Una città che fa scivolare l’acqua per i platani fin dentro i polmoni
come inchiostro. La notte fradicia, le cose vere senza colore.
Come stai?
Ero sola. Laggiù i semafori, qua parcheggiate le auto. Avevo pensieri
qualcuno parlava e parlava. Il cuore in affanno.
Le guance dentro la fotografia, di velluto. La città di grafite. Il cuore
dentro la notte fradicia spenta, sul lettino. Un lenzuolino. Altrove.
Qui le auto, le ombre che balzano sui platani. Tu come stai che la città
è morta non si sa per quale spavento.
In centro hanno messo un pendolo. Uno di sinistra dopo l’altro di destra.
Quasi la stessa faccia. Di grafite e lenzuolino.
Il morto ha le dita conficcate nel suolo freddo. Qualcuno gli passa con
la bicicletta sulla faccia.
Laggiù i semafori. La città di grafite, le ombre. Via gli occhiali due spari.
Qualcuno si è perso nell’inchiostro che l’avrebbe tenuto sveglio.
Dentro è una pensilina alle tre di notte dall’altra parte della piazza.
L’insegna.
Che la città è morta. Un cappio di binari sul collo. Parlava e parlava
ma ora è una mummia. La faccia deserta.
Il cuore in affanno. Senza colore i platani e le ombre che balzano sul pendolo.
Quasi la stessa faccia conficcata nel suolo.
Ma tu mi rapirai nella città spenta? L’ho visto nella fotografia. Il colore
dentro le cose. Altrove un lenzuolino, un bicchiere di vino.
Poi, che muoia pure.
E’ così, quando manca il senso della misura l’intelligenza s’arrotola in un vespaio
d’allegorie piene di rimandi appiccicosi. E tutto dentro lo spazio di un
attimo. Miliardi di attimi, miliardi di sentenze tutte veritiere come dentro un
bazar. La storia andrebbe messa in ordine.
Gemma, che fa la portinaia e che ha il senso della misura, sfida l’intelligenza
di ogni attimo lasciandomi rimproverato sulle orizzontali, verticalmente disunito,
ma ammirato.
Senza princìpi ne’ fine, figurarsi tra il bene e il male, e figurarsi per mezzo
secolo se tutto accade già in un attimo appiccicoso come dentro un bazar.
Gemma l’ha capito che tra un mese non avrò di che pagarmi l’affitto.
Allegorie di portinaie sfidano l’intelligenza senza princìpi. Miliardi di parole
ripetute che riescono a dire ogni cosa e dopotutto restare rimproverati perché
non responsabilidi se’.
Anche quell’altro, il mio vicino di casa che non ha il senso della misura, ma insegna
matematica, dice: poniamo che, e supponiamo anche che i grandi pensatori
siano oche giganti prive di intelligenza spicciola, ma che sappiano vederci
dentro ad un bazar, anche al buio. Questo li salverebbe dalla fame?
Un attestato d’esistenza dovuto a fastidioso singhiozzo proprio mentre lo spazio
senza princìpi si sta sbarazando del vespaio... mettiamo un mattino presto,
tra la camera da letto e la cucina orizzontalmente, che anche l’oca gigante si
dimentichi che s’è alzata a fare dal momento che non c’è lavoro...
Al posto delle verticali ecco la pioggia che pensa a tutto lei distraendo gli atomi
dal senso di fame, e da questo vespaio d’allegorie, copiosamente e con gran
semplicità. Portinaie senza princìpi metteranno in ordine, nero su bianco, ciò
che non è stato detto dalle parole ripetute all’infinito?
Punto e voltare pagina. Titolo: Il senso di fame senza misura nell’epoca appiccicosa
dei rimandi.
Quell’altro, il mio vicino di casa s’ingozza di paté de foie senza sapere che, e
supponendo anche di essere un gran pensatore, sta aspettando il messia.
Verticalmente disunito, ma orizzontalmente determinato a non uscire di casa
prima di aver messo in ordine tutte le parole già dette da sinistra a destra, scrivo
che tra un mese sarà tutto finito, l’intelligenza degli attimi entrerà dallo
spazio tra le fessure. E Gemma: alla peggio mettere barricate per difendersi
dalle proprie malefatte.
