Risale a qualche settimana fa la notizia della
scoperta del diavolo nascosto in una nuvola di Giotto, precisamente nella
ventesima scena della vita di San Francesco. Un esempio, forse il primo, di
manipolazione del cielo. Sicuramente un’anticipazione rispetto al cavaliere sulla
nuvola immortalato da Mantegna. Sfuggito per otto secoli all’occhio attento di
esperti, critici, fedeli, pellegrini, sacerdoti, questo diavolo inquietante mimetizzato
nel cielo, appare accanto al santo patrono d’Italia. Certo il diavolo può
essere onnipresente ma ora che la studiosa medievalista Chiara Frugoni l’ha
recentemente scovato in questa nuvola con le corna e il naso adunco, siamo
un po’ perplessi.
giovedì 17 novembre 2011
martedì 15 novembre 2011
SEGNALAZIONI
Abate, Bertoldo, Franzin,
Massenz, Mastrangelo,
Portaccio, Simonitto.
Segnalo l'uscita quasi in coincidenza di alcune raccolte poetiche di persone con cui sono in contatto. Spero che c'incontreremo in qualche posto per parlarne. [E.A.]
lunedì 14 novembre 2011
Erminia Passannanti
Sul senso e sul futuro:
la poesia contemporanea
Ed ecco il secondo [E.A.]
1.
Il fatto che la poesia sia diventata 'nota a troppi', diceva Leonard Woolf,
svilisce l'intellettuale 'alti-frons', e 'alti-frons-issimo' (A Caccia di
intellettuali, Ripostes, 1993). Infatti, quando un soggetto culturale si
declassa, per le alte sfere critiche, è sempre sintomo di un populismo che
raggiunge ed infetta il mondo delle arti. Il fatto che la poesia, in dati
periodi, venga praticata da 'più persone', invece che essere confinata ad una o
più elites culturali egemoniche, invece, può essere un sintomo (positivo) di
gravità dei tempi, gravità che induce, non per vanità o ambizione, il poeta in
erba, il potenziale poeta, i '+ poeti', i 'futuri grandi poeti', a tentare la
via espressiva della poesia per ricavarne consolazione, e/o l'illusione di uno
spazio per 'dire la propria' (idea, protesta, afflizione, etc).
Lucio Mayoor Tosi
La storia dell'arte che finì
Dopo l'incontro con Giorgio Linguaglossa si moltiplicano gli interventi sul destino della poesia. Pubblico questo primo di Mayoor, apparso sotto il post "Glossa a Linguaglossa" e poi cancellato. [E.A.]
Per
contribuire al dibattito scelgo di dire la mia nella forma di un
racconto, diciamo avveniristico. Un tema scolastico verosimilmente
scritto nel secolo che verrà.
Alla
fine del secolo XX due importanti forme dell'arte che avevano
accompagnato l'evoluzione dell'uomo e della società fin dall'antichità,
entrarono in crisi: pittura e poesia.
Le
ragioni della loro scomparsa sono da ricercarsi nella progressiva
perdita di interesse dovuta al proliferarsi di nuove forme espressive
più funzionali agli scopi della comunicazione delle istituzioni e dei
centri di potere che fino ad allora le avevano promosse e sostenute.
Fino
al secolo precedente ( l'800) queste arti avevano avuto il compito di
diffondere, con immagini e parole, le idee necessarie per trasmettere
significati utili alle nazioni per ogni loro istanza, per magnificare,
sedurre, far conoscere, appassionare o cercare consenso.
Con
l'avvento nel nuovo secolo le scoperte scientifiche e le conseguenti
nuove tecnologie generarono l'intensificarsi dei mercati e
l'affermazione su scala internazionale di ciò che veniva allora chiamato
moderno capitalismo.
venerdì 11 novembre 2011
Ennio Abate
Glossa a Linguaglossa
Note a «Dalla lirica
al discorso poetico. Storia della poesia italiana (1945-2010)»
Eravamo davvero in tanti ieri sera all’incontro con Giorgio
Linguaglossa arrivato da Roma. Per conoscerlo di persona. Alcuni avendo già
letto il suo ultimo libro. Altri per ascoltarlo e farsene un’idea. Linguaglossa
ha confermato di essere uno studioso militante (partigiano e controcorrente)
della poesia del Novecento. E di esserlo
in modi radicali, forse per alcuni persino irritanti. Suggerirei, però, di discutere la sua ricerca come
quella di uno di “noi” o vicino a “noi” , senza bloccarsi di fronte
alle asperità del suo linguaggio, alla
sua eterodossia e neppure a certi suoi
giudizi drastici o, secondo alcuni, “troppo distruttivi”.
