venerdì 24 dicembre 2010

CONTRIBUTI
Lucio Mayoor Tosi
Falsi d'autore

Scrivere alla maniera d'altri è facile, e poi s'impara. Forse è più difficile quando non si sa di farlo.
Questi falsi li ho scritti per gioco e sono dedicati all'inverno:



Montale 
Dove se ne vanno i respiri chiari
nella ghiacciaia li assale l'ansia di adesso
non primavere mancate, ma  un solo meriggio
di stentate prove a rilasciar le spalle
che t'amo inverno e t'aspettavo ignaro. 


Leopardi
Nell'infinito silenzio il pensier s'arresta 
e quivi respiro l'eterna stagione, quella
che le bianche notti di dentro ravviva

Ungaretti
mi apro all'inverno


Pavese
Viene l'inverno, la terra fuori
sfuma levandosi chiara
per il cuore che nevicando 
al tuo volto somiglia. 

Dante
respirando vo incontrando l'inverno
mentre dentro cresce il gelo insicuro 
è ancora sorpresa che neve d'intorno

mi salga dentro chiara tanto e pura. 


Majorino
La neve era lì e noi poco distanti
nei cappotti pensierosi sul da farsi 
pensavamo caldi  è l'inverno di sempre
meno male che non è freddo abbastanza
e vinceremo anche quest'anno sull'idiota
di turno che torna regolare a natale
rinascendo un istante ma poi passa
ci penserà l'amsa a distribuire coccarde. 

Aiku
Tutto è neve
il gelido inverno
respiro



mercoledì 22 dicembre 2010

QUARTO DIALOGO
SULLA BELLEZZA
TRA TOMASO KEMENY
ED ENNIO ABATE

 I precedenti dialoghi tra Kemeny e Linguaglossa
assieme ad altri interventi si trovano sul sito della Lietocolle libri
a questo indirizzo:


SULLA BELLEZZA E OLTRE
Ennio Abate a Tomaso Kemeny  e Giorgio Linguaglossa

            1.

            Mi spiace dover criticare  così frontalmente questo scritto [Cfr.DISCUSSIONE Tomaso Kemeny e Giorgio Linguaglossa a proposito della bellezza in questo blog]
di Tomaso Kemeny. Perché ho avuto modo di conoscerlo di persona alla Casa della Poesia di Milano, ne ho stima e riconosco autenticità e forza al suo sentire. Non mi piacciono i polveroni né dare spettacolo del mio dissenso. Convinto però che esprimerlo abbia un senso e possa giovare al dibattito in corso e in accordo con lui, lo rendo ora pubblico,  affiancando questo mio scritto agli interventi di Giorgio Linguaglossa e alla replica dello stesso Kemeny.

martedì 21 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Matteo Bonsante
Tre poesie

 










La mia tristezza (seme alato)
è nell’aria. Nello scirocco.
Tra carrubi distratti e fichidindia.
.................................
Spesso c’è un richiamo
nel tranquillo oscillare della sera.
Impossibile trovare il guado infinitesimo
- la chiusa ha fatto colare il sangue,
la fronte si ferma in controluce.
...................................
Antichi specchi
nelle stanze.
Pieni di vento.
*
Sopra il carrubo
il nido degli astri.
....................

sabato 18 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Paolo Pezzaglia
Compatta spiaggia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Usiamo ancora
una ferma umiltà
contro l’arroganza.
 
Che cada su se stessa,
come l’onda
col suo tonfo
sulla compatta spiaggia.
 
(Ai ripetuti assalti
ci opponiamo
solo un poco cedendo).

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Mario Mastrangelo
A che ce serve

















A che ce serve ca tu tutto guarde
e vire ‘e nuje ogni sbaglio e peccato,
pure si fatto rint’ ê nascundiglie
r’ ‘o scuro cchiù prufunno e scunfinato?
Ca ‘e penziere segrete ce ‘nduvine
pure si l’accuvammo
r’ ‘o silenzio pesante
sott’ a l’ammasso,
ca l’uocchio tuojo,  curtiello celeste,
tutt’ ‘e bisbiglie ‘e st’ànema trapassa?

