Riprendo qui
l'interessante discussione iniziata nel post dedicato alla poesia "non ho
sorelle" d Anna Cascella Luciani e sollecito altri interventi. Se
dovessero essere, come questo mio, superiori alla misura breve del commento,
inviatemeli e li collocherò in successivi post. [E.A.]
1. Schematizzo per
andare al nocciolo della questione poesia/prosa. Poesia=lirica=giovinezza?
Prosa=ragione (o razionalità)=età adulta (o vecchiaia, quando “si partecipa
meno alla vita e più al passato”)? Approvo in parte, ma dovremmo
documentare meglio queste equazioni. Specie oggi che i confini tra
poesia e prosa, già mobili quando la distinzione dei generi pareva netta e
incrollabile, sono diventati - per dirla con Bauman (e affidandoci, non
ciecamente però, alla sua autorità) - *liquidi*. Resta aperto il problema del
grado e del senso di questa "liquefazione" dei generi: parziale,
totale? reversibile, irreversibile? sintomo di "decadenza" (di allontanamento
dall'Origine, o dal principiale,
senza il quale non si dà logos poetico [Cfr.Giuseppe
Pedota, Dopo il moderno?) o, come sostiene Lucio Mayoor Tosi,
irrinunciabile tensione di "quell'animo futurista" o utopista che
serpeggia in qualcuno?