Il libro di esordio
del romano Paolo Carlucci si segnala per la felice circostanza di uno sguardo
lirico che combacia con un paesaggio, insieme intonso e graffiato: «i tuoi
pettini di luce» «tra macchine in sosta», «orgoglio di beltà / tra negozi e
caffè», in un felice connubio tra il quotidiano e il lirico, tra paesaggio
memoriale e scavo interiore, contemplazione e annuncio. Certo, un esordio in
contro tendenza, conservativo, aurorale, idillico in mezzo al mondo della contro riforma della rivoluzione
mediatica, è un bel che dire… ci sono qui, a mio avviso, tutti gli ingredienti
di una futura implosione tematica e linguistica, che però nell’equilibrio
statico della poesia di Carlucci, ancora non avviene. Il tutto è immobile, tout
se tient. Ancora, forse per poco, ma ancora.
Scelta di poesie
tratte dal volume di poesie di Paolo Carlucci
Dicono i
tuoi pettini di luce- Canti di Tuscia , Edilet, Roma, 2010,
San Pietro a Tuscania
Lento
m’accosto al tuo occhio
di
luce
che
spazia l’infinito.
Dicono
i tuoi pettini di luce,
vento
d’arte di vetro,
il
saluto commosso e fedele
dell’Apostolo
al Signore d’estate,
al
plenilunio
tra
macchine in sosta.
(1998)
Viterbo sacra
Severa
nudità
austera
bellezza
alle
pareti i colori
della
pietà.
Viterbo anche profana
Chiese
acqua
d‘eternità
fontane
acqua
di città
torri,
palazzi
tracce
di nobiltà
donne
nelle vie
trionfo
di voluttà
orgoglio
di beltà
tra
negozi e caffè.
(2008)
Gatti viterbesi
Gatti
a Palazzo Papale
flessuose
linee
di
luce regale
sdraiate
gemme
colme
di segreti
sulle
scale di vento
della
cattedrale.
Gatti
un po’ pazzi
vive
pietre d’opale
nella
notte dei palazzi
orlati
di profferli
sonnecchiano
alle porte
degli
antiquari.
(2008)
San Martino al Cimino
Il
mio paese è un borgo antico
un
sortilegio di pietre, di vento,
di
sole
dove
scendono serrate
tra
le vie case schierate
antico
sogno d’ordine
nella
siepe sacra di luce.
Vanno
all’imbrunire aguzze
le
voci di vento dei ragazzi
moderni
centauri tra stupori barocchi
a
cercare nuovi amori sul sagrato
tra
le trecce nuove in minigonna
sciabordare
di giovinezza rombante
tra
i portali.
(2009)
Castel S. Elia
Umile
tra le rupi
sbuca
la pietra
che
povera s’adagia
sacra
nel
sole delle ginestre.
(2006)
Via delle Torri a Tarquinia
Alte
sulla città accesa di silenzio
svettano
le Torri, ventose favole di pietra,
vestano
d’antico le piazze fiorite di chiese.
Alberi
di storia ombreggianti sulle vie opalescenti
di
modernità che riluce dalle insegne di negozi
che
vendono illusioni polverose d’antico.
(2007)
Canto alla Terra
Foglie
d’autunno.
Fredde
fiamme
nel
vento
le
esequie della Terra.
(2007)
Panorama dal terrazzo
M’abbagli
stamane
sul
mare lontano
sbucciato
da
un coltello
di
luce
il
canto dell’alba.
(2000)
Canto a Civita di Bagnoregio
Un
ciuffo di case
di
mura in rovina
nere
preghiere di vita
nel
sole che muore.
Così
sfavillano,
tra
macerie di silenzi
nel
cuore tempestoso del giorno
le
stelle di tufo
sospese
nel
cielo che la rupe di Civita
sommerge
d’immenso.
Civita,
scabra meraviglia,
rupe
sbranata dalle intemperie,
dai
terremoti, di cui la terra,
talora,
qui s’è sgravata.
