mercoledì 3 gennaio 2024

Da “Il fiore sei tu”

 


di Claudio Accorsi

 

Luna

Luna ogni notte versi lacrime di rugiada,

gaia sorride al nuovo sole.

Luna muori per il tuo Sole

nel tuo morir anch’io muoio.

Come è dolce la tua rugiada

sulle mie labbra.

  

 

Uno sforzo in più

Uno sforzo in più, il leopardo vivrà

la gazzella lo sapeva, viveva per dare la vita

a chi a uno sforzo in più credeva.

Uno sforzo in più, quel bambino vivrà

la madre lo sapeva, viveva per dare la vita

a chi a uno sforzo in più credeva.

Uno sforzo in più, l’umanità vivrà

la natura lo sapeva, viveva per dare la vita

a chi uno sforzo in più credeva.

Uno sforzo in più, si può.

 

  

Artigiani, artisti alcuni, nei tempi moderni

Figlio di artigiani

Padre del ferro

Madre della dolcezza

Padre della forza,

della serie di azioni furbe e taglienti,

fumo e urla dei macchinari uscivano dalle finestre!

Da quella massa forgiata

intagliavi preziosi ingranaggi

per muovere alberi d’acciaio

Madre della trama,

un metro e misuravi la vita

davi la vita per bianche vesti della nuova sposa

con la stessa arte

quel soprabito nero appeso al manichino,

in attesa della nuova vedova.

I vostri nomi vi hanno annunciato come Dei

Deo mio padre, Dea mia madre.

Nella casa fabbrica voi artigiani

artefici del nostro futuro

separavate il ferro e univate le vesti

il giardino paradiso era il luogo

dove il nonno insegnava

il potere della terra, quel vecchio anarchico,

che nel potere non credeva.

Polvere di ghisa ha condannato l’artigiano del metallo

quella gonna, trappola della sarta che l’aveva cucita.

 

Come una goccia d’acqua

Un giorno tornerò da dove sono venuto

in cielo

un giorno tornerò dal cielo

sì con quella cometa, la notte di San Lorenzo.

Ci incontreremo sulla collina

saremo due gocce d’acqua

viaggeremo come un ruscello

poi torrente per crescere

diventeremo un fiume di vita

nei laghi ci riposeremo

riprenderemo il viaggio in mille fiumi

nell’oceano culleremo i nostri figli.

Un giorno torneremo da dove siamo venuti

in cielo.

Così è stato scritto, il mistero della vita,

andare e ritornare per l’eternità,

come una goccia d’acqua.

 

Mi sento sola

Portata dal vento

blindata nel cemento

ti ho amato e poi dimenticato.

Dove sono le tue carezze, ora poche pezze

non posso solo sognare per sopportare

voglio toccare, baciare e volare in cielo con il tuo mistero.

Quanto ho guardato attraverso i tuoi occhi

ascoltato la musica delle sue parole

ti ho fatto andare il cuore in gola,

poi morire dal mio vibrare

sperare di incontrarti ancora e ancora,

volevo un’ancora, in mezzo a questo mare.

Alla deriva senza una speranza,

senza sentir un brivido per il vento della vita

mi bastava quel tuo soffio per creare di nuovo

il vento del mio tormento.

Ti prego entra senza bussare,

questo vecchio corpo non può più aspettare.

Ma cosa credi che non sappia più amare?

Sono la tua anima.

Mi sento sola.

 

Acqua poi

Rifletti come lo specchio

lo sguardo

dividi come un coltello

l’anima

sei acqua,

invadi e squarci

i baci scavi nella roccia

e salti nel vuoto

ti ricomponi con il soffio

che ti ha creato

bagnami ancora,

riporti la vita di ghiaccio

quando non mi vuoi fare entrare

nel tuo sogno.

Calda e dolce come la Musa

per una goccia di poesia

di sale le lacrime

delle nove sorelle

per il mare

sirene dentro le tue braccia

con i canti di vento

e onde infrante sulle chiglie dei miti.

