SAGGIO, PROSA, POESIA
Palazzina Liberty 14 maggio 2009
di Ennio Abate
Giovedì 14 marzo 2009 alla Palazzina Liberty di Milano la Casa della
poesia ha proposto un «Trittico di genere: saggio, poesia, prosa». Sulla
ribalta tre autori: Gherardo Bortolotto, Andrea Inglese e Massimo Riz-
zante, rispettivamente nelle vesti (strette, a quanto poi si è capito) di
prosatore, di poeta e di saggista.
Presentati da Giancarlo Majorino, che ha indicato nell’«intelligenza» il
tratto comune della loro ricerca letteraria, essi hanno letto brani di loro
opere recenti e discusso poi tra loro e col pubblico.
Nei testi di Bortolotto e Inglese era evidente la volontà di fissare da una
certa “distanza letteraria” spezzoni di realtà metropolitane visti dall’in-
terno e dall’esterno (oggettiva/soggettiva).
Rizzante - polemico contro la «Letteraturistan» (termine – credo -rical-
cato su bantustan: i ghetti dei neri nel Sudafrica razzista pre-Mandela),
la “pietrificazione” della poesia a lirica e l’etichetta (svalutativa a suo
parere) di “sperimentalismo” – ha accennato a Montaigne, «padre dei
saggisti» e all’inseparabilità del saggio dalla modernità e dalla prosa
(«il saggista è uomo di prosa: il contrario del poeta lirico»).
Per tutti e tre la “bestia nera” oggi da combattere è la Comunicazio-
ne dei mass-media, che ha contaminato la Letteratura spingendola ad
adottare le regole del Mercato e dello Spettacolo. Quale l’antidoto pro-
posto? Mi è parso di capire che essi propongano un “ritorno all’arte”
o almeno alla “passione artistica”: un recupero, dunque, della «visione
letteraria del mondo» andata in crisi.
Non c’è motivo di svalutare il loro tentativo.
A patto che si tengano i piedi per terra. Non ho capito, infatti, perché
i pochi scrittori oggi capaci, secondo Rizzante, di vivere la lingua come
«patria» e di dedicarsi alla fatica etica della forma debbano polemizza-
re un po’ visceralmente non solo con il mercato e la caccia al successo,
ma anche con una cosiddetta «grafomania di massa», e cioè – intendo
io – coi tentativi dei tanti scriventi (compresi noi di MOLTINPOESIA), che
sguazzerebbero (inevitabilmente?) nella palude (quanto indagata?)
del «bovarismo di massa» (Inglese). Io penserei piuttosto a un’alleanza
tra i cosiddetti scriventi “barbari” e gli scrittori critici ancora in possesso
delle “armi del mestiere”.
Un verso di Majorino («somiglianze fate un passo avanti»), da lui ri-
cordato a conclusione della serata, mi è parso un buon avvertimento
contro la facile tentazione dell’”artista” di ricollocarsi in una «solitudine
esiliata» lasciando nel loro brodo i comuni mortali, “grafomani” com-
presi.
AL DI LA’ DEI FILARI
di Rocchina Spellecchia
Chissà se le allodole
hanno il loro nido
sempre al di là dei filari,
tra cielo e terra,
dove tendeva candida
la mano bambina
cercando di toccar con dita
l’orizzonte …
China sul vitigno
portavi nuova linfa ai tralci,
tagliando il vecchio
per far largo al nuovo …
Il tuo profumo
si fondeva con quello della vite
in un unico destino.
Mirabile passaggio
nel succedersi delle stagioni.
Racchiudevi
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FOGLIETTONE "MOLTINPOESIA" N.3 novembre 2009
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