti e balli, in www.fucinemute.com, a. VIII, n. 87, maggio 2006). Come a dire: a parte le riviste di riferimento, che non a caso si sono dotate anche di un sito (www.poesia. it, al primo posto in tutti i motori di ricerca se si digita la parola “poesia”, e www.nuoviargomenti.it/wordpress), il virtuale ha ormai soppiantato il cartaceo.
Sempre virtualmente parlando, del resto, la poesia risulta un genere popolarissimo, tutt’altro che di nicchia: chi provi a digitare la parola “poesia” su Google, vedrà apparire circa 30 milioni di pagine, su Yahoo! quasi 160 milioni di pagine, per non dire del quasi mezzo miliardo di pagine che compaiono digitando la parola “poetry”.
Per capire poi cosa nascondano le cifre e scoprire se corrispondano a veri lettori o a visitatori, esistono oggi strumenti sofisticati, come Google Analytics, che analizza la “frequenza di rimbalzo” di una pagina web, mostrando se gli utenti leggono i contributi online, oppure se ne vanno.
Se si vuole avere, infine, una panoramica su quanto giornalmente è pubblicato nei blog e siti dedicati alla poesia, una sorta di digitale rassegna stampa dedicata, si può ricorrere al prezioso aggregatore poetico creato da Vincenzo Della Mea (www.poecast.it). Si tratta, per dirla con le parole di Fabiano Alborghetti, di “una piattaforma che premette più ampi usi e che sicuramente rappresenta una applicazione in favore della poesia in rete (ed alla sua diffusione? Prematuro dirlo, ma ipotizzabile)”. Perché i contenuti pubblicati in rete siano individuati e raccolti dall’aggregatore, devono però essere dotati di “feed” (unità di informazioni captabili dall’aggregatore). È lo stesso principio con cui funziona Poegator, aggregatore internazionale dedicato ai siti di poesia attivo su Absolutepoetry.org (raccoglie siti in italiano, francese, portoghese ed inglese).
I numeri, però, e le rassegne forniscono informazioni sulla quantità. Sulla qualità della poesia in rete espresse seri dubbi, tra gli altri, Giuseppe Conte, dialogando con Di Stefano sul “Corriere della Sera”, in quell’agosto del 2006: “Ma se vai su Internet a cercare la poesia, trovi tanto materiale inerte, esternazioni emozionali da scemi del villaggio: i blog sono fatti per lo più da esibizionisti. Si trova la fuffa peggiore, senza un orientamento”. E, nella stessa sede, Mauro Bersani, editor della prestigiosa collana Bianca della Einaudi, chiosava: “A un editore la rete offre la possibilità di fare scouting, ma tendenzialmente si continua a lavorare con i sistemi tradizionali, leggendo le riviste e valutando gli invii che arrivano spontaneamente”. Eco, nella sua Bustina di Minerva ferragostana, ci metteva il carico da undici: “E i navigatori compulsivi che non si staccano dal computer e non sanno che esistono le riviste e i festival? A morte, come è sempre avvenuto anche prima di Internet, quando schiere di lemming poetici sono caduti nelle fauci delle ‘vanity press’ e dei premi fasulli pubblicizzati sui giornali, e sono andati a ingrossare le file di quell’esercito sotterraneo di autori a proprie spese che marcia parallelo al mondo ‘ufficiale’ delle lettere, e da esso ignorato lo ignora. Con il vantaggio che, potendo pubblicare su Internet i loro samizdat, i cattivi poeti non andranno a ingrassare gli sciacalli della poesia”.
La briscola sembrava fatta. Sennonché, su “il manifesto”, Marco Giovenale bollò quello di Conte come un “giudizio parziale e, anzi, irricevibile, in quanto semplicemente estraneo a una analisi attenta della situazione. Il contesto internazionale (specie in area anglofona e francofona) è infatti da anni lo specchio della complessità dello stato dell’arte”. E, da ottimo conoscitore della materia, animatore di siti e di molteplici iniziative editoriali, oltre che noto poeta e critico, Giovenale dava conto di quella complessità, citando autori che hanno scelto di avere uno spazio in rete (tra gli altri Laura Pugno www.laurapugno.it, Sparajurij www.sparajurij.com), quelli che collaborano a siti o blog collettivi, come Andrea Inglese, Andrea Raos e Francesco Forlani e tutta la redazione di www.nazioneindiana.com. Che cosa è cambiato? Quegli autori e quei siti citati da Giovenale che fine hanno fatto? Hanno confermato il proprio valore, trovando spazio in nuove collane (cartacee) di poesia, che stanno meritatamente conquistando sempre più prestigio. Altro che fuffa.
