SERENO
Su frangia di torre
Lambiva ancora tiepida
luce arancio rosa
Tra spinte d’echi e
stridii di voli
Ospiti padroni sottili
Un respiro veloce celato
tra spighe alte
L’antico rifugio
Tardo e chiuso a cedere
fermo al piccolo sonno
Bianchi labirinti
specchiano in profili d’ombre
Rimbalzi di voci e
sorrisi
Sghembi plagi d’infanzia
dal muro vinto per breve
Rincorse e silenzi di stagno
Strappammo more dolore e
salite più sorde
Tremore nei pollini
nuovi
Scomposti nel cerchio
che gira di giostra
E muove orizzonti di
spalle
Cancelli ad arpa col
giunco nel vento
Foglie di sole a campana
Alterne palmate nel
corso del viale
Spinto d’affanni nell’aria più fonda
Ancora un giorno
Parole sentite nostre
Infermi testi ignorano
vermigli
Pietre serene di storia
Con pause di malta e
vele di ragno
Fili recisi da lacrima
scesa
Che non ritorna.
CONNUBIO
Stelle sull’acqua
Bianca tela d’amore
Esaurisci in nobile
parabola i tuoi occhi
Il tempo dei volti che
porti nell’aria
Prossimi smarriti
d’inconscio
Vecchio incanto assente
al rumore
Abbraccio di mente
parole spezzate
Risposta a graffi di
specchio silente
Un pensare lontano
sembra vivere
Fonti per scale
d’abisso
In gabbia di cuore
Nido di corvi cacciati
in volo
Da vento menestrello
Noi vani posti a guardarci
In me come lontano paese
Come donna immaginabile
vieni
Natura lasciata alla
forma più vera
Brivido d’ombra della
mia figura
Di fronte il tuo sorriso
Il fermarti vicino nel
mio parlare
L’attesa di ogni foglia
cercata
Nel germe incandescente
del buio
Parole furono per
comprenderci simili a tante
Come ghiaia succhiata
dall’acqua di riva
Flussi di notte e giorno
insieme
Respiro di labbra per
connubio d’assenza
Per un pozzo presso il
mare di crateri perfetti
Antica profezia di
condanna
Lento disegno sulla
polvere il tuo cenno di gioco
Lo scoppio del tuo incontro senza saluto.
MURO
Presso quel muro alto di sole crepe
radici
Scritte d’inverse rapide vittorie di
vuote iniziali
Vecchi chinati a bastoni
Alle ombre loro gemelle
Tonde impronte ancora stampate
Da solitari rimbalzi
Mappe di calce come mano di febbre
Più in largo a spigolo un palo unico
avverso
Scosso da colpi difesi di ignota
battaglia
Poi nuove vergate sul cerchio di
corse corali
Avanzando primati equilibri di forza
vociati
La ruota vincente da sola
Sull’erba di vetri frenanti
Affanni di spalle a quel muro opaco
di fumo ora
Di sordi fuochi di periferia.
7 commenti:
Queste metafore così significative, questo fregarsene della metrica, della musicalità, lui, solo lui dentro le sue parole, i suoi gesti, il suo cuore. Artista dallo sguardo ampio e penetrante.Nell'esporsi senza freni lascia una visione della vita cruda e forte.Anche la bellezza è priva di artifizi e stupendamente invocata. Ora io gli dico "Lo scoppio del tuo incontro senza saluto" mi resterà nel cuore. Grazie Ennio . Emy
Un verseggiare lungo, senza fine. Una marea di sensazioni che avvincono e rapiscono lontano. Interessante la tecnica poetica. Una paratassi senza fine, dove solo la musica delle parole insegna la scansione ritmica del verso.
Bello. Detto senza retorica.
Che Tagliafierro sia un "cultore del pensiero visivo" lo si percepisce bene dai suoi versi in cui le parole, il loro intrecciarsi si snoda attraverso pennellate. In questo modo la parola non viene presentata nella gratuità o nella scontatezza di un suo darsi, in un significato stabile e duraturo, ma si presenta come uno sbocciare previsto e nel contempo imprevedibile "In me come lontano paese/Come donna immaginabile vieni/Natura lasciata alla forma più vera/Brivido d’ombra della mia figura".
Oppure "L’attesa di ogni foglia cercata/Nel germe incandescente del buio/Parole furono per comprenderci simili a tante".
Il discorso poetico sfida le regole del tempo e dello spazio
proprio per la volatilità delle immagini, riottose a fissarsi in un luogo e, purtuttavia, pregne di significato come "Bianchi labirinti specchiano in profili d’ombre /Rimbalzi di voci e sorrisi/Sghembi plagi d’infanzia dal muro vinto per breve/".
Innovativo e decisamente affascinante come stile. Importante anche come messaggio rispetto al rapporto fatuità e pregnanza dei ricordi e del presente.
'Complimentissimi'!
Rita Simonitto
G.T. sopravvive, per sua scelta, acomputerizzato e quindi fuori dall’universo internet. Ha chiesto di trasmettere quanto segue:
“Grato a tutti per la lettura delle mie tre poesie.
Sono parte del pensiero visivo
Annotato velocemente
In libere espressioni sciolte
In luce-colore e di-segni
Tracciati dallo spazio sensitivo,
Sola guida lirica involontaria, sintonica,
Simile a tremori
Vissuti e sopravvissuti del nostro nobile
Muscolo nascosto…
Senso in corale proiettiva dispersa poetica
In carte lacere da vento quotidiano
In specchi vaganti il nostro sentire…
Inteso bisbiglio nel vuoto come mendicante
Al suo primo amore… grazie.”
Ciao Giorgio, ti ricordi di me? mi piacerebbe risentirti. Sono su FB. Sei bravo e sensibile come poeta come lo sei da pittore. chiamami. Paola
Gentile Signora, la prego di leggere la risposta all'anonimo del primo commento che Giorgio Tagliafierro ci ha fatto pervenire per una via che non è la presente, nè FB.
Giorgio, ti ricordo con immenso piacere ed amicizia; mi dispiace non averti più visto ne sentito. Ricordi Livorno? e' stata credo l'ultima volta che ci siamo incontrati, con noi c'era Vittorio ed il nostro amico libico. Le vostre lunghe gambe uscivano fuori dalla tenda di campeggio ed eravamo giovani e spensierati... Vorrei tanto risentirti almeno per telefono. Se ti va fammi contattare su FB. un abbraccio dalla tua amica Paola
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