Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono, ha accompagnato l'invio di queste sue poesie con un breve messaggio: "In questi giorni ho
cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato
un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la
pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle
che ti paiono più opportune".
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio" suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.]
1 Senza appigli
Un volo di
rondini s’aggrappa
agli
embrici che sporgono da un tetto
e rimane
sospeso. Incerti volano
nell’aria
senza limite gli sguardi
ed
inseguono attese che si perdono
nel vuoto
senza appigli e senza meta.
2 I sentieri dei passeri
I sentieri
dei passeri scompaiono
dopo ogni
passaggio,
anche se
l’aria è sterile e non crescono
erbe nuove
a nascondere le tracce.
3 La partenza delle rondini
Partiranno
le rondini alle prime
avvisaglie
d’autunno, quando le albe
avranno
indugi prima di svelarsi
pallide
all’orizzonte.
S’aduneranno
allora i nostri sogni
lungo i
fili sospesi della mente
e
spiegheranno le ali alla ricerca
di nuove
terre dove ancora il sole
avrà tepori
e abbagli e le parole
apriranno
alla mente ancora un mondo
vivido di
promesse e d’illusioni.
4 Gli afidi
Dove ci
sono gli afidi s’affollano
le
coccinelle
e non per
il piacere di vederli
ma solo
perché gli afidi
sono un
preda facile, un pascolo
fertile
d’erba tenera da brucare
senza
pericolo.
Gli afidi
sono stupidi: non hanno
né
strategie né armi per difendersi
né agilità
né ali per scappare.
L’unica
loro risorsa è il numero
che serve
solo per assicurare
che almeno
la specie sopravviva.
In qualche
modo sono come i popoli
che si
fanno sfruttare e che sopportano
di essere
mandati in guerra, senza avere
l’intelligenza
almeno di capire
che il
numero potrebbe diventare
un’arma
efficace per lottare
per il loro
diritto d’istituire
una società
di uguali. Ma ora
il mondo in
cui viviamo è organizzato
in maniera che
quelli che comandano
si
appropriano del frutto del lavoro
dei molti, a
cui non lasciano
se non
quello che basti a sopravvivere.
Ma gli
afidi non hanno
un cervello
pensante: hanno soltanto
la
possibilità di essere tanti
in modo che
se pure molti muoiano
la specie
però riesca a sopravvivere.
5 Rimpianti
Giungono
sulle ali dell’inverno i gemiti
del
vento: hanno rimpianti
di stagioni
fiorite, di tepori
trascorsi, di
rondini
che
percorrono il cielo e non si stancano.
6 Le api
Si spostano
da fiore a fiore le api
cercando il
nettare e intanto si ricoprono
di polline
che fecondi
i fiori che
visita. La vita
è sempre
uno scambio e non soltanto
da fiore a
fiore, ma anche
da gente a
gente, perché si rinnovino
le civiltà
e non restino
immutabili
come cose fossili
7 Pieride
Pieride, bianco
anelito che palpiti
cercando
tra le folte erbe dell’orto
i fiori
delle crocifere tra tanti
altri fiori
forse anche più visibili,
la vita
breve che ti resta ancora
non ti
appartiene più.
Passato è
il tempo dell’attesa quando
eri bruco e
crisalide e speranza
di avere le
ali per poter volare
libera per
cieli intermini appagandoti
solo del
volo e della libertà.
Ma non per
te erano le ali e il volo
ed i liberi
spazi e l’abbandono,
ma solo
perché ancora continuasse
in altre
vite la tua vita breve,
e,disquamate
le ali, tu tornassi
a strisciar
sulla terra e a sbattere
le ali
ormai inutili aspettando
l’ora
vicina di cessare d’essere.
8 Rondoni al tramonto
I gridi dei
rondoni si ripetono
nell’aria
del tramonto: questa è l’ora
delle
imprecazioni o dei silenzi.
Trattieni i
tuoi pensieri, non lasciarli
erratici
nell’aria, che non debbano
volare
intorno e non trovar riposo
se non al
compimento della sera.
Voleranno
di notte solo strigidi
dalle ali
silenziose e pipistrelli
dalle dita
lunate alla ricerca
di ogni
essere che s’agiti nel buio.
E per non
farsi preda anche i pensieri
si faranno
silenti e resteranno
rinchiusi
nel rifugio della mente.
.