Si tratta di ragionare e discutere - senza adesioni gregarie,
ma senza spocchia però! - la sua tesi (politico-estetica)
sulla poesia italiana del Novecento.
Linguaglossa sostiene che essa è stata dominata da un «paradigma moderato»
impostosi già con l’ermetismo e che si
perpetua tuttora nel «minimalismo
romano-milanese», vivacchiante stancamente di rendita (quella anceschiana della
Linea Lombarda).
Di un’«altra storia» possibile, da far emergere anche con
studi più mirati e approfonditi, egli vede tracce nel Montale prima di «Satura»,
nelle resistenze di isolati come Fortini, Ripellino, Flaiano; o di “periferici”
come De Palchi, Guidacci, Calogero, Merini; oppure nella rivolta, anch’essa poi
rientrata, della neoavanguardia.
Questa ricostruzione storico-teorica della poesia italiana
dal 1945 al 2010 delinea un processo di “spappolamento” della forma poesia. E in quella che parrebbe una
“democratizazione” della poesia (la «nebulosa poetante», di cui anche noi moltinpoesia siamo parte) egli vede un sintomo di epigonismo malaticcio e senza
sbocchi di “guarigione”.
Gli orfani della
«poesia lirica», avendo smarrito ogni nozione della forma-poesia,
restano impelagati in «discorsi poetici», giocherellando
con gli scampoli delle tradizioni poetiche forti o sprecandosi in un fai-da-te senza bussola.
Linguaglossa parla di noi tutti, dunque? Forse.
E poiché da tempo la critica o si è azzittita (almeno dagli
anni Settanta) o perlopiù, se torna a parlare, preferisce farlo dai pulpiti
accademici di sempre, lavorando sui “valori certi”, cioè soprattutto sui
poeti canonizzati - i “visibili” (grazie alla grande editoria ) - e spesso
solo per confermare gerarchie consolidate, aggiungendo magari alcune ultime (a
volte dubbie) perle, la ricerca di Linguaglossa, che si spinge anche con molti
azzardi in direzione di “un’altra storia” e tra le nebbie dove operano gli «invisibili», ci dovrebbe
stare a cuore. Linguaglossa può essere
uno dei pochi interlocutori validi con cui misurarci per sciogliere i nostri
dilemmi. Apriamo, dunque, una discussione su questo suo libro. Di seguito le note che ho utilizzato durante
l’incontro alla Palazzina Liberty del 10 novembre 2011 [E.A.]
venerdì 4 novembre 2011
SEGNALAZIONE
2° Incontro del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty
Giovedì 10 novembre 2011 ore 18,30
alla Palazzina Liberty, Piazza Marinai d’Italia, 1
Milano
il Laboratorio MOLTINPOESIA, FAREPOESIA, Milanocosa e Il Segnale
invitano a discutere
il
libro di Giorgio Linguaglossa
Dalla lirica al discorso poetico.
Storia della poesia italiana (1945-2010)
Roma, EdiLet, 2011
Sarà presente
l’autore
«Che cosa è successo nella poesia italiana degli ultimi 65 anni? La poesia che si è trasformata in discorso poetico, ha un futuro? È in grado la forma-poesia di accettare la sfida posta dai linguaggi della modernità?» (G. Linguaglossa)
giovedì 3 novembre 2011
Ennio Abate
Riflessione di un commentatore di blog
e omaggio a Elvio Fachinelli
Nel mio lavoro (sì, lavoro, anche se non pagato...)
