di Ennio Abate
Nello
spazio mentale - come tanti - leggeva, scriveva.
Pensava per
iscritto. Non pagato. Perplesso. Che ne aveva
da censurarsi e dubitare. E molto. E troppo. E si sa.
Ti censurava il passato salernitano? Anche se scrivevi?
E scrivevi per sfuggire la censura della Compagnia?
Ideologie
rimbombanti. Sempre così. Ebbrezza.
Nell’ideologia. E
non la chiamavano ideologia. Smesse
letture d'arte [1] e di letteratura. Altro leggeva ora. I "piacentini".
"Scuola,
famiglia, mezzi di comunicazione di massa premono
tutti insieme
perché lo studente veda la sua condizione in termini
di
miglioramento individuale."[2] Leggeva che capitava.
Marx e Lenin. Ma dalle spinte – buona cosa non era
-
all'agitazione immediata era agitato. Letture - se lo diceva? –
ripuliranno il vecchiume cattolico e salernitano.
E le sconfitte feroci e silenziose del primo immigratorio?
(Che
poi – eco dell’esame di storia medievale con Martini? -
–
l’immigratorio lo distinse in alto e basso).
Note
1. Lionello
Venturi, Pierre Fracastel, Bruno Zevi, Cesare Brandi
2. dal n. 41, anno IX, luglio 1970
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