Si t’hê ‘mparato a una a una ‘e ppéne
ca ‘o chiarore  r’ ‘e juorne
a nnuje fa truvà annanze,
mentre tu te ne staje sulo e te spiécchie
rint’ ô lluntano ‘e tutt’ ‘e lluntananze,
e saje a mmente ‘e vvie r’ ‘o chianto amaro
ca ce scavano ‘e ffacce,
pecché nun curre, ce viene vicino
e ce stringe cu fforza rint’ ê bbracce?

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Il porto dei mondi
Gaetano Kao Provenzale

















ERO

Ero s'immerge nel consueto trance di mistica estrapolazione
lentamente l'ali sue si piegano d'iridescenti flessuosi fasci di cromosuoni mercuriali
riempendosi
di raggiante pura
incontenibile luce
si muove la creatura e con le sue ali segue

Le pance della mutabonda scintillante sinusoide
costituiscono e dissolvono l'ali post-umane
nelle insostenibili folate delle proteiformi correnti d'atavica luce germinale

Quando si domanda dove siano l'ali sue
queste ricompaiono

Ero gioviale governante della barcabarocca
a vela senz'acqua
o
con immensità d'oceano tutt'intorno...

(da Il Porto dei Mondi, inedito)

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Piccola storia di un seme di Natale
Patrizia Gioia



















Arrivo da un "vuoto", voi lo chiamate "morte".
Ogni cosa è in me in difesa e contemporaneamente in attesa.
Come dire, ho paura di tutto e di tutti, eppure tutto e tutti mi penetrano.
Lascio che ogni cosa si deponga in me come neve.
Io sono il seme che, aspettato, aspetta.
Qualche volta arriva qualcuno violento, che fa male dentro.
Qualche altra volta una mano amorevole mi accarezza,
ed io accolgo, non respingo, fiducioso e pauroso.
Un giorno ho sentito una parola strana,
ha toccato in me qualcosa che non ha nome,
so solo che mi muove.
Una parola che risuona, che ammorbidisce la mia scorza.
Una parola che illumina davanti e dietro la porta.
E’ bello e strano ogni volta.
E una parola mi accompagna all’altra in ascolto in danza.
E diventa perla di collana, filare d’alberi sul fiume
nome di mortali e di immortali
canzone di gioia e di dolore senza separazione.
E a poco a poco la buccia si è sbucciata
una foglietta è sbucata, poi un’altra e un’altra ancora.
Nulla è alto, nulla è basso, nulla è giusto, nulla è sbagliato.
Non c’e nemmeno un dentro e un fuori.
Tutto è musica e io voglio capirla, voglio sentirla, voglio amarla, voglio suonarla.
E così è, e così è stato.
Tutto quello che so è che posso, è che danzo. 
Dire è troppo alto, troppo basso, troppo tardi, troppo presto,
è non volere essere seme.
E rifiutare il dono è spezzare l’armonia che ci fa insieme.
Questa è la mia storia.
Da non imparare a memoria, però può aiutare.
E dato che sono nato a Natale, sono un buon seme augurale.
Ricordati però, sono da annaffiare!  

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Maria Maddalena Monti
Lavoro




 










LAVORO

La tua religione era il lavoro.
Poco valeva
chi non sapeva fare
e svelto e bene.
Anche ora,
nella nebulosa che ti avvolge,
lisci con mani esperte
il tuo lenzuolo
vagheggiando
perfetti orli e dritte cuciture.

venerdì 17 dicembre 2010

DISCUSSIONE
CRITICI E POETI: CANI E GATTI? Dopo l’incontro
del Laboratorio MOLTINPOESIA
su «La critica non ammazza
né la poesia né i poeti, anzi...».



