sabato 13 marzo 2010

Ennio Abate: Una parola quasi plurale. Sull'antologia di Sossella editore (giugno 2007)

Parola plurale è un’antologia. Presenta testi di 64 poeti italiani contemporanei e il lavoro critico su di essi compiuto in modo collegiale e in cinque anni da otto giovani critici. Il titolo, ripetuto nella variopinta copertina in molte lingue, oltre a sintetizzare questa molteplicità di voci, rimanda al criterio che ha guidato la preparazione dell’opera: la poesia non è più un linguaggio unitario e ampiamente condiviso ma solo una parola plurale, a comunicazione più precaria e limitata.

Ennio Abate: Una difesa dei molti in poesia ( aprile/maggio 2006)

Elencherò qui con la schematicità propria di una breve nota, quattro ragioni che inducono oggi a riflettere su poeti e poesia alla luce del concetto (spinoziano) di moltitudine.

Ennio Abate: I molti nella poesia d'oggi (9 nov 2006) Casa della Poesia Palazzina Liberty, Milano

I MOLTI NELLA POESIA D’OGGI
Il senso di questa serata è sintetizzato nel titolo e sottotitolo dell’iniziativa: I molti
nella poesia d’oggi. Microfono aperto. Letture in vista di un laboratorio.
Il titolo allude a due campi da esplorare:
- quello dei testi in cui sia individuabile una presenza significativa (implicita o
esplicita) dei molti (in altri termini del sociale, delle classi, della gente), circoscrivendo
l’indagine alla poesia contemporanea ma senza escludere incursioni attualizzanti nei
secoli trascorsi e fino alle origini della poesia italiana: basti pensare ai molti nella
Commedia di Dante…);
- quello dei soggetti scriventi poesia o similpoesia (questo è punto cruciale e
controverso), che si sono moltiplicati e rappresentano un fenomeno oggi più che in
passato notevole, ma le cui implicazioni estetico-politiche - secondo me potenzialmente
positive - resteranno confuse se si continuerà a vederlo riduttivamente come mero
epigonismo, futile moda o normale escrescenza letteraria.
Il sottotitolo propone un metodo: l’ascolto della varietà di voci anche dissonanti –
più esattamente di segmenti di questa nebulosa di scriventi - che senza forzature e
settarismi possano liberamente confluire in un laboratorio, dove avviare confronti paritari,
inchieste puntuali e riflessioni critiche coraggiose anche sullo stato attuale della poesia
italiana contemporanea.

Donato Salzarulo: La boccetta di Baudelaire (Marzo 2009)

Questo testo nasce da un’intensa corrispondenza intrattenuta con l’amico Adelelmo Ruggieri nella primavera del 2005. Da qui alcuni passaggi colloquiali e allusioni a precedenti comunicazioni. La comprensione, però, è assolutamente possibile e non compromessa. Vista la lunghezza devo soltanto fare appello alla pazienza di chi legge. Del resto, i temi in discussione hanno a che vedere col senso della morte, della vita, della poesia, dell’arte, ecc. Insomma, questioni tutt’altro che secondarie. La poesia di Sylvia Plath. Appena finisco di leggerla, me ne fa venire in mente un’altra. E’ “Le flacon” di Baudelaire, la boccetta di profumo. Non capisco il perché dell’associazione e vado a controllare. E’ la situazione forse che le accomuna. Sono due poesie che in parte parlano dal dopomorte.

Lucio Mayoor Tosi: Poetry-slam. Il coraggio della mediocrità (Settembre 2009)

Da qualche anno partecipo con molto interesse a serate di Poetry-slam, qui a Milano, in città o nell’hinterland, a Torino, Pavia e in molte altre località, sia del nord che del sud Italia.
"Il Poetry Slam è sostanzialmente una gara di poesia in cui diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte cinque elementi del pubblico, sotto la direzione dell’Emcee (Master of Cerimony), come dicono in America, mutuando il termine dallo slang Hip Hop. In sintesi è questa la spiegazione che ne da Lello Voce, il poeta che, forse più di ogni altro, ha il merito di aver promosso in Italia questo genere di spettacolo.

Lucio Mayoor Tosi: Troppa prosa nei versi (Settembre 2009)

Sono un lettore prudente di poesia. Tanto prudente che mi capita spesso di accantonare un intero libro di poesia solo per il fatto che, aprendolo a caso, ne ho letto una o magari anche solo pochi versi, senza provare emozioni rilevanti o senza condividere lo stile. Oppure perché tanto spesso mi rendo conto di avere tra le mani un accumulo di inezie che, per quantità, manifestano la speranza di aver raggiunto un dignitoso traguardo. Non faccio nomi, non è questo che mi interessa dire, nè mi interessa manifestare più di tanto il mio solitario bisogno di assoluto perché so che ciascun poeta ne ha di suo. Voglio invece dar voce ad una denuncia.

