mercoledì 27 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Torniamo all'essenza del tutto?
Pietà, non fatemi regredire!



Giuseppina Broccoli:

Il poeta è colui che ha imparato a ricomporre l’essenza primordiale del reale perché, raffinando il suo intelletto e anche il suo cuore, ha capito come potare la realtà, come dividere i frammenti  utili da quelli inutili, ha capito come destrutturarsi e ricomporre il cuore della prima origine.  Egli sa raggiungere la natura vera delle cose perché  è stato capace di regredire ad uno stadio arcaico per cogliere con occhi puliti, quasi infantili l’essenza del tutto. Per essenza primordiale del reale intendo quello stato di libera natura, di puro barbarismo, di puro primitivo percepire.


Ennio Abate, Pietà, non fatemi regredire

Davvero? Dare ancora ascolto a Pascoli (il fanciullino) e a Rousseau (l’uomo buono per natura guastato dalla società)? Tornare alle origine, anzi al cuore della prima origine? Esaltare il puro barbarismo?

martedì 26 ottobre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Stelvio Di Spigno
Da "LA NUDITA'"















Le due di mattina


Schiarisciti la mente perché se guardi la mia casa
ci trovi solo uccelli che schivano l’aria dall’interno
e senza più ragnatele e radio d’anteguerra
sembra proprio una casa qualunque e indolore,

e in ogni ora del giorno e della notte
non si sogna e non si dorme per un frastuono
di finestre sbattute che martellano il solaio e
i calcinacci che piovono dal cielo
ci impediscono di entrare e di restarci:

siamo rimasti in pochi a mendicare una legge
divina dentro libri che rifiutano d’aprirsi:
sono le tarme i veri esperti di civiltà e ragione
per orientarsi in una casa che ha cancellato,
senza permesso, ogni spazio tra le stanze e le strade
che alle volte ci portavano qui.

Guardiamo ormai alla terra come a una giovinezza,
una salvezza, una coscienza di non pensare
che crollata una casa anche le altre
non tarderanno troppo a imitarla.  

domenica 24 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Leonardo Terzo
Ogni lettore è un critico

- La chiave di lettura dell'arte ce l'hanno i critici? I quali capiranno se il lavoro sottoposto al loro giudizio è solo scaturito da un bisogno, da uno sfogo dell'artista o da altro?


Proverò a rispondere alle tue domande un po' per volta. E anche con idee alla rinfusa, come vengono.
La chiave di lettura chi ce l'ha? Ce l'hanno tutti. Ognuno è il miglior critico per sé stesso. Non bisogna avere complessi di inferiorità, che sono dannosi. Quelli di superiorità lo sono molto meno, l'importante è non esternarli in modo sprezzante. Ci sono infiniti artisti, poeti, registi, che a me non piacciono. Non posso e non devo farmeli piacere per forza. Per piacermi un'opera deve essere congeniale alle mie esigenze, ai miei valori, al mio umore quotidiano perfino. E normalmente per motivare il giudizio bisogna capire. Sia il buono che il cattivo gusto si formano lentamente e gradualmente in base agli incontri che facciamo e ovviamente all'educazione permanente che ciascuno cerca o subisce. Non bisogna avere l'ansia di non essere all'altezza.

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a Fortini
CHE COS'E' LA POESIA?
Seconda puntata




Ancora su poesia e sentimento



Quando Fortini scrive: «Oggi è quasi naturale identificare la poesia con la poesia lirica, intendendo una espressione di sentimenti soggettivi», coglie bene  un senso comune, un modo di  intendere la poesia diffusissimo tra gli odierni moltinpoesia (tra gli stessi partecipanti al Laboratorio).
Il senso comune è un modo di pensare diventato abituale e quindi ovvio, naturale, automatico. Nessuno  pensa più che sia il caso di discuterne.  Se lo facessimo, dovremmo ricrederci.

venerdì 22 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Se molti scrivono
perché pochissimi leggono
i libri di poesia
e pochi frequentano
i reading di poesia?"

