E.Hopper, Morning sun
Incompiuti
Incompiuti moriamo
perché altri nascano
calpestando resti
come noi abbiamo
calpestato altri,
indifferenti nella cruda gioventù
che pretende vigore fisico e bellezza.
indifferenti nella cruda gioventù
che pretende vigore fisico e bellezza.
È la vita: s'impara tardi la
compassione
quando le oscene infermità si fanno avanti.
quando le oscene infermità si fanno avanti.
È la vita: giudichiamo
oggi errori del passato,
allestendo per domani nuovi processi
allestendo per domani nuovi processi
con mani certe, le
nostre.
Incompiuti e soli
moriamo,
un ultimo sguardo al
panorama eterno
che ci conferma il
destino dell'
età
nella luce fragile della rivelazione:
nella luce fragile della rivelazione:
è la vita, e noi di
più non siamo.
Il tempo definito
Troppo
duro sapere
con certezza
con certezza
che
tutto muta, gli oggetti
stanchi
stanchi
ci
abbandonano per via
e il tempo, impolverato,
spremerà frammenti
della nostra presenza,
ricoprendo ci
e il tempo, impolverato,
spremerà frammenti
della nostra presenza,
ricoprendo ci
senza
lasciare traccia.
Neppure
noi,
per
quanto ci sforziamo,
sapremo se quei solchi
incerti
sapremo se quei solchi
incerti
lasciati
a malapena nella nostra scia
sono impronte disuguali
sono impronte disuguali
che
qualcuno calpesterà
rivedendo
un volto sorridente,
sangue del nostro sangue
sangue del nostro sangue
oppure
amici
che
ancora cercheranno
nel
ricordo la nostra compagnia,
la voce buona,
la voce buona,
lo
scherzo condiviso.
Diario
Ingombra l'anima dei
morti della notte
siedo a un tavolo di legno,
siedo a un tavolo di legno,
per incontrarli.
Fa freddo, tutto il
corpo lo ricorda
e il vetro grigio
appannato d'inverno
non mi permette di dimenticarli
nella nebbia del mio fiato.
non mi permette di dimenticarli
nella nebbia del mio fiato.
Non ho un cielo blu
da godere limpido nel
sole,
ma nuvole vecchie e
sedentarie
e invece di un' aria profumata
e invece di un' aria profumata
di mirto e lentischi
del Mediterraneo
(niente pitosfori, quelli sono di Montale)
il vento gelido mi allaga gli occhi
spalancati sulla primavera assente,
(niente pitosfori, quelli sono di Montale)
il vento gelido mi allaga gli occhi
spalancati sulla primavera assente,
che desidero con l'intento passionale
e assurdamente
capriccioso dei viziati.
Ma il foglio resta muro,
nessun fantasma si è
manifestato
davanti al caffelatte del mattino
davanti al caffelatte del mattino
anche se mangio
attenta il pane di ieri,
come la nonna.
come la nonna.
Passaggio
Scuro e profondo più di te
questo destino
se vai cercando l'orizzonte,
se vai cercando l'orizzonte,
altro non c'è in questo mondo
strano.
Guarda la strada vuota, là, fra tante:
adesso non fermarti, puoi andare
Guarda la strada vuota, là, fra tante:
adesso non fermarti, puoi andare
hai scelto il ritmo,
prosegui, vai avanti.
Cadono le illusioni come grandine
ma continui imperterrita a sognare
se la memoria ti ha ingannato
ma continui imperterrita a sognare
se la memoria ti ha ingannato
cosa importa quando vedi il mare
e corri sulla strada preferita
e corri sulla strada preferita
in attesa del tramonto su città e
campagna
(hai sempre voluto tutto dalla vita).
(hai sempre voluto tutto dalla vita).
Profonda e scura verrà una notte blu
e il dubbio della passione che volevi
e il dubbio della passione che volevi
a ridurti in fuoco e cenere, per qualche ora,
fino a che le ossa bianche felici calcinate
risorgano al mattino, profondo più di te
come il destino che ti cercava a cose fatte.
fino a che le ossa bianche felici calcinate
risorgano al mattino, profondo più di te
come il destino che ti cercava a cose fatte.
Se
stai sull'orlo
Se stai sull' orlo di
un giorno bianco e triste
e fissi l'orizzonte
quieto per un po' di azzurro
sii forte, la lettera spedita l'altro ieri
sii forte, la lettera spedita l'altro ieri
ancora non si è aperta
alla destinazione.
