martedì 22 novembre 2011
Segnalazione
Il blog di Larry Massino
su un poeta "invisibile"
Larry Massino, che è già stato nostro ospite su questo blog con un suo omaggio in occasione della morte di Giovanni Giudice (qui) cura un originale, estroso e dissacrante blog, "accademici-inaffidabili" (qui). E, pur fingendo di voler mantenere le distanze dalla poesia (o forse più dai poeti o da quanti si danno arie da poeti), un poeta sconosciuto ai più, e quindi pienamente arruolabile nel club degli "invisibili", di cui parla Linguaglossa, o - perché no - tra i "moltinpoesia" da scoprire e studiare, propone all'attenzione. Si chiama Altamante Logli e , scherzando scherzando, ne fa un ritratto vivacissimo, intessendolo nella storia politica di un'Italia popolare e vigorosa un po' scomparsa e un po' tradita già prima di scomparire. Un vero saggio, di quelli non pallosi come i miei, divertentissimo. Provate a leggere e a commentare, su questo nostro blog e/o sul suo. Insomma, temtiamo un gemellaggio culturale, paritario anche se occasionale, tra due blog. Tra l'altro un'attenzione a certe vene poetiche popolari, sempre più trascurate, avevo cercato di incoraggiarla pubblicando alcuni testi del mio amico Armando Tagliavento, il "bidello-scrittore" (qui), autore di poesie e di romanzi quasi tutti inediti, per i quali invano ho cercato qualche accademico che ne curasse l'editing e una qualche pubblicazione. Ah, quanto inaffidabili questi accademici! [E.A.]
lunedì 21 novembre 2011
Segnalazione
Presentazione a Roma
del libro di G. Linguaglossa
Edilazio
Letteraria
La casa editrice EdiLet è lieta di invitare la S.V.
alla presentazione del volume
DALLA LIRICA AL DISCORSO POETICO
Storia della poesia italiana (1945-2010)
di Giorgio Linguaglossa
Intervengono: Alberto Bevilacqua, Luciano Luisi, Roberto Bertoldo, Luigi Manzi, Luigi Fabio Mastropiero, Valentino Campo, Enrico Castelli Gattinara
Modera la serata: Luciano Luisi
Sarà presente l’autore
mercoledì 23 novembre 2011
ore 17
Salone Monumentale Biblioteca Casanatense
via di S. Ignazio, 52 - ROMA
domenica 20 novembre 2011
Alfredo Panetta
Dieci poesie
Una memoria contadina ispida, sconfitta,
agitata da immagini secche, appena
sgrossate ( fa pensare a quelle di Giotto), o dolenti o orgogliose («Riesco a
distinguere lontano dieci metri/ una pulce sul manto di una capra») o
vicinissime in modi animistici al mondo animale («Tra parentesi, amico
maiale, io lo so/ è assurdo pensarci disuguali»). Solo a volte si abbandona
alla melanconia dell’io elementare che ha perso il suo mondo. Questa la prima
impressione della poesia di Alfredo Panetta, che scopro adesso. Il dialetto
calabrese è il suo coerente reliquario.
(E.A.)
A FOLIA
A folìa chi ndavìa singatu
cu sputazza ‘i cinnari nto
margiu
‘a trovai accuppata cu xacchi
d’armacera e umbri d’alivari.
Mpisu nta nu gghjiommaru i cimentu
i jidita a curteju senza punta
cercu nu filu i cielu pe cusiri
i jorna chi mi mancanu du cuntu.
‘U ventu si ndi mpercica ‘nte timpi
na vuci russìja nto cannitu
jestimu tutti i craculi du tempu
prima u diventu axxeri ‘i
calijari.
sabato 19 novembre 2011
Emilia Banfi
La vita il poeta.
Con un commento
di Gabriel Pizarro.
Su segnalazione di Leonardo Terzo. L'immagine L'esserci, 2005 è sempre di Terzo.
Scriviamo
la nostra storia
come i sassi del fiume
al passaggio dell'acqua
fingono
la loro inutilità
Stiamo
qui immobili a farci
blandire muovere
da quella forza che
di noi vuole solo la resa
la fredda accoglienza
di quando la stella
si specchia nell'acqua
la sera.
giovedì 17 novembre 2011
Giorgio Mannacio
Ricerca interminabile
e da terminare
I.
