martedì 17 gennaio 2012

Giorgio Mannacio
Cinque poesie
da "Dalla periferia dell'impero"


ENTROPIA
Di quel delitto atroce,
di quegli atti meschini e innominabili
solo un ritratto fu testimone
e non ha voce.
Il giudizio del tempo, lento e distratto,
sa mettere d'accordo
vittima ed assassino,
il boia che ride
e il pianto senza ritegno di un bambino.
Infinito disordine si cela
nell'apparente uniformità della polvere,
la sua multiforme, poco indagata origine.
Fu, forse, anche vertigine
di capelli disciolti in giochi e danze
o annodati con fiori, anime strette
in vesti di seta
inseguiti e strappati nelle stanze.
Ora non ha più suono
lo strato grigio, indifferente
e rimane un messaggio mai chiarito,
ultima traccia,
la frase del giudizio e del perdono:
quando ritornerai tra le mie braccia.

LEZIONE D'ANATOMIA

Neppure lui riuscì, demone o mago,
a imprigionarla dentro un lenzuolo
(sorridevano gli angeli a Mons passando
tra le nuvole sui covoni
dei cadaveri stesi al suolo)
Come cantavano le fontane
e occhieggiavano le labbra rosse
aperte suadenti
le angurie sul letto di ghiaccio
e le puttane sui carboni ardenti
Come per caso riafferrata ancora
sulla coda del vento
stringendo il suo compagno gli diceva:
no, non lasciarmi mai
(lei, l'immortale)


OMAGGIO ALLA PITTURA

Che senso può avere una vetta lontana,
una città cinta di mura
e di bandiere garrenti
ai pazzi venti della pianura?
E in mezzo una fontana
che dimentica il proprio moto
nel segno estatico della pittura.
Ma l'evidenza non è così piena e completa.
Non è concesso capire a chi sia rivolto
il sorriso dei piccoli pattinatori.
Sono tornati a casa i cacciatori
attraverso uno specchio di gelo
ma non guardano quei volti accesi
soli nella loro felicità,
eternamente indifesi.


MEMORIA E SMARRIMENTO

La follia non è perdere la ragione
ma perdersi per trovare una radice.
Così diventa stella il mormorio
d'ogni parola e d'acqua o vento
Assorta si sorprende nell'oblio
di se stessa la mente,
eppure la sua memoria non vacilla.
Si vede, a tratti, come una scintilla
dell'incendio di allora
lungo la strada oscura e perigliosa.
Nell'edizione della Commedia
il nipote trovò una spina:
di robinia, di rosa?


GUERRE CHE NON HO VISTO
Moriamo alle notizie che arrivano
nel brivido di questa tramontana.
Non sei innocente
anche se della guerra così lontana
mi dici: non ne so niente.
Mille volte ho distratto
il mio sguardo da quello specchio
spietato che sono gli occhi di un bambino.
Non sopporto l'immagine che a me torna
di vittima ed assassino.
Le poesie sono tratte da "Dalla periferia dell'impero", Edizioni del leone, Venezia 2010

*
Note

Entropia
Titolo
Termine tratto dalla termodinamica: funzione di stato
di un sistema che misura il suo grado di disfacimento,
degradazione e disordine.
 
Lezione di anatomia
III verso: Mons
Città del Belgio. Vi si combatté nel 1914 una feroce
battaglia tra truppe tedesche e formazioni inglesi. Se-
condo una leggenda durante i combattimenti apparve
una schiera di angeli.
 
Omaggio alla pittura
X verso fino alla fine: ... il sorriso dei piccoli pattinatori.
I versi si riferiscono al dipinto Cacciatori nella neve di
Pietre Bruegel il Vecchio (1565), oggi nel Kunsthisto-
risches Museum di Vienna.



Giorgio Mannacio è nato in Calabria nel 1932 e vissuto quasi sempre a Mi/ano.
Fino al 2004 ha esercitato la professione di giudice. Dopo un esordio con due
epigrammi pubblicati su " 1/ Vem "ne11959 (nella rubrica Diario minimo cura-
ta da U. Eco), ha pubblicato poesie su "1/ Caffè" di Vicari (1963-1966), su
L'Almanacco dello Specchio Mondadori (1977), su varie riviste letterarie e su "Il
Corriere della Sera". In volume: Comete e altri animali (Sabatelli 1987 con pre-
fazione di Vico Faggi), Preparativi contro tempi migliori (Aleph 1993, con pre-
fazione di Giovanni Testori), Storia di William Pera (Campanotto Editore 1995),
Fragmenta mundi (Edizioni del Leone 1998) e Visita agli antenati (Philobiblon
2006, con prefazione di Arturo Schwarz). Scritti teorici sulla poesia sono stati
pubblicati su "Mol/oy" (1989-1993), su "1/ Monte Analogo" (2009) e su
"Ippocrene" (2008 - 2009).

2 commenti:

giorgio linguaglossa ha detto...

@ Giorgio Mannacio,

preferisco la prima poesia, che mi sembra più riuscita delle altre nel mettere a fuoco argomento e iconologia, bello il titolo "Periferia dell'impero" e la tematica della dispersione (entropia) che mi sembra che sia uno dei temi che Mannacio predilige. Il tentativo di coniugare le tematiche ultime con la cronaca del quotidiano mi sembra che sia la strada giusta per evitre la ricaduta nel minimalismo; la poesia racconto va bene ma può funzionare in poesia soltanto se il "racconto" non è troppo dichiarato ed esternalizzato, altrimenti diventa, appunto, racconto, resoconto...
nel complesso, mi sembra un buon lavoro di avviamento...

Anonimo ha detto...

pentimenti, malinconie, distacchi emozioni chiaramente celate dietro queste nobili parole. Il poeta attento a non sbagliare costruisce la vita in tutti i suoi valori e la sua poesia che in parte conosco, ancora una volta mi sorprende e mi appassiona. A Giorgio con grande ammirazione auguro altra poesia come questa affinchè io possa ancora leggerlo e ancora. Ciao Emy