Il libro di esordio
del romano Paolo Carlucci si segnala per la felice circostanza di uno sguardo
lirico che combacia con un paesaggio, insieme intonso e graffiato: «i tuoi
pettini di luce» «tra macchine in sosta», «orgoglio di beltà / tra negozi e
caffè», in un felice connubio tra il quotidiano e il lirico, tra paesaggio
memoriale e scavo interiore, contemplazione e annuncio. Certo, un esordio in
contro tendenza, conservativo, aurorale, idillico in mezzo al mondo della contro riforma della rivoluzione
mediatica, è un bel che dire… ci sono qui, a mio avviso, tutti gli ingredienti
di una futura implosione tematica e linguistica, che però nell’equilibrio
statico della poesia di Carlucci, ancora non avviene. Il tutto è immobile, tout
se tient. Ancora, forse per poco, ma ancora.
Giorgio
Linguaglossa