Se l’attività poetica si manifesta e si conclude nella elaborazione di un testo di particolari qualità attraverso un lavoro continuo e pressochè sistematico, è impossibile che lo spirito costruttore non incontri sul proprio cammino spezzoni di altri versi ( concepiti in altro tempo e messi da parte dalla memoria ) o, ancor prima, brandelli di reminiscenze del più svariato contenuto. Ciò comporta, inevitabilmente , che nel progetto originario ( che è costituito da un obbiettivo finale da raggiungere attraverso l’uso di un determinato numero di parole disposte secondo un certo ordine ) si inseriscano stimoli diretti ad ottenere l’aggregazione alla prima fase di materiali non ancora strutturati o parzialmente strutturati.
Enzo Giarmoleo
Giotto, il denaro, l’usura.
Risale a qualche settimana fa la notizia della
scoperta del diavolo nascosto in una nuvola di Giotto, precisamente nella
ventesima scena della vita di San Francesco. Un esempio, forse il primo, di
manipolazione del cielo. Sicuramente un’anticipazione rispetto al cavaliere sulla
nuvola immortalato da Mantegna. Sfuggito per otto secoli all’occhio attento di
esperti, critici, fedeli, pellegrini, sacerdoti, questo diavolo inquietante mimetizzato
nel cielo, appare accanto al santo patrono d’Italia. Certo il diavolo può
essere onnipresente ma ora che la studiosa medievalista Chiara Frugoni l’ha
recentemente scovato in questa nuvola con le corna e il naso adunco, siamo
un po’ perplessi.
martedì 15 novembre 2011
SEGNALAZIONI
Abate, Bertoldo, Franzin,
Massenz, Mastrangelo,
Portaccio, Simonitto.
Segnalo l'uscita quasi in coincidenza di alcune raccolte poetiche di persone con cui sono in contatto. Spero che c'incontreremo in qualche posto per parlarne. [E.A.]
lunedì 14 novembre 2011
Erminia Passannanti
Sul senso e sul futuro:
la poesia contemporanea
Ed ecco il secondo [E.A.]
1.
Il fatto che la poesia sia diventata 'nota a troppi', diceva Leonard Woolf,
svilisce l'intellettuale 'alti-frons', e 'alti-frons-issimo' (A Caccia di
intellettuali, Ripostes, 1993). Infatti, quando un soggetto culturale si
declassa, per le alte sfere critiche, è sempre sintomo di un populismo che
raggiunge ed infetta il mondo delle arti. Il fatto che la poesia, in dati
periodi, venga praticata da 'più persone', invece che essere confinata ad una o
più elites culturali egemoniche, invece, può essere un sintomo (positivo) di
gravità dei tempi, gravità che induce, non per vanità o ambizione, il poeta in
erba, il potenziale poeta, i '+ poeti', i 'futuri grandi poeti', a tentare la
via espressiva della poesia per ricavarne consolazione, e/o l'illusione di uno
spazio per 'dire la propria' (idea, protesta, afflizione, etc).
Lucio Mayoor Tosi
La storia dell'arte che finì
Dopo l'incontro con Giorgio Linguaglossa si moltiplicano gli interventi sul destino della poesia. Pubblico questo primo di Mayoor, apparso sotto il post "Glossa a Linguaglossa" e poi cancellato. [E.A.]
Per
contribuire al dibattito scelgo di dire la mia nella forma di un
racconto, diciamo avveniristico. Un tema scolastico verosimilmente
scritto nel secolo che verrà.
Alla
fine del secolo XX due importanti forme dell'arte che avevano
accompagnato l'evoluzione dell'uomo e della società fin dall'antichità,
entrarono in crisi: pittura e poesia.
Le
ragioni della loro scomparsa sono da ricercarsi nella progressiva
perdita di interesse dovuta al proliferarsi di nuove forme espressive
più funzionali agli scopi della comunicazione delle istituzioni e dei
centri di potere che fino ad allora le avevano promosse e sostenute.
Fino
al secolo precedente ( l'800) queste arti avevano avuto il compito di
diffondere, con immagini e parole, le idee necessarie per trasmettere
significati utili alle nazioni per ogni loro istanza, per magnificare,
sedurre, far conoscere, appassionare o cercare consenso.
