martedì 15 agosto 2023

Divenire Samizdat (1)

 


di Ennio Abate


Nello spazio mentale - come tanti - leggeva, scriveva.
Pensava per iscritto. Non pagato. Perplesso. Che ne aveva
da censurarsi e dubitare. E molto. E troppo. E si sa.


Ti censurava quel tempo? Di rivoluzione, si diceva.
Ti censurava il passato salernitano? Anche se scrivevi?
E scrivevi per sfuggire la censura della Compagnia?

Ideologie rimbombanti. Sempre  così. Ebbrezza.
Nell’ideologia. E non la chiamavano ideologia. Smesse
letture d'arte [1] e di letteratura. Altro leggeva ora. I "piacentini".

"Scuola, famiglia, mezzi di comunicazione di massa premono
tutti insieme perché lo studente veda la sua condizione in termini
di miglioramento individuale."[2]
 Leggeva che capitava.

Marx e Lenin. Ma dalle spinte – buona cosa non era -
all'agitazione immediata era agitato. Letture - se lo diceva? –
ripuliranno il vecchiume cattolico e
salernitano.

E le sconfitte feroci e silenziose del primo immigratorio?
(Che poi – eco dell’esame di storia medievale con Martini? -
l’immigratorio lo distinse in alto e basso).



Note

1. Lionello Venturi, Pierre Fracastel, Bruno Zevi, Cesare Brandi
2.  dal n. 41,  anno IX, luglio 1970

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