domenica 9 gennaio 2011

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Ennio Abate
Cronaca di performer













In Tunisia molti in piazza.

«Il capo dello Stato tunisino, Ben Ali,
 è un ex ufficiale di polizia; e a quanto pare
sua moglie, Leila Trabelsi, che gioca
un ruolo importante nell´ombra,
ha un passato di parrucchiera»:  
oggi  Ben Jelloun su «La Repubblica».

E aggiunge: «Tutto funziona secondo
la sua volontà: il commercio estero
è prospero, i turisti affluiscono in massa».

Ma «il 17 dicembre [noi qui preparativi
per natale e capodanno] «un ambulante
ventiseienne si è cosparso di benzina
per immolarsi sulla pubblica piazza
di Sidi Bouzid, una cittadina nella zona
centrale del Paese».

In questo blog qualcuno s’è chiesto:
« Come giudicare l’opera-performance
di Marina Abramovic che si fa colpire
con schiaffi e altro dagli spettatori?».

Aggiungiamo un’altra domanda:
e come la performance dell’ambulante
tunisino o dei «poliziotti [che]
avevano confiscato arbitrariamente
la sua carretta di frutta e verdura»?

In Tunisia molti in piazza:
«quattro i morti: due suicidi
e due manifestanti uccisi 
da colpi di arma da fuoco».

Qui moltinpoesia e moltintelevisione.
Per ora.

sabato 8 gennaio 2011

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Eugenio Grandinetti
Il nemico

   













Il lavoro che avevano trovato
era quello di fare il poliziotto
o il militare:Li armarono
di mitra o manganello e li mandarono
a fonteggiare quelli che chiamarono
 “il nemico”E andarono
in Iraq,in Afganistan,in Yugoslavia
a portare la pace,ma ammazzando,
come in qualsiasi guerra,i loro simili;
oppure li mandarono nelle strade
a fronteggiare altri uomini che come loro
cercavano un lavoro o che chiedevano
di vivere col frutto del lavoro,
o quelli ancora                                                                                                                      
che chiedevano per i loro figli
un futuro migliore. E dissero loro
che quelli erano gente spregevole
che non amava l’ordine,che rifiutava
di ubbidire ai governi ed ai padroni,
legittimi entrambi,ed era giusto
colpirli coi manganelli ed arrestarli.
E non si può dire che non fossero
anche loro figli di quel popolo
che protestava,ma pure
dovevano mantenerlo il posto fisso
e,in caso che morissero,l’onore
di un funerale solenne,alla presenza
delle alte cariche della chiesa e dello stato,
e di esser considerati eroi e non sospetti,
come invece avveniva agli operai,
di essere loro i soli responsabili
dell’incidente in cui erano morti.
                                         

venerdì 7 gennaio 2011

CONTRIBUTI
Ennio Abate
"Memoriré" di Marco Ceriani
Quattro poesie e una nota


Da Memoriré

Ne parleranno alla LIBRERIA POPOLARE DI VIA TADINO 18 lunedì 10 gennaio alle ore  18: Ennio Abate, Paolo Giovannetti, Marina Massenz e Patrizia Valduga. Sarà presente l'autore. 

Pag. 28

Ora occhio al sicariante
che se va menando pacche
sulle spalle in bolgia è avante
di chi viaggia certe lacche
che viaggiammo mercé il drastico
apoftegma della morte
quando stira l’egro elastico
da un conscio asilo a inconsce porte –
Ora occhio in più a quel killer
che ti biffa anche la firma
come un Goethe a neve o Schiller
nei rigiri dello scisma
della manna soprannumeraria all’ilio
s’è dall’ilio in giù la taglia
se da cinta in su va il villo
di un tatuaggio in fé canaglia...

Pag. 30

Prestami il tuo anello divorzile
– l’allodola fa all’allodolessa –
nel campo del fieno minorile
che ha uno zoccolo con un’unghia fessa!
Prestaci il tuo anello per le nozze
– dice la folla strabica dei grilli –
nel campo del granturco che commosse
il vento con il suo dondolo di spilli.

martedì 4 gennaio 2011

ARCHIVIO
di Microfono Aperto 2009
Masque
di Giuseppe Beppe Provenzale

F. Goya, La sepoltura della sardina, ovvero quando finisce il carnevale e comincia la quaresima
                 
                 

 Masque

Sulla panchina dell’anima
sei fermo in                                                               
sguardo diritto e occhi che perdono luce

La maschera morte danza la tua vita e   
t’invita a due

Ma non è il tuo passo.
Senza tempo né tempi           bacia, sussurra, t’accarezza e non dice
sei tu la tua morte.