Creata da Sparajurij nel 2005 per i tipi della No Reply, la collana Maledizioni continua a pubblicare e ripubblicare opere importanti, come la silloge d’esordio di Francesco Leonetti, Sopra una perduta estate. Poesie scelte 1942-2001, un’autoantologia comprendente alcuni inediti e interventi critici di maestri attenti al poeta, come Maria Corti e Guido Guglielmi. Nel 2007 Pugno ha pubblicato Il colore oro, nella collana Fuori Formato diretta da Andrea Cortellessa per Le Lettere (v. “Poesia”, n. 227, maggio 2008, p. 64). La distrazione di Andrea Inglese, pubblicato nel 2008 da Sossella, è uno dei libri più sorprendenti degli ultimi anni (v. “Poesia”, n. 239, giugno 2009, pp. 59-60).
Indicativo del contesto di profonda mutazione, in cui nasce e si sviluppa l’esperienza della poesia in rete, è il percorso di Biagio Cepollaro: “Dalla seconda metà degli anni ’90 – scrive Cepollaro in una recente monografia dedicata alla poesia dalla rivista ‘il verri’ – ho seguito una strada solitaria, prendendo atto della fine di un mondo, non solo personale, ma credo, in gran parte, collettivo. E si è trattato, almeno così a me pare, di un’implosione non solo per l’attività letteraria ma per l’intero spazio del Paese, come ripiegato e svuotato […], definito provocatoriamente nei miei Blogpensieri una ‘società reazionaria di massa’”; in tale contesto, per Cepollaro “il Web è stata una via d’uscita dall’impasse in cui sentivo collassare il piccolo sistema letterario in cui mi ero formato” (“il verri” / “poesia uno”, a. LIV, n. 39, febbraio 2009). Grazie alla rete, Cepollaro ha potuto diffondere testi poetici ristampati elettronicamente, da quelli di Luigi Di Ruscio agli inediti di Amelia Rosselli, testi di giovani e giovanissimi, anche esordienti, come Broggi, gli stessi Inglese e Giovenale, i cui ebook sono stati pubblicati nella collana Poesia italiana online, e infine ha creato una rivista di poesia, “Poesia da fare” (www.cepollaro.it/poesiaitali...).
Una menzione speciale la merita anche il sito multimediale Vico Acitillo (www.vicoacitillo.it) di Emilio Piccolo e Antonio Spagnuolo, in cui si possono trovare testi poetici sperimentali e file audio, tra cui le esecuzioni di Demetrio Stratos. Inoltre, a dimostrazione che anche la produzione e teorizzazione in rete si articola in diverse poetiche, va segnalata l’esperienza della rivista “Atelier”, che al sito www.atelier.it nel 2004 ha affiancato un blog, www.atelier.splinder.com, il quale, dopo un periodo di sospensione e ripensamento, nel 2008 è tornato attivo; ci sono poi il blog di poesia del “Corriere della Sera”, poesia.corriere.it, curato da Ottavio Rossani, il blog fondato da don Fabrizio Centofanti www.lapoesiaelospirito.it, www.rebstein.wordpress.com creato da Francesco Marotta, “blanc de ta nuque” (www.golfedombre.blogspot.com) di Stefano Guglielmin e www.universopoesia.splinder.com di Matteo Fantuzzi.
Quella della poesia in rete è naturalmente una realtà pionieristica, se si pensa che il primo blog in assoluto è stato pubblicato negli Stati Uniti poco più di dieci anni fa, nel 1997, che in Italia il fenomeno è apparso nel 2001 e che Nazione Indiana, il blog letterario italiano più visitato e fra i più autorevoli, è nato nel 2003. Molti segnalano la difficoltà di orientarsi in questo universo caotico, difficoltà che del resto non giustifica giudizi affrettati, semmai richiede una conoscenza approfondita dei linguaggi e delle possibilità della rete, che, nelle parole di Giulio Giorello, “dovrebbe funzionare come strumento per progettare il futuro”, non essendo “una biblioteca virtuale i cui testi sono fissati definitivamente […]. È un sistema dinamico, privo di centro direzionale definito” (Nel “pozzo del passato”, “Corriere della Sera”, 13 febbraio 2007). Per farsi un’idea più precisa del mondo della comunicazione letteraria su Internet, si rimanda allo studio di Giulia Iannuzzi, L’informazione letteraria nel web, Biblion, Milano 2009).
