domenica 29 gennaio 2012

SEGNALAZIONE
Laboratorio Moltinpoesia
martedì 31 gennaio 2012, ore 18


Palazzina Liberty, Largo marinai d'Italia 1 - ingresso libero
La Casa della Poesia di Milano

Cari amici
vi segnaliamo l'incontro del Laboratorio Moltinpoesia a cura di Ennio Abate, con un pomeriggio dedicato a tre raccolte di poesia.
martedì 31 gennaio 2012, ore 18

Moltinpoesia: LA POLIS  CHE NON C'E'
Tre modi di interrogarsi in poesia sul venir meno della polis e della società civile
Ennio Abate , Roberto Bertoldo , Gianmario Lucini 
dialogano  sulle loro recenti raccolte di poesia: 
Immigratorio, Pergamena dei ribelli e Il disgusto.

Dove andare? e correre ancora?
o ubriacarsi dondolandosi sulla soglia?
*

La tonaca dei versi mi sta stretta, 
è una benedizione falsa,

*

Mi fanno tenerezza quei che salgono sui tetti a protestare 

e vorrebbero tornare nel mondo di ieri

Da Immigratorio  di Ennio Abate


Esodo
Dove andare? e correre ancora?
o ubriacarsi dondolandosi sulla soglia?
I troppo lucidati intelletti
hanno esaminato da vicino i corpi senza amore
e
tramortiti ambiscono, in latino e in rancore
s
olo a quelli gloriosi.
Ma alla femminetta, all' animosa
g
uizza la capriola dell'esodo
qu
el dolce affanno che si brucia
nell'altro della contingenza.
E va, si consuma in sorriso
già più non oscilla.
Smesso l'assillo
al chiarore d'altra luna e altro sole
è sbucato accanto a lei
il muso dell'antica, buona bestia.
Nell'esodo, dunque.
La tana di sempre sfondata.
L
a gabbia approntata da secoli
aperta, finalmente deserta ..





Da  Pergamena dei ribelli  di Roberto Bertoldo

La tonaca dei versi mi sta stretta,
è una benedizione falsa,
Gesù era un corpo nudo,
non c'erano rime sulla sua pelle
e aveva occhi offesi, tra il cielo
e la terra. Tradito,
da Dio e dall' uomo!
Avergli tenuto le braccia
è stata l'ingiuria più grave,
lui che aveva bisogno di stringerei,
lui che aveva il suo popolo nei nervi
e la passione per gli ultimi,
avete inchiodato le sue carezze,
come vi sentite ora
con la fascina delle vostre perorazioni
e l
'imbiancata? Gesù fatto di arbusti
per noi divisi, l'ultimo canto
ha il suo singhiozzo e le mie vene,
togliete il sasso, ribelli!
distruggete l'emerita croce!
Con il suo legno si sono fatte librerie,
con la cenere dei morti si sono fatti gli scrittori,
perlo meno salvate la poesia
oh voi che avete affrontato i secoli
per venire al nostro funerale. 



Da Il disgusto  di Gianmario Lucini 



Canzone della nemesi

Mi fanno tenerezza quei che salgono sui tetti a protestare 
e vorrebbero tornare nel mondo di ieri
a condividere senza pensieri gli avanzi
che l'arroganza predatoria dei ricchi pur dispensa
a
i poveri per fame la "middle class"
imbottita con l'anfetamina delle magnifiche sorti
e progressive. Mi fanno tenerezza
perché non sanno che la condanna ormai è esecutiva
e g
ià l'onda dell'ingiustizia li travolge;
in quel loro dibattere zampette nella voga
disperata controcorrente
come formiche travolte da un rivo
che le tradisce al fiume che sfocerà nel mare
d'una feroce e modernissima barbarie
Non sono più, i poveri, loro amici,
non hanno più il diritto d'essere felici,
nessun patto chiaro da vantare
di fronte a nessun tribunale
- solo chiacchiere e promesse già infrante:
g
li ultimi avanzi del capitale -.







5 commenti:

Anonimo ha detto...

Si spera ( non si dispera ) che anche i verdi poetini rampanti referenziati/referenziali lascino per una volta "le sudate carte" e prestino attenzione a quanto di eslege promettono i tre relatori , tre poeti con l'aggravante di intellettuali organici solo a se stessi, ben lontani se dio vuole da quell'attitudine adulatoria nei confronti della politica che conferma una vocazione cortigiana forgiatasi nei secoli ; un'inclinazione subalterna che , spogliata di ogni riferimento ideologico forte , si rivela soltanto come una forma di soggezione verso il potere politico ...
; quando il nuovo intellettuale deve restituire complessità ai problemi e abbandonare alternative semplicistiche ; quando dovrebbe avere come vocazione l'arte di rappresentare , dove le rappresentazioni intellettuali discendano da una consapevolezza scettica , impegnata , indefettibilmente consacrata all'indagine razionale e al giudizio morale .
Ma a questo punto sarebbe utile avere ulteriori lumi da un sociologo della devianza ( dio ce ne scampi )...
In ogni caso vedo che ci sono tutte le premesse per un incontro di culture e di intelligenze , di sensibilità e di umanità ( che di questi tempi sono beni di lusso ) . Bell'iniziativa .
Un pensiero e un Augurio cordiale a tutti .

leopoldo attolico -

Anonimo ha detto...

