Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto). Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.
venerdì 25 gennaio 2013
Pietro Peli,
Una polemica in versi.
Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto). Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.
giovedì 24 gennaio 2013
Giorgio Linguaglossa,
Su "Nelle tue stanze"
di Marzia Spinelli.
Marzia Spinelli Nelle tue stanze Edizioni Progetto Cultura, Roma,
2012
La sostenutezza
formale di questa raccolta di Marzia Spinelli indica appunto che ci sono dei
sostegni, delle travi portanti, delle mensole che tengono insieme il
calcestruzzo «povero» della costruzione poetica; è indice di ciò che altrove,
sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si
scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i
prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è.
mercoledì 23 gennaio 2013
Itzik Manger, Tre poesie.
In singolare coincidenza con la poesia-riflessione di Donato Salzarulo su una visita ad Auschwitz, Giorgio Linguaglossa propone queste poesie in lingua yjddisch di Itzik Manger che fanno intravvedere sentimenti delicatissimi (si veda "Re David e Avishag ") e premonizioni terribili ( "e in ginocchio cadrete con terrore –"). [E.A.]
Traduzione dallo yiddish di
Ariel Rathaus, Edizione fuori commercio n. 176,
300 copie numerate a cura dell’editore Carucci (1983). Nota finale di Giorgio Linguaglossa.
Amore
Agili cervi su nevosi
monti,
corna d’argento
impigliate nella luna
e con cui la luna è
generosa.
Mia madre li protegge. Va
con loro.
Perché i lupi nei boschi
non ne fiutino l’odore,
spegne le loro impronte
sulla neve.
lunedì 21 gennaio 2013
Donato Salzarulo,
Visita al campo di Auschwitz.
Con una riflessione
sulla "Giornata della memoria" .
Quando visitammo
il campo di concentramento e sterminio
di Auschwitz-Birkenau,
evitammo alle bambine
la vista di alcune sale.
Troppo crudo mostrare
la massa di capelli
a ciocche, a trecce
tramati come stoffe.
(Non ricordo se frammenti d’ossa
fossero bottoni).
sabato 19 gennaio 2013
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
incontro del 22 GENNAIO 2012 ore 18
Introduce Luisa Colnaghi
Ezra Pound
Poesia lirica, epica e profetica
(con qualche dettaglio politico non irrilevante)
"Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità"
(Canto 81 - Canti pisani)
giovedì 17 gennaio 2013
Faraòn Meteosès
Specchiatura
Adesso riverberare il
Verbo sulla specchiatura
dipresso il Luogo di
lettura
essere credulo di
percepirmi monade nella modanatura a fuoco
foggiata dal Gigante
fra l’incudine e il
martello la falce e la tenaglia
rifratta sulla soglia
della mia retrobottega
sullo speculo nell’angolo
dell’Alfa e dell’Omega
nell’ennesimo incantesimo
ad opera del càlamo
che dispiega sulla riga
l’afflato e la metafora
una tremula orditura un
traslato di converso
capovolto di riflesso in
un artiglio endovenoso
martedì 15 gennaio 2013
Ennio Abate,
Rileggendo "I poeti del Novecento"(3).
Fortini sui futuristi.
1. Attirano
ancora i futuristi? Direi proprio di sì. Ogni tanto ripartono le
rivalutazioni.i Sorvolando sulle apologie marinettiane della guerra «sola
igiene dei popoli», si mescolano facilmente con l’americanismo; e,
più in particolare, con gli inni alle nuove tecnologie, specie del
Web, eco di quelli futuristi per l’aeroplano o l’elettricità. La
rilettura del breve brano che Fortini gli dedica ne I
poeti del Novecento stoppa queste tentazioni.
