sabato 24 settembre 2011

SEGNALAZIONE
Omaggio a Roberto Sanesi
Monza 22 sett.-19 ott. 2011

I colori delle parole
Omaggio a Roberto Sanesi a dieci anni dalla scomparsa
una mostra di Scrittura visuale, a cura di Alberto Crespi
Monza - Galleria Civica di via Camperio
22 settembre - 19 ottobre 2011
Inaugurazione
giovedì 22 settembre 2011 alle ore 18


Alberto Crespi
I COLORI DELLE PAROLE
Un omaggio a Roberto Sanesi


A dieci anni dalla scomparsa, il ricordo di Sanesi non
si affievolisce; anzi, grazie alla dedizione della moglie Anita
per il lavoro di Roberto, lievita di anno in anno. Proprio dell’entità
di quel lavoro si parlava all’inizio di questa estate, in
occasione della ricognizione delle opere che sarebbero confluite
nella mostra odierna. In quella mitica casa milanese
col giardino sospeso sulla trincea delle ferrovie nord, a due
passi dall’Arco della Pace, il lavoro di Sanesi si profilava di
una mole via via crescente, man mano che libri manoscritti
quaderni d’appunti articoli di giornale e di riviste riemergevano
dall’ombra.

Il passaggio dei treni risulta ovattato grazie a quella
barriera di libri che riveste ancora le pareti non solo dello
studio ma di tutta la casa. Libri, libri e ancora libri. Un libro
si consulta per chiarirsi le idee. E in questo inizio di millennio,
caratterizzato da un drammatico incremento di disordine,
il libro, pur destinato a scomparire, ridiventa àncora di
salvezza. Quella scrittura, che oggi ha dimenticato la carta,
risorge dalle ceneri con una forza di persuasione che nessuna
schermata video può lontanamente sfiorare.
Risulta essenziale, oggi, mettere ordine nel passato
perché solo la comprensione del passato può gettar luce sul
presente e, in prospettiva, su un’ipotesi di futuro. Solo un
meticoloso lavoro d’archivio può salvare la memoria di uno
scrittore, e questo è ciò che per Sanesi si sta facendo, con la
pervicacia e l’entusiasmo necessari a sondare un hardware
pluristratificato in sei decenni di pensiero e d’attività, se è
vero, come è vero, che i primi documenti significativi, quadernetti
ordinatissimi d’appunti, risalgono ai quindicianni
dell’autore.
Ordinata la sterminata bibliografia a cura
dell’Università di Prato, archiviati i materiali nel Fondo
depositato presso l’Università di Pavia, permangono tuttavia
lanche ancora insondate tra le mura domestiche: manoscritti
originali, dattiloscritti chiosati, il più vasto epistolario internazionale,
disegni, collages e saggi di poesia visiva legati ad
un trattamento della parola scritta di una specie tutta personale.
Io non dipingo, scrivo, titolava la mostra milanese in
omaggio a Sanesi alla Biblioteca Sormani nel 2010, riprendendo
l’avvertimento del Poeta.
Oggi, dopo la pubblicazione dell’edizione Mondadori
che nelle sue tre centinaia di pagine e oltre dispiega i poems
di Sanesi nell’estensione delle loro accezioni, la figura del
poeta milanese è finalmente giunta ad una precisa collocazione.
Grazie al lavoro bibliografico, la sua opera è ordinata
secondo quell’ufficialità che all’autore invero poco interessava,
in favore di una liberissima gestione delle proprie
risorse speculative e di un piacere di scrivere connaturato ad
ogni ora del giorno e della notte. Ordinata in Raccolte poetiche,
Traduzioni, Prosa creativa, Saggistica, l’opera di