Sei Musa

al carezzar dei tuoi profondi sospiri

verso il ciel divino

il sole in te tuffato,

la luna di rosa dipinta brilla.  

Sei acqua dai mille colori

fino al nero degli abissi.

Lasciami calar nella tua morbida bocca

che non sia il vortice

per l’ultimo petalo della mia vita.

 

 Quando marcavano i confini

Il gioco proibito

violento eccitante e umiliante della sfida,

della battaglia per un sorso di gazzosa in più.

Pochi metri, poi gli angoli,

volevamo imitare i nostri amici più fedeli

così pisciavamo come briciola e mimi

così come cane e gatto crescevamo

imparando il rispetto dei confini.

Loro mettevano i confini

noi capivamo i limiti della vita.

Nudi in mezzo alle sanguisughe nei canali,

freddo, dolore per i morsi visibili di ieri.

Nudi in mezzo alle sanguisughe

delle lobby della finanza

e della guerra, freddo, dolore

per i morsi invisibili di oggi.

 

  

Piegato a est

Piegato a est come il girasole

mi sveglio nel tuo apparire ogni mattina

all’ora della preghiera.

Così nei primi campi il vapore lava le foglie,

una goccia disseta il nuovo giorno,

come una madre disseta il proprio figlio.

Il profumo dell’humus mi attira sempre più in basso.

Solo in ginocchio mi sento così grande.

A est vedo le Apuane,

la michelangiolesca luce della tua arte riflessa

sui sempre bianchi monti.

Piegato ancora a est piango

per la luce accecante delle bombe.

Come il girasole mi sollevo a testa alta,

il sol di mezzo ha nascosto la mia ombra.

Sei andata a combattere?

Sogno sotto la quercia per il dopo.

Verso il mare, dietro il manto verde fino al deserto.

Volto le spalle alla notte,

fredda la luce polare

tra le mille stelle degli innocenti infanti.

Piegato a ovest come un girasole ora riposo.

L’ultimo sogno,

la terra girasole che danza intorno al sole,

alle anime morte, per la pace.

 

Che senso ha

Che senso ha la vita se non si fa quello che si vuole?

Che senso ha la vita se non mi chiedi cosa voglio?

Che senso ha la vita se non ti chiedo cosa vuoi?




Claudio Accorsi, nato a Milano nel 1960 da genitori emiliani, dopo gli studi in elettronica ha lavorato a lungo nel settore della ricerca e innovazione tecnologica per l’industria, i trasporti e la medicina, presso diverse aziende lombarde, arrivando ai vertici di un importante gruppo industriale. Da diversi anni ha tuttavia sviluppato una passione complementare per la natura e la campagna, sperimentando metodologie di progettazione come la permacultura, l’agricoltura sinergica, coltiva un podere nell’aspro entroterra ligure dove produce olive, olio, frutta, verdura, miele e gioia. Claudio ama anche viaggiare in tutto il mondo e confrontarsi con culture diverse. Dalle sue esperienze e dalle sue passioni, dal suo vissuto e dai suoi sogni, nascono le liriche che compongono questa raccolta.

Claudio dice: “Il mio approccio nella vita è empirico, eclettico: osservo, tocco, muovo, studio, e rigenero per vedere se ho capito... Il piacere nella lettura e scrittura delle poesie mi porta in una particolare dimensione e stato emotivo che amplifica la mia sensibilità, il piacere estetico delle parole, la musicalità. Il significato di quello che scrivo mi fa vivere e rivivere ciò che nella vita non è più o lo sarà solo nei sogni. Durante profondi cambiamenti emotivi, il vissuto, i sogni mi hanno dato lo spazio, l'energia per comunicare attraverso la poesia. Malinconia e a volte dolore sono per me l'inizio e la fine della creatività.”

Nessun commento: