Luna
Luna ogni
notte versi lacrime di rugiada,
gaia sorride
al nuovo sole.
Luna muori
per il tuo Sole
nel tuo morir
anch’io muoio.
Come è dolce
la tua rugiada
sulle mie
labbra.
Uno sforzo in
più
Uno sforzo in
più, il leopardo vivrà
la gazzella
lo sapeva, viveva per dare la vita
a chi a uno
sforzo in più credeva.
Uno sforzo in
più, quel bambino vivrà
la madre lo
sapeva, viveva per dare la vita
a chi a uno
sforzo in più credeva.
Uno sforzo in
più, l’umanità vivrà
la natura lo
sapeva, viveva per dare la vita
a chi uno
sforzo in più credeva.
Uno sforzo in
più, si può.
Artigiani,
artisti alcuni, nei tempi moderni
Figlio di
artigiani
Padre del
ferro
Madre della
dolcezza
Padre della
forza,
della serie
di azioni furbe e taglienti,
fumo e urla
dei macchinari uscivano dalle finestre!
Da quella
massa forgiata
intagliavi
preziosi ingranaggi
per muovere
alberi d’acciaio
Madre della
trama,
un metro e
misuravi la vita
davi la vita
per bianche vesti della nuova sposa
con la stessa
arte
quel
soprabito nero appeso al manichino,
in attesa
della nuova vedova.
I vostri nomi
vi hanno annunciato come Dei
Deo mio
padre, Dea mia madre.
Nella casa
fabbrica voi artigiani
artefici del
nostro futuro
separavate il
ferro e univate le vesti
il giardino
paradiso era il luogo
dove il nonno
insegnava
il potere
della terra, quel vecchio anarchico,
che nel
potere non credeva.
Polvere di
ghisa ha condannato l’artigiano del metallo
quella gonna,
trappola della sarta che l’aveva cucita.
Come una
goccia d’acqua
Un giorno
tornerò da dove sono venuto
in cielo
un giorno
tornerò dal cielo
sì con quella
cometa, la notte di San Lorenzo.
Ci
incontreremo sulla collina
saremo due
gocce d’acqua
viaggeremo
come un ruscello
poi torrente
per crescere
diventeremo
un fiume di vita
nei laghi ci
riposeremo
riprenderemo
il viaggio in mille fiumi
nell’oceano
culleremo i nostri figli.
Un giorno
torneremo da dove siamo venuti
in cielo.
Così è stato
scritto, il mistero della vita,
andare e
ritornare per l’eternità,
come una
goccia d’acqua.
Mi sento sola
Portata dal
vento
blindata nel
cemento
ti ho amato e
poi dimenticato.
Dove sono le
tue carezze, ora poche pezze
non posso
solo sognare per sopportare
voglio toccare,
baciare e volare in cielo con il tuo mistero.
Quanto ho
guardato attraverso i tuoi occhi
ascoltato la
musica delle sue parole
ti ho fatto
andare il cuore in gola,
poi morire
dal mio vibrare
sperare di
incontrarti ancora e ancora,
volevo
un’ancora, in mezzo a questo mare.
Alla deriva
senza una speranza,
senza sentir
un brivido per il vento della vita
mi bastava
quel tuo soffio per creare di nuovo
il vento del
mio tormento.
Ti prego
entra senza bussare,
questo
vecchio corpo non può più aspettare.
Ma cosa credi
che non sappia più amare?
Sono la tua
anima.
Mi sento
sola.
Acqua poi
Rifletti come
lo specchio
lo sguardo
dividi come
un coltello
l’anima
sei acqua,
invadi e
squarci
i baci scavi
nella roccia
e salti nel
vuoto
ti ricomponi
con il soffio
che ti ha
creato
bagnami
ancora,
riporti la
vita di ghiaccio
quando non mi
vuoi fare entrare
nel tuo
sogno.
Calda e dolce
come la Musa
per una
goccia di poesia
di sale le
lacrime
delle nove
sorelle
per il mare
sirene dentro
le tue braccia
con i canti
di vento
e onde
infrante sulle chiglie dei miti.
Sei Musa
al carezzar
dei tuoi profondi sospiri
verso il ciel
divino
il sole in te
tuffato,
la luna di
rosa dipinta brilla.
Sei acqua dai
mille colori
fino al nero
degli abissi.
Lasciami
calar nella tua morbida bocca
che non sia
il vortice
per l’ultimo
petalo della mia vita.
Il gioco proibito
violento eccitante e umiliante della sfida,
della battaglia per un sorso di gazzosa in più.
Pochi metri, poi gli angoli,
volevamo imitare i nostri amici più fedeli
così pisciavamo come briciola e mimi
così come cane e gatto crescevamo
imparando il rispetto dei confini.
Loro mettevano i confini
noi capivamo i limiti della vita.
Nudi in mezzo alle sanguisughe nei canali,
freddo, dolore per i morsi visibili di ieri.
Nudi in mezzo alle sanguisughe
delle lobby della finanza
e della guerra, freddo, dolore
per i morsi invisibili di oggi.
Piegato a est
Piegato a est
come il girasole
mi sveglio
nel tuo apparire ogni mattina
all’ora della
preghiera.
Così nei
primi campi il vapore lava le foglie,
una goccia
disseta il nuovo giorno,
come una
madre disseta il proprio figlio.
Il profumo
dell’humus mi attira sempre più in basso.
Solo in
ginocchio mi sento così grande.
A est vedo le
Apuane,
la
michelangiolesca luce della tua arte riflessa
sui sempre
bianchi monti.
Piegato
ancora a est piango
per la luce
accecante delle bombe.
Come il
girasole mi sollevo a testa alta,
il sol di
mezzo ha nascosto la mia ombra.
Sei andata a
combattere?
Sogno sotto
la quercia per il dopo.
Verso il
mare, dietro il manto verde fino al deserto.
Volto le
spalle alla notte,
fredda la
luce polare
tra le mille
stelle degli innocenti infanti.
Piegato a
ovest come un girasole ora riposo.
L’ultimo
sogno,
la terra
girasole che danza intorno al sole,
alle anime
morte, per la pace.
Che senso ha
Che senso ha
la vita se non si fa quello che si vuole?
Che senso ha
la vita se non mi chiedi cosa voglio?
Che senso ha
la vita se non ti chiedo cosa vuoi?
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