Pazienza, si deve
imporre un ritmo lento
all'abituale frenesia d'azione, come l'onda
tranquilla del suo inevitabile destino
all'abituale frenesia d'azione, come l'onda
tranquilla del suo inevitabile destino
di andata e ritorno, ricorrenza e spuma.
Leggerezza, si diceva,
del vivere e morire
ma soprattutto
esistere e poi, infine, pesare
un'anima che deve stare alla pari con le piume
se vuol proseguire nella speranza dell' eterno.
un'anima che deve stare alla pari con le piume
se vuol proseguire nella speranza dell' eterno.
Ma forse preferisci
l'oscurità profonda e nera
di un destino focoso come la tua inquietudine
e in quel caso, lo sai, finiresti il tuo per sempre
non nella solitudine ma in buona compagnia.
di un destino focoso come la tua inquietudine
e in quel caso, lo sai, finiresti il tuo per sempre
non nella solitudine ma in buona compagnia.
Verrà la morte
Da
quella sera lontana d'estate la morte
mi pedina e tu lo sai, fiuta sulla sabbia
mi pedina e tu lo sai, fiuta sulla sabbia
le
orme trepide e le ritrova poi fra l'erba
che calpesto, ulula di notte ai miei terrori
eccitata dall' odore della paura umana.
che calpesto, ulula di notte ai miei terrori
eccitata dall' odore della paura umana.
E
tu lo sai, però non hai pietà di me.
Da
tanto mi sta dietro la morte: m'insegue
intenta e non si stanca, conosce la strada
certa del suo dovere e non perde le mie tracce
neppure quando si distrae e va a trovare altri,
solenne li accompagna nelle esequie.
intenta e non si stanca, conosce la strada
certa del suo dovere e non perde le mie tracce
neppure quando si distrae e va a trovare altri,
solenne li accompagna nelle esequie.
Tu
non l'hai vista, con i fiori in mano?
Eppure
io la vedo, la trovo sempre avanti
che commisera efficiente i miei errori,
pallida di luce spettrale e intenta su di me
che sono la sua ombra, vascello fantasma
della tradizione che pare una leggenda.
che commisera efficiente i miei errori,
pallida di luce spettrale e intenta su di me
che sono la sua ombra, vascello fantasma
della tradizione che pare una leggenda.
Se
non le credi non importa: ha fede, lei.
Di fronte a te
Sei
qui da solo a scrivere nel vento
per la vergogna di saper cantare
("non si usa, non si usa più")
per la vergogna di saper cantare
("non si usa, non si usa più")
tra
quel passato che non ha spessore
e un futuro già morto e sepolto
e un futuro già morto e sepolto
ti
rimane questo scheletrico
presente
da rimpolpare con la voce.
da rimpolpare con la voce.
Ma
qual è allora il senso
delle mani,
di una bocca che conosce il mondo?
Ascolta
di una bocca che conosce il mondo?
Ascolta
e
racconta il pane quotidiano
i
passi attoniti sulla pietra, la terra sorda
e gli occhi che cercano radici
e gli occhi che cercano radici
sentiranno
il suono blu del
mare
scrivi
nel vento
scrivi
sulla sabbia
per
questo sei nato, è questo
che ti tocca.
[da Conversazioni necessarie, Prefazione di Roberto Mussapi, Raffaeli Editore, Rimini 2011]
*Patrizia Villani
E' nata e vive a Milano. Insegna Lingua Inglese all'Università Cattolica. Si occupa di letteratura americana e autori afroamericani e caraibici; fa parte della redazione di Caribana (rivista sulle nuove letterature dei paesi delle ex colonie britanniche). Oltre che traduttrice (in particolare ha curato le versioni in inglese di alcune poesie di Montale tratte da Ossi di seppia e Diario postumo) è poetessa e scrive in due lingue. L'ultima sua raccolta è Conversazioni necessarie.
1 commento:
...davanti all'incessante spettacolo di disfacimento del mondo e alla finitezza dell'uomo la poetessa ricerca disperatamente il senso, un senso, della vita..Si sente pedinata braccata dalla morte e proprio ai morti chiede una risposta che non verrà. Continua allora la ricerca con se stessa con la persona amata con chiunque l'ascolti; la conversazione, dapprima pacata, in un crescendo emotivo, si conclude con l'invocazione, quasi un urlo, a testimoniare attraverso la poesia la bellezza del creato..solo così si sconfigge la morte, sembra suggerirci...
Annamaria
Posta un commento