Vedo
nel silenzio
un
pianto di sassi
nel
vento
un
esile ponte,
una
strada nel cielo
sospesa
che
al cielo conduce
umile
gloria celeste
serafico
cammino nel vento
che
gli occhi gialla della festa delle ginestre.
Così
quest’esile corpo di tufo
che
sul corpo infinito del Nulla
distendendosi,
tra
le nubi s’aggruma di silenzio
ancora
oggi m’accoglie
e
vascellando tra le vie
a
quest’ancora fragile e inquieta
d’infinita
quiete m’arena
un
poco contemplando
l’oceano
di pace che qui un silenzio
pieno
d’amore, questa bianca bufera
di
sassi,
al
plenilunio,
veste
di cristiano splendore.
(2008)
Novembre
Sotto uno scroscio
improvviso si leva
un volo di passeri
, ali gelate di vento
l’occhio
dell’inverno nel mio giardino.
(2009)
Etruria rupestre
Urne
di luce
ventose
macerie di tufo
tra
il verde dei rovi
a
cui un sole d’ombra
regala
spoglie di luce.
(2006)
6 commenti:
In attesa di "future implosioni" ( Linguaglossa ), l'operazione di Carlucci corteggia per ora - senza remore -maldipancia e crisi d'itterizia degli antilirici in circolazione , preoccupata ( l'operazione di cui sopra ) di evitare il sibemolle e di proporre piuttosto la pulizia di un "figurativo" molto personale ben lontano da sudditanze filiazioni e canti di sirena .
Buon proseguimento .
leopoldo attolico -
Immobili sì, ma come belle fotografie. Pure qualità delle cose e della vista in bel "figurativo molto personale", concordo. Possiamo contemplare ciò che è ben scritto esattamente come guardiamo certe immagini d'autore... e nient'altro, mi pare, nemmeno una riflessione, qualcosa che emozioni o dia da pensare. Reflex.
mayoor
Immobile? Fotografie? Già della natura ormai si deve e si vuol parlare solo della distruzione. Ancora occhi come questi con una splendido linguaggio la fanno tornare viva, utile all'uomo in tutte le sue forme, palpitante. Lasciamo arrivare a noi questi versi, inni, che "come un sole d'ombra regalano spoglie di luce". Mi mancavano, respiro. Grazie Emy
grazie Leopoldo, mi piace soprattutto l'espressione finale .. ben lontano da sudditanze filiazioni e canti di sirena
Va bene, cedendo all'invito di accogliere l'aulico di questo linguaggio e, per stare in tema con altri post, anche il sacro che ne deriva come filtrato dalla sensibilità di quest'anima che sembra valorizzare diversamente ciò che osserva (pausa), va riconosciuto che in queste poesie non ci si perde (identificandosi) tra negozi, supermarket o altre modernità. Come a dire che non è questa la modernità promessa dal futurismo ("moderni centauri" e "giovinezza rombante" - P.Carlucci), ma che andrebbe cercata, osservata, nello scorrere del tempo che è silenzioso, non scandito da ore minuti e secondi, ma dall'epoca, direi anzi dal Kali Yuga che, stando alle scritture induriste, è l'era oscura dei conflitti e dell'ignoranza. Ma non viene detto, e questa mancanza la si sconta restando sulla muta osservazione. Francesca Diano, nella sua generosa critica al Paradiso di Linguaglossa, parla di "un filosofo che scrive in versi", ora non so se abbia senso che io tenti un parallelismo (Paolo Carlucci è qui presentato da Linguaglossa con argomenti che gli sono propri), ma almeno lì le cose vengono dette, seppur fantasticamente, mentre qui vengono percepite. Inoltre qui il sacro mi pare s'arrenda, o aderisca, alla cristianità (cristiano splendore), anche se va detto che il lirismo non sembra risentirne. Vedremo magari più avanti.
mayoor
correggo: induiste
m.
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