Leonardo Terzo: Coro dei Fantapoeti nel girone degli affamati (di fama). ( FEBBRAIO 2009)


Narcisi assatanati
Ci siamo prenotati
Un posto nel loggione
Del nostro fogliettone.
Sarà una bella mossa
Poeti alla riscossa.
Commossa gratitudine
Si dia alla moltitudine
Che ci ha catalogati
Timbrati ed ospitati.
Ci siamo mossi in coro
Per darci un bel decoro,
E questo basta e avanza
Sembra una gravidanza
Di forti tutti in fila
Siamo una bella pila
Pallidi come spettri
Non vogliam sembrar gretti.
Ma per giungere in cima
Con rima e senza rima
Ci siam precipitati
Affannati
E spietati
Eppur ben educati.
Ognuno ha avuto poco
Ma abbiamo dentro un fuoco
Che scardina le porte
Chissà... dopo la morte.
C’è chi spera da subito
Anche senza decubito
E ch’invoca il millennio
Fidando nel buon Ennio.
Santo, santo poeta!
Non è una bella meta?
Facciamo tenerezza?
C’è l’antica saggezza:
Est omnia munda mundis
Lo cunto de li cunti.


Grazia De Benedetti: Discutendo di dialetto.Serata 26 marzo 2009 Palazzina Liberty Milano

Per darvi un’idea dei dibattiti di approfondimento che si svolgono a colpi di e-mail tra i MOLTINPOESIA, ecco qualche cenno a quello recente sulla poesia in dialetto. Tantissimi gli spunti forniti da Ennio Abate con lo scambio di mail tra lui e Mario Mastrangelo avvenuto già del 2004. In sintesi, per Ennio il dialetto è una lingua basilare, elementare, che storicamente non ha mai avuto un rapporto paritario con la lingua italiana, bensì gerarchico e conflittuale. Perciò per lui certi termini astratti o moderni, strettamente collegati alla cultura dotta, letteraria, sono poco conciliabili con il dialetto, lingua pratica, del popolo, finché in Italia sono esistiti un popolo e un universo culturale e materiale popolare, cioè fino alla prima industrializzazione. Il dialetto che si usa oggi, specie in poesia, è lingua morta anzi carbonizzata. L’italiano no, anche se vogliamo considerarlo in declino, subordinato a lingue più diffuse. Ennio ha usato il dialetto per evocare immagini e sentimenti arcaici, intrisi di angoscia e l’italiano per le riflessioni o per “incorniciare” la memoria carbonizzata della sua infanzia .

“LA SALUTE GENTILE SCENDE SU ALI PIUMATE". Intervento di Giuseppe Beppe Provenzale

“La salute gentile scende su ali piumate”. Ripeto: “La salute gentile scende su ali piumate”.
E’ il verso di un’ode musicata da Haendel per il compleanno della regina Anna d’Inghilterra. Naturalmente oggi non ci sono più versi in questa forma, anche se ognuno s’aspetta che la poesia si declami reciti e s’alzi in voli pindarici come questo. Ma non ci sono più le occasioni celebrative di questo, quello o di un evento particolare. Oggi abbiamo gli sportelli delle poste e dell’esattoria, l’auto rigata, il parcheggio introvabile e la TV. Domanda. Si può fare poesia aldilà dei bigliettini dei Baci Perugina? Alcuni la fanno, ma come per la pittura contemporanea, è cotta e mangiata su tavole ristrette con strumenti sempre più esclusivi.

Pochi in poesia? No, molti! Introduzione alla serata del 26 marzo 2009 alla Casa della Poesia di Milano - Palazzina Liberty

MI CHIAMO MOLTINPOESIA
Introduzione di Ennio Abate

Buonasera, mi presento. Sono Moltinpoesia.
I poeti laureati mi chiamano invece Similpoesia, Parapoesia o giù di lì.
Ma io non mi lascio impressionare.
Leggo i loro nomi
e capisco perché hanno scelto di guidare
il Rito che amministra Bellezza e Qualità
solo per conto di Partiti Chiese e Università.

Ennio Abate: DIARIO DI LAVORO DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA (dicembre 2008 n.2)


Il 9 dicembre 2008 alla Libreria EquiLibri in Via Farneti 11 (Milano) si è tenuto un incontro con Giancarlo Majorino sul suo poema Viaggio nella presenza del tempo. Pubblico qui sotto le domande che ho proposto a Majorino per approfondire anche con lui il discorso sul suo poema.
La serata “in trasferta” è stata registrata da Nazareno Ferretti con la videocamera. Ferretti si è impegnato a produrre anche un CD-Rom che vedremo poi come utilizzare. Il Laboratorio era presente quasi al completo. Scarsa invece l’affluenza di esterni, malgrado mailing list etc. Il discorso resta aperto. Ora si tratta di continuarlo, come in realtà si sta facendo attraverso gli interventi per posta elettronica.
Un caro saluto
Ennio

Ennio Abate: DIARIO DI LAVORO DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA (dicembre 2008)


È stato difficile affrontare la discussione sul poema Viaggio nella presenza del tempo di Giancarlo Majorino ieri sera , martedì 2 dicembre, nel nostro laboratorio.
Questa l’impressione che ho ricavato dalla serata, che pur ha visto aggiungersi al gruppo dei frequentanti fissi nuovi volti.