lunedì 14 gennaio 2013
Eugenio Grandinetti
[Senza titolo]
Caro Ennio,un'altra guerra è cominciata [in Mali] per i
francesi e sta per cominciare per noi,e la cosa passerà ancora inosservata. C'è
un odio tra gli uomini,fomentato da interessi di potere
(economico,religioso,politico)che di continuo si autoalimenta. A noi resta
l'indignazione,ma è ben poca cosa di fronte alla contentezza di chi con le
pubbliche disgrazie (e la guerra va considerata tale) ci guadagna. D'altra
parte tante altre cose ci danno nausea in questa disgraziata società.penso allo
schifo di questa campagna elettorale,alle manovre dei potenti per esser sempre
impuniti,alla disperazione di una società che sta andando allo sfascio. Forse è
una fortuna esser arrivati al capolinea,anche se,a pensarci bene,la vita non ci (a me,a te e ad altri come noi) ha risparmiato niente. [E.G.]
Il cielo è buio,l’aria è torbida:passano
gli uccelli della morte:portano
terrore e distruzione. Crollano
le case come chine franose,gli uomini
cercano rifugi sotterranei per nascondersi
dai fulmini del cielo. Ma chi ci salverà
dalla nostra ira e dalla vergogna
d’essere infesti l’uno all’altro,ostili
ai nostri sentimenti umani,resi
dal timore reciproco strumenti
d’odio e di morte?
sabato 12 gennaio 2013
Anna Ventura
Cinque poesie inedite
Dal mare si avvicina
all’isola, la barca
che porta la posta. La gente
la vede da lontano,
corre all’attracco. La posta
scende in un sacco
che sembra sempre vicino
a cadere tra le onde, e invece
cade a terra, perfettamente
asciutto. Il postino
divide le carte tra i presenti,
ognuno
torna a casa con le proprie. Il
sacco vuoto
giace per terra, poi
viene riportato sulla barca:
domani
farà ancora il suo lavoro.
Giorgio Linguaglossa,
Su "La metamorfosi del buio"
di Salvatore Martino.
.
Non ho letto I Dodici di Blok o le poesie di Herbert per sapere qualcosa di più sui loro autori: semplicemente, volevo sostare in quell’aura, in quella leggerezza, in quell’atmosfera, o insania. È un paesaggio, la scrittura, che non va a finire da nessuna parte, è lì e basta. Respirare in quel paesaggio la sua atmosfera è tutto quello che si può fare. C’è una trama?, c’è uno sviluppo?, c’è un senso?. No, in poesia non c’è nulla di tutto ciò. Possiamo leggere questo libro di Salvatore Martino come possiamo stare seduti su una sedia a dondolo all’ombra di un albero a goderci un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? L’atmosfera di un bel libro è il dondolio della sedia. Nient’altro.
venerdì 11 gennaio 2013
Ennio Abate,
In morte di Franco Pisano.
Tabea Nineo, Prigioniero, 1977 circa
abbiamo cercato insieme
gli ultimi singhiozzi
della nostra giovinezza
così simile ascetica seria
misurata sui passi di chi
denudò Das Kapital
e i suoi untori…
ma la sera
incombeva
giovedì 10 gennaio 2013
Luca Benassi,
Poesie.
(da
L’onore della polvere, Puntoacapo
editrice, 2009)
Bisogna
aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia
della foce
spauriti, mentre
accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete
dove
la superficie si increspa
di pinne
le branchie annaspano
quel desiderio
che riproduce il transito
di nuove
generazioni. Allora è il
momento
di calare la rete, di
tendere
alla gola il laccio,
l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro
noi siamo
salmoni ignari verso la
mattanza.
(da
il guado della neve, edizioni CFR,
2012)
Fortuna Della Porta,
Poesie.
Giorni
fuggono a vela dietro il vento,
corni
del dolore, pane impastato di ferro
compendio
del vortice eterno, pantano ove urla
dispendio
di fiato, la mia apocalisse è scontata
Coltivo
tempo al boia, questo mi piange,
arrivo,
poi, in mare annegato, fuoco arso,
tinto
di funebri drappi, rugiada infernale, -non fatto-
Avvinto
nel caos, non domandare. Taci, per carità.
Avvicina
un poppante che sugge, avvertilo, questo sì,
mattina di
lumaca incoscienza, affettuoso
alabastro
la pelle e per lui un raggiro alla porta.
Vincastro
di carbone, ahimè, minatore imminente.
Arcobaleno
di sangue e battito del cuore
ameno
frullo solo se amante mi bacia in bocca.
mercoledì 9 gennaio 2013
SEGNALAZIONE
RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM !
IL MONTE ANALOGO
Rivista di poesia e di ricerca
Mercoledì’ 16 gennaio 2013,
alle ore 18
presso il
negozio civico
CHIAMAMILANO
Largo Corsia dei Servi – 20122 Milano
MM1 San Babila
lunedì 7 gennaio 2013
Anna Maria Moramarco,
Amore e Psiche.
"Un collega ha visto la mostra ‘Amore e Psiche’ a Palazzo Marino ed ha
scritto delle belle riflessioni. Io invece, sulle sue riflessioni,
ho inventato un dialoghetto fra i due. Mi piacerebbe che pubblicassi sul blog
Moltinpoesia la mia ultima “Amore e Psiche”, che è stata apprezzata da alcuni
amici … Poi potremmo allargare la platea, se sei d’accordo: magari invitando
tutti a trarre spunto dal tema . In un tempo in cui si va o solo “di
pancia” o solo di testa, sarebbe interessante leggere come viene trattato
l’arduo e sempiterno tema …" (Anna Maria).
Sì, proviamo. Anche se "quel che sia" lo conosciamo già...
(Cfr. l'immagine quasi profetica - per l'Italia - pensata da Michelangelo Pistoletto, che ricopio sotto e che - ricordo - è del 1967...) . (E.A.)
-
Non mi guardare, amor mio,
solo così potremo amarci sempre!
-
Non posso non conoscere il tuo volto,
il mio amore ne ha sete
come di acqua che zampilla.
-
Per la tua passione
la conoscenza verrà svelata.
E sia quel che sia!
domenica 6 gennaio 2013
Fabio Franzin,
Testi scelti.
da “Pare” (Padre)
Fra i confini dea vita
(In memoria
di mio padre Antonio, in benvenuto a mio figlio Jacopo)
‘Sti stanbi zorni de utùno, ora cussì caldi
e ciari, ora cussì covèrti e afosi, cussì caìvosi.
Un zhigo ‘l vent, ieri nòt, e ‘l scuro scuriàr de frasche
contro ‘e finestre fuiscàdhe de l’ospedàl.
E i nidi, pensée: se ghin ‘é, chi ‘o che metarà
un téon sot’i albari? E po’ incòrderse pa‘a prima
volta che ‘l zal dei setenbrini s.ciopà drio ‘e rive
dea Livenza ‘l fa rima co’ quel dee fòjie dee piòpe
piantàdhe longo i só àrdheni. ‘Sti stranbi zorni
de utùno e i fòji del caendàrio che i me casca
stonfi dae man disendo de ‘na vita che la ‘é squasi
drio ‘rivar e de una che, massa sguèlta, ‘a scanpa via.
Co’i stessi làvari che ‘ò basà ‘a front
maeàdha de mé pàre, ‘dèss ‘scolte ‘sti
colpéti lidhièri, ‘sti calcéti cèi, e bei,
pudhàndoi tea panzha piena de mé fémena.
Piove fòjie rosse ‘dèss, tii nizhiòi futignàdhi,
drio i bianchi curidhòi sgrafàdhi dal doeór.
E ‘dèss sò, co’a pì maedéta dee sicurezhe
che quel che me ‘à dat ‘a vita e quel
che da mì la ‘varà no’ i riussirà a incontrarse.
So che mé pàre, nonostante tut el só ben,
no ‘l me ‘assarà far festa pa ‘a nàssita
de mé fiòl, e sò che ‘a nàssita de mé fiòl
no ‘a me ‘assarà piàndher mé pare
come che ‘l meritaràe.