1° INTERVENTO: GIUSEPPINA BROCCOLI

Tralasciando l’ambiente universitario, è difficile constatare un diffuso interesse a livello popolare per la poesia, quindi se ne potrebbe dedurre che anche nel XXI secolo la poesia rimane un interesse per pochi, quasi un’ attività intellettuale ancora elitaria.
Ma naturalmente va tenuta anche in considerazione la possibilità di altri percorsi di crescita: ad esempio io  mi sono avvicinata alla poesia da completa autodidatta (a parte qualche reminescenza dalla mia esperienza universitaria).
Dedicandomi alla lettura della poesia non mi sentivo una privilegiata, o intellettualmente una super raffinata, ma ero unicamente interessata all’universalità del sentimento umano e alla conoscenza dell’Altro, per potervi essere in comunione.
Sono partita dalla lettura di poesia come condivisione e sono arrivata, nel corso del percorso di maturazione,  alla lettura come strumento per acquisire consapevolezza. Ho cominciato a leggere da Mario Luzi a Sandro Penna,  da Amelia Rosselli a Patrizia Valduga. Ho impiegato quasi un anno per leggere la raccolta di Giorgio Caproni e relative critiche di Pietro Citati, Gian Luigi Beccaria, Italo Calvino, ecc… ed il risultato è stato che  sono uscita completamente impregnata di certi poeti.
Ho notato poi, che dopo certe letture, quando mi mettevo a scrivere, nella mente si ripresentavano quelle esperienze letterarie, tramite risonanze, echi degli autori che avevo assimilato e con cui più sentivo di condividere qualcosa.
Leggere poesie di altre persone, non solo di autori affermati, ma anche sconosciuti, ha contribuito ad un processo di arricchimento della mia interiorità, perché dall’assorbimento delle consapevolezze altrui e di epoche diverse, è scaturito uno stato di arricchimento lessicale, di ricerca stilistica, di continuo labor limae. Grazie a questo background, acquisito soprattutto in età matura, ho potuto potenziare la mia creatività e ho avvertito la possibilità di contribuire con qualcosa di veramente mio e, forse, anche diverso.
Per quanto riguarda i reading di poesia devo ammettere che mi piace più leggere nel raccoglimento intimistico, che ascoltare poesie lette davanti ad un pubblico.
Preferisco la lettura  a mente, nel rifugio domestico, che permette sia di scegliere il momento dell’ azione del leggere, sia di tornare più volte sulla lettura degli stessi versi. Credo che molti contenuti e certe sfumature di una poesia risultino difficili da cogliere in una lettura orale e che la lettura  a voce non sia mai adeguatamente affascinante quanto quella a mente.

giovedì 21 ottobre 2010

APPUNTAMENTO
Presentazione di
DONNE SENI PETROSI
di Ennio

Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28

20155 Milano
tel. 02 314948
www.odradek.it
Venerdì 22 ottobre, alle ore 18
Paolo Giovannetti presenta Donne seni petrosi  
di Ennio Abate e ne discute con l'autore.

mercoledì 20 ottobre 2010

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a
Fortini CHE COS'E' LA POESIA?
Prima puntata


Certo chi  chiede (solo per provocare!) ricette per far poesia o adora il feticcio della «creatività pura» o pensa che fare critica sia tempo perso, invece di leggere,  rileggere e commentare questa intervista, cogliendone i tanti spunti interessanti, darà del poveretto a Fortini, ricamerà alcune battute ad effetto e passerà ad altro.
Benissimo.
Io vorrei, invece, dimostrare la ricchezza e la lucidità delle sue risposte.
Sceglierò a puntate (oggi comincio con la prima) alcuni temi. E a ciascuno di essi collegherò citazioni dell’intervista di Fortini.
Dovrebbe risultare più chiaro che egli dà risposte convincenti (o degne d’attenzione e di discussione) alle domande spesso poste nel Laboratorio MOLTINPOESIA (e anche nell’incontro di ieri - 19 ottobre 2010 – alla Palazzina Liberty.  [E.A.]



1. Il fenomeno dei moltinpoesia: se tanti oggi scrivono poesia, va considerato fatto positivo o negativo?

Fortini ha ben presente il fenomeno e ne coglie soprattutto le motivazioni psicologiche.
Scrive infatti: «la scrittura in generale e la scrittura poetica in particolare sono diventate uno strumento di introspezione, sono diventate una via alla ricerca della propria identità». In parole più povere dice: la gente cerca di capire chi è (quale sia la propria identità), è spinta (da situazioni penose in cui spesso vive, dalle delusioni, dalla perdita di affetti, ecc.) all’introspezione.