Con
l'avvento nel nuovo secolo le scoperte scientifiche e le conseguenti
nuove tecnologie generarono l'intensificarsi dei mercati e
l'affermazione su scala internazionale di ciò che veniva allora chiamato
moderno capitalismo.
venerdì 11 novembre 2011
Ennio Abate
Glossa a Linguaglossa
Note a «Dalla lirica
al discorso poetico. Storia della poesia italiana (1945-2010)»
Eravamo davvero in tanti ieri sera all’incontro con Giorgio
Linguaglossa arrivato da Roma. Per conoscerlo di persona. Alcuni avendo già
letto il suo ultimo libro. Altri per ascoltarlo e farsene un’idea. Linguaglossa
ha confermato di essere uno studioso militante (partigiano e controcorrente)
della poesia del Novecento. E di esserlo
in modi radicali, forse per alcuni persino irritanti. Suggerirei, però, di discutere la sua ricerca come
quella di uno di “noi” o vicino a “noi” , senza bloccarsi di fronte
alle asperità del suo linguaggio, alla
sua eterodossia e neppure a certi suoi
giudizi drastici o, secondo alcuni, “troppo distruttivi”.
Si tratta di ragionare e discutere - senza adesioni gregarie,
ma senza spocchia però! - la sua tesi (politico-estetica)
sulla poesia italiana del Novecento.
Linguaglossa sostiene che essa è stata dominata da un «paradigma moderato»
impostosi già con l’ermetismo e che si
perpetua tuttora nel «minimalismo
romano-milanese», vivacchiante stancamente di rendita (quella anceschiana della
Linea Lombarda).
Di un’«altra storia» possibile, da far emergere anche con
studi più mirati e approfonditi, egli vede tracce nel Montale prima di «Satura»,
nelle resistenze di isolati come Fortini, Ripellino, Flaiano; o di “periferici”
come De Palchi, Guidacci, Calogero, Merini; oppure nella rivolta, anch’essa poi
rientrata, della neoavanguardia.
Questa ricostruzione storico-teorica della poesia italiana
dal 1945 al 2010 delinea un processo di “spappolamento” della forma poesia. E in quella che parrebbe una
“democratizazione” della poesia (la «nebulosa poetante», di cui anche noi moltinpoesia siamo parte) egli vede un sintomo di epigonismo malaticcio e senza
sbocchi di “guarigione”.
Gli orfani della
«poesia lirica», avendo smarrito ogni nozione della forma-poesia,
restano impelagati in «discorsi poetici», giocherellando
con gli scampoli delle tradizioni poetiche forti o sprecandosi in un fai-da-te senza bussola.
Linguaglossa parla di noi tutti, dunque? Forse.
E poiché da tempo la critica o si è azzittita (almeno dagli
anni Settanta) o perlopiù, se torna a parlare, preferisce farlo dai pulpiti
accademici di sempre, lavorando sui “valori certi”, cioè soprattutto sui
poeti canonizzati - i “visibili” (grazie alla grande editoria ) - e spesso
solo per confermare gerarchie consolidate, aggiungendo magari alcune ultime (a
volte dubbie) perle, la ricerca di Linguaglossa, che si spinge anche con molti
azzardi in direzione di “un’altra storia” e tra le nebbie dove operano gli «invisibili», ci dovrebbe
stare a cuore. Linguaglossa può essere
uno dei pochi interlocutori validi con cui misurarci per sciogliere i nostri
dilemmi. Apriamo, dunque, una discussione su questo suo libro. Di seguito le note che ho utilizzato durante
l’incontro alla Palazzina Liberty del 10 novembre 2011 [E.A.]
venerdì 4 novembre 2011
SEGNALAZIONE
2° Incontro del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty
Giovedì 10 novembre 2011 ore 18,30
alla Palazzina Liberty, Piazza Marinai d’Italia, 1
Milano
il Laboratorio MOLTINPOESIA, FAREPOESIA, Milanocosa e Il Segnale
invitano a discutere
il
libro di Giorgio Linguaglossa
Dalla lirica al discorso poetico.
Storia della poesia italiana (1945-2010)
Roma, EdiLet, 2011
Sarà presente
l’autore
«Che cosa è successo nella poesia italiana degli ultimi 65 anni? La poesia che si è trasformata in discorso poetico, ha un futuro? È in grado la forma-poesia di accettare la sfida posta dai linguaggi della modernità?» (G. Linguaglossa)
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