Mi son qua, co’na man strenta
pa’ provàr a tègner duro, e chealtra
vèrta a spetàr, pronta a ninàr.
No so co quàea dee dó èpie possù scriver ‘ste paròe.
martedì 1 gennaio 2013
Ennio Abate,
Per un'antologia delle poesie
di Armando Tagliavento (1930 - 2012).
Tabea Nineo, Spleen
Questo è un appello a studiosi, critici e editori affinché diano la giusta importanza a uno dei "moltinpoesia" che ha concluso il suo lavoro di scrittore clandestino. Chiedo a chi può di darmi una mano a tirar fuori il suo lascito e di sottrarlo al silenzio del mondo cosiddetto culturale. [E.A.]
Di
Armando Tagliavento su questo blog ho
pubblicato varie poesie e riferito sulla sua vita inquieta e sulle sue interessanti scritture
inedite qui, qui, e qui.
Dopo
la sua morte sto lavorando a una scelta delle sue poesie (in "APPENDICE" ne propongo altre), che Tagliavento, non
trovando editori disponibili, aveva raccolto per suo conto in due volumi rilegati. Li ha intitolati
Una vita a pezzi e firmati, in
omaggio alla sua passione per la Germania, dove era stato, con lo pseudonimo
scelto da tempo, Hermann.
Emilia Banfi,
Nuovamente il vecchio.
Morto è il tempo delle parole
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.
Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.
Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.
lunedì 31 dicembre 2012
Comunicazione di servizio:
Il mistero dei commenti scomparsi.
Tempo fa (qui) fui costretto
a precisare ad alcuni commentatori, che protestavano per la scomparsa dei
loro commenti, che non ero io a censurarli. Solo oggi mi sono accorto che Blogger,
il server a cui fa capo il blog "Moltinpoesia" aveva introdotto un filtro per
messaggi considerati automaticamente spam. Non so con quali criteri. Il
filtro ha "catturato" molti commenti in inglese e in italiano. Vanno
dal 14 marzo 2011 al 29 dicembre 2012. Li ho appena sbloccati, eliminando solo
i doppioni. E, indipendentemente dal contenuto (basta che non siano
offensivi) e per renderli facilmente reperibili agli interessati, pubblico qui
sotto quelli in inglese che fanno riferimento soprattutto al post su
Robert Hass e a quelli di Marcella Corsi, Dante Maffia e Roberto
Bugliani. [E.A.]
domenica 30 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa,
La rottamazione
della generazione perduta.
Antologia L’orma lieve –
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Il
problema della Lingua e del linguaggio poetico è altra cosa. Direi, per farla
breve, che il linguaggio poetico è un «traduttore», un «traghettatore», un
«riduttore» dei veri (reali) problemi in un'altra dimensione, che è quella
della «sfera dell'arte» (se mi si passa l'espressione). E qui il problema si
pone in un altro modo: che tipo di riduttore? Che tipo di traghettatore? Che
tipo di traduttore? E per tradurre che cosa? E per chi?... E qui i problemi si ampliano e si
moltiplicano.
sabato 29 dicembre 2012
Valentino Campo,
L'albero natalizio.
UNA POESIA CIVILE D'OCCASIONE ISPIRATA DA UN FATTO DI
CRONACA:
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
(Il video su youtube: qui )
Quindi questo sarebbe il Molise.
……………………………………
………………………………………….
L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
……………………………………
………………………………………….
L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
SEGNALAZIONE
Daniela Cremona
Rivista
di poesia e filosofia
V.le
Veneto 23 - 26845 Codogno (LO)
Tel.
0377 - 30709
Ed.
Vicolo del Pavone
Piacenza
C O M U N I C A T O S T A M P A
Codogno,12
dicembre 2012
È stato
pubblicato in questi giorni il quarantatresimo numero (n. 42, Gennaio 2013),
della rivista di poesia e filosofia Kamen’ con le sezioni di Critica, di Poesia e di Filosofia. Il
numero è dedicato alla memoria di Daniela Cremona recentemente scomparsa.
venerdì 28 dicembre 2012
Eugenio Grandinetti,
Zooteca.
Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono, ha accompagnato l'invio di queste sue poesie con un breve messaggio: "In questi giorni ho
cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato
un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la
pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle
che ti paiono più opportune".
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio" suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.]
1 Senza appigli
Un volo di
rondini s’aggrappa
agli
embrici che sporgono da un tetto
e rimane
sospeso. Incerti volano
nell’aria
senza limite gli sguardi
ed
inseguono attese che si perdono
nel vuoto
senza appigli e senza meta.
mercoledì 26 dicembre 2012
Marco Onofrio,
Da "Disfunzioni".
Brano I – da “Fuga”
È una casa sommersa, a due piani.
Sfondata dall’interno come un
pozzo,
stipata di vertigine abissale.
È un lago di sabbia e di sale.
È la forma di un palazzo in fondo
al mare,
un oceano raccolto in un
bicchiere.
Letizia Leone,
da "La disgrazia elementare".
Supplizio fossile
(Del Satiro Marsia che osò sfidare
in gara musicale il
dio Apollo e finì scorticato vivo:
strumento cantante.)
Sotto salasso
l’operazione cominciò dalla cassa
toracica, (disse un
testimone
o perlomeno giunse così la notizia
sui fogli del mito
sui fogli del sogno)
lo scorticamento
non dalle punte del corpo ma dal
centro
ovale della pienezza, là dove si
raccoglie l’alito anzi il
respiro, anzi il suono concentrato
del calmo tamburello cardiaco.
martedì 25 dicembre 2012
Donato Salzarulo,
L’erba gramigna.
A Leopoldo
A liberare il grano dalle tante
erbe cattive, di solito
ci pensava mia madre.
Era un lavoro primaverile
per dare aria agli steli,
preservarli dagli abbracci infestanti.
«L’erba cattiva non muore mai...»
commentava spossata la sera
e alludeva alla gramigna
che l’aratura – certe volte lo scasso –
non aveva del tutto distrutto.
L’ho sempre saputo:
erano i suoi occhi
il mio assoluto.
Natale 2012
sabato 22 dicembre 2012
Leopoldo Attolico,
Quattro inediti 2012.
Per Giorgio
SCENDEVA DALLA SOGLIA DI UNO DI QUEGLI USCI . . .
(. . . ) accade così di fare confusione
per tutta la vita
fra Erba Gramigna e Malerba
e quando, in questa compulsione vegetale
riusciamo finalmente a intravedere un valore infinito ,
il riverbero dell'essenza , dell'assoluto ,
ecco scendere dalla soglia di uno di quegli usci in erba
e venirci incontro
la botanica del sociologo della devianza
a dirci che la poesia è morta
che è stata sepolta dalla Linea lombarda
e che anche da viva , al più
ha sempre lasciato soltanto la buona impressione
e i tre punti,
come nel gioco del pallone
venerdì 21 dicembre 2012
Giselda Pontesilli,
La competenza dei poeti.
Pubblico, rivisto dall'autrice, il testo che ha fatto di base all'incontro tenutosi alla Palazzina Liberty di Milano del 13 novembre 2012 (qui). Ci sono evidenti, anche se parziali e provenienti da altri contesto culturale, consonanze con la recente riflessione di G. Linguaglossa appena pubblicata (qui). [E.A.].
Sono qui per esporre un mio
breve scritto, “La competenza dei poeti”, in cui sostengo che i poeti, in
qualità di competenti, cioè di massimi conoscitori della lingua, possono -e
debbono- agire per riuscire concretamente a cambiare la non-lingua, la lingua
degradata a linguaggio, dell'informazione televisiva;
per ottenere,
quindi, concretamente, che si faccia in Italia (e poi in Europa) un cambiamento
linguistico dei telegiornali.
I) Ma perché si
dovrebbe agire proprio riguardo all'informazione -della televisione, e non riguardo alla sua pubblicità, o ad
altri suoi programmi?