Scrivo: basteranno altre prospettive per giungere a nuovo Rinascimento?
14 commenti:
... indubbiamente, l'autore mostra di avere un gran talento per la scrittura, ma credo che debba decidere se indirizzarsi alla scrittura poetica o a quella narrativa... credo che abbia delle doti in entrambe le direzioni.
Per quanto riguarda la scrittura poetica, la prima poesia mi sembra che abbia un aspetto formale e una stringatezza maggiore della seconda (che invece sembra prediligere un abito narrativo). detto questo, l'autore sembra padroneggiare bene questa sintassi paratattica e la tematica del paesaggio urbano, sa manovrare bene il volante delle deviazioni e delle curve... deve soltanto apprendere dall'esperienza quali parti espungere dal testo (perché pleonastici) e quali ridurre... ma, nel complesso, i testi mi sembrano di buona fattura. complimenti.
GRANDE MAYOOR! OGGI PIU' CHE MAI. Emy
Accostamenti e rimandi imprevedibili, spesso sorprendenti. Mi sembra che ciò accada soprattutto in AreaC, dove le immagini metropolitane si susseguono, incalzanti, mai scontate.
In Zero orizzontale l'io narrante fa considerazioni ed esprime giudizi, non si preoccupa di costruire immagini, cosa che mi fa preferire il primo componimento al secondo. La mia soggettiva preferenza, oltre a basarsi su un amore per una scrittura per così dire "visiva", tiene conto della forza delle immagini che Mayoor è in grado di evocare, immagini che molto bene esprimono la realtà sfuggente e frammentata in cui ci troviamo immersi.
Grazie e ciao,
Flavio
ahhahah cito Linguaglossa
"deve soltanto apprendere dall'esperienza quali parti espungere dal testo (perché pleonastici) e quali ridurre... ma, nel complesso, i testi mi sembrano di buona fattura. complimenti."
Ma Giorgio, questo commento lo devi fare a te stesso, non a Mayoor. Si adatta perfettamente alla tua poesia sulla "casa degli aranci", e perchè non lo metti in pratica, allora per te stesso, questo savio consiglio?
O forse hai fatto un taglia e incolla da qualche commento che hai ricevuto tu, e l'hai ribaltato a |Mayoor tale e quale?
Che ridere.
(Sttefano)
Ennio Abate a Stefano:
Abbiamo capito che ti piace punzecchiare Linguaglossa.
Speriamo, però, che i tuoi contribuiti alla vita di questo blog non si limitino a questo.
La scrittura di Area C deriva da esperienze recenti che ho fatto praticando l'improvvisazione poetica a voce ( nulla di teatrale, nessun testo da interpretare, solo improvvisazione contando sul nulla). Ultimamente però la scrittura è tornata a farsi sostegno, con le sue regole e la sua particolare andatura. Quindi l'una e l'altra (perché ora mi è chiaro che queste sono forme di poesia assai diverse tra loro), la scrittura sa proseguire, l'improvvisazione invece deve saper cambiare repentinamente per potersi sostenere. Quindi alcuni versi sono portati dalla scrittura (la sintassi parallattica a cui fa cenno Linguaglossa), mentre altri sono nati direttamente dalla pronuncia.
Zero orizzontale è quasi un racconto, tant'è che anch'io mi sentivo incerto se pubblicarlo su questo blog, ma la scrittura segue le stesse regole (tranne che per l'uso del parlato d'improvvisazione, qui usato in minor misura). Ritengo sia bene sperimentare e non darsi tanti limiti, utilizzando a piacere il già fatto che abbiamo a disposizione come fosse una tavolozza. E poi valutare.
Espungere : non si fa mai abbastanza. In questo caso ho voluto mandare AreaC con urgenza perché è in questi giorni che il comune ha dato il via all'assedio (va bene l'ecologia, ma se paghi puoi entrare e inquinare quanto ti pare).
Se penso che ci sono autori che lasciano maturare per anni i loro lavori affinché giungano a maturazione… ecco, a me non sembra possibile. La ragione è che scrivo poesia giocando col presente. Non faccio uso del passato, non mi curo di avere memoria, o memorie, perché non cerco nostalgiche forme di estraniazione. La memoria, quando interviene, appartiene anch'essa al presente ( si spera ad un presente infinito).