Sanesi allinea centinaia di titoli. Celebri, nel campo della
critica d’arte, sono i volumi dedicati a Moore, Ceri Richards,
Sutherland, Hans Richter, Scanavino, Maurice Henry.
Affascinanti in un’accuratezza di veste editoriale ormai
desueta, quanto rare, sono le edizioni d’arte che vedono testi
di Sanesi accompagnare o affiancare in pagina opere originali
di selezionati artisti contemporanei come Tilson,
Romagnoni, Della Torre, Baj, Del Pezzo. Vivacissimi i Fogli
di studio, duetti di disegni e reciproche annotazioni con
Gillo Dorfles.
La raffinatezza della traduzione, determinata dalla perfetta
intelligenza dei testi poetici, pone ai vertici le opere
dedicate ai poeti anglosassoni, antichi e contemporanei.
Impareggiabile anglista, Sanesi si è mosso a livello internazionale
fin dagli anni Cinquanta entrando nelle pieghe più
sottili della lingua. La familiarità con poeti, artisti ed editori
anglosassoni risalta dall’epistolario che la rassegna odierna
esemplifica con pezzi ormai celebri. Inequivocabilmente,
nella sua figura di misurata eleganza e nell’intonazione della
dizione, Sanesi è stato il più inglese dei milanesi.
I saggi di scrittura visuale, del resto, respirano la stessa
aria della parola scritta e del parlato. Una vecchia registrazione
del Poeta che legge - audiotrasmessa nella sede
espositiva - porge immediatamente la qualità di quel respiro:
quel tono privo d’ogni enfasi - quando non un po’ dimesso -
coglie però le sfumature dei lemmi e i silenzi nello scritto,
restituendo una percezione avvolgente dell’assieme parolaspazio.
Nei fogli, la quintessenza del respiro. La costruzione
realizzata affastellando o dilatando la parola scritta, architettonicamente
organizzata o, al contrario, emergente da vaste
solitudini bianche con rade macchie d’aquerello, si impone
là nel ritmo, qui in aritmie reintegrate da sottili nessi geometrici.
Anche in questa accezione - che conferisce, con leggera
o trasgressiva ironia, visibilità immediata ad una formidabile
cultura - la scrittura di Sanesi riflette il puro piacere,
rivestendosi limpidamente di colore.
Monza, luglio 2011
Roberto Sanesi nel giardino della casa di Milano, 1980 circa.
“Sanesi era l’anima della conversazione: arguto, rilassato e simpatico”.
Alexander Hutchison, poeta scozzese e suo traduttore, gennaio 2001.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so se Roberto Senesi, come spesso accade, durante la sua bellissima avventura di critico e poeta, abbia preso le distanze dai poeti ribelli americani della fine degli anni 50, ma vi è di certo che l’anniversario della sua morte non mi rattrista poiché sempre vivo è il suo splendido tentativo di introdurci nella natura di quella poesia. Senesi ci parla dei suoi importanti nessi, con il jazz, il buddismo zen, di un percorso che è anche politico ma non solo, dei suoi predecessori come “l’ apocalittico e rivoluzionario” William Blake, piuttosto che il profetico e visionaro Walt Withman. Ripercorriamo così il grande sogno americano con ancora qualche squarcio di luce, nel tentativo di liberare la poesia da “reading accademico”, da “società segreta” , da “lamentazione intimista”, da “polizia editoriale , da “antologia burocratica”, da baby sitter non richiesti di una qualche tradizione costrittiva.E' solo memoria? enzo giarmoleo