La dinamicità della rete ha portato all’affermazione dei blog e, più in generale, di tutte quelle applicazioni, appartenenti alla galassia Web 2.0, che consentono l’interazione sitoutente.
Tra i nuovi sviluppi prospettiamo quello dell’astro più luminoso, Facebook, utilizzato da un numero sempre crescente di persone, tra cui non mancano i poeti: una cinquantina di loro si è data convegno virtuale, per la prima volta in Italia e non solo, il 4 giugno 2009, su invito del poeta Luigi Socci, direttore artistico del Festival “La punta della lingua”, per dar vita a un vero e proprio Laboratorio telematico di poesia, dal titolo Facebook Poetry (nel profilo Facebook del Festival e nel sito www.lapuntadellalingua.it si potranno trovare i testi di tutti gli autori che hanno partecipato, da Fabiano Alborghetti e Massimo Gezzi a Mariangela Guatteri e Maria Grazia Calandrone, compreso il più votato dai colleghi, Marco Simonelli). Nel 2010 l’esperienza si è ripetuta, ricevendo l’attenzione di Radio 3 Suite ai cui microfoni, venerdì 18 giugno, Luigi Socci e Italo Testa hanno presentato il “gioco”, attirando decine di curiosi che si sono impegnati nella stesura di un testo di massimo 10 versi, a partire da un primo («Anche con la lanterna magica») e un ultimo verso («è impossibile farsi illusioni») scelti dal Socci stesso. Vincitore della seconda edizione di Facebook Poetry è risultato proprio Italo Testa, «al netto degli amici votanti dell’ultimo minuto» (come riportato sulla Bacheca del Festival), ovvero dopo un attento esame di chi aveva chiesto l’“amicizia” a La punta della lingua solo per votare il proprio amico-poeta preferito (fenomeno, del resto, per un nulla sorprendente in un social network).
Tra le prime ricognizioni del rapporto tra poeti italiani e Facebook segnaliamo, infine, un tentativo di analisi, compiuto da Gilda Policastro, sull’uso creativo del mezzo sperimentato da Aldo Nove, Tommaso Ottonieri (Thoma de Hohtt per gli “amici” di Facebook) e lo stesso Socci (cfr. Gilda Policastro, Irretiti dalla rete, “il manifesto”, 20 gennaio 2010).
A farne le spese sono i siti statici, segno evidente che la rete premia la dialettica a scapito della fruizione passiva. Non a caso la natura policentrica del web ha contribuito a provocare un cambiamento nella formazione della nuova generazione di poeti e delle relative poetiche: se fino al Gruppo 93, ultima compagine poetica in grado di formulare una poetica condivisa, il confronto (chiaro sin dal nome del gruppo) era inevitabilmente verticale (i giovani guardavano ai predecessori, nel caso specifico a quelli del Gruppo 63), con la diffusione di Internet il rapporto è divenuto anche, se non soprattutto, orizzontale. Non essendo più necessaria, infatti, per un primo accesso alla diffusione dei propri versi e al confronto, la mediazione di riviste e altri media inevitabilmente controllati dai “più maturi”, i poeti che hanno esordito tra la fine del Novecento e i primi del Duemila hanno spesso instaurato, attraverso la rete, un rapporto diretto con il pubblico, piuttosto che aspettare il vaglio dei maestri. Ciò ha prodotto uno scollamento tra i poeti pre-informatizzati (non necessariamente più anziani) e i poeti internauti, che sono cresciuti con uno strumento di conoscenza, divulgazione e confronto in più, aggiuntosi, cioè, a quelli tradizionali, non sostituito (i vari Inglese, Giovenale, Pugno sono tutti tradizionalmente acculturati e hanno solide formazioni libresche alle spalle, prima ancora che informatiche). Tale scollamento, prevalentemente generazionale, ha molteplici cause, tra cui la crisi dell’università, che sta lasciando fuori i giovani critici; l’oblio strutturale che colpisce gli approfondimenti in rete; l’attrattiva accademica delle riviste letterarie cartacee, mentre quelle scientifiche sono già tutte online. Tutto ciò provoca quella penuria di elaborazione teorica e di confronto intergenerazionale su larga scala, che ha nutrito le generazioni precedenti.