Questo blog, almeno per chi non lo consideri solo una vetrinetta e ne sappia fare anche un uso strumentale, è stato per me utilissimo in questi anni. Ringrazio Ennio Abate per la costanza con cui ha saputo insistere affinché si ponga più attenzione alla critica. E ringrazio per i commenti ricevuti e gli apprezzamenti.
Mayoor
Mi associo al pensiero di Mayoor per quanto riguarda l'utilità del Blog. L'attenzione alla critica è importante, non più del confronto con poeti davvero importanti che Ennio accuratamente sceglie di volta involta. Lunga vita al Blog! Emy
"punzecchiare" non è esattamente quello che faccio: rimetto Giorgio sulla strada dell'autocritica che egli pare avere da un po' smarrita. Stefano.
A Mayoor,
Un contributo sicuramente innovativo l'esperimento di poesia -prosa ,di prosa -poesia di Mayoor.
L'inquietudine con la quale osserva la realtà urbana in un atteggiamento privo di illusioni e di certezze,si traduce in una forma letteraria frammentata,dove predomina l'elemento visivo.
E' evidente ,secondo me, in questi testi da parte di Mayoor la ricerca di una forma nuova dei suoi contenuti,che forse ci riserverà ancora delle interessanti sorprese.
Maria Maddalena Monti
... in fondo, mi son detto stamattina (meravigliandomi per l'azzardo), AreaC è un'ode per la libertà dei popoli oppressi come lo fu, pur considerando tutte le distanze, Marzo 1821 di Alessandro Manzoni. Per lo meno la tradizione è questa. Manzoni rifiutava la fantasia e cercava riscontri reali, guardava alla storia, e Area C pur nella sua sbilenca modernità, parte dalla realtà, non è un'invenzione.
Non è il mio caso, che alla storia non ci guardo preferendo il presente, ma mi ricollego a Linguaglossa e a quanto ha scritto ne La grande casa immersa tra gli aranci, e al suo vero storico che non è invenzione.
mayoor
Il limite vero di questo blog è che come "critico" appare e ricompare solo a Giorgio Linguaglossa. Questo è l'orticello della cerchia amicale che tanto si critica! Ma non è possibile, Ennio,, contattare e coinvolgere anche altre persone, non dico firme? Se è un Moltinpoesia come mai tornano sempre quei pochi? Se è un Moltinpoesia devi sbatterti a cercarli, questi "molt", e non accogliere solo chi ti manda i suoi testi, cercando in te, nel tuo sito, visibilità per sé. Sembra di stare in una specie di pensionato con una cerchia di riposanti. (Stefano)
Ennio Abate a Stefano:
Non so da quanto tempo tu segua questo blog e se hai dato un'occhiata ai post precedenti. Un esame più accurato ti dimostrerebbe che non c'è nessun "orticello della cerchia amicale". Linguaglossa o i suoi amici mi mandano dei testi e io li pubblico perché li ritengo interessanti. Tra l'altro il saggio di Pedota ha un mio cappello niente affatto complice o accondiscendente, ma nella logica di un confronto leale e aperto. E così è stato anche con il post che ha fatto il resoconto della presentazione a Milano dell'ultimo libro di Linguaglossa. E, sempre se ti degnerai di guardare i post precedenti, troverai una libera discussione anche tra me e altri partecipanti al Lab. Moltinpoesia che la pensano diversamente da me. Basta, dunque, andare a vedere.
Io poi non mi "sbatto" a cercare. Non sono uno che deve arruolare nessuno. Se tu invece di specializzarti a fare il vespone, hai delle proposte, mandale all'indirizzo: moltinpoesia@gmail.com
Non sono un critico, sono solo un lettore, e oltretutto nemmeno tanto sano perché mi piaccino le poesie sperimentali e le critiche fuori dal sistema. Andrò a vedere il tuo Archivio ma posso dirti che tre post di seguito con Linguaglossa, che posta pure le sue poesie, come se non bastasse, alternate ai suoi saggi e ai suoi commenti agli altri poeti è davvero eccedente.
x stefano:
Scrivendo qui sei tra i Molti. Come vedi c'è spazio anche per te, usalo meglio invece di dire minchiate. Manda i tuoi testi. Commenteremo, stai tranquillo.
Ciao
mayoor
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