9 Come formiche
Questa pur
breve vita che trascino,
come un
peso gravoso una formica
traendola a
ritroso, è ormai vicina
al nido
sotterraneo ove s’interrano
il chicco e
la festuca. Ma continua
per altre
vite ancora la fatica
ardua di
vivere. La vita
di ognuno è
solamente un attimo
sul
quadrante che segna ad ogni giro
generazioni
d’uomini che passano
come filari
di formiche.
E poi
riprende ancora dall’inizio
il corteo
d’altre vite fino a quando
un
meccanismo fragile s’inceppi
ed una mano
anonima lo stacchi
dalla
corrente che lo tiene in vita
lasciando
solamente un segno labile
che il
tempo inesorabile cancella.
10)
Il bruco geometra
Il bruco
che s’arrampica a fatica,
arcuando il
corpo lungo le pareti
ripide, pare
il segno
della spanna o l’apertura
del
compasso
che s’apre
e chiude e prende le misura
di tutte le
cose che delimita.
Ma è solo
un bruco geometra che cerca
un posto
nascosto ove s’imbozzoli.
Non ha peli
urticanti, non ha ghiandole
velenifere
per difendersi: ha solo
l’abilità
di rendersi mimetico
stecco tra
stecco o grumulo di polvere
a cui
nessuno faccia caso.
11) La macroglossa stellarum
Suggere
senza fermarsi: il tempo passa
rapido e la
vita
è troppo
breve per poter far tutto.
In tanti
fiori solo poco nettare
e occorre
fare in fretta
a visitarli
prima che avvizziscano
prima che
si perdano le forze
e si diradi
il battito delle ali
e si cada
per terra e vi si resti
per sempre
inerti.
12)
Nottole
Nel cielo
oscuro gocciole di luce
seguono
strade aeree che attraversano
orizzonti
retrattili. Parole
rapide come
nottole si perdono
inseguendo
memorie che nel buio
s’agitano
come anofeli e ci turbano.
13)
Farfalla
Con ali
variopinte di farfalla
vola
nell’aria della mente lieve
un sogno.
Cerca fiori
dai petali
sgargianti per sentirsi
un fiore
anch’esso e richiamare
altri
sogni,che la vita
ci sembri
gioiosa come un prato
adornato di
fiori e di farfalle.
14 I passeri
La gazzarra
dei passeri che litigano
per le
misere briciole che quando
qualcuno
scuote la tovaglia cadono
dalla
finestra nel cortile turba
per un poco
il silenzio del meriggio.
Poi ritorna
una quiete di calura
che assopisce ogni voglia in un letargo
di stanca e
sonnolenta indifferenza.
15) L’allodola
Si leva
l’allodola dal suolo
dove ha il
suo nido e vola
quanto più in alto può: la terra è solo
una distesa
informe, un prato vuoto
dove una
nidiata pigolante chiama
a compiere
un dovere che la vita
ha
assegnato. E lascia
il cielo
senza limiti, la visione
di spazi
sterminati, il sogno
di
raggiungere in cielo l’infinito,
e come
pietra che dall’alto cade
discende
ancora a terra alla miseria
di una vita
banale e senza ideali.
16) Il canto
(I)
E’ qui che
nasce il canto, tra le fronde
di questo
bosco folto ove s’annidano
parole
d’ombra e pause di silenzi
che al
vento si ridestano e protendono
voci canore
al sole.
17)
Il
canto (II)
Giunge dal
buio un canto incerto e resta
sospeso nel
silenzio. Si fa accorto
l’ascolto, ma
c’è solo
un suono
indistinto che attraversa
il cielo
dei desideri e poi svanisce
lento nel
nulla.
18)
Il
merlo
Un merlo
canta e l’eco gli fa il verso
ed è lo
stesso canto ma ci pare
diverso, forse
per il
luogo da cui giunge la voce
forse per
il tono più vivace
o più opaco
o più continuo
oppure
frammentario.
Volgiamo
gli occhi alternamente al rovo
oppure al
bosco
ove tra
foglie folte e volte d’ombra
la sorgente
del canto può nascondersi
o alla
roccia nuda, ove tra anfratti
e crepe
fonde può trovare posto
un richiamo
d’amore oppure un pianto
senza
speranze di riscontro.
Ma tornano vuoti gli occhi, mentre il canto
continua
ininterrotto
e tracima
dall’aria e si diffonde
tra i cuori
di quelli che lo ascoltano.