Ecco,
innanzitutto per un motivo strategico: perché è più facile, meno contestabile,
iniziare a scalfire il linguaggio mediatico partendo dall'informazione.
Infatti, a differenza
dell'informazione, la pubblicità è, in qualche modo, intoccabile, poiché si sostiene -come fosse un dogma- che essa sia necessaria per finanziare tutto
il resto.
E riguardo agli
svariati altri programmi, chiamati, a volte, programmi-spazzatura, si sostiene,
altrettanto dogmaticamente, che c'è
molta gente a cui piacciono e dunque, proprio in nome della democrazia, del
rispetto di tutte le opinioni, non si possono, anch'essi, toccare.
L'informazione
è, dunque, strategicamente, il terreno meno impervio da affrontare, soprattutto
perché i poeti, quali specialisti della lingua, non chiederanno di cambiare i
contenuti dell'informazione, bensì la sua non-lingua, il suo linguaggio.
giovedì 20 dicembre 2012
Lucio Mayoor Tosi,
Pastiglie del mondo
che irradiano.
Oggi
Movimento rotatorio terrestre
Forza di marea in rallentamento.
La montagna guarda in alto e guarda la penna che scrive
guarda in alto e guarda la penna che scrive
Aspetto.
il campo da pallacanestro ha il cemento devastato
quello da bocce è ricoperto di foglie. Non c'è nessuno.
Solo automobili che passano sulla strada laterale.
E una cornacchia.
mercoledì 19 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Per un nuovo volgare illustre –
Per una rifondazione del poetico
Ecco allora l’imperiosa necessità di costruire un nuovo volgare illustre – un volgare con cui potersi esprimere nelle accademie e nelle scuole della Repubblica, nei tribunali e nei gironi della politica, nella nostra vita quotidiana e nelle arti della parola. Un volgare che sia cardine del nostro comunicare, che si innalzi sulle miserie municipali e nazionali. In quanto cittadini abbiamo imparato che le nazioni vivono solo se universali, solo se la nostra lingua è così potente da comunicare con tutto il mondo.
Flavio Villani
Il natale ai tempi
della “spending review”
Questo racconto di Flavio Villani a me ha fatto pensare a "E adesso pover'uomo?" di Hans Fallada (vedi sotto in Appendice). Uè, andiamoci piano col pathos natalizio! [E.A.]
Dicono: pesa almeno cento
chili, grammo più grammo meno. E la pancia è così grossa che per riempirla
tutta lui inizia a mangiare ora e finisce fra due giorni. Minimo. Ma come
cavolo farà a passare dal camino?
Il papà dice che tutti hanno
un Capo sulla testa.
Sulla testa?, dico.
Sì, sulla testa, fa lui,
mentre continua a picchiare i tasti del computer.
Papà, faccio io.
Che c'è?, fa lui.
Papà...?, faccio io, sulla
testa?! Davvero?!
domenica 16 dicembre 2012
Donato Salzarulo
Inno di Mameli,
tablet e manganello
In apparenza queste riflessioni di Salzarulo non hanno molto a che fare con la poesia. Eppure nell' "Inno di Mameli" si insinuano tutti gli equivoci che anche la poesia (un valore) attira su di sé, appena esce dal luogo riservato (sacro pomerio per alcune élite, circolo corporativo per altre). Suggerirei di leggere questo scritto con un occhio alla discussione in corso sul post riguardante Gian Pietro Lucini (qui). [E.A.]
Soffermati
sull’arida sponda
A. Manzoni, Marzo
1821
1. -
Nei cinque anni di scuola elementare non ricordo bene se il maestro ci abbia
mai fatto cantare in coro l’inno di Mameli. Ricordo che ci fu proposto in prima
media dalla prof. di musica. Unii la mia voce a quella dei compagni di classe e
la prof., dopo averla ascoltata tre o quattro volte, mi ordinò coram populo di
farla tacere. Era stonata. Ne ricavai una ferita superficiale, della glottide,
un’umiliazione leggera di Narciso, indimenticabile. Ancora oggi, tutte le volte
che provo ad intonare le parole o il ritornello di una canzone, esito. Ho la
voce di uno stonato.