di “commentatore - contrabbandiere”, che cerca cioè di riportare la voce della campana
suonata nel villaggio X anche nel villaggio Y (e viceversa) e di esercitare il suo diritto di critica sui testi
pubblicati in vari blog (Nazione Indiana, Le Parole e le cose, ecc.) o mailing
list, ho ricevuto parecchie reazioni infastidite o aggressive. Fino alla
censura o al blocco della discussione. Colpa mia, colpa altrui? Mi sono andato
a rileggere in questi giorni da una sbrindellata copia di "Quaderni
piacentini", n.36, nov. 1968 lo scritto di Elvio Fachinelli, «Gruppo
chiuso o gruppo aperto?» e ne ripropongo la parte iniziale e finale. Le sue lucide riflessioni andrebbero prese in
considerazione da chiunque intenda “fare gruppo” o si affaccia da "estraneo/a" in un gruppo più o meno già strutturato. [E.A.]
martedì 1 novembre 2011
Enzo Giarmoleo
Riflessione circolare
sulla morte di Gheddafi
non sto dicendo
che le infrastrutture della Libia siano state esteticamente deformate da oltre
50 mila tonnellate di bombe all’uranio impoverito ad alto contenuto esplosivo e
che le nano particelle all’uranio viaggino inodori insapori incolori
indisturbate nel paesaggio libico
non sto dicendo
che l’obiettivo delle potenze occidentali sia quello di impossessarsi delle
immense riserve di idrocarburi della Libia di far propri 200 miliardi di fondi
sovrani libici presenti nei forzieri occidentali ed attuare strategie
geopolitiche per bloccare la penetrazione cinese nel continente africano
Lucio Mayoor Tosi
Smettano di scrivere i Poeti
Credo che i poeti dovrebbero far sentire di più la loro voce. E il modo migliore per farlo potrebbe essere quello di mancare, di rendersi assenti all'umanità.
Per una settimana o per un mese non teniamo reading, presentazioni di libri, spettacoli, dibattiti. Non si scriva di poesia sui giornali e sulle riviste, anche quelle specializzate. Nulla di nulla.
SCIOPERO!
Rendiamo evidente l'assurdità del vivere di soli affari.
Rendiamo chiaro col nostro silenzio che il mondo non è più a misura d'uomo ( se mai lo è stato).
Inventiamoci una manifestazione silenziosa di protesta per tutto ciò che manca.
Mi piacerebbe che si organizzasse una manifestazione senza slogan ne' versi, con cartelli lasciati bianchi, senza scritte, a cui partecipino tutti i poeti, noti e meno noti. E' davvero impossibile?
Lo propongo qui, agli amici del blog, nella speranza che ne possa nascere qualcosa, un passaparola che si concretizzi in gesto solidale verso tutti coloro che stanno pagando per una crisi assurda, disumana.
sabato 29 ottobre 2011
Segnalazione
Giovedì 3 novembre ore 21.00
alla Libreria Popolare di Via Tadino 18 - Milano
Giovedì 3 novembre ore 21.00
PASOLINI RIPENSATO E DISCUSSO
NEL 2011
a cura del Laboratorio Moltinpoesia e della rivista FAREPOESIA
a cura del Laboratorio Moltinpoesia e della rivista FAREPOESIA
Intervengono:
Ennio Abate, Natascia Ancarani, Tito Truglia ed altri
Luisa Colnaghi
Tramonta il tempo
Tramonta il tempo
un poco ogni sera
l'ultima ombra rossa
scende sul mare
dietro il colle
oltre le cime più alte
di ogni stagione,
nel cielo della vita
il nostro tempo
nel declino della sera
si trasfigura eterno
e muore.
giovedì 27 ottobre 2011
Ennio Abate
Commento a un commento
@ helena
janeczeck
sul blog LE PAROLE E LE COSE
Come l’agonizzante diventa un sasso lo sapete.
Come si butta via
die Leiche il cadavere spezzato l’avete visto.
(F. Fortini, Perché alla fine…, in «Paesaggio con serpente»)
Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri.
(F. Fortini, Molto chiare…, in «Paesaggio con serpente»)
Come l’agonizzante diventa un sasso lo sapete.
Come si butta via
die Leiche il cadavere spezzato l’avete visto.
(F. Fortini, Perché alla fine…, in «Paesaggio con serpente»)
Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri.
(F. Fortini, Molto chiare…, in «Paesaggio con serpente»)
Lei, scrivente su «L’Unità»,
organo del Partito
plaudente
libiche guerre
in nome della
ripudiata Costituzione
dal suo cannocchial
rovesciato
che vede?
«Le lacrime di
Vale, la bimba di Carla, il corpo di Gheddafi».
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