Critica e poesia possono allearsi o sono attività inconciliabili? Sarebbe meglio se il poeta facesse solo poesia e il critico facesse solo il critico? La critica è pericolosa per la poesia e la può “uccidere”?
Fino agli anni Settanta del Novecento questioni del genere erano considerate secondarie. La figura del poeta-critico  non  appariva un ibrido quasi mostruoso e antiquato, come succede oggi. E Majorino  ancora nel suo recente Poesie e realtà 1945-2000 ha classificato tranquillamente Pasolini, Leonetti, Roversi, Volponi, Fortini, Pagliarani,  Noventa ed altri sotto la voce «Poesia Critica» (pag.112).
È oggi che il pregiudizio ostile a ogni tipo di critica regna dappertutto. I poeti-critici  sono delle mosche bianche. E la poesia che va a braccetto con  il sentimento, l’inconscio, il mistero, le passioni, il sogno, la Vita, la Fede viene ammirata. Ci si scandalizza – ah,  che liaisons dangéreuses! - solo se dei poeti vogliono mantenere o ristabilire rapporti  tra  poesia e intelligenza, ragione, scienze, riflessione (critica, insomma).
Il peso di questo pregiudizio culturale ha reso faticosa la nascita di un GRUPPO CRITICA nel nostro Laboratorio MOLTINPOESIA. Lo documentano numerose mail scambiate tra noi in questi anni. Ma ora esso è nato, ha prodotto dei risultati e di questi  abbiamo discusso nell’incontro del 14 dicembre alla Palazzina Liberty, intitolato con un pizzico di provocazione La critica non ammazza né la poesia né i poeti, anzi...
Ci è sembrato positivo questo primo esperimento:  alcuni di noi (in vesti di poeti) hanno accettato che altri di noi (in vesti di critici) valutassero alcuni loro testi proposti in un primo momento in forma anonima e solo dopo, a giudizi espressi, collegati ai rispettivi autori. Abbiamo perciò deciso di continuare il lavoro del GRUPPO CRITICA, scambiandoci magari  anche i ruoli: nei prossimi mesi saranno forse alcuni dei “giudicati” a “giudicare”. 
Il metodo della libera discussione da laboratorio ha permesso anche nell’incontro del 14 dicembre di mettere a fuoco gli aspetti positivi e quelli problematici di questo esperimento. Li riassumo qui  tenendo sia di quanto hanno detto i presenti sia delle mie riflessioni personali che vado facendo sul tema quale poesia oggi.

mercoledì 15 dicembre 2010

DISCUSSIONE
Non trovi che questa poesia "Rivoluzione" sia orribile?



Dopo la pubblicazione su questo blog di Due poesie di Eugenio Grandinetti ho ricevuto questa mail:

Caro Ennio, giusto per riallacciare discorsi interrotti, ma non trovi che questa poesia "Rivoluzione" sia orribile? E' puro e semplice discorso politico, neanche tanto originale né approfondito, costruito su righe con "a capo".
Questa è proprio il tipo di NONpoesia civile che non solo non mi piace né interessa, ma penso sia addirittura dannosa. 
Ma scusa, hai letto anche tu i passaggi CIVILI del libro di Majorino [Viaggio nella presenza del tempo], con una forza interna, uno sdegno vero, una poesia che rafforzava il messaggio e l'indignazione. Come fai ora a pubblicare una poesia del genere? Il confronto è spietato.
 Scusa la franchezza, ma a volte non capisco proprio le tue scelte.
Ciao

martedì 14 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Eugenio Grandinetti
Due poesie

 

            







 
La rivoluzione

Così non può andare,è necessario
un cambiamento che modifichi
radicalmente l'ordine sociale.
Ma cosa occorre per fare
la rivoluzione?
Occorrono i fucili,non c'è dubbio,
occorre tanta rabbia
e occorre credere che sia giusto
fare la rivoluzione. Ma non basta.

domenica 12 dicembre 2010

APPUNTAMENTO
UNA SERA ALL'IMPROVVISO



Un gruppo di poeti e amici MAYOOR LUCIO TOSI, MARCO LIBERATORE, MARCO DEDO ha dato vita ad un laboratorio sperimentale dove si tenta dell'improvvisazione poetica contando unicamente sulla voce e sulla presenza creativa dell'autore. Il gruppo, che si ritrova settimanalmente, è aperto agli artisti che desiderano confrontarsi attivamente con la poesia.

