Una conversazione con
Claudia Hochstrasser mi ha fatto conoscere alcuni versi – da un blogger
erroneamente attribuiti a Kurt Tucholsky – di Richard G. Kerschhofer, autore
tedesco che nel 1929 li pubblicò sulla rivista austriaca "Zeitbuehne" con lo pseudonimo di Pannonius. Viene voglia di
riproporli per la completa attualità che conservano dopo oltre 80 anni.
Più che una prova di poesia,
costituiscono un esercizio di dolorosa, lucida ironia, o meglio di sintetica
analisi della realtà, capace di far riflettere anche sulle motivazioni che
permettono il riprodursi di analoghe condizioni e dinamiche
economico-finanziarie a distanza di quasi un secolo dalla crisi del '29 con le
sue nefaste conseguenze. Certo non è un caso che da allora nessuno degli
organismi del potere si sia posto seriamente nell'ottica di evitarne il
perpetuarsi.
La precaria traduzione che ne propongo, affiancata da una libera versione in rima di Aldo Giobbio (che aggiunge anche un titolo ad hoc), è il frutto della mia rielaborazione di una traduzione interlineare fornitami da Claudia. La mia assoluta ignoranza del tedesco, pur temperata dalla competenza linguistica di Claudia (che però non si estende in modo perfetto all'italiano), impone che io inviti anche altri a completarne il percorso di resa nella nostra lingua con altre traduzioni o versioni.
La precaria traduzione che ne propongo, affiancata da una libera versione in rima di Aldo Giobbio (che aggiunge anche un titolo ad hoc), è il frutto della mia rielaborazione di una traduzione interlineare fornitami da Claudia. La mia assoluta ignoranza del tedesco, pur temperata dalla competenza linguistica di Claudia (che però non si estende in modo perfetto all'italiano), impone che io inviti anche altri a completarne il percorso di resa nella nostra lingua con altre traduzioni o versioni.
In questo caso è il contenuto che ho trovato sorprendente,
stimolante e da condividere. Ma proprio per questo, per questa attualità che dà
da pensare, forse varrebbe la pena (sempre che qualcuno conosca il tedesco) di
dare a questi versi una forma che li renda al meglio intellegibili e volentieri
leggibili. D'altronde siamo un laboratorio... [Marcella Corsi]
Quando la Borsa va giù di
brutto
desta preoccupazione in quasi
tutti;
se uno però va a gonfie vele,
certo
si tratta di vendita allo
scoperto.
Quegli imbroglioni svendono
quel che nemmeno possiedono,
provocano il crollo proprio
quelli
ai quali fa gioco – davvero
bello!
Ancor più facile si rendono il
lavoro
con i prodotti derivati:
l'effetto si potenzia quando
il valore
dei titoli viene truccato.
Quando poi le banche crollano
certo i risparmiatori non
ridono,
e un'ipoteca sulla casa vuol
dire
che gli abitanti ne devono
uscire.
Se invece son colpite banche
grandi
comincia a tremare tutto il
mondo –
anche la marmaglia di chi
specula
ora ha paura per la sua
pecunia!
E' messo in pericolo il
sistema?
Serve allora intervenire sul
tema:
il guadagno resta privato,
le perdite le acquista lo
Stato.
Dunque lo Stato ha bisogno di
credito,
e questo porta profitto
inedito
a chi del Paese di turno
ha ormai il governo in pugno.
I conti di questi furfanti,
così
l'uomo della strada se li
carica
e – il bello è proprio lì –
non solo in America!
E quando la Borsa non va a
fondo
ricomincia il girotondo –
è pura ridistribuzione,
sempre solo in una direzione.
Ma se a giocare quel gioco
talvolta
la gente non è proprio
disposta,
pronta da tempo è la via
d'uscita:
un poco di guerra è servita.
Wenn die Börsenkurse fallen
Wenn die Börsenkurse fallen,
regt sich Kummer fast bei allen,
aber manche blühen auf:
Ihr Rezept heißt Leerverkauf.
Keck verhökern diese Knaben
Dinge, die sie gar nicht haben,
treten selbst den Absturz los,
den sie brauchen – echt famos!
Leichter noch bei solchen Taten
tun sie sich mit Derivaten:
Wenn Papier den Wert frisiert,
wird die Wirkung potenziert.
Wenn in Folge Banken krachen,
haben Sparer nichts zu lachen,
und die Hypothek aufs Haus
heißt, Bewohner müssen raus.