Una poesia di W. Szymborska proposta da Luisa Colnaghi: AD ALCUNI PIACE LA POESIA

Ad alcuni -
cioè non a tutti.

E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse  due su mille.

Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come all'ancora di un  corrimano.


Da  LA FINE E L'INIZIO  di  W. Szymborska

venerdì 12 marzo 2010

FOGLIETTONE "MOLTINPOESIA" N.3 novembre 2009

SAGGIO, PROSA, POESIA
Palazzina Liberty 14 maggio 2009
di Ennio Abate

Giovedì 14 marzo 2009 alla Palazzina Liberty di Milano la Casa della
poesia ha proposto un «Trittico di genere: saggio, poesia, prosa». Sulla
ribalta tre autori: Gherardo Bortolotto, Andrea Inglese e Massimo Riz-
zante, rispettivamente nelle vesti (strette, a quanto poi si è capito) di
prosatore, di poeta e di saggista.

FOGLIETTONE "MOLTINPOESIA" N.2 APRILE 2009

LA SERATA DEL 26 MARZO
«Buonasera, mi presento. Sono Moltinpoesia.
I poeti laureati mi chiamano invece Similpoesia, Parapoesia
o giù di lì.
Ma io non mi lascio impressionare.
Leggo i loro nomi e capisco perché hanno scelto di guidare
il Rito che amministra Bellezza e Qualità
solo per conto di Partiti Chiese e Università».

Con queste parole irrituali, Ennio Abate, che coordina il Laboratorio della «moltitudine Poetante», attivo dal marzo 2006, ha scelto di introdurre la bella serata svoltasi il 26 marzo 2009 nella Palazzina Liberty, alla Casa della Poesia.

FOGLIETTONE "MOLTINPOESIA" N.1 FEBBRAIO 2009

POCHI IN POESIA? NO, MOLTI!
Sono in tanti oggi a scrivere poesie. In disparte, senza alcun mandato sociale, isolati o in piccoli cenacoli. Poco si sa di questa “moltitudine poetante”. Parecchi (in alto e in basso) ne diffidano, ricorrendo ad etichette di comodo (sottobosco, poeti part-time, dilettanti) o a sempre più incerti distinguo fra maggiori e minori e canoni rispolverati. Viene così bloccato ogni tentativo di riflessione e inchiesta sul fenomeno.

9 marzo 2010 Moltinpoesia alla Palazzina Liberty: Una serata su Bukowski

Il giorno 10/mar/10, alle ore 10:10, Ennio Abate ha scritto:

Cari/e Moltinpoesia,
non la faccio lunga. Alle ultime due iniziative (9 febb. su Fortini; 9 marzo su Bukowski), pur ben riuscite,  molte le assenze (non  mi riferisco a quelle giustificate) di vari assidui frequentatori (in passato) del Laboratorio.  La T ha voluto scendere  dal tram. Tra i presenti di ieri sera forte l'invocazione di riunioni "faccia a faccia" come agli inizi etc.).
[...]
Qui sotto la bozza della locandina per il prossimo incontro sulla Merini (in Palazzina Liberty).
La serata di ieri sera  su Bukowski è stata frizzante e partecipata. Lo stereotipo soprattutto massmediale dello scrittore "sporcaccione" mi è parso ridimensionato o quasi smentito. Pregherei Terzo di mandarci, se possibile, alcuni dei testi letti.
Un caro saluto
Ennio

Una poesia di Charles Bukowski proposta da Leonardo Terzo: Come un delfino

morire ha i suoi lati duri
non puoi sfuggire adesso.
il capo ha messo l'occhio su di me.
il suo occhio cattivo.
adesso me la passo proprio male.
in solitudine.
intrappolato.
non sono né il primo né l'ultimo.
ti sto solo dicendo com'è.
siedo nella mia stessa ombra adesso.
la faccia delle persone si offusca sempre più.
le vecchie canzoni suonano ancora.
con la mano sul mento sogno il
nulla mentre la mia infanzia perduta
salta come un delfino
nel mare ghiacciato.

Da Cena a sbafo, Parma, Guanda, 2009. Traduzione di Simona Viciani.