Martedì 14 dicembre  
si incontreranno con ELISA AMADORI BRIGIDA e ANGELO BINI per  un mix di letture poetiche e improvvisazione.
Ore 20,30 LIBRERIA SCALDAPENSIERI in via Don Bosco, davanti al numero 39 (5 minuti a piedi da MM3 Brenta). 

sabato 11 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Emilia Banfi
Vecc

VECC
Me sun semper dumandada
se pensen chi vecc
che caminen no
che parlen no
che seren semper i oeucc
in sugnet piscinit.
Furse a gioeuc de fiulitt
a pirulètt e altalèn
a strad de campagna
a merend serà sù in d'un cestin.
'Eccula,  perchè ogni tant a suriden.

giovedì 9 dicembre 2010

APPUNTAMENTO
Lab. MOLTINPOESIA
alla Palazzina Liberty
mart. 14 dic. ore 18













La critica non ammazza ne' la poesia ne' i poeti, anzi...
a cura di Ennio Abate                                                        

Lettura, commento e libera discussione di testi e analisi di testi prodotti dai partecipanti al Laboratorio
Palazzina Liberty, Largo marinai d'Italia 1 - ingresso libero

CONTRIBUTI
DUE POESIE di
Alberto Accorsi e Luciano Roghi

Sintonia e quasi laboratorio tra due poeti dei Moltinpoesia:

















I merli, quelli,
restano anche  d’inverno
Certo, alla prima gelata
uno si chiede: chi me lo fa  fare?
Ma poi dove andare?
dover ricominciare...
Uno s’adatta, saltella
cerca qualche cosa
Spera che torni  presto
la dolce primavera                                                                                                                (A.A)
Destarsi all'ombra dell' inverno...
Il letargo che imprime la vita assegna tempi immaturi.

Non si avvertono intorno i tepori giusti e sul risveglio incidono fame e sonno.
Non trovo bacche né fonti per nutrirmi.                                                                            (L.R.)

martedì 7 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giuseppe Provenzale
S’è fermata a Eboli













Sul far di Messina
non è una poesia,
ma un finire d’ore

Quattro
di sole del tuo ultimo giorno
Venti buon natale      
auguri Clara, auguri Teresa, auguri Laura....
Quattro
ancora ore di vento pietoso a fermare di pioggia
il minuto
di falsa calma e l’occhio del ciclone
che ha girato il precipizio

giovedì 2 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Lucio Mayoor Tosi
Non avendo figli, non avendo













Non avendo figli, non avendo
guardo quelli degli altri. Un bel pericolo scampato da me che
ho per madre una margherita e so farmi fiume cantando
e poi figlio specchio parlante e distratto dalla vita di un filo
di lana. Non comune. Non comunemente e disgraziatamente
padre uomo generoso dalle scarpe enormi...

Figli, diventare angeli custodi e poi morti da ricordare 
diventare i morti dei figli, e solo di loro. Anche da morti? 
E poi, come ci si va sulle stelle se si hanno ancora pannolini 
da cambiare a persone di quarant'anni?

I padri restano come non si spengono le candele prima
di essersi consumate. La lirica insegna alle fiammelle
come rimanere luce sulle fotografie anche dopo, anche quando
la candela si sarà consumata... anche se non ci fosse mai stata
la candela. 

Morendo non avrò nulla da consegnare, nulla che non sia
già stato dato. Non dipende da me, come non dipende dai padri
e dalle madri essere ciò che sono. Nessun ricordo
ma la continua presenza senza fatica o morte.

Morte, bella parola per finire.

venerdì 26 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Donato Salzarulo
La neve nel cuore













Le vedo in trasparenza,
soltanto nel cono di luce
del lampione.

I

Michela, la prima figlia, ogni tanto
mi consiglia di chiudere,
di serrarsi nel giardino delle nostre
delizie, dei nostri batticuori,
dei nostri sguardi d’amore.
Cosa puoi fare, del resto, papà?
Cosa possiamo fare per toglierci
di dosso questo male?

Michela non ha speranza.
Forse, come Giuseppe, non crede
a nessuna redenzione terrestre.
All’osso il male è il peccato originale.
Ma se regaliamo tutto all’Assoluto,
neanche il respiro mattutino
riusciamo più a salvare.

Ogni giorno il giorno ricomincia.
Lo facciamo anche noi insieme a lui.
Ricominciare, quindi, ripartire,
riattraversare confini. Non vi sono
disegni divini ad impedircelo.