VIOLATO di Maria Maddalena Monti


                                   










Dalle fessure
entrava
una luce rossastra
come di sangue.
Nell’ombra
uno strano sorriso.
Le mani
che spezzavano il pane
strappavano
lacrime e carni
Mitezza d’agnello
nel buio.
 
Si ferma la mano
a mezz’aria.
Ritrae la carezza.
Mai più
saprà dire
parole d’amore.

martedì 19 ottobre 2010

PROPOSTA DI LAVORO N.1
DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA
ottobre/novembre 2010:
Lettura di Franco Fortini, Cos'è la poesia?

Questa è la prima proposta di lavoro bimestrale (ottobre-novembre 2010) del Lab. MOLTINPOESIA. Siete invitati a leggere e a commentare liberamente (poche righe o molte) questa intervista. Ne discuteremo poi alla fine in uno degli incontri alla PALAZZINA LIBERTY. Il testo è tratto dal sito della RAI dove appare però corrotto: quando ricorre la 'è' appaiono tanti � . [E.A.]



8 maggio 1993



1 Professor Fortini, proviamo ad iniziare in modo diretto, immediato, con la domanda essenziale: che cos’è la poesia?

Rispondere è come se si volesse rispondere a "che cos’è l’uomo" o a "che cos’è il mondo". Bisogna aggirare la difficoltà. Ammettendo che si sappia che cos’è il linguaggio articolato di cui ci serviamo e quali sono i diversi aspetti, le diverse funzioni che coesistono in ogni atto del linguaggio, si può dire che nel linguaggio umano c’è una funzione che tende a mettere in evidenza soprattutto, o almeno in modo particolare, il linguaggio stesso, ad attirare l’attenzione sulla forma della comunicazione. Ebbene questa è la funzione poetica. Certo bisogna tener presente che quando si parla di poesia questa parola significa due cose: da un lato, appunto, un tipo particolare di discorso parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di valore per cui si dice "poesia" per dire qualcosa di bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima o di attenzione.

lunedì 18 ottobre 2010

L'ULTIMA LUNA é di Emilia Banfi

Sarebbe stato un contributo alla Poesia in tondo sulla Luna, ma Emilia é arrivata dopo come ultima preziosa presenza dei Moltinpoesia.

Lùna.                                       Luna.
I mè penser                              I miei pensieri
in cumpagn di niul                     sono come le nuvole
che de not pasen                      che di notte passano
davanti a la lùna                        davanti alla luna
che semper la sbarlùscia           che sempre risplende
sensa fa na piega                            indifferente
i a lasa andà                             le lascia andare
con un po de vent                      spinte da un pò di vento
chi a rùsa                                  ed io qui
e mi chi                                    a guardare
a guardà                                   a immaginare
a immaginà                               sconfitta                           
perdùda                                    conscia
ma sicùra                                  di non essere luna.
de vès minga lùna.                                                      

DISCUSSIONE
BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI
IN MOLTINPOESIA
Intervento 1: Luciano Roghi

Sarebbe sempre preferibile il noi rispetto all'io. Il noi dà la possibilità di condividere quanto ognuno è in grado di esprimere.
Credo che il poeta, nonostante sia un solitario, scriva impressioni che per estrarre e portare in superficie, debba necessariamente ricorrere all'attenzione, alla cura e al riguardo.
E' un processo laborioso e impegnativo. Il risultato finale è però quello di destinare agli altri (e naturalmente a se stessi), parole di grande utilità.
Leggendo le poesie del Blog è prevalente ancora l'io: comincio a percepire il noi quando un autore mostra un interesse per un altro artista (es. Luisa per la Szymborska) e ne diffonde, con convinzione,  il pensiero. E' in quei momenti che l'io si allontana per concentrarsi su qualcos'altro, che magari ci è affine, ma che ci impegna diversamente perchè l'attenzione non è più rivolta al sè.
Il noi è presente anche quando vi è l'immedesimazione in una situazione, quando si fa propria una condizione che non ci appartiene, ma che ci coinvolge al punto di iniziarne lo studio e approfondirne il senso.

Cari saluti.

Luciano

A MIO PADRE di Giuseppina Broccoli







I tuoi occhi hanno smesso di cercarmi
e sotto la magnolia è ingiallita l’ultima erba.
Solo, sulle tue scarpe sporche di fango
cammini lento tra i salici
per non voltarti mai più.

