mercoledì 26 luglio 2023

Su "Salernitudine". Lettera (2004) a un amico



di Ennio Abate

25 aprile 2004


Caro X,
eccoti le informazioni che mi hai chiesto:

1. Prima di Salernitudine (Ripostes 2003), oltre a un po' di poesie sparse in riviste, avevo pubblicato nel 1982 -stampandolo in una tipografia di amici: Edizioni CELES di Cologno Monzese -   solo un altro libretto, Samizdat Colognom (titolo passato poi alla rivistina fotocopiata e omonima diffusa a mano  tra amici: 7 numeri tra 1999 e 2004). Poi,  finalista al LAURA NOBILE del 1991, uscì presso Scheiwiller nel 1992  il volumetto 5 POETI DEL PREMIO "LAURA NOBILE" 1991 con una selezione delle poesie da me presentate in quell'occasione.
Gli avevo dato il titolo Salernitudine/Immigratorio/Samizdat. Per il resto non mi sono mai dato da fare per pubblicare. Perché? Dovrei fare - ma lo evito adesso - un lungo discorso, dove entrerebbero in gioco: l'interruzione degli studi universitari cominciai a Napoli; il mio trasferimento a Milano; le peripezie fra lavoro per sostenere me e la famiglia che mi ero fatta e ripresa degli studi (abilitazione di disegno poi non utilizzata e laurea in lettere, che poi mi ha fatto imboccare la via dell'insegnamento); la militanza politica dal 1968 al 1976 in Avanguardia Operaia che ebbe la precedenza sulla mia ricerca artistica e letteraria continuata sempre in solitaria; il breve ma diretto rapporto con Fortini (vecchio); un tentativo infelice di pubblicare una raccolta  più ampia e meditata delle mie "poeterie" da Manni.

 2) Le poesie in dialetto presenti in Salernitudine vengono da una "traduzione" in dialetto di quelle "giovanili" scritte in italiano  fra '60 e '63, cioè nel periodo a cavallo degli ultimi due anni  vissuti a Salerno e  il primo passato da solo a Milano. Anticipando una intenzione che avrei attuato dopo - (forse attorno al 1994 ma dovrei controllare) - le avevo intitolate Dialettabili.

3) L'attuale Salernitudine (Ripostes 2003) viene dallo scorporo della raccolta più ampia e generale che avrebbe dovuto uscire da Manni. In vista della pubblicazione avevo rielaborato sia la "trilogia" Salernitudine/Immigratorio/Samizdat - quella mandata al Premio Laura Nobile 1991 [e sia la "traduzione" delle Dialetabili]. Nel periodo delle trattative con Manni  (2000-2002), poi fallite, ho oscillato fra vari titoli: - quello (da "trilogia") del 1991; - Scriptorium; -  Immigratorio. (Cfr. l'autopresentazione con ques'ultimo titolo per l'editore Manni in appendice). Alla trilogia avevo rinunciato, insoddisfatto dall'allusione  a un percorso  troppo lineare infanzia-giovinezza-maturità.  Per ora prevedo (se troverò tempo...) di far uscire, oltre a Salernitudine, primo blocco scorporato da questo agglomerato, altri quattro: Prof SamizdatImmigratorio a ColognomDonne seni petrosi e Invettive.

Grazie per l'attenzione. A presto

 Ennio

 

 

APPENDICE

 

Scheda per l'editore Manni

  IMMIGRATORIO

 

 Un ragazzo respira dal mondo-presepe meridionale in cui è nato quanto di sensuale e terribile resta del mito contadino, prima del suo tracollo definitivo nelle vicende del Secondo dopoguerra, contraendone slancio aggressivo e mortificazioni fino all’abbandono del suo non verificato paese.Un giovane, migrante predone, smarrisce la linea del dolore negli incontri possibili e impossibili di una Milano,Corea anni ‘60-‘70, non fantasmagorico miraggio ma feriale e periferica realtà, appena scossa da lotte sociali che,ai primi spari, non trattengono più il rosso del sogno. Un prof in dissenso verso la sua generazione ormai piegata al Niente resiste all’eclisse di un antico e logico disegno dialogando in clandestinità con ombre amiche o ostili.

Queste le tre figure, tenuamente autobiografiche, che condensano la materia emotiva e intellettuale, i paesaggi e i corpi dell’epica bassa di questo Immigratorio in tre sezioni intersecate fra loro. Nella prima, Salernitudine, la reliquia carbonizzata del dialetto ancora svela tremori e desideri, amputati ma tenaci, dell’infanzia e dell’adolescenza. Nella seconda, Colognom, una lingua grigiastra, ma porosa al gemito dell’ultimo condannato e attratta dai corpi ammucchiati che vorrebbero intessere buoni amori, registra e critica rasoterra la quotidianità normalmente orrenda della periferia. Nella terza, Samizdat, dialogo polemico sul conflitto sconfitto nel secolo appena trascorso e interrogazione esistenziale su conoscenza, memoria e amore tengono a bada il saporoso pensierino di morte, imposto dal precipitare in collettiva anoressia della storia dell’Occidente.

 

* Salernitudine, Ripostes 2003 è scaricabile da questo link: http://www.poliscritture.it/poeterie-di-ennio-abate/ 

 

 

 

 

 

 

 

 


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