Nevica. Il cielo è ancora buio
e nevica.

mercoledì 24 novembre 2010

DISCUSSIONE
Tomaso Kemeny
e Giorgio Linguaglossa
a proposito della bellezza











Tomaso Kemeny, 9 ragioni per ribellarsi all’Impero del Brutto

  1. L’Impero del Brutto ha conseguito lo scollamento tra il mondo degli ideali-valori e il mondo effettuale, determinando la cassazione dei desideri umani più elevati, anche nella dimensione della pubblica simbolizzazione.
  2. La mancata simbolizzazione degli ideali nel tempo presente rovescia la tensione verso l’infinita bellezza-sublime nell’infinitamente piccolo e miserabile.
  3. Così il lavoro artistico finisce per focalizzare trovatine non essendo, l’artista come tale, più in grado di elaborare le tecniche necessarie per dare una forma ispirata alla materia.

martedì 23 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Emilia Banfi
Da drè di mùr [Dietro i muri]

                                  











Mùr de palasi                                   
vus quatà dai veder                             
serà    denter                                     
Vèn lung de tùbi                                 
indue l'aqua la cur                                  
serada    denter                                   
In del silensi el va sù                            
l'ascensur,  el'sò specc             
e la sciura del quart                    
cunt ul can                                          
serà     denter                                 
Scal lùster                                       
cumpagn d'una giustra ferma
semper frecc, bianc
serà    denter
Suta la ciapa l'su
na pianta grasa
geuba, piegada al veder
serada      denter
Ma un quèi vùn
fa sbat na porta
la cur la Luciana
cui gins strapà
i cavèi rus
la bici bianca i scar vieula
suta ghè l'Marco che
la porta     feura.

DIETRO I MURI.
Mura di condominio
sorde voci dai vetri
chiuse   dentro
Lunghe vene di tubi
dove l'acqua scorre
chiusa    dentro
Nel silenzio sale
l'ascensore, il suo specchio
e la signora del quarto
col cane
chiusi    dentro
Lucide scale
come una giostra ferma
sempre fredde, bianche
chiuse     dentro
Sotto prende il sole
una pianta grassa
gobba, piegata al vetro
chiusa      dentro
Ma qualcuno
fa sbattere una porta
corre la Luciana
coi jeans strappati
capelli rossi
la bici bianca e la scarpe viola
sotto c'è Marco che
la porta       fuori.
                                                                                                     

domenica 21 novembre 2010

SEGNALAZIONE BIS
Presentazione di POLISCRITTURE N.7 ottobre 2010

OGGI LUNEDI’ 22 NOVEMBRE ORE 18

alla Libreria Popolare di via Tadino

presentazione  del n.7 ottobre 2010

di

POLISCRITTURE


Intervengono Ennio Abate, Paolo Giovannetti, Marina Massenz
e alcuni redattori della rivista

sabato 20 novembre 2010

SEGNALAZIONE
Anna Paschetto
Seconda lettera a un pastore delle valli (romanzo)

(Su segnalazione di Leonardo Terzo, Dal sitoLe Aziende In-Visibili di Marco Minghetti & Living Mutants Society)


Anna Paschetto è l’autrice di Seconda lettera a un pastore delle valli (Claudiana, 2003) un originale romanzo che mischia generi e tecniche letterarie, sullo sfondo del confronto culturale fra “italiani” e “valdesi” e fra mentalità di generazioni diverse, formatesi dalla lotta al fascismo al ’68. Anticipiamo qui l’inizio del suo prossimo libro intitolato: Lasciare la casa in ordine.

SCENA DI ZONA AMBIENTE
Una grande stanza vuota fiocamente illuminata. Sulla parete di fondo si aprono due grandi finestre: due rettangoli di luce da cui non si vede nulla. Il pavimento è coperto di pacchi di giornali e cartellette piene di carte. In posizione quasi centrale un tavolo a cui è seduta una donna che scrive ad un computer. Accanto a lei altre due donne che a volte si avvicinano al tavolo a volte girano per la stanza. Sono tutte e tre vestite allo stesso modo: con uno scamiciato lungo grigio – come quello delle piccole donne del film, ma più essenziale e dimesso – sotto maglia nera girocollo e maniche lunghe.