POESIA IN TONDO
testo sperimentale del Laboratorio dei MOLTINPOESIA

MOLTINPOESIA SPERIMENTA

Ci siamo assegnati un tema, questa volta una parola quasi a caso. Forse abusata e un classico nella poesia di  tempi presenti e futuri. La fascinosa "luna" ispiratrice compagna destinataria specchio di ciò che vogliamo essere. Dunque Luna e dunque versi e contributi - quasi sempre - l'uno di seguito all'altro, in tondo.
Togliendo le firme d'appartenenza la silloge appare omogenea (ma non é necessario) nei suoi versi sciolti e nelle figurazioni suggerite; cambiamenti di ritmo e permanenza sonora sulle sillabe configurano un esperimento che pare ben riuscito nell'atmosfera di sogno che comunica.

(G.B.P.) 













La candela rossa accende di lattiginoso bianco
la lanterna bianca in cima al bambù bianco. 
Ho inventato una luna domestica             (Beppe Provenzale)

e sotto il cielo del mio gazebo 
ascolto questa notte, parlar la lingua dei grilli
con alito di rosa                                     (Augusto Villa)

Viene intanto il ruscello del ricordo
e imbeve di limpidezza i petti
confine tra
pensiero irreale e terra di nostalgia          (Mario Mastrangelo)

per continuare la lettura...

domenica 17 ottobre 2010

UN GIORNO DI NEBBIA e L'AUTUNNO di Luisa Colnaghi






Un giorno di nebbia

La nebbia fluttuante è sulla
campagna e davanti alla finestra.
Non  posso  vedere gli alberi
e la siepe del giardino.
Il silenzio è  pesante
sento i miei pensieri,
tristi e rumorosi.
Vorrei  disperderli
ma non si allontanano
furtiva li inseguo sul sentiero.

per la traduzione in lingua inglese cliccare su:

Martedì 19 ottobre 2010:
Ripresa del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty


Cara/o amica/o
ti segnaliamo la ripresa del Laboratorio Moltinpoesia, il prossimo martedì19 ottobre.

Che ne dite del laboratorio Moltinpoesia?

Si riparte. Proposte e suggerimenti.

a cura di Ennio Abate            

Apertura dei lavori del laboratorio, che compie, insieme alla Casa della Poesia, cinque anni!

La Casa della Poesia, 
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero

Confidando di avervi tra il nostro pubblico e in una vostra diffusione,
vi inviamo i nostri cordiali saluti

Ufficio Stampa - La Casa della Poesia

 
Come raggiungere con i mezzi pubblici la Palazzina Liberty Largo Marinai d’Italia – Milano:
Tram: 12 - 27
Autobus 45 - 60 - 62 - 73
Filobus 92

sabato 16 ottobre 2010

Eugenio Grandinetti
CHE BELLA PAROLA




Che bella parola “democrazia”
voglio gridarla in mezzo alla via,
voglio diffonderla in tutta la terra
anche a costo di fare la guerra.
Fare la guerra non è tanto male
se si persegue il grande ideale
di assicurare l’egemonia
ai finanzieri di casa mia.
La sola cosa che oggi ha importanza
è l’andamento della finanza
che non dovrebbe aver cedimenti
perchè i ricchi non si lamentino.
Che si lamenti la vile plebaglia
perchè si mandano alla battaglia
soltanto poveri e diseredati:
tanto per questo vengon pagati.---
Vengon pagati con pochi contanti
che però a loro paiono tanti.
Paiono tanti perchè col salario
si riesce a stento a sbarcare il lunario
ma chi delle armi esercita l’arte
mangia e mette qualcosa da parte.
Certo in guerra si può morire
e nessuno può aver da ridire
ma muore pure per qualche incidente
chi va a lavorare per poco o niente.
Quello che conta è che vada avanti
questo sistema di acquisto in contanti
d’uomini che vanno a lavorare
o vanno in guerra a farsi ammazzare.

4 POESIE di Maria Maddalena Monti











ASSENZE

Il nostro giorno
si popola
di assenze.
Silenziose e assorte
ci accompagnano.
Cerchiamo
illuminante la risposta,
saldo il calore
di un abbraccio.
Ci rispondono bisbigli,
frammenti di parole
e la carezza
è un alito di vento.

BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI

DISCUSSIONE
Il braccio di ferrto tra IO e NO



nel Laboratorio MOLTINPOESIA


Il blog ha ripreso ritmo. Ho messo il contatore delle visite e in poche settimane  dalle centinaia iniziali siamo  arrivati a 2271 (oggi 16 ottobre 2010 ore 9,30 circa). 
Soddisfatti? Sì.
E' un bene che il blog sia la vetrina dei vari io poetanti (con nome e cognome) presenti nel Laboratorio.
(Non di tutti in realtà e gli assenti sono invitati ad esporre anch’essi il loro io  al più presto per avere un quadro completo di come sia composto questo moltinpoesia).
E, invece, un difetto che il noi si faccia sentire poco.
Mi sbaglio?
Propongo una verifica:
tra tutti i post finora pubblicati (compresi quelli in archivio) quali secondo voi, mettono in primo piano il noi  o un io/noi?
Aspetto risposte e discussione
Un caro saluto
Ennio

venerdì 15 ottobre 2010

VERSO FANO. POESIA DI VIAGGIO di Leonardo Terzo











Dolce e chiara è Luciana
E senza accento
Di viltà, d'eroismo o passione mondana,
E di lontan rivela senza fremito
Un sorriso di statua mussulmana.
Ride se ridi, oltre l'emicrania;
Bacia se baci, meccanica e gentile,
Fedele e onesta alla propria inumana
Gioia asseverativa.
Senza costumi decifrabili
Fra Milano e Bari,
Né pensieri impuri,
Fra Polignano, San Severo e Ostuni.

giovedì 14 ottobre 2010

2 POESIE di Giuseppina Broccoli











Era la casa

Ragni e gechi
ora, nella casa
dove nacqui.
Non più convolvoli,
non più grappoli.
Tu piangi
le dinastie tra gelsi e nespoli.
Aspetti che io ritorni ancora.
Nella culla bruciano
le labbra mie che ti pronunciano.
Tu non hai nome
e ti consumi in palpiti di pena.
Non tremi della tua penombra,
incatenata tutt’uno con la materia
del mio canto.
Allunata,
assolata,
solitaria,
dissolvi le tue membra nel silenzio.
Ti ho posseduta con la mia presenza,
or remota,
or languida.
Mi fai paura,
tu odori del mio sangue passato.
Al portico i rovi,
gli olmi all’orto devastato.
Si rinnovi l’incanto dei campi di grano
nelle tue finestre,
tremino i cancelli nella tua barbarie.
Rovente occhio,
tu pulsi davanti al mio destino mentre
il cuore trema fra salici e pioppeti.

Borgo sul Garigliano

È un paese il mio paese
che quando torno
mi mancan le parole.
È un paese il mio paese
che quando torno
tutto è rimasto
come l’avevo lasciato.
È un paese il mio paese
che quando parto
mi tornan le parole.
È un paese il mio paese
che quando muori
non ti piange più nessuno.

EXPO di Augusto Villa



 
 
 
 
 
 
 
Dea bendata
ben-di Dio
Christian Dior.

Orgoglio la patria
gol gol gol.

mercoledì 13 ottobre 2010

CRITICA Leonardo Terzo:
Quattro premesse e un commento
a FINE ESTATE di Emilia Banfi (Semy)


Fine estate

Nelle mie piazze
e nelle mie case
tra le ombre calde
di un mese d'estate
ho visto passare
la mia gioventù.

Aveva un abito a fiori
di quelli teneri
che durano un giorno,
correva in quel posto
che sa di segreto
dove la vita
s'intreccia col tempo
dove il canto
di un usignolo
col freddo di neve
annuncia il passo del vento,
ti chiede chi sei
e tu gli rispondi
- Son quella dell'anno passato
  son qui come allora
  dimmi che nulla è cambiato.-
    
Emilia Sergio

Quattro premesse e un commento, di Leonardo Terzo

Prima premessa: Northrop Frye, nella sua Anatomia della critica (1957) lamenta spesso di non avere a disposizione una terminologia che permetta di individuare e descrivere in modo appropriato e condiviso i fenomeni letterari che incontra nella sua esperienza di lettore e di critico. La stessa cosa capita a tutti i commentatori che percepiscono certi effetti della poesia, ma non sono sicuri di saperli descrivere accuratamente per mancanza di una terminologia stabilita. Per questo mi sembra talvolta, nel parlare di questa poesia di Emilia Sergio, di tentare di spiegare le percezioni e le intuizioni che probabilmente tutti abbiamo nella lettura, senza essere sicuro, magari per mia ignoranza, di saperle comunicare.
Seconda premessa: l’analisi esplicativa di una poesia, non può essere piacevole come la lettura, perché la poesia è una sintesi alchemica che ottiene l’effetto del piacere, mentre la critica smonta la costruzione sintetica in glosse analitiche, appunto, dove il piacere musicale si perde, e quello razionale è aleatorio.

martedì 12 ottobre 2010

DOPOGUERRA una poesia di Emilia Banfi


 
 
 
 
 
 
 
 
Ora
scende il buio sui sepolcri
dal sangue volano i rapaci
la neve fresca compie
l'ultimo lavacro.
 
