Uno scambio con Andrea Temporelli
Ennio Abate
Sembra di entrare alla ESSELUNGA della POESIA CONTEMPORANEA. Sugli scaffali alla rinfusa ci sono tutti (e di tutto). Ma che consigli sono questi!
Autore
Andrea Temporelli
Ennio Abate Solo un'idea di ciò che servirebbe conoscere per dirsi un po' esperti. Molti si improvvisano operatori del settore e mi sembrano improvvisati. Poi, certo, specie l'ultimo elenco, è ribaltabile persino. Ciascuno del resto ha le sue letture preferite...
Ennio Abate
Andrea Temporelli Ma non si tratta di preferenze personali, di gusti, di consumare o divorare letture. Perché assecondare o incentivare questa (tra l'altro oggi improbabile) voracità? L'obiettivo è "dirsi un po'esperti"? A me pare che sia sbagliata proprio la logica che sta dietro l'elenco. Uno si legge "TUTTO Montale" e poi passa con disinvoltura - che so - a Sanguineti, a Fortini? Tanto sempre "poesia contemporanea" è? Ma che stomaco deve avere questo ipotetico lettore?
Autore
Andrea Temporelli
Ennio Abate Il lettore è libero di seguire i suoi gusti, ci mancherebbe. Uno studioso, no. Deve farsi un'idea di tutto il circostante. Secondo me, almeno.
Ennio Abate
Andrea Temporelli ma da mettere in discussione è proprio questa separazione tra lettori falsamente liberi e studiosi magari eruditissimi, onnivori ma incapaci di dire cosa sia oggi poesia e se sta sugli scaffali del Supermercato qui reclamizzato.
Autore
Andrea Temporelli
Be', si possono fare saltare tutti i principi di tutti i discorsi. Io sostengo che per dirsi competenti serva una visione complessiva "del genere" (con ogni revisione del caso), più o meno. E so per certo che molti hanno in testa un simile elenco, eccome. Poi, magari, si è esperti in un campo che non conta più nulla o sul quale non si ha autorità, ma questo è un altro problema.
Ennio Abate
Andrea Temporelli Forse è un dialogo tra sordi ma faccio un ultimo tentativo per spiegarmi. Una "visione complessiva "del genere""(poesia contemporanea), intesa come esplorazione da parte di uno studioso di tutto l'elenco di nomi qui sopra proposto, per me è semplice erudizione. A che serve? Quale scopo ha? Forse quello di delineare la figura di un buon manager del Supermercato "poetico" contemporaneo che - lo dici tu stesso - "non conta più nulla o sul quale non si ha autorità"? Non è obiettivo molto entusiasmante né innovativo. Si adatta a quel che passa il Supermercato e non pone al centro della riflessione sia dei lettori che degli attuali "specialisti" del Supermercato la crisi della poesia. C'è da curare una "malattia" e invece la si coccola o la si alimenta.
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Questo è l'articolo a cui si riferisce lo scambio qui sopra pubblicato:
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