Jacopo Galimberti Senso comune (2004-2009)Le Voci della Luna, Milano, 2011
Recentemente mi è stato chiesto di commentare una mia
affermazione che qui riporto per comodità del lettore: «La poesia che ha luogo
nel Moderno è come un compasso che giri a vuoto o un binocolo che spii
l’orizzonte immobile; disarcionata dalla sua sella, la poesia moderna è
costretta a un perenne ricominciare daccapo, una fatica di Sisifo se volete, un
riprendere a tessere la tela che la notte disbroglia, ad un tempo Cloto,
Lachesi e Atropo...».
In
premessa, resta un punto da illuminare: quello della differenza tra il discorso
poetico di finzione e il discorso poetico (e narrativo) referenziale: il
romanzo poliziesco versus il rapporto di un commissariato di
polizia, la verosimiglianza contro la verità (il documento a validità
legale contro il documento a validità estetica). Il racconto storico versus la Storia.