Spenti i colori reali      
e la luce trionfante                                               ora
accendi le tinte
all'altra metà trasparente al nero.                                             
E’ finito il rosso, l’oro, il presepe e il Natale
il bianco, le tuberose e i veli.
Verde giallo e primavera.
Un grigio
sperato perla e madre,
dipinge rigido
lo stupore fermato bianco.

Andarsene.
Addormentarsi partendo.
Tempie battete, cuore fermati.
Nessuna tromba arpe e flauti
né cori di mille.
Ma
un raggiungibile mi moll maggiore nel cuore
e un silenzio clessidra di pace sopra un campo
di grano
Torri e fichi, grilli, idilli, e profumo del mosto addio

Andarsene
via dalla finta innocenza meridiana, poggiato                                  amato
nel profondo dello scavo
profondo
della terra sotto terra
                                      
Da dietro la finestra dell’anima e
dal rinato grigio,
i pensieri della perdita
aprano ora il tuo passaggio.                                    
Ora
ora sia azzurro e contento il giorno
che l’insospettato dio
ti viene incontro

Prati verdi reggano il tuo passo,
una mano che non tocca se vacilli.
Canzoni e versi                                                    ora 
comprendano con me la tua tristezza
scolpita nel  marmo


domenica 2 gennaio 2011

ARCHIVIO
Ennio Abate
Appunti, commenti rapidi, frecciate.
In occasione del
MICROFONO APERTO
Casa della poesia 8 ottobre 2009


Rovistando tra i testi arrivati mi permetto alcune osservazioni. Sono appunti, commenti telegrafici a volte frecciate. Non faccio esempi né nomi. Ma potrei in altro ambito (ad es. nel Laboraotrio MOLTINPOESIA o a tu per tu) argomentare e approfondire.

Distinguerei i testi letti rispetto alla distanza maggiore o minore dal vissuto  da cui provengono e al lavorio più controllato o meno controllato fatto sul linguaggio, le immagini, il pensiero che trasmettono.

venerdì 24 dicembre 2010

CONTRIBUTI
Lucio Mayoor Tosi
Falsi d'autore

Scrivere alla maniera d'altri è facile, e poi s'impara. Forse è più difficile quando non si sa di farlo.
Questi falsi li ho scritti per gioco e sono dedicati all'inverno:



Montale 
Dove se ne vanno i respiri chiari
nella ghiacciaia li assale l'ansia di adesso
non primavere mancate, ma  un solo meriggio
di stentate prove a rilasciar le spalle
che t'amo inverno e t'aspettavo ignaro. 


Leopardi
Nell'infinito silenzio il pensier s'arresta 
e quivi respiro l'eterna stagione, quella
che le bianche notti di dentro ravviva

Ungaretti
mi apro all'inverno


Pavese
Viene l'inverno, la terra fuori
sfuma levandosi chiara
per il cuore che nevicando 
al tuo volto somiglia. 

Dante
respirando vo incontrando l'inverno
mentre dentro cresce il gelo insicuro 
è ancora sorpresa che neve d'intorno

mi salga dentro chiara tanto e pura. 


Majorino
La neve era lì e noi poco distanti
nei cappotti pensierosi sul da farsi 
pensavamo caldi  è l'inverno di sempre
meno male che non è freddo abbastanza
e vinceremo anche quest'anno sull'idiota
di turno che torna regolare a natale
rinascendo un istante ma poi passa
ci penserà l'amsa a distribuire coccarde. 

Aiku
Tutto è neve
il gelido inverno
respiro



mercoledì 22 dicembre 2010

QUARTO DIALOGO
SULLA BELLEZZA
TRA TOMASO KEMENY
ED ENNIO ABATE

 I precedenti dialoghi tra Kemeny e Linguaglossa
assieme ad altri interventi si trovano sul sito della Lietocolle libri
a questo indirizzo:


SULLA BELLEZZA E OLTRE
Ennio Abate a Tomaso Kemeny  e Giorgio Linguaglossa

            1.