Trifft’s hingegen große Banken,
kommt die ganze Welt ins Wanken -
auch die Spekulantenbrut
zittert jetzt um Hab und Gut!
Soll man das System gefährden?
Da muss eingeschritten werden:
Der Gewinn, der bleibt privat,
die Verluste kauft der Staat.
Dazu braucht der Staat Kredite,
und das bringt erneut Profite,
hat man doch in jenem Land
die Regierung in der Hand.
Für die Zechen dieser Frechen
hat der Kleine Mann zu blechen
und – das ist das Feine ja -
nicht nur in Amerika!
Und wenn Kurse wieder steigen,
fängt von vorne an der Reigen -
ist halt Umverteilung pur,
stets in eine Richtung nur.
Aber sollten sich die Massen
das mal nimmer bieten lassen,
ist der Ausweg längst bedacht:
Dann wird bisschen Krieg gemacht.
Ballata dell’orso e degli sciacalli
Quando in Borsa arriva
l’Orso
Tutti gridano al soccorso!
Ma qualcun guadagna, è
certo.
Come? Vende allo scoperto!
Svegli quei ragazzi! Al
passo!
Vendon quello che non hanno
Speculando sul ribasso
Ch’essi stessi andare fanno.
E allora forza! Belli e
lustrati
Quando il Titolo è truccato
Vien l’Effetto potenziato.
Se la banca poi si spacca
Va il risparmio pure in
vacca.
Le ipoteche son dolori,
L’inquilin lo sbatton fuori!
Se le banche poi son grosse
Sente il mondo – ahinoi – le
scosse.
Anche lo speculatore
Trema preso dal terrore.
Il sistema è messo a
rischio?
Qui ci vuole proprio un
fischio!
Il guadagno va al privato,
E le perdite allo stato.
Ma di soldi esso ha bisogno:
E i profitti son da sogno!
Così è: dovunque sia
Ho lo stato in mano mia!
Ed i conti del briccone
Poi li paga Pantalone:
E non solo – ci credete? –
In America, sapete?
Quando il Toro attacca a
fondo
Ricomincia il girotondo
E la ridistribuzione
Nella stessa direzione.
E se un giorno poi le masse
Di quel gioco sono lasse,
Il problema non ci atterra:
Un pochin si fa di guerra.
5 commenti:
Morto Pininfarina
la Borsa ha un sobbalzo
funereo triste imbarazzo
sospeso il Titolo
per eccesso di rialzo.
Amen.
EMY
E vada per l'economia virtuale. Acquisti una casa del valore di 400.000 euro, gliene dai 4.000 e il resto è virtuale. Il proprietario metterà in banca 4.000 euro più 360.000 euro virtuali. La Banca potrà disporre di questa cifra per i suoi traffici, ad esempio potrà prestare 10 euro più 3.590 virtuali che il cliente potrà spendere in altrettante percentuali.
Pagherò un chilo di pane 1 euro, gli altri 3 saranno virtuali. Il fornaio dichiarerà l'incasso reale e quello virtuale e ci pagherà le tasse ( 40 centesimi + più la percentuale in virtuale).
Lo stato potrà contare su un attivo virtuale straordinario e con questo potrà virtualmente pagare stipendi da 100 euro ai dipendenti pubblici ( + 1.200 virtuali)... d'altra parte se uno paga 1 euro per un chilo di pane non dovrebbe lamentarsi. E così via verso... la sparizione del denaro che diventerà virtuale. Ora non funziona perché lo fanno solo le grandi banche, ma c'è del buono...
mayoor
... e magari la virtualità assoluta potrà anche esser vista (o mostrata) come l'assoluta vittoria sul materiale... Peccato che ora il denaro virtualmente accumulato da pochissimi condizioni terribilmente la realtà di moltissimi.
Però mi piacerebbe riuscire a vederci, in prospettiva, del buono...
ciao
marcella
da Rita Simonitto
Marcella si chiede, e chiede al Laboratorio, rispetto a questi versi che, “più che una prova di poesia, costituiscono un esercizio di dolorosa, lucida ironia, o meglio di sintetica analisi della realtà la possibilità di esporli in una forma [poetica] che li renda al meglio intellegibili e volentieri leggibili. D'altronde siamo un laboratorio...”.