A
diciannove anni, la direttrice di una colonia estiva, in cui lavoravo come
monitore, tentò di convincermi che non esistono voci stonate, tutt’al più
diseducate. Ci provò e mi rinfrancò per un mese, il tempo necessario, a
sorvegliare il gruppo di ragazzi affidatimi e a intonare con loro qualche
marcetta. Fu rimedio temporaneo, cerotto rimovibile.
Giorgio Linguaglossa
Su "Per tre lune"
di Elisabetta Maltese
Elisabetta Maltese Per tre lune La
Vita Felice , Milano, 2012
Parlare di un libro di
poesia significa in qualche modo parlare della questione della Lingua, ma parlare
di una questione linguistica è un modo di parlare della Questione Nazionale.
Ora, chiediamoci: qual è oggi la questione nazionale? Qual è l'interrogativo
fondamentale che la Nazione
pone alla Lingua? C'è un interrogativo? Ecco, io rispondo che NO, oggi, nelle
mutate condizioni del Dopo il Moderno
la questione della lingua non si pone più, o almeno, non si pone più nei
termini con cui l'ha posta Pasolini, oggi non si può più parlare di
«omologazione» televisiva dei linguaggi; di fatto, i linguaggi televisivi si
sono aperti a tutti i linguaggi, bassi e non bassi: da tele Maria alle
emittenti di spogliarelli, dalle emittenti di insulti show ai talkshow non c'è
distinzione: l'alto viene conglobato nel basso, il destro con il sinistro. E
questa indistinzione, questa simmetria del disordine è un dato di fatto dei
linguaggi televisivi del Dopo il Moderno. Simmetria del disordine peraltro che
ha attecchito anche i linguaggi poetici odierni.
Dirò di più: oggi parlare
di una emergenza della lingua e di una questione della lingua è un modo
imbonitorio per non parlare dei problemi che linguistici non sono ma che sono
reali: l'impoverimento di larghe fasce sociali, la perdita di una, due e forse
tre generazioni di giovani che non entreranno mai nel mondo del lavoro. Oggi i
problemi sono scottanti e reali, la RECESSIONE ci ha portati all'improvviso di fronte
al MURO BIANCO dei problemi reali. Altro che Oblio dell'Essere! Qui l'Essere ci
sta di fronte con il suo crudo e nudo postulato di «verità» nuda e cruda.
mercoledì 12 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo "I poeti del Novecento" (2)
Fortini su Gian Pietro Lucini
Fortini
dedica non più di due sbrigative
paginette a Gian Pietro Lucini (Milano 1867 - Breglia 1914). Visto che la sua
antologia è del 1977, la scelta segnala subito, strisciante, una presa di
posizione polemica. Il bersaglio è Edoardo Sanguineti, che nella propria antologia,
«La poesia italiana del Novecento» (1969), aveva riscoperto con
entusiasmo e l'aveva presentato addirittura come
«il primo dei moderni».
lunedì 10 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Dames
Madame Tedio Madame Tedio sfolgora nel salotto color velluto scrive un trattato di estetica: «La Morte del Sole». In un angolo Tiziano dipinge sulla tela vuota l’amor sacro e l’amor profano e la luna non tramonta più sul mare azzurro. Un pappagallo sull’asse gorgheggia un insulso «buongiorno». * Madame Zorpia e Madame Zanzibar Madame Zorpia e Madame Zanzibar hanno siglato un patto d’amicizia. «Want you meet Miss. Henna?» «don’t miss a thing!» «menu di 8 portate e vino a volontà» «would you like to know him?» «Robert hai 8 richieste d’amicizia» Un tappeto persiano troneggia alla parete di fronte e un nudo femminile di Rodin ammicca da sinistra ai clienti della locanda del tedio. «I have missed a thing», pronuncio sottovoce alla Musa dell’oblio. Ed entro nel buio del salotto.
