QUESTA E’ LA MOVIDA ....DAVANTI AL SAN LORENZO DI MILANO.
Si giocava, Arnalda ed io, ogni pomeriggio sul sagrato della Basilica di san Lorenzo, senza disegnarlo
“il mondo” , perché era lì, disegnato da quelle larghe pietre che parevano fatte per saltarci dentro e viverlo, giocando.
Era il ’60, la mia fine del mondo.
Le braccia larghe di San Lorenzo mi facevano bene, c’era silenzio e poca gente intorno, l’eco della voce
non confondeva il cuore, era un’estate calda ancora piena di profumi, quelli che Milano dimentica di riportare al cuore.
Verso le quattro attraversavo la piazza, proprio quasi sotto le antiche colonne c’era una piccolissima stanza, cotta dal fumo, dove un omino faceva il castagnaccio più buono del mondo.
Ferma e zitta mi accovacciavo ai piedi delle colonne, ogni giorno ne sceglievo una, sempre la più calda, aprivo piano il cartoccio di carta oleata e, ancora caldi, profumo e sapore mi salivano nel naso scendendo
in gola, si fiaccava la mia solitudine, mi commuovevo di tanta bellezza tutta insieme.
Poi rifacevo a piedi la via sino al Carrobbio, era al numero 30 di via San Vito la vecchia casa della nonna, salivo di corsa fino al quinto piano, due stanze di ringhiera, gabinetto fuori, glicine che colorava una povertà che mi scaldava il cuore. Poche le cose, tutte vere.
I tram di via Torino che facevano ballare vetri e bicchieri, la via Stampa con le voci da una finestra all’altra tra i panni stesi, la portinaia, il lattaio, pagavo ancora con le lirette il latte della sera.
E’ qui che oggi “vive” la movida.
Lattine di birra buttate tra vento e stomaco, un dolore che non sa più giocare, perché non sa ascoltare quello che il canto del luogo ha da raccontare.
Non serve recintare, non serve far diventare museo il mondo.
Per chi? se non si sa ascoltar più niente.
Io non so niente, ma vorrei cantare senza più parole, e avere una voce così bella da incantare,
e come nelle favole, come la neve, improvvisamente...
tutto ballasse
con una musica fatta di niente
e tutti i vecchi i bambini i giovani ragazzi
vedessero
e come per miracolo
suona la campana
crescono papaveri sul cemento
arrivano aironi scoiattoli e serpenti
un grande “mondo” si disegna sul sagrato
dove giocare insieme tutti contenti
E mentre gli uomini si tolgono le uniformi
tutte le donne sciolgono le trecce
e come cioccolato sciogliamo anche i cannoni
e là
dal fondo del sagrato
arriva l’omino del castagnaccio
un profumo che suona
ancora anche la campana
e ce ne è per tutti
come l’acqua che scende dal cielo
e benedice tutti .
10 commenti:
Poeta, poetessa e ricordi. Emozioni e tutto quel sale (sperato zucchero) della vita. Sono i ricordi che fanno bene, che permettono di paragonare e sapere di uniformi da gettare alle ortiche e di trecce da sciogliere. Conoscono e accettano con serenità i ruoli che non confondono. Un minimalismo diventato grande, anche adulto, che guarda agli altri, prossimo senza confini, voluto e sentito abbracciato.
Altro che: "Lattine di birra buttate tra vento e stomaco" sconoscendo "un dolore che non sa più giocare".
Giuseppe Beppe Provenzale
Ennio Abate:
E mentre gli uomini si tolgono le uniformi
tutte le donne sciolgono le trecce
e come cioccolato sciogliamo anche i cannoni
e là
dal fondo del sagrato
arriva l’omino del castagnaccio
un profumo che suona
ancora anche la campana
e ce ne è per tutti
come l’acqua che scende dal cielo
e benedice tutti .
Proposta di variazione:
" e [di bombe italiane su Tripoli] ce ne è per tutti"
Cara Patrizia, un giorno scrissi ...Da piccola, niente più della neve mi scaldava il cuore. Per te era il glicine, anch'io avevo una nonna e una ringhiera e anche se su Tripoli ci sono bombe per tutti, questa acqua che scende dal cielo ha fatto bene anche a me. Brava! Forse ci siamo già incontrate , se è no , spero che accada presto . Emilia
Ennio Abate:
Anch'io avevo una nonna e la guerra c'era stata qui in Italia e perciò non scriverò mai "e anche se su Tripoli ci sono bombe per tutti...":
Quanne a guerre fernette
tu virisse quanta gente purtave o lutte:
e femmene tutte vestute e nire
l’uommene cu na striscette semp’ nera
vicin’o bavere ra giacca o ro cappotte.
A famiglia noste e chelle e zi Vicienze
se ne venettere a Salierne.
Addie Casebbarone!
Che dispiacere pe nuie piccirille!
* Quando finì la guerra
Non ti dico quanti portavano il lutto:
le donne tutte in abiti neri,
gli uomini con un nastrino sempre nero
sul bavero della giacca o del cappotto.
La nostra famiglia e quella di zio Vincenzo
se ne vennero a Salerno.
Addio Casalbarone!
Che dispiacere per noi bambini!
Caro Ennio, Mio padre ha combattuto al fronte per cinque anni e la guerra gli lasciò segni indelebili. Mia nonna durante i bombardamenti non scappava mai, diceva: -Se l'è minga la mia ura a mori no (se non è la mia ora non morirò) e continuava a cucire e a cucinare cibo per chi scappava.I loro racconti (soprattutto quelli di mio padre) erano brevi e sempre si concludevano così:-Ghe saran ammò i guer ma ti piscinina, ricordes semper che la vita l'è bèla va drè no a pensag a sura a quèl che m'è capità- (Ci saranno ancora le guerre , ma tu piccolina ricordati sempre che la vita è bella
non continuare a pensare a quel che mi è capitato-. Ognuno ha la sua storia Ennio.Ciao Emy
Ennio Abate :
E ricordandosi che "la vita è bella" tantissimi continuano a votare i partiti che le guerre le fanno. E' questa ipocrisia che non sopporto manco qui sul blog
Ennio Abate:
...specie se si mette la maschera della poesia con tanto di bambini papaveri campane aironi e scoiattoli...
Accidenti mi fai venire un dubbio...
Io amo tanto i bambini, i papaveri ,le campane.gli aironi, gli scoiattoli ma odio la guerra... . Emy
Ennio Abate:
"Io amo tanto i bambini, i papaveri ,le campane.gli aironi, gli scoiattoli ma odio la guerra... . Emy "
Se ami tanto i bambini, i papaveri, le campane, gli aironi, gli scoiattoli ( tutti esseri viventi concreti), altrettanto devi odiare non genericamente 'la guerra' (che è un'astrazione), ma quelli che concretamente la fanno: i capi di stato dagli Usa, alla Francia, all'Italia; i governanti; i militari che bombardano...
(Ovviamente dico a te, ma intendo 'noi'...)
Nella critica il soggetto è molto importante...
Ciao Emy
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