NARRAZIONE: CITTÀ (Eugenia scrive e legge)
Nella città ci sono bellissimi terrazzi in alto sulle case: mondi verdi, piccoli paradisi privati. Con alberi di albicocche e gardenie e clematis e palme e siepi di ligustro. Fontanelle e pergolati e salotti in veranda. Guardando verso l'alto si vedono spuntare le cime di grandi alberi. E si possono ammirare in fotografia sulle riviste di giardinaggio. Doch uns ist gegeben... Le strade sono sporche. Sui marciapiedi si trova di tutto: cacche di cani e sugli angoli tracce verdastre di urina umana, sputi, a volte vomito, profilattici usati; e cartacce, e lattine, e mozziconi; erbacce crescono alte lungo i muri; dai sacchi neri dell'immondizia colano liquidi dei rifiuti in decomposizione; i muri delle case sono imbrattati di scritte tracciate di notte con le bombolette spray; dalle finestre solerti massaie scuotono i loro stracci impolverati sulle teste dei passanti.

venerdì 19 novembre 2010

SEGNALAZIONE
Luca Chiarei
Derive



Luca Chiarei del Laboratorio MOLTINPOESIA ha pubblicato questa raccolta di poesie.
Qui sotto una lettera inviatagli da Jack Hirschman

Caro Luca,
ho scritto queste parole dopo aver letto il tuo libro. Il tuo metodo di composizione è quello di un sibilo concentrato, un intero universo di significati che svela al lettore il suo senso più profondo. La tua missione è quella di portare alla luce l'anima attraverso una serie di implosioni liriche, epifanie laiche che creano brillanti radure illuminando l'interazione tra il suono e il silenzio. Da parole quasi sussurate emerge l'eterna dialettica tra le dimensioni visibile e invisibile della vita e della poesia.

Jack Hirschman




 *
Io ti sento ferita         aperta
taglio che non fa male
risalita

tu racconti di cicatrici
nella neve      di anestesie
ad invertire gravità      

carne aperta d’ambo i lati
consumiamo sui fuochi
ogni ora cercando
perimetri nel cielo

giovedì 18 novembre 2010

CONTRIBUTI
Leonardo Terzo
Un garbuglio etico-estetico irrisolto
di Theodor W. Adorno:
“È serena l’arte?”

In piccolo (su questo blog) abbiamo cominciato a discutere di poesia e sofferenza. L’amico Leonardo Terzo ci ha suggerito di guardare più in alto e nel passato proponendoci la lettura di un brano di Theodor Adorno, intitolato "È serena l’arte?" (in "Note per la letteradtura 1961-1968", pp.273-280, Einaudi, Torino, 1976). Adorno, si sa, oggi è fuori moda, forse sconosciuto a giovani e anziani e poi richiede denti filosofici forti. Ma perché i moltinpoesia non dovrebbero nemmeno tentare di masticare la sua splendida prosa-pensiero? Lo ha cominciato a fare lo stesso Leonardo Terzo con queste sue osservazioni. E’ un invito a seguirlo. Mi scuso per il momento di non poter inserire il testo di Adorno, ma lo farò appena possibile. [E.A.]

Nel saggio “È serena l’arte?” (Note per la letteratura 1961-1968, Einaudi, Torino, 1976), l’arte, giudicata da Schiller (Wallenstein) e Ovidio (Tristia) come serena, in contrapposizione alla vita che invece sarebbe seria, è accostata da Adorno al tempo libero, mentre la vita è accostata al tempo del lavoro. Dunque fatica contro divertimento, serietà contro distrazione. Sono soprattutto sfere divise. Ma anche disimpegno che contraddice il reale, o ristoro per rinnovare le energie lavorative. Secondo Adorno, Hegel sarebbe stato il primo a dire che l’arte non è un giocattolo utile o piacevole.
A mio parere, la differenza di base che permette di caricare la contrapposizione con valori di diversa natura, è quella tra realtà e finzione, (i romantici preferivano “immaginazione”), molto temuta per esempio da Platone e dai Padri della Chiesa. L’idealismo tedesco sarebbe infatti il primo a redimere invece l’immaginazione come speculazione inventiva, da re-impiegare nel mondo. In Inghilterra è la differenza ideologica fra novel realistico e romance fantastico: entrambi aspirano a intervenire nel mondo, l’uno sottolineando la base di realtà su cui impegnarsi, l’altro immaginando prospettive oltre la realtà.
Secondo Adorno, forse l’arte sopravvive nello svolgere un compito di contraddizione del reale, proprio perché è piacevole. È la mia teoria del piacere come una pallottola, senza il quale l’opera d’arte sarebbe una pistola caricata a salve. L’immaginazione, come speculazione filosofica, prima appare diversa dal piacere, inteso come superficialmente edonistico, ma poi il piacere si mischia alla scoperta creativa, e l’estetica diventa una filosofia che esplora una facoltà umana fatta di sensibilità, dimensione formale e “immaginale” del pensiero stesso. (Vedi il libro di Silvana Borutti, La filosofia dei sensi, Cortina, Milano, 2006.)

mercoledì 17 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Donato Salzarulo
La casa del respiro















«Ammetto di avere quasi una passione
per i ritocchi.»

