domenica 13 agosto 2023

Ripensando nel 1994 appunti del 1970

 


di Ennio Abate

- In politica comunque c'eri
anche se ti dibattevi tra brutti fantasmi… 

C'ero come in ipnosi.
M'avranno visto altri fare cose.

Quante riunioni,manifestazioni, 
feci?
N
e ricordo poche.

E che capivo di fantasmi allora
se da fantasma vivevo?
Facevo, ero presente. Parlai, ascoltai.

Ma a stento dicevo dei dubbi.
E, a rileggerli, quelli che mi segnai
vedi il disagio elementare 
di uno che non sapeva cosa farne,
a chi comunicarli.

Avevo attorno a me compagni
ma alle prese con fantasmi simili a me.
E non se ne usciva. 

Mi affaticavo su opuscoli complicati.
Trovavo i volantini di AO
lunghi. E distribuirli agli operai quasi inutile:
non li leggevano.

Scrivevo a me stesso raccomandazioni.
Perché sentivo pericoli, ma non avevo soluzione.
E dicevo: forse sbaglio angolazione.

Perché un volantino dovrebbe suscitare
profonde emozioni? 
Chi chiede chiarezza e brevità
non vorrà confermare solo ciò che sa? 

In disparte cominciai ad allineare
almeno davanti a me stesso 
i dubbi:

"Grande sfiducia per la genericità
di certe nostre [di AO] posizioni".
"Sul revisionismo
le idee  non sono chiare".
"Sulla questione del Medio Oriente
stento a oltrepassare lo stato emotivo".

Mi tenevo i miei frammenti di sapere.
Diviso, dubbioso, indeciso.

E se seguivo il dibattito su Stalin e Trotzkj 
era come  una pena, un esser tornati a scuola.
Nella comunicazione tra noi 
 – oh un po’ di luce! -
qualcosa s'era presto rotto.


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