            Mi spiace dover criticare  così frontalmente questo scritto [Cfr.DISCUSSIONE Tomaso Kemeny e Giorgio Linguaglossa a proposito della bellezza in questo blog]
di Tomaso Kemeny. Perché ho avuto modo di conoscerlo di persona alla Casa della Poesia di Milano, ne ho stima e riconosco autenticità e forza al suo sentire. Non mi piacciono i polveroni né dare spettacolo del mio dissenso. Convinto però che esprimerlo abbia un senso e possa giovare al dibattito in corso e in accordo con lui, lo rendo ora pubblico,  affiancando questo mio scritto agli interventi di Giorgio Linguaglossa e alla replica dello stesso Kemeny.

martedì 21 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Matteo Bonsante
Tre poesie

 










La mia tristezza (seme alato)
è nell’aria. Nello scirocco.
Tra carrubi distratti e fichidindia.
.................................
Spesso c’è un richiamo
nel tranquillo oscillare della sera.
Impossibile trovare il guado infinitesimo
- la chiusa ha fatto colare il sangue,
la fronte si ferma in controluce.
...................................
Antichi specchi
nelle stanze.
Pieni di vento.
*
Sopra il carrubo
il nido degli astri.
....................

sabato 18 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Paolo Pezzaglia
Compatta spiaggia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Usiamo ancora
una ferma umiltà
contro l’arroganza.
 
Che cada su se stessa,
come l’onda
col suo tonfo
sulla compatta spiaggia.
 
(Ai ripetuti assalti
ci opponiamo
solo un poco cedendo).

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Mario Mastrangelo
A che ce serve

















A che ce serve ca tu tutto guarde
e vire ‘e nuje ogni sbaglio e peccato,
pure si fatto rint’ ê nascundiglie
r’ ‘o scuro cchiù prufunno e scunfinato?
Ca ‘e penziere segrete ce ‘nduvine
pure si l’accuvammo
r’ ‘o silenzio pesante
sott’ a l’ammasso,
ca l’uocchio tuojo,  curtiello celeste,
tutt’ ‘e bisbiglie ‘e st’ànema trapassa?

Si t’hê ‘mparato a una a una ‘e ppéne
ca ‘o chiarore  r’ ‘e juorne
a nnuje fa truvà annanze,
mentre tu te ne staje sulo e te spiécchie
rint’ ô lluntano ‘e tutt’ ‘e lluntananze,
e saje a mmente ‘e vvie r’ ‘o chianto amaro
ca ce scavano ‘e ffacce,
pecché nun curre, ce viene vicino
e ce stringe cu fforza rint’ ê bbracce?

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Il porto dei mondi
Gaetano Kao Provenzale

















ERO

Ero s'immerge nel consueto trance di mistica estrapolazione
lentamente l'ali sue si piegano d'iridescenti flessuosi fasci di cromosuoni mercuriali
riempendosi
di raggiante pura
incontenibile luce
si muove la creatura e con le sue ali segue

Le pance della mutabonda scintillante sinusoide
costituiscono e dissolvono l'ali post-umane
nelle insostenibili folate delle proteiformi correnti d'atavica luce germinale

Quando si domanda dove siano l'ali sue
queste ricompaiono

Ero gioviale governante della barcabarocca
a vela senz'acqua
o
con immensità d'oceano tutt'intorno...

(da Il Porto dei Mondi, inedito)

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Piccola storia di un seme di Natale
Patrizia Gioia



















Arrivo da un "vuoto", voi lo chiamate "morte".
Ogni cosa è in me in difesa e contemporaneamente in attesa.
Come dire, ho paura di tutto e di tutti, eppure tutto e tutti mi penetrano.
Lascio che ogni cosa si deponga in me come neve.
Io sono il seme che, aspettato, aspetta.
Qualche volta arriva qualcuno violento, che fa male dentro.
Qualche altra volta una mano amorevole mi accarezza,
ed io accolgo, non respingo, fiducioso e pauroso.
Un giorno ho sentito una parola strana,
ha toccato in me qualcosa che non ha nome,
so solo che mi muove.
Una parola che risuona, che ammorbidisce la mia scorza.
Una parola che illumina davanti e dietro la porta.
E’ bello e strano ogni volta.
E una parola mi accompagna all’altra in ascolto in danza.
E diventa perla di collana, filare d’alberi sul fiume
nome di mortali e di immortali
canzone di gioia e di dolore senza separazione.
E a poco a poco la buccia si è sbucciata
una foglietta è sbucata, poi un’altra e un’altra ancora.
Nulla è alto, nulla è basso, nulla è giusto, nulla è sbagliato.
Non c’e nemmeno un dentro e un fuori.
Tutto è musica e io voglio capirla, voglio sentirla, voglio amarla, voglio suonarla.
E così è, e così è stato.
Tutto quello che so è che posso, è che danzo. 
Dire è troppo alto, troppo basso, troppo tardi, troppo presto,
è non volere essere seme.
E rifiutare il dono è spezzare l’armonia che ci fa insieme.
Questa è la mia storia.
Da non imparare a memoria, però può aiutare.
E dato che sono nato a Natale, sono un buon seme augurale.
Ricordati però, sono da annaffiare!  