19)
Strigidi
Il volo
silenzioso delle strigidi
s’abbatte
improvviso sulle arvicole
timide che
aspettano la notte
per uscire
a nutrirsi.
Di notte il
timore non ha occhi
che vedano
al buio, però ha orecchi
attenti ai
fruscii minimi, alle minime
vibrazioni
dell’aria e ha la prontezza
di correre
a rintanarsi a ogni pericolo.
Ma nel suo
gioco cruento la natura
deve pur
prevedere che le strigidi
non muoiano
d’inedia. E allora è logico
che abbiano
un volo silenzioso e rapido
che
sorprenda le arvicole, ed è giusto
che quelli
che sono deboli soccombano
ai bisogni
e all’assalto del più forte
perché la
sola legge che prevale
è quella
della predazione e della morte.
20)
Falene
L’ultima
parola pare sia
il
frenetico battere delle ali
di falene
che muoiono
sbattendo inutilmente
contro i vetri
senza
riuscire a ritornare libere.
21) Il cerambice
Il
cerambice immagine s’arrampica
a fatica
sugli alberi.
Ha zampe
uncinate che s’attaccano
alla
corteccia scabra, mentre esplora
con le
antenne mobili gli anfratti
dove
deporre le sue uova.
E
dopo, quando nasceranno,
le larve
vermiformi scaveranno
col le
forti mandibole nell’albero
ospite
voragini
che
porteranno l’albero alla morte.
22 I galli
Sacrifichiamo i galli a Persefone
perché col
loro canto non disturbino
il sonno
sempiterno della morte.
23 L’usignolo
Si leva
soave un canto dal dumeto
dove celato
un usignolo attende
un amore
lontano: ”Vieni - dice -
da questa
solitudine ti chiamo
se pure tu
m’ascolti. I giorni passano
rapidi come
abbagli e non avremo
un’altra
vita:tutto
sarà
concluso nell’istante breve
del nostro
incontro. Dopo
ci sarà la
fatica di cercare
senza
respiro il cibo per i piccoli,
che se mai
scamperanno alle intemperie,
e non li
scopriranno
la donnola
o la pica predatrice
potranno
anch’essi avere solo un attimo
di gioia in
una vita
di
stenti, di fatica e di pericoli.
23 Le api indifferenti
Le api
passano indifferenti: i fiori
non hanno
più richiami, sono
corolle
vizze ormai su steli secchi
che ogni
spinta di vento piega e spezza.
Non avremo
anche noi che ambigue attese
e univoche
certezze. Il tempo passa
inesorabilmente
e lascia
solo
speranze vane che insecchiscono
e promesse mancate, che ora cadono
come petali
vizzi sopra un prato
ormai
arido.
25 Il fasmide
Il fasmide
si maschera da stelo
secco e resta immobile
su un ramo
per non farsi scorgere
da animali
affamati che vorrebbero
mangiarlo.
Eppure il fasmide
non ha
intelligenza, ha solo
l’istinto
di nascondersi perché sente
che la vita
è in pericolo e che forse
sarebbe
stato meglio non essere
e comunque
è meglio non essere visto.
26 Il nido
La morte ha
fatto il nido tra le fronde
dei
pensieri che il vento della vita
agita
ininterrottamente.
Tra poco
scoveranno uova d’attese
nasceranno
speranze e tenteranno
d’involarsi.
E resteremo nudi come i rami
che
l’autunno dispoglia.
27 Meriggio
Stride il
meriggio a un canto di cicale.
L’aria
ristagna. Solo da lontano
s’ode il
cupo tubare delle tortore
nascoste
tra le fronde. Non è il tempo
delle
parole ora, è il tempo
dei suoni
fastidiosi che ci tolgono
la quiete
del silenzio.
L’estate ha
suoni estranei che non sono
dire e
ascoltare,
ha solo
voci dissone che parlano
ognuna per
sé, mentre si abbacinano
gli occhi
alla luce torrida e rimangono
sbarrati e
senza immagini.
2 commenti:
Mi sono sentite afide,passero,bruco pipistrello,rondine,coccinella,ape. Il volo e il canto, la sopravvivenza e la fine. Come un'ingenua musica ho attraversato il cuore di un uomo-bambino. Grazie per la commozione. Emy
scusate quel "sentite" sta per sentita. emy
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