Drammatica la poesia “Esodo”. Se non fossi un esule sradicato dalla mia “tana” come il protagonista di questi versi non percepirei tale argomento con così tanta intensità. Un uomo ”senza amore” è l “antica buona bestia” costretta ad allontanarsi dalla cuccia sfondata dalla sorte. Ingabbiato nella prigionia del “luogo” cerca il suo posto nel mondo“ il chiarore d’altra luna e altro sole”. Il disinganno è palese in quel “deserta” perchè portarsi addosso lo sradicamento è una condanna più rovente di un deserto. A cosa ambisce un uomo così? A quali glorie? Cosa ha trovato l’emigrante Ennio Abate nella Milano degli anni settanta e cosa ha lasciato a Baronissi? Andare via, restare, tornare, apprezzare, rimpiangere, trasgredire, crescere….. Cosa farebbe se tornasse ieri?
Due parole in merito. Grazie.
g.b.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate a g.b.:

Volentieri le darò tutte le risposte alle sue domande, ma non qui sul blog che, come ho detto, va usato COME LUOGO PUBBLICO DI DISCUSSIONE SUI TEMI PROPOSTI NEI POST.
Le comunicazioni personali vanno svolte in altri ambiti.
Mi scriva a moltinpoesia@gmail.com e le risponderò.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate sempre a g.b.:

Aggiungo che nel post dedicato a Ezio Partesana ho risposto approfonditamente alle sue obiezioni su a capo, chiesa cattolica etc.

Anonimo ha detto...

Fa bene incontrare i poeti dal vivo, ieri sera servisse ne ho avuto la riprova.
Ho potuto ascoltare tre poeti di chiara identità, uniti tra loro per il fatto che scelgono un linguaggio poetico senza evidenti contaminazioni prosastiche. E' stata per me la dimostrazione che la poesia può contare ancora su un linguaggio specifico ben riconoscibile e distinto da ogni altro genere di scrittura.

Mi ero preparato delle domande, ma poi ho ceduto alle nuove che mi sono arrivate durante l'ascolto.
A tutti e tre avrei voluto chiedere se è vero che sia preferibile per il poeta-intelletuale far discendere i propri versi da tesi prestabilite, e come questo si concili con l'estemporaneità dell'accadimento poetico.

A Ennio Abate, intellettuale "esodante" di chiara e per me condivisibile provenienza, una domanda rebus: se si possa arrivare a stabilire una definizione di Libertà che non sia libertà-da o libertà-verso ( libertà sempre in divenire). Perché se è in divenire significa che non ce n'è, e se non c'è significa che non si può sapere cosa sia. E se non si sa cosa sia non si può essere maestri di libertà. Perché è vero o no che le avanguardie marxiste lo dovrebbero essere? E come può essere avanguardia di libertà colui che non la possiede, e che quindi non può sapere cosa sia? Non è vero che lo stesso Marx, il Maestro dei marxisti, non seppe allontanarsi (perché domanda allora irrilevante) dalla libertà-da?

E' da considerazioni come questa, nonché per infelicità e frustrazione, che mi allontanai dalla militanza ( oltre naturalmente per il fatto che fu una faccenda di dinamiche collettive) ormai parecchi anni fa, per avventurarmi verso luoghi non ancora tracciati.
Questa domanda l'avrei rivolta anche a Lucini. Ma è chiaro che saremmo usciti dal discorso stretto sulla poesia, e non era il caso.

Però, che il far poesia sia far pratica di libertà è indubbio. E non è libertà-da ma libertà vera, libertà in se'. Chiaro che per l'uomo/donna poeta le cose stan messe diversamente, ma l'istante che può durare quanto l'accendersi di un fiammifero, in quel' istante di poesia la libertà c'è. E converrebbe a tutti, secondo me, farne piena esperienza anziché attardarsi nel passato/divenire. Anche la comunicazione poetica ne guadagnerebbe.

Ieri sera è stato bello per me ascoltare le poesie di Lucini lette dall'autore, ci ho scorto una fluenza narrativa che mi è parsa adatta alla recitazione.
Diversamente da Bertoldo, gentilissimo e colloquiale a dispetto del suo fraseggio scritto che invece m'è parso andrebbe solamente letto ( ma approfondirò in questi giorni leggendo Pergamena dei ribelli). Le sue non-concessioni al prosastico mi sono sembrate assolute e determinate, intelligenti, sempre esatte e ricercate nel trovare accostamenti comunque imprevedibili. E appassionato emotivamente. Si avverte che l'annosa frequentazione con l'esercizio delle lettere ha portato il suo linguaggio a vette che sembrano senza ritorno ( a meno che non voglia risciacquare anche lui i panni, ma non saprei dove). Tuttavia Bertoldo non ha a che vedere con lo sperimentalismo verbale degli anni passati, nelle sue poesie c'è sostanza comunicativa e messaggio. Impegnativo come tutto ciò che è ricco per davvero.

Grazie, verrò a sentirvi ancora.

mayoor