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Maria Maddalena Monti
Lavoro




 










LAVORO

La tua religione era il lavoro.
Poco valeva
chi non sapeva fare
e svelto e bene.
Anche ora,
nella nebulosa che ti avvolge,
lisci con mani esperte
il tuo lenzuolo
vagheggiando
perfetti orli e dritte cuciture.

venerdì 17 dicembre 2010

DISCUSSIONE
CRITICI E POETI: CANI E GATTI? Dopo l’incontro
del Laboratorio MOLTINPOESIA
su «La critica non ammazza
né la poesia né i poeti, anzi...».



Critica e poesia possono allearsi o sono attività inconciliabili? Sarebbe meglio se il poeta facesse solo poesia e il critico facesse solo il critico? La critica è pericolosa per la poesia e la può “uccidere”?
Fino agli anni Settanta del Novecento questioni del genere erano considerate secondarie. La figura del poeta-critico  non  appariva un ibrido quasi mostruoso e antiquato, come succede oggi. E Majorino  ancora nel suo recente Poesie e realtà 1945-2000 ha classificato tranquillamente Pasolini, Leonetti, Roversi, Volponi, Fortini, Pagliarani,  Noventa ed altri sotto la voce «Poesia Critica» (pag.112).
È oggi che il pregiudizio ostile a ogni tipo di critica regna dappertutto. I poeti-critici  sono delle mosche bianche. E la poesia che va a braccetto con  il sentimento, l’inconscio, il mistero, le passioni, il sogno, la Vita, la Fede viene ammirata. Ci si scandalizza – ah,  che liaisons dangéreuses! - solo se dei poeti vogliono mantenere o ristabilire rapporti  tra  poesia e intelligenza, ragione, scienze, riflessione (critica, insomma).
Il peso di questo pregiudizio culturale ha reso faticosa la nascita di un GRUPPO CRITICA nel nostro Laboratorio MOLTINPOESIA. Lo documentano numerose mail scambiate tra noi in questi anni. Ma ora esso è nato, ha prodotto dei risultati e di questi  abbiamo discusso nell’incontro del 14 dicembre alla Palazzina Liberty, intitolato con un pizzico di provocazione La critica non ammazza né la poesia né i poeti, anzi...
Ci è sembrato positivo questo primo esperimento:  alcuni di noi (in vesti di poeti) hanno accettato che altri di noi (in vesti di critici) valutassero alcuni loro testi proposti in un primo momento in forma anonima e solo dopo, a giudizi espressi, collegati ai rispettivi autori. Abbiamo perciò deciso di continuare il lavoro del GRUPPO CRITICA, scambiandoci magari  anche i ruoli: nei prossimi mesi saranno forse alcuni dei “giudicati” a “giudicare”. 
Il metodo della libera discussione da laboratorio ha permesso anche nell’incontro del 14 dicembre di mettere a fuoco gli aspetti positivi e quelli problematici di questo esperimento. Li riassumo qui  tenendo sia di quanto hanno detto i presenti sia delle mie riflessioni personali che vado facendo sul tema quale poesia oggi.

mercoledì 15 dicembre 2010

DISCUSSIONE
Non trovi che questa poesia "Rivoluzione" sia orribile?



Dopo la pubblicazione su questo blog di Due poesie di Eugenio Grandinetti ho ricevuto questa mail:

Caro Ennio, giusto per riallacciare discorsi interrotti, ma non trovi che questa poesia "Rivoluzione" sia orribile? E' puro e semplice discorso politico, neanche tanto originale né approfondito, costruito su righe con "a capo".
Questa è proprio il tipo di NONpoesia civile che non solo non mi piace né interessa, ma penso sia addirittura dannosa. 
Ma scusa, hai letto anche tu i passaggi CIVILI del libro di Majorino [Viaggio nella presenza del tempo], con una forza interna, uno sdegno vero, una poesia che rafforzava il messaggio e l'indignazione. Come fai ora a pubblicare una poesia del genere? Il confronto è spietato.
 Scusa la franchezza, ma a volte non capisco proprio le tue scelte.
Ciao

martedì 14 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Eugenio Grandinetti
Due poesie

