di Ennio Abate
25 aprile 2004
Caro X,
eccoti le informazioni che mi hai chiesto:
1. Prima di Salernitudine (Ripostes 2003), oltre a un
po' di poesie sparse in riviste, avevo pubblicato nel 1982
-stampandolo in una tipografia di amici: Edizioni CELES di Cologno Monzese
- solo un altro libretto, Samizdat Colognom (titolo
passato poi alla rivistina fotocopiata e omonima diffusa a mano tra
amici: 7 numeri tra 1999 e 2004). Poi, finalista al LAURA NOBILE del
1991, uscì presso Scheiwiller nel 1992 il volumetto 5 POETI
DEL PREMIO "LAURA NOBILE" 1991 con una selezione delle
poesie da me presentate in quell'occasione.
Gli avevo dato il titolo Salernitudine/Immigratorio/Samizdat. Per
il resto non mi sono mai dato da fare per pubblicare. Perché? Dovrei fare
- ma lo evito adesso - un lungo discorso, dove entrerebbero in gioco:
l'interruzione degli studi universitari cominciai a Napoli; il mio
trasferimento a Milano; le peripezie fra lavoro per sostenere me e la famiglia
che mi ero fatta e ripresa degli studi (abilitazione di disegno poi non
utilizzata e laurea in lettere, che poi mi ha fatto imboccare la via
dell'insegnamento); la militanza politica dal 1968 al 1976 in
Avanguardia Operaia che ebbe la precedenza sulla mia ricerca artistica
e letteraria continuata sempre in solitaria; il breve ma diretto rapporto
con Fortini (vecchio); un tentativo infelice di pubblicare una
raccolta più ampia e meditata delle mie "poeterie" da Manni.
2) Le poesie in dialetto presenti in Salernitudine vengono
da una "traduzione" in dialetto di quelle
"giovanili" scritte in italiano fra '60 e '63, cioè
nel periodo a cavallo degli ultimi due anni vissuti a Salerno e
il primo passato da solo a Milano. Anticipando una intenzione che avrei
attuato dopo - (forse attorno al 1994 ma dovrei controllare) - le avevo
intitolate Dialettabili.
3) L'attuale Salernitudine (Ripostes 2003) viene dallo
scorporo della raccolta più ampia e generale che avrebbe dovuto uscire da Manni.
In vista della pubblicazione avevo rielaborato sia la
"trilogia" Salernitudine/Immigratorio/Samizdat - quella mandata
al Premio Laura Nobile 1991 [e sia la "traduzione" delle Dialetabili].
Nel periodo delle trattative con Manni (2000-2002), poi fallite, ho
oscillato fra vari titoli: - quello (da "trilogia") del 1991;
- Scriptorium; - Immigratorio. (Cfr. l'autopresentazione
con ques'ultimo titolo per l'editore Manni in appendice). Alla trilogia
avevo rinunciato, insoddisfatto dall'allusione a un percorso
troppo lineare infanzia-giovinezza-maturità. Per ora prevedo (se
troverò tempo...) di far uscire, oltre a Salernitudine, primo
blocco scorporato da questo agglomerato, altri quattro: Prof
Samizdat, Immigratorio a Colognom, Donne seni petrosi e Invettive.
Grazie per l'attenzione. A presto
Ennio
APPENDICE
Scheda per l'editore Manni
IMMIGRATORIO
Un ragazzo respira dal mondo-presepe meridionale in cui è nato quanto
di sensuale e terribile resta del mito contadino, prima del suo
tracollo definitivo nelle vicende del Secondo dopoguerra, contraendone
slancio aggressivo e mortificazioni fino all’abbandono del suo non
verificato paese.Un giovane, migrante predone, smarrisce la linea del dolore
negli incontri possibili e impossibili di una Milano,Corea anni
‘60-‘70, non fantasmagorico miraggio ma feriale e periferica realtà,
appena scossa da lotte sociali che,ai primi spari, non trattengono più il rosso
del sogno. Un prof in dissenso verso la sua generazione ormai piegata al
Niente resiste all’eclisse di un antico e logico disegno dialogando
in clandestinità con ombre amiche o ostili.
Queste le tre figure, tenuamente autobiografiche, che condensano la
materia emotiva e intellettuale, i paesaggi e i corpi dell’epica bassa di
questo Immigratorio in tre sezioni intersecate fra
loro. Nella prima, Salernitudine, la reliquia carbonizzata del
dialetto ancora svela tremori e desideri, amputati ma tenaci,
dell’infanzia e dell’adolescenza. Nella seconda, Colognom, una
lingua grigiastra, ma porosa al gemito dell’ultimo condannato e attratta dai
corpi ammucchiati che vorrebbero intessere buoni amori, registra e critica
rasoterra la quotidianità normalmente orrenda della periferia. Nella
terza, Samizdat, dialogo polemico sul conflitto sconfitto nel
secolo appena trascorso e interrogazione esistenziale su conoscenza,
memoria e amore tengono a bada il saporoso pensierino di morte, imposto
dal precipitare in collettiva anoressia della storia dell’Occidente.
* Salernitudine, Ripostes 2003 è scaricabile da questo link: http://www.poliscritture.it/poeterie-di-ennio-abate/
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