Insomma, l’alibi della caoticità di Internet non può esimere alcun critico, né poeta, né semplice amante della poesia dal confronto con i versi che nascono o, semplicemente, si diffondono in rete. Del resto, la multimedialità connaturata al mezzo richiede la formulazione di nuove metodologie di analisi e nuovi linguaggi, che, uniti al rigore interpretativo e all’ineludibile ricerca del senso, dovranno formare la strumentazione del poeta e del critico di domani. Alcune virtuose eccezioni potrebbero essere riscontrate nei già citati saggi di Sinicco, nei numerosi interventi del poeta performer blogger e attivista culturale Luigi Nacci (cfr. La grande proletaria dei poetinternauti s’è mossa, o no? (statistiche, ipotesi, proposte) in Carte nel vento, op. cit., poi su http://www.absolutepoetry.org/La-gr...), nel lavoro di mappatura e analisi portato avanti dal 2006 al 2007 da Stefano Guglielmin su www.tellusfolio.it, nella rubrica Poesia & Blog, poi sintetizzato nel saggio Canone vs. Blog (cfr. Atti della Fiera dell’editoria di poesia, a cura di C. Daglio, M. Ferrari, La Clessidra, Novi Ligure 2007, pp. 59-60). Nonostante il buon lavoro di Guglielmin, tuttavia la sua rubrica è stata interrotta, perché «Poesia & Blog per quanto ben fatta non aveva molte visite. E soprattutto non aveva coinvolto, come auspicato, i poeti recensiti nello scambio con TELLUSfolio.»
Non è un caso, in effetti, che l’entusiasmo con cui sono sbocciati a centinaia blog e siti di poesia in questo inizio di terzo millennio stia scemando. Emblematicamente, uno dei blog più attivi, www.liberinversi.splinder.com, dopo tre anni “di continuo lavoro”, nell’agosto del 2009 ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, poiché ha constatato che “possibili facili entusiasmi iniziali e fisiologici si possano in qualche modo essere spenti e che, onde evitare l’estremizzazione delle derive verso ‘l’hobbismo della scrittura’ e l’inutile ripetizione dei contenuti, si renda opportuna una pausa di riflessione […] la fermata di LiberInVersi è anche un momento di silenzio che bene si adatta, nella visione della redazione, all’attuale percezione di stanca associata al fenomeno delle scritture in rete”.
Questa fase di “stanca” dei blog dipende, a ben guardare, anche dalla mancata elaborazione di un linguaggio adatto al mezzo, un linguaggio compiutamente multimediale: la rete chiede ipertesti, non la semplice trascrizione di testi pensati per altri mezzi, causa dell’“inutile ripetizione dei contenuti”. Forme di ipertestualità, in realtà, sono inevitabilmente presenti in tutti i blog e siti italiani, ma paradossalmente pochissimi si sono finora occupati del genere connaturato al computer e alla rete, ovvero della poesia digitale o ipertestuale (traslitterazioni di Digital e Hypertext Poetry), che non è la poesia pubblicata su Internet, così come la video-poesia non è la poesia recitata davanti a una telecamera (semmai si può parlare di “poesia in video”, come giustamente intitola il suo canale YouTube Bianca Madeccia, in cui sono raccolti videoreading – di qualità, a dire il vero, spesso discutibile – di Anedda, Insana, Gualtieri e altri poeti: www.biancamadeccia.wordpress.com).
Tornando allo specifico della poesia digitale, si tratta di un genere che incorpora le potenzialità del mezzo informatico e, per ciò che riguarda la poesia ipertestuale in senso stretto, si basa sulla navigazione non lineare del testo. Esempi, per quanto discutibili, di poesia digitale si possono trovare nel sito italiano www.poesianet.it (le opere ivi pubblicate da Arturo Lini sono semplici mixaggi di immagini, parole e suoni). Più coerenti e consapevoli le creazioni di Roberto Gilli (www.robertogilli.it), il quale traccia una sintetica storia del genere (assai lacunosa, a dire il vero, almeno per ciò che riguarda le origini, alle quali ha contribuito, come noto, Nanni Balestrini, autore nel 1963 di Tape Mark I, considerato il primo testo generato col computer), appunta delle riflessioni e segnala link interessanti, come www.eastgate.com/catalog/Poe... (con opere a pagamento, addirittura). Già nel 2006 Tommaso Lisa denunciava che dall’epoca di Tape Mark I “non è stato fatto molto in più per elaborare sinergie creative tra poesia e computer […] c’è assenza di testi poetici digitalizzati che sfruttino competenze informatiche in modo bilanciato e approfondito. Mancano esperienze […] di poesia ipertestuale” (Sei punti sulla rete, testo pubblicato nella serie La Macchia Nera, interviste a blogger realizzata da Christian Sinicco, http://lellovoce.altervista.org/spi...).
La nuova fase della poesia in rete richiede un intervento sulle forme, dunque, perché le questioni di forma sono questioni di contenuto; e di nuovi contenuti ha bisogno la poesia in rete.
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