 

            







 
La rivoluzione

Così non può andare,è necessario
un cambiamento che modifichi
radicalmente l'ordine sociale.
Ma cosa occorre per fare
la rivoluzione?
Occorrono i fucili,non c'è dubbio,
occorre tanta rabbia
e occorre credere che sia giusto
fare la rivoluzione. Ma non basta.

domenica 12 dicembre 2010

APPUNTAMENTO
UNA SERA ALL'IMPROVVISO



Un gruppo di poeti e amici MAYOOR LUCIO TOSI, MARCO LIBERATORE, MARCO DEDO ha dato vita ad un laboratorio sperimentale dove si tenta dell'improvvisazione poetica contando unicamente sulla voce e sulla presenza creativa dell'autore. Il gruppo, che si ritrova settimanalmente, è aperto agli artisti che desiderano confrontarsi attivamente con la poesia.

Martedì 14 dicembre  
si incontreranno con ELISA AMADORI BRIGIDA e ANGELO BINI per  un mix di letture poetiche e improvvisazione.
Ore 20,30 LIBRERIA SCALDAPENSIERI in via Don Bosco, davanti al numero 39 (5 minuti a piedi da MM3 Brenta). 

sabato 11 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Emilia Banfi
Vecc

VECC
Me sun semper dumandada
se pensen chi vecc
che caminen no
che parlen no
che seren semper i oeucc
in sugnet piscinit.
Furse a gioeuc de fiulitt
a pirulètt e altalèn
a strad de campagna
a merend serà sù in d'un cestin.
'Eccula,  perchè ogni tant a suriden.

giovedì 9 dicembre 2010

APPUNTAMENTO
Lab. MOLTINPOESIA
alla Palazzina Liberty
mart. 14 dic. ore 18













La critica non ammazza ne' la poesia ne' i poeti, anzi...
a cura di Ennio Abate                                                        

Lettura, commento e libera discussione di testi e analisi di testi prodotti dai partecipanti al Laboratorio
Palazzina Liberty, Largo marinai d'Italia 1 - ingresso libero

CONTRIBUTI
DUE POESIE di
Alberto Accorsi e Luciano Roghi

Sintonia e quasi laboratorio tra due poeti dei Moltinpoesia:

















I merli, quelli,
restano anche  d’inverno
Certo, alla prima gelata
uno si chiede: chi me lo fa  fare?
Ma poi dove andare?
dover ricominciare...
Uno s’adatta, saltella
cerca qualche cosa
Spera che torni  presto
la dolce primavera                                                                                                                (A.A)
Destarsi all'ombra dell' inverno...
Il letargo che imprime la vita assegna tempi immaturi.

Non si avvertono intorno i tepori giusti e sul risveglio incidono fame e sonno.
Non trovo bacche né fonti per nutrirmi.                                                                            (L.R.)

martedì 7 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giuseppe Provenzale
S’è fermata a Eboli













Sul far di Messina
non è una poesia,
ma un finire d’ore

Quattro
di sole del tuo ultimo giorno
Venti buon natale      
auguri Clara, auguri Teresa, auguri Laura....
Quattro
ancora ore di vento pietoso a fermare di pioggia
il minuto
di falsa calma e l’occhio del ciclone
che ha girato il precipizio

giovedì 2 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Lucio Mayoor Tosi
Non avendo figli, non avendo













Non avendo figli, non avendo
guardo quelli degli altri. Un bel pericolo scampato da me che
ho per madre una margherita e so farmi fiume cantando
e poi figlio specchio parlante e distratto dalla vita di un filo
di lana. Non comune. Non comunemente e disgraziatamente
padre uomo generoso dalle scarpe enormi...

Figli, diventare angeli custodi e poi morti da ricordare 
diventare i morti dei figli, e solo di loro. Anche da morti? 
E poi, come ci si va sulle stelle se si hanno ancora pannolini 
da cambiare a persone di quarant'anni?

I padri restano come non si spengono le candele prima
di essersi consumate. La lirica insegna alle fiammelle
come rimanere luce sulle fotografie anche dopo, anche quando
la candela si sarà consumata... anche se non ci fosse mai stata
la candela. 

Morendo non avrò nulla da consegnare, nulla che non sia
già stato dato. Non dipende da me, come non dipende dai padri
e dalle madri essere ciò che sono. Nessun ricordo
ma la continua presenza senza fatica o morte.

Morte, bella parola per finire.