venerdì 7 dicembre 2012
Luciano Nota
da "Sopra la terra nera"
PAURA DI DIO
Potrei morire e rifiorire
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
mercoledì 5 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo «I poeti del Novecento»
di F. Fortini (1)
Inizio, con questa scheda di lettura, una sorta di ripasso in forma di brevi sunti o di commenti ragionati sui vari capitoli di questo, che è stato uno dei miei libri di formazione. Tenterò mano mano anche dei confronti con altri autori che si sono occupati della poesia italiana del Novecento fino ai nostri giorni. Benvenuti suggerimenti e critiche. [E.A.]
Questo excursus storico-critico è stato pubblicato dall’editore
Laterza nel 1977 ed è uno dei volumi (il 63°) della LIL (Letteratura Italiana
Laterza). Fortini tratta in 4 capitoli: - l’età espressionista (Lucini,
futuristi, i lirici come Boine, Jahier,
Sbarbaro, Bacchelli, Campana, Rebora, Onofri e Valeri); - la figura di Umberto
Saba; - l’ età che va da Ungaretti agli ermetici (Cardarelli, i «moderni» come
Quasimodo, Penna, Bertolucci, gli ermetici come Fallacara, Betocchi, Parronchi,
Bigonciari e Gatto, l’antinovecentismo, il dialetto e Tessa); - Montale e l’esistenzialismo storico ( Pavese,
Noventa, Montale, Luzi, Sereni, Erba, Caproni, Fortini, Pasolini, Leonetti,
Roversi, Giudici, Risi); le avanguardie e il presente (la neoavanguardia,
Zanzotto e alcune brevi note sui “giovani”di allora).
lunedì 3 dicembre 2012
Pasquale Vitagliano
Poesie
Un’altra vita
E’ comparsa inattesa,
come una crepa,
sul bordo del tavolo,
nell’angolo;
come per caso,
presa di taglio
da una luce fredda,
come una resa:
l’inattesa scossa,
il tuffo, l’idea
che questa
è un’altra vita.
domenica 2 dicembre 2012
Ennio Abate
Su un’intervista a Guido Oldani
a proposito di «realismo terminale»
L'intervista in questione è a cura di Amedeo Anelli e si legge qui sotto in Appendice. (E.A.)
I poeti sono gente
strana, si sa. Hanno il vizio del “mestiere”: partono appena possono per la tangente della
metafora. Che è - diciamolo - un bel vizio. Permette un assaggio di libertà e
felicità. Ma di metafora non si vive, non di sola metafora son fatti i discorsi
e specialmente i dialoghi in cui la gente in carne ed ossa s’impegna per raccapezzarsi
innanzitutto sulle cose complicate del mondo. Quel che trovo strano (e che un po’
m’indispettisce, perché in fondo li sento complici del marasma che ci agita peggio della bufera infernale che
trascinava Paolo e Francesca nel V dell’Inferno) è quando i poeti usano
paroloni complicati e metafore “spinte” anche fuori dalle loro poesie. Quando,
insomma, continuano a fare i poeti anche quando scrivono un saggio o un
discorsetto rivolto alla cosiddetta gente comune. Qui ti aspetteresti, appunto,
di dialogare e ragionare con loro su un
argomento qualsiasi, di sentire risposte azzeccate alle domande che gli fai. E
non soltanto e ancora accelerazioni,
sorpassi e virate mozzafiato sempre sulla stessa Autostrada della Metafora, che
conduce non si sa dove.
giovedì 29 novembre 2012
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
Incontro del 4 dicembre 2012, ore 18
L’amore e quantoamore nelle opere
di William
Shakespeare
ovvero di
John Florio, Italiano, Siciliano, Messinese?
Un gioco delle carte condotto
da
Giuseppe Beppe Provenzale
Palazzina
Liberty
Largo Marinai d’Italia 1
Largo Marinai d’Italia 1
Milano
(ingresso libero)
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