Impronte di fango sul prato,
ancora un passo,
una carezza, un bacio
nel sole l'impazienza
della prima margherita.
 
La guerra non arriva alla radice.

Sveva che nella luce danza 2

UN GRANDE POLITICO di Emilia Banfi


Ostentava felicità
brillava di colori
come quei fiori finti
che si portano al cimitero.

NOTTURNO di Luisa Colnaghi











Notturno

Scoppiano i tuoni sul tetto
il vento colpisce sui vetri
rovescia la pioggia
la casa è tormentata.

Sorpresi nel buio si ascolta
tutto il rumore
con occhi feriti dai lampi
si attende la fine.

Una sirena lacera l'aria
denota un breve interludio.
Poi è silenzio, tutto è cessato
e la notte diventa più cupa.

La casa sembra addormentata
ancora i sogni tornano danzando
leggeri come fantasmi,
ombre nel ritmo del pendolo.

Per la la traduzione in lingua inglese:

VERDEMELA di Mayoor

“Sai cos’è? Fanno così perché cercano di ottenere qualcosa.
Poi, dopo, si arrendono.”

La telefonata  che ascolto è rumorosa, di fretta. Una sbrigativa serie 
di ipotesi tutte volte al positivo, di frutta, ma troppo dolci.


L’architettura dei viali è mal riuscita, fanno meglio le ombre, il caffè
ma lo spazio tra le cose è pulito. C’è nell’aria un amorevole daffare montano.


Il senso gentile della decenza è nei figli mattinieri ancor nelle lenzuola. 
Ristrutturazione del capodanno duemila.  Strade interrotte, pochi pensieri
frenetici tecno pizzaioli. Null’altro, mi pare.


Forse più tardi una spoglia insalata di riso, la stramba versione acustica 
di Eric Clapton.  Camicie col colletto aperto, meridionali del nord-est
sudisti dell’ultimo piano, centinaia di persone gemelle che non si guardano.
Visite della finanza sui piatti coreani ancora vuoti.


Scrivere certe mattine è scartabellare. Nessuna parola liquorosa, troppe 
fette di sole. I semafori tutti rossi. 

“Non può mettere la moto qui”
“Un attimo, mi sta suonando il telefono...”
“Lo dico perché...”

Guardo guardo. Un piccione prende il volo.


Oh, come una stella del Louvre una ragazza si affaccia nella vetrina.
Guardo, mi guardate.  

Di qualcuno che passa si nota la suola delle scarpette tra i passetti rapidi. 
E’ verde.  

Il futuro dovrà pur cominciare da un colore. Un verde mela, ma finto
molto finto.

lunedì 11 ottobre 2010

FARE IMPROVVISAZIONE

http://www.lascighera.org/slam/audio/by/title/improvvisazione


Per ascoltare l'audio cliccare sul link 


Questa registrazione è tratta da un reading che si è tenuto tre anni fa a Milano. Per la precisione si trattava di un Poetry slam. Presenti 150/200 persone. L'autore, Marco Dedonato, avendo vinto la competizione fu chiamato al microfono per leggere un ultimo testo. E lui cosa fa? Guarda il pubblico negli occhi, uno ad uno si potrebbe dire, e incomincia ad improvvisare sostenuto unicamente dalla sua buona volontà. Si comprenderà quindi perché il senso della composizione e la struttura dei versi possono sembrare approssimativi. Quello che so io è che non ne conosco tanti che abbiano questo coraggio. 