 
I
Ho eseguito il concerto di una sinfonia
che non conoscevo.
Ho lavorato su uno spartito antico,
privo di pentagrammi,
con note ricavate dal respiro.
Tutto forse sarà chiaro alla fine.

martedì 16 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Eugenio Grandinetti
Meritocrazia


          















La società,si dice: ma sarebbe
una società se tutti fossimo
accomunati in una stessa impresa
per dividere in parti uguali perdite
e guadagni. Ma invece c’è chi dice
di meritare di più o perché nasce
più ricco,più aggressivo,o intelligente,
e c’è chi invece
nasce nella miseria e nell’abbrutimento,
e allora pare giusto che si premi
chi è nato avvantaggiato,perché gli altri
sono disonorevoli e non meritano
d’esser considerati uguali a quelli
che son ben vestiti ed educati,
che non sputan per terra e non bestemmiano
e sanno rimanere al loro posto
che qualcun per loro ha meritato.
Che poi sia il posto che fa il merito
è cosa naturale ed onorevole:nessuno
che sia rispettabile trascura
i propri familiari,né varrebbe
impiegare furbizia o prepotenza
se non valesse a darci alcun vantaggio;
e d’altra parte il nostro mondo è fatto
per quelli che s’arrangiano. C’è posto
in alto solo a chi s’arrampichi
sulle spalle degli altri:ma per gli altri
c’è solo posto in basso,per servire
o per fare d’appoggio a chi dall’alto
guarda con sufficienza gli altri e giudica
a suo arbitrio a chi  voglia concedere
gli avanzi dei suoi pasti
e a chi,calcando i piedi,far sentire
più grave il peso della sua potenza.

lunedì 15 novembre 2010

SEGNALAZIONE
Presentazione di POLISCRITTURE N.7 ottobre 2010

LUNEDI’ 22 NOVEMBRE ORE 18

alla Libreria Popolare di via Tadino

presentazione  del n.7 ottobre 2010

di

POLISCRITTURE


Intervengono Ennio Abate, Paolo Giovannetti, Marina Massenz
e alcuni redattori della rivista

Pensare in molti criticamente

Sul tema "Pubblico/privato" si confrontano Ennio Abate, Francesco Briscuso, Giovanni Calarco, Fabio Ciriachi, Marcella Corsi, Francesco Dalessandro, Salvatore Dell'Aquila, Sonja Felici, Luca Ferrieri, Cristina Finazzi, Mauro Fiorini, Fabio Franzin, Mario Fresa, Marco Gaetani, Idolo Hoxvogli, Gianfranco La Grassa, Attilio Mangano, Giorgio Mannacio, Maurizio Meschia, Ezio Partesana, Stefania Portaccio, Roberto Renna, Merys Rizzo, Alessandra Roman, Donato Salzarulo, Lisabetta Serra, Antonio Tagliaferri, Leonardo Terzo, Giulio Toffoli, Lucio Mayoor Tosi, Pier Paride Vidari, Carlo Viganò, Patrizia Villani

Poliscritture
r i v i s ta di r i c e r ca
e c u l t u r a c r i t i c a

Come dice il titolo, è una rivista
di scritture plurali. Vi trovano ugualmente
spazio riflessioni in forma di saggio breve,
poesia, prosa narrativa, critica o dialogo.
Ma la 'S' in rosso evoca in sottofondo
la polis, la città, la fonte antica della politica
e della democrazia. Si vuole così segnalare
ai lettori l'intenzione di ristabilire in nuovi
modi quella tensione costruttiva tra scritture
e politica che oggi sembra perduta

Sul sito www.poliscritture.it  trovate il PDF dei numeri precedenti