Moltinpoesia ha detto...

Sanesi... Sanesi!
I Senesi sono a Siena

enzo ha detto...

Sono sicuro che Sanesi mi perdonerà. enzo

Anonimo ha detto...

Finalmente se ne parla, anche quand'era in vita i soliti che occupavano gli spazi che contano l'avevano emarginato. Ho avuto la fortuna di conoscerlo perché ero suo studente negli anni 70 (letteratura inglese naturalmente, all'Accademia di Brera), e l'ho frequentato per qualche tempo a Milano. Non l'ho mai dimenticato, e Il suo "improvviso a Milano" è stato per me un libro fondamentale per quegli anni. Un vero maestro tra i poeti lombardi.

mayoor

Moltinpoesia ha detto...

DA Giorgio Linguaglossa, Dalla lirica al discorso poetico, Edilet, Roma 2011

Su Roberto Sanesi (pp. 85-87)

È a questo punto che dobbia-
mo menzionare il tragitto di un altro poeta, il lombardo Roberto
Sanesi (1930-2001), la cui produzione poetica si situa in posizio-
ne sghemba, laterale ma non adiacente a quella degli altri lombar-
di accomunati nella anceschiana Linea lombarda, impegnato in
un tentativo di ritagliarsi una linea genealogica affatto originale
attraverso lo studio e la lettura di Eliot, Thomas e Pound, per con-
giungersi con le origini della poesia italiana: quel Cavalcanti di
{ cui parlerà in una intervista del 1984 intitolata «Tornare a Caval-
canti», una linea che «non ha niente a che vedere con la tradizione
italiana che comunemente e continuamente si vuole racchiudere
nell'arco Petrarca-Leopardi», dirà nell'intervista. I libri più signi-
ficativi della cospicua produzione di Sanesi sono quelli del primo
periodo: Il feroce equilibrio (1957), Poesie per Athikte (1959),
Oberon in catene (1962), dove il piano inclinato espressionista at-
tira tutto il «ragionamento» poetico in un crogiuolo incandescente
dove il «concettuale» convive con il lato «semantico», il «quo-
tidiano» con l'iperbole e la metafora eccentrica, il salto logico
convive con un «ragionamento» che buca l'assurdo della signifi-
cazione, i rottami e i lacerti del linguaggio poetico novecentesco
(in specie di quello tardo ermetico) collimano e convivono con
le astruserie e la lambiccata originalità del suo «ragionamento»
logico-illogico eliotianamente inteso verso il correlativo metafo-
rico. È forse il primo esempio, nel Novecento, di disseminazione
del non-senso in una miriade di frastagliature semantiche e me-
taforiche, una sorta di appropriazione di ciò di cui il linguaggio
poetico italiano fino a quel momento era stato espropriato. A volte
intellettualistica, altre volte disorganica e concetto sa, la poesia di
Sanesi resta comunque un percorso originale e isolato.

[Continua]

Moltinpoesia ha detto...

[Continua]

Sicura-
( mente, il primo Sanesi trae profitto dalla lezione metaforica del
grande poeta inglese Blake riconvogliando quell'esperienza me-
taforica in un alveo stilisticamente meno concitato e convulso che
conoscerà una ulteriore attenuazione nei decenni successivi fino
a riposizionarsi sul piano di un espressionismo del quotidiano.
Il secondo periodo copre gli anni Sessanta e giunge fino a metà
dei Settanta con Rapporto informativo (1966), Elegia a Vernon
Watkins (1968), L'improvviso di Milano (1969), fino ad Alterego
& altre ipotesi (1974); seguirà il terzo periodo della sua matu-
rità stilistica con La cosa scritta (1977), Recitazione obbligata
(1981), Téchne (1984), La differenza (1988) e Il primo giorno
di primavera (2000). Resta ancor oggi calzante il giudizio che di
questa poesia ha dato Giovanni Raboni:
La mia tesi [ ... ] è che l'antilirismo e l'impurità perseguiti da Sane-
si siano di un'altra specie, abbiano una natura sostanzialmente diversa
rispetto a quelli perseguiti, più o meno nello stesso tempo, sia da gran
parte dei suoi coetanei compresi, va da sé, gli adepti e i fiancheggia tori
della cosiddetta neoavanguardia) sia dai protagonisti della generazione
precedente [ ... ]. In che senso? Fondamentalmente [ ... ] nel senso che lo
sconfinamento, l'ibridazione, il meticciato della parola poetica vanno in
primo luogo, nel caso di Sanesi, verso il pensiero speculativo, verso la
riflessione fi losofica, fondando, si direbbe, oltre ad una prassi concreta-
mente riconoscibile, anche una vera e propria concezione della poesia
come (avrebbe detto Leonardo) «cosa mentale», mentre nella maggior
parte, forse nella totalità degli altri autori mossi nel frattempo da un
impulso a prima vista affine essi vanno invece verso modi e tonalità di
tipo sostanzialmente prosastico-narrativo, 31
Quando la forbice della griglia stilistica e linguistica de-
gli anni Sessanta si restringerà e non ci sarà più spazio per le
sregolatezze e i deragliamenti semantici e metaforici, la poesia
sanesiana rientrerà nel «canone» dell'alveo tardo novecentesco,
«aggiusterà» le intemperanze e le irregolarità su un piano più
riconoscibile.

31. In Poesia italiana contemporanea, a cura di Giovanni Raboni, Firenze, Sansoni, 1981, p. 189

[Fine]

Anonimo ha detto...

Raboni Raboni... certo, ognuno è libero di scegliere, nel cercar di essere riconoscibile, se sia meglio trattar d'inezie per la sola brava gente rassegnandosi alla propria levatura, oppure di essere un pesce fuor d'acqua o magari perfino una rondine. Comunque se ne sono andati tutti.

mayoor