E' trascorso del tempo da allora, ma con Marco, più me, M.Liberatore ed Elisa Brigida, abbiamo costituito un gruppo,  un laboratorio dove si partecipa solo improvvisando poesia. Di fatto si tratta di una palestra per fare esercizio di creatività poetica, ma abbiamo scoperto che la poesia improvvisata con l'uso della voce ha le sue assurde regole, regole che sono parecchio diversa dalla poesia scritta. 
Secondo me, pur considerando che la tradizione orale è antichissima, e dicendolo non senza una certa presunzione, è arte nuova. Nuova in quanto non si avvale della rima, ne' di altra metrica... nessun tempo musicale che la sostenga. 

Chi volesse partecipare mi contatti, non costa nulla e, ovviamente,  non servono carta e penna. 
mayoor@fastwebnet.it

domenica 10 ottobre 2010

STUPRO di Emilia Banfi










Piccolo fiore rosa non fiorire
questo prato non fa per te.
Ti hanno stretto alla corolla
e tu chino come in grembo
hai lasciato la tua linfa.
Piccolo fiore viola non fiorire
questo prato non fa per te.
Irruente veleno nel tuo stelo
in attesa della sua rugiada
ritto e verde caldo di sole.
Piccolo fiore non fiorire
questo prato non fa per te.
Non polline, non profumo
sarà di te, del tuo colore
e dell'ape che verrà a cercarti.
Piccolo fiore nero non fiorire
questo prato non fa per te.

Giuseppina Broccoli: Due poesie

 














Vita su morte

Il Nellie risaliva il grande fiume,
uomini ingenui guardavano impietriti.
Dov’era il bianco e dove il nero?
Cuore di tenebra sussultava,
ma l’anima non si scuoteva.
Schiaffeggiati dalla civilizzazione
accettarono la sopraffazione.

Stelvio Di Spigno: 3 poesie da “La nudità”



 

Fine settembre


Si presentano a orari in cui ognuno prende il volo,
verso le sette di sera quando ancora c’è il sole,
e con i loro gridi prendono forme umane,
un gigante, per esempio, o un volto conosciuto,
tanto che l’occhio non distingue il perché del movimento
e vorrebbe saperne di più, ma questi stormi
fanno a gara con corriere e treni di fortuna
a sparire per primi, risucchiando                         
il brusio dei pendolari, la stanchezza dei passi,
la finzione di tutto.

Vanno dove si disperdono altre voci,
questa volta scaturite dalle case in lontananza,
e c’è chi come noi ricorda vagamente
dove abbiamo ascoltato per primi
le parole che non hanno ritorno. 

sabato 9 ottobre 2010

Novità ottobre 2010 sul sito POLISCRITTURE




Giorgio Mannacio

NASCITA E MORTE
DELLA POESIA IMMORTALE



Prefazione
Un’elegante strada di Milano è dedicata a Enrico Panzacchi,modesto versificatore vissuto dal 1840 al 1904. Quanti panzacchi vivono , oggi, che non saranno ricordati post mortem, domani? ( Riflessioni di un anonimo )
I.
Voglio parlare della poesia e dei poeti fuori dagli schemi e senza schematismi. Anche in un periodo di crisi economica il prezzo della carta resta alquanto basso. Per scrivere poesie non occorre una penna preziosa, d’oro e dal nome illustre. Bastano una biro ed una pila di fogli anche riciclati. Alcuni si sono accontentati del margine bianco dei giornali. Un’inezia in confronto ai blocchi di travertino pretesi da alcuni scultori. Ci sono, poi, di fronte alla scultura, alla pittura, all’architettura tutta una serie di virtù pratiche e di conoscenze teoriche delle quali il poeta fa tranquillamente a meno. La poesia è - tra le arti - quella meno costosa e più semplice da realizzare. E’ quasi naturale che sia anche la più diffusa. L’alfabetismo di massa l’ha resa simile ad un diritto azionabile in giudizio. Così stanno le cose.
[CONTINUA. Per leggere tutto clicca su "NASCITA E MORTE DELLA POESIA IMMORTALE"]

[A cura di E.A.]


2 POESIE di Luciano Roghi












La pendola

Estraneo al futuro,
il rintocco esibiva un suono scordato, interrotto.
Il pomeriggio scoccava: noia, inverno e sole
intorno all’abbandono.
Un cumulo di minuti innevati,
non chiudevano l’ora d’infinita durata.
Neppure il buio l’ha soccorsa.

