Nel circondario
Il capitalismo della crescita è
morto. Il socialismo della crescita, che gli assomiglia come un fratello, ci
riflette l’immagine deformata non già del nostro avvenire, bensì del nostro
passato. Il marxismo, sebbene continui a essere insostituibile come strumento
d’analisi, ha perso il suo valore profetico.
Lo sviluppo delle forze produttive,
grazie al quale la classe operaia avrebbe dovuto spezzare le sue catene e
instaurare la libertà universale, ha spossessato i lavoratori delle loro ultime
parcelle di sovranità, radicalizzato la divisione tra lavoro manuale e
intellettuale, distrutto le basi materiali di un potere dei produttori.
La crescita economica, che doveva
assicurare l’abbondanza e il benessere a tutti, ha fatto crescere i bisogni più
in fretta di quanto potesse soddisfarli, ed è sfociata in un insieme di
impasses che non sono soltanto economiche: il capitalismo della crescita è in
crisi non solo perché è capitalismo, ma anche perché è della crescita.
Michel Bosquet (André Gorz), Ecologia
e libertà (1977).
l’atlante,
quando l’impero
ridisegna
a proprio profitto le mappe
il
conus marmoreus, ma senza la curiosità
dei
marines sulle spiagge del pacifico
le
gazze, se zampettano intruse
sulla
ciottolaia dell’alba incappucciata di rugiada
l’assordante
silenzio, che accompagna
il
fumigare denso e nero di macerie