Marianna Marrucci: Sui molti in poesia. Spunti di riflessione

L’evidenza sociologica del fenomeno degli «scriventi poesie» è a mio avviso indiscutibile. E mi azzarderei a parlare di «frequentatori di poesie», ovvero di coloro che non solo scrivono poesie ma ne leggono, partecipano ai blog, agli slam, vanno ai festival, ad assistere ai reading e alle performance ecc. La disponibilità di strumenti conoscitivi e comunicativi“facili” e, aggiungerei, “poveri” permette un accesso decisamente agevolato ai testi poetici (in rete si trovano tanto le poesie degli autori canonizzati e dei classici quanto quelle di esordienti e “amatori”) nonché a luoghi di discussione e pubblicazione (siti web in cui è possibile inserire propri testi e leggere gli altrui, di ogni livello, esprimere pareri e impressioni di lettura, segnalare libri ed eventi ecc.). Questo mi fa pensare che la fotografia secondo la quale in Italia tantissimi scrivono poesie e pochissimi ne leggono cominci a invecchiare, o quanto meno a mostrare delle crepe dietro le quali si intravede un quadro più mosso e problematico. La butto là, un po’ come provocazione, e senza dati certi su cui reggere l’ipotesi.

Paolo Pagani: Su moltitudine e poesia

1. Io riconosco, e rivendico, il diritto per tutti di scrivere. Ed anche quello di “diventare pubblici”, nel senso di far circolare il proprio lavoro e di provare ad essere letti/ascoltati, attraverso i molteplici canali - non necessariamente la stampa - per mezzo dei quali fare uscire il proprio lavoro dalla chiusura della propria intimità.

Luca Ferrieri: Meriti e demeriti della moltitudine poetante


Abbozzo in questo breve intervento alcune incidentali e accidentate riflessioni a margine delle note di Ennio Abate sulla “moltitudi-ne poetante”. Sarò necessariamente e volutamente schematico. Sarò un poco caleidoscopico. Nel merito il primo merito (da riconoscere a Ennio) è quello, secondo me, di aver fatto emergere e non più solo sotto l’aspetto della lamentazione e del fastidio, ma sotto quello della potenzialità, un fenomeno quale è quello, appunto, della “moltitudine poetante”, che mi pare di grande interesse per chiunque voglia scrivere e leggere poesia o anche solo vivere culturalmente il presente. Il bisogno di scrivere, e di scrivere poesia, va pensato e trattato come uno dei bisogni culturali emergenti.

Luca Ferrieri: Letture pubbliche di poesia: servono alla poesia?

Sintesi intervento alla Casa della Poesia Milano 21 marzo 2006
La domanda a cui vorrei tentare di rispondere, nel breve spazio di dieci minuti, è la seguente: sulla strada di una diffusione della cultura poetica e della ricerca di un pubblico della poesia (con tutta l’ambiguità insita in questa espressione e in questa volontà) le letture pubbliche, i reading, pos¬sono essere uno strumento utile? e in questo caso a che condizioni? Per non sottovalutare (ma nemmeno per riprendere ora) la ricca discussione che sull’argomento si è già sviluppata in Italia e all’estero, mi sembra necessario chiarire che quando parlo di letture pubbli¬che di poesia alludo proprio a quelle realmente esistenti, cioè a quegli eventi, a volte spuri e molto spesso contaminati da elementi che con la poesia hanno poco a che fare, che si sono diffu¬si negli ultimi anni (anzi, se volessimo dare un’occhiata retrospettiva, fin dall’inizio del Novecento) in molti paesi e recentemente anche in Italia.

Ennio Abate: I molti nella poesia d’oggi

Presentazione di un laboratorio alla Casa della Poesia Palazzina Liberty, Milano

Il senso di questa serata è sintetizzato nel titolo e sottotitolo dell’iniziativa: I molti nella poesia d’oggi. Microfono aperto. Letture in vista di un laboratorio. Il titolo allude a due campi da esplorare:
-  quello dei testi in cui sia individuabile una presenza significativa (implicita o esplicita) dei molti (in altri termini del sociale, delle classi, della gente), circoscrivendo l’indagine alla poesia contemporanea ma senza escludere incursioni attualizzanti nei secoli trascorsi e fino alle origini della poesia italiana: basti pensare ai molti nella Commedia di Dante...);

Giuseppe Beppe Provenzale: Il Poetry-slam nel Palazzo

non entrerà mai, sono troppo simili. Del Palazzo sappiamo ciò appare, ne abbiamo qualche opinione e sul suo potere riusciamo anche a dividerci in chiacchiere da caffè, grugni, mugugni e qualche volta pugni. E la Slam Poetry? E’ un genere giunto circa cinque anni fa in Italia dagli States, dieci in Europa; poetry è la poesia, slam deriva dall’espressione inglese “slam the door” (sbattere la porta).