__________________________

NOSTRI INQUIETI SIMILI: il critico Giorgio Linguaglossa

La nuova poesia modernista italiana (1980-2010)

02 luglio 2010




Intorno alla poesia contemporanea si muovono riflessioni, pareri, critiche. In questa sezione desideriamo raggruppare alcuni interventi che sono seguiti alla pubblicazione del volume di Giorgio Linguaglossa dal titolo "La nuova poesia modernista italiana"  e ad una successiva intervista all'autore a cura di Luciano Troisio.
Sulla destra della pagina tutti gli articoli correlati, in punta di penna.

Per leggere gli interventi sul libro di Linguaglossa sul sito della LIETOCOLLE clicca:

http://www.lietocolle.info/it/la_nuova_poesia_modernista_italiana_1980_2010.html

[Segnalazione a cura di E.A.]

NOSTRI INQUIETI SIMILI: http://www.abrigliasciolta.it/

sette esemplari diversi di carovana dei versi
un’azione poetica lunga 7 edizioni, 55 autori pubblicati, centinaia di performer nascenti, emergenti e affermati e lo spazio libero per l’ospitalità quotidiana di Mohammed Bennis

otto ottobre duemiladieci

Sette anni di esperienza, sette anni di conoscenza, decine di autori pubblicati e ripubblicati tra le centinaia che hanno articolato i recital performati.
Un itinerario comune, libero da ogni etichetta se non quella abrigliasciolta, che si è prestata ad ogni esigenza di promozione letteraria e culturale. Colpendo nel segno e generando tante piccole cellule impazzite semplicemente con l’attivazione delle capacità fondamentali dell’uomo.

venerdì 8 ottobre 2010

3 POESIE di Alberto Accorsi

















E’ Guerra.

Che ognuno giochi le proprie carte!

Motorizzazione
Polluzione
Globalizzazione

Aereoplanini
Barchette
Gelsomini

2 POESIE di Grazia De Benedetti

 

 

 

 

 

 

 

Vuoto

 Vorrei trovare parole di rosmarino
che lasciano la scia
e sanno d'amaro e di ricordo.
Vorrei trovare parole di cardo,
irte di spine, nel graffio è il loro segno,
cautela e riflessione,
Vorrei trovare parole di menta,
fresche e nuove
per inventare orizzonti.
Vorrei trovare parole di verbena,
verde di foglie, fiori nasconde azzurri
un giorno forse potrebbero sbocciare.
Vorrei trovare parole non so dove cercare
smarrita m'aggiro tra siepi di labirinto.
Prima che venga notte vorrei parole trovare.

2 POESIE di Augusto Villa

Pensieri di notte
S'agita
il verde, mio
mare di fiele e
muta
è la rabbia
che sale
che cresce
travolge
tradisce

la notte

che svuota
sfinisce.

giovedì 7 ottobre 2010

GUFI E CIVETTE di Luisa Colnaghi, Ed. LietoColle


         

Report di Luisa Colnaghi sul 
2° Festival dei gufi 2010, Castello di Corticelli, Nibbiano (Piacenza)

Al convegno che si è tenuto il 2 ottobre  hanno partecipato ornitologi e studiosi nazionali e internazionali per parlare  degli strigiformi, oltre 150 specie in tutto il mondo.
L'evento ha dato luogo a molte  manifestazioni che si sono svolte contemporaneamente nei tre cortili e nelle sale del Castello per due giorni: presentazione di libri, riviste, DVD,  mostre fotografiche, dipinti, oggetti di legno e ceramica, gingilli e quadri con raffigurazioni di gufi e  civette e brevi corsi didattici per i bambini presenti.

La poesia è stata introdotta  con il libro di poesie GUFI E CIVETTE di Luisa Colnaghi  Ed. LietoColle.  La presentazione avvenuta il 2 ott. è stata  arricchita dalla lettura di poesie  che parlano della civetta e dei gufi. Il libro racconta la natura e la campagna ed è ambientato nella pianura lombarda, per questo motivo il titolo fa riferimento ai simpatici e affascinanti uccelli notturni che appaiono come  vecchi saggi e filosofi pensatori di questa verde campagna.

Rita Simonitto POESIE


Sera

Lievità di sera il cavallo piange.
Nebbia d’unghia bruciata
rende lattescente la contrada
e offusca i contorni delle cose.
La soffusa dolcezza illanguidisce
i sensi ma non paga
la perduta ebbrezza della corsa
miraggio ormai vetusto
seppur ancora valido
a contrastare il tiro quotidiano.
E il morso.

(30.03.1982)