Credo che la forma di denuncia sia stata già espressa nei testi citati (così come nella poesia ‘Capitalismo’ di Indarno da tempo, già pubblicata in questo Blog): forse il problema sta nel non fermarsi alla denuncia ma cercare di cogliere ‘il profondo’ della realtà, è lì che può trarre linfa la vis polemica e poetica. Se ci fermiamo alla superficie allora cadiamo facilmente negli equivoci. Pensiamo infatti al termine “virtuale”.
Tratto da Wikipedia:
"Il termine virtuale è usato con diversi significati:
- dal latino virtus, in riferimento alla virtù nel senso di forza
- in campo filosofico e scientifico viene usato come sinonimo di potenziale, che può accadere
- particolarmente usato in informatica è il significato di simulato, non reale".
Ma quando, ad esempio, ci imboniscono con le oscillazioni dello “spread” ci troviamo di fronte ad un bel problema. E’ *reale* nei suoi effetti dichiarati (ne patiamo le conseguenze), ma *non reale* nella interconnessione con le sue cause: la scelta di applicare uno ‘spread’ più o meno alto dipende esclusivamente dalla *volontà* della banca (e dal *potere* della banca e di chi sta dietro alla banca), il che denuncia una variabile politica più che economica. Non c’è nulla di *virtuale* in questo, in nessuna delle accezioni sopra riportate: è solamente una delle espressioni dell’arbitrio del potere. Il quale potere, poi, ci porta a prendercela, appunto, con lo spread, o con le banche o con la realtà ‘virtuale’ e non con ciò che sta dietro, ai rapporti di potere che supportano il tutto.
C’è un film molto interessante di Bogdanovich, “Bersagli”, in cui vengono messe a confronto la violenza espressa nella fiction cinematografica ( “La vergine di cera” con Boris Karloff che viene proiettato nel film “Bersagli”), e, sempre nel film "Bersagli", la violenza espressa nella realtà da un sociopatico che, arbitrariamente, con un armamentario di fucili e pistole, fa il tiro a segno uccidendo a caso le persone. Qual è la violenza che fa più paura? Non quella proiettata sullo schermo ma, ovviamente, la seconda. Ma se per questa violenza viene distolta l’attenzione sulle cause, perché essa è puntata più sulla spettacolarità degli effetti – cosa che sperimentiamo quotidianamente attraverso i media - ci troviamo di fronte ad una ‘realtà artefatta’, privata del pensiero e quindi a-conflittuale, non viva. E, come nella memorabile scena finale del film citato, “spariamo” alla minaccia rappresentata nello schermo, alla realtà ‘virtuale’, e non a quella reale di cui esso schermo è rappresentazione.
... l' invito era (per chi conoscesse il tedesco) solo a provarsi su una traduzione più adeguata di quelle già fornite, essendo la mia assolutamente mediocre e quella di Aldo migliore ma forse troppo distante dall'originale.
Certo il testo originale, nonostante rime e ritmo, mi sembrava più una parodia che una prova riuscita di poesia. (Quel che colpiva era il contenuto in relazione a quanto oggi ancora avviene, e con pochissime concrete prese di distanza: non sono molto frequenti le incriminazioni di agenzie di rating o manager bancari accusati di frode…) Non padroneggiando io la lingua, è possibile che la mia impressione sul valore del testo non corrispondesse al vero. Dunque l'invito alla ri-traduzione tendeva anche a verificare questo.
Credo che tu abbia ragione, Rita, quando colleghi la forza della vis polemica e poetica alla capacità di non fermarsi alla superficie della realtà. A mio parere è una condizione necessaria (anche se non sufficiente).
Quanto al termine virtuale, mi pare che anche Mayoor (come me) l'abbia usato nella terza delle accezioni che hai esplicitato, che è credo quella più largamente utilizzata (del primo dei significati a dire il vero non riuscirei nemmeno a fare un esempio). Certo dietro i movimenti dello spread ci sono volontà politiche e poteri economici molto reali, le cui logiche rispondono ad interessi di pochissimi. E sono questi, ne sono convinta, persone per le quali etica e bene comune sono parole senza senso. Tenere l'attenzione pubblica puntata sullo spread serve proprio a deviarla dalle responsabilità dei manovratori. Sullo sfondo la miseria di una concezione del mondo che considera il denaro e i beni materiali come il valore sommo, e sembra aver perso anche la capacità di vedersi in una prospettiva storica. Quello di "sparare alla realtà virtuale" è un rischio reale, esiste e va tenuto presente, credo, quando si considera qualunque rappresentazione.
Grazie della tua attenzione
ciao
marcella
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