sulla vetta dei minuti
nella coda dei secoli
lisi dal silenzio bianco che li conta
allora mistero non è presenza
ma indovinare l’assenza dello scavo
quel vuoto che assorbe
quella luce che tra noi abita vaga
che fa la morte
*
Il sangue non basta
lascia traccia
sofferenza – il sangue
non coincide strema
la mia rete divina
la mia differenza
questo mi dici dal confine
del mare che aspetta un'altra luna
e la sua ombra
aspetta la tua ira solare
che affonda nella grana delle cose
delle acque che feconda
*
ci sono silenzi
che non sai sentire
sillabe senza suono
per dire del tuo tornare
ci sono silenzi
che sanno di ferro
prati che scalano pareti
c’è un silenzio tra le parole
un mare sotto pelle
un vento fermo tra la carne e l’osso
*
cosa aspettare fuori dai nostri occhi
alle orbite affacciati in pieno viso?
forse una pioggia immensa
forse un vapore che fa luce
una crepa nel cielo
forse foglie da lasciare andare
un limo di parole in cui restare
*
Tu non sai quanto resta
ancora da scavare quanta pancia
quanto cielo di milano sommerge
la tua ombra d’astronauta in frantumi
mentre la tua luna sale alla ringhiera
della mia bocca
la neve evapora dai boschi radi
e fa di vetro le morene
luci ai lati di ogni ferita
distesa con il freddo dei pensieri
quelli che scarti come aerei di carta
quelli che poi ti vengono a cercare
*
inedita
E' solo un fiume che passa stasera
e la sua ansia d'essere mare
è solo una voglia d'essere vento
e la pioggia un ombra che batte lenta
che si fa ansa argine e passo
passaggio smisurato trapassato
pulsazione nel fianco
rivoluzione che non fa male
*
inedita
Come una nebbia sotto al sole
l’eco che resta delle voci
taglio tra le mani
quasi un sorriso
in questo paese che deriva
inverno che si ferma
visto dall'alto di ogni viso
2 commenti:
Leggo con ammirazione queste poesie, come guardassi un paesaggio diverso da quelli miei soliti. Sembra poesia non pubblica e non privata, di eventi naturali e improvvisi visti da angolature inaspettate, talvolta vertiginose. Interiorità non corporee, nebbiose anche nel linguaggio, rarefatte.
"Tu non sai quanto resta / ancora da scavare /..."
L'eco mi sembra quello del primo ermetismo, Montale-Ungaretti. Parte da lì l'essenzialità cercata dei versi? Forse sì, ma si diversifica nell'esistenzialismo, impara qualcosa da Milo de Angelis ( meglio dire per contagio?), e arriva poesia con linguaggio che non si può confondere con altro.
Questo mio trattar di somiglianze è per gioco, sia chiaro. Ma continuando vorrei dire di una poetessa di cui non sento mai parlare e non so perché: Chandravimala Candiani. Cose che sento lontane da me, d'altra specie, ma che stimo incondizionatamente.
mayoor
Illusioni,delusioni, aspettative. Dolcissime e così ben metaforicamente celate da far pace con lo spirito e il corpo a liberarsi dal peso della quotidianità. Davvero bravo! Emy
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