lunedì 8 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Luisa Colnaghi
La nebbia




 




Arriva a flussi leggeri
galleggia, cattura il  sole
si allunga in ombre  velate
sui vetri della finestra.

Falde di bambagia coprono
il gelo della campagna
i pioppi  all'orizzonte
sono fantasmi fuggitivi.

Non si sente  il suono
delle campane, tutto è  fermo
nel silenzio ovattato,
appeso al filo dei pensieri.

Gocce vaporose come
rugiada scendono lievi
sulla  mente catturata
dalla magia del momento.
 
Gli occhi s'interrogano
frugano nell'infinito, bianco
mondo senza odori
senza rumori di prossimità.

DISCUSSIONE
Rilanciando sul caso Merini:
No alla sofferenza produttiva
No al populismo televisivo









Commento di Ennio Abate 
(Cfr. in questo blog anche COMMENTI
L'ape furibonda
omaggiata e punzecchiata)


@ Emilia Banfi

 1. «La sofferenza dell'indigeno non produce poesia, essendo egli un indigeno ma la potrebbe produrre in chi lo vede soffrire».

Per me non la produce mai. La poesia nasce quando la sofferenza dà tregua, non grazie alla sofferenza. Smettiamola con questa visione della sofferenza che produce.
La sofferenza è sofferenza e produce  negli altri soltanto sofferenza o  istintivo distanziamento o cinismo. Solo una Maria Teresa di Calcutta, in base alla sua fede cattolica e all’esaltazione della Croce e della sofferenza di Cristo, può “amare” la Sofferenza (e magari anche alcuni sofferenti) e costruire una ambigua “macchina per alleviare la sofferenza”. Ambigua perché pienamente inserita nel sistema (che io chiamo capitalistico) che – non dimentichiamolo – produce progresso tecnico e scientifico ma anche grandissime sofferenze, fino alle guerre. Questa “macchina per alleviare la sofferenza” ha aspetti dannosi quanto il sistema (per me il capitalismo), ma gode del velo nobilitante dell’umanitarismo.

sabato 6 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Lucio Mayoor Tosi
Muhammad è un uomo religioso













Abbiamo trasmesso l’attenzione dei gatti. Buongiorno.  
Quel cappellino ti sta proprio bene, adesso che la luce è un lampo 
di chilometri , conviene farsi belli.  Il buio, il buio è il nuovo giorno 
dei capelli colorati, fiori sui giacconi scuri, parole a passeggio 
tra il denaro che dorme. Anche oggi abbiamo lavorato per lui
vecchio arido, bavoso mondo non terrestre.



Abbiamo trasmesso la vertigine dei palazzi e la loro ombra
ora solo riflessi di lago sul marciapiede. Chiuse le finestre degli uffici 
cessa  ogni pericolo, le strade borbottano la musica sordomuta dei dinosauri 
dalle frecce lampeggianti. Essere ricchi è avere spiccioli.

venerdì 5 novembre 2010

COMMENTI
L'ape furibonda
omaggiata e punzecchiata














Commento di Ennio Abate

Attirato dall’argomento e curioso di sapere cosa avrebbero detto di più e meglio rispetto a noi del Laboratorio MOLTINPOESIA, che ne discutemmo nel marzo 2010 (Cfr. in nota il resoconto), sono andato. Assenti per ragioni varie Majorino, Mussapi e Riccardi, omaggio e lettura critica sono spettati ai restanti. In breve cosa hanno detto?
Kemeny ha raccontato aneddoti curiosi e divertenti su alcuni suoi incontri con Alda Merini, è sembrato affascinato dalla sua esperienza umana dolorosa e ha letto due poesie di lei che egli giudica belle e, come si dice, resistenti al Tempo.
Lamarque ha parlato di produzione poetica fluviale, ha aggiunto che – come tutti i poeti - Merini  ha lasciato poesie belle e poesie brutte e che, in assenza di una più severa selezione, la sua fama di poetessa osannata in vita potrebbe  appannarsi ora che i riflettori su di lei si sono spenti.

COMMENTI
Quando la poesia si fa del bene.
Un reading trasformato in spettacolo:
MILANOICTUS di Dome Bulfaro

Commento di Giuseppe Beppe Provenzale
I reading sono superati, la Poesia ha bisogno d'altro. I disattenti sono avvertiti: da oggi si può ritornare ad ascoltare i poeti senza stramazzare strusciando il fondoschiena su una poltrona o semplicemente disertando i luoghi dove gli irriducibili si contano sempre meno numerosi e sempre meno motivati. Questa settima a Milano é successo qualcosa. Qualcosa di corale tra le migliori teste pensanti della cultura italiana (Fondazione Arbor, Mille Gru, SpazioStudio) e un testo (già reading) del poeta (qui anche performer) Dome Bulfaro, collaborato da uno staff di eccellenti.








MILANOICTUS
di Dome Bulfaro
(per continuare la lettura clicckare su ulteriori informazioni)

giovedì 4 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Attilio Mangano
Le età
















1.
Se c'è un età per la malinconia 
o per la depressione io non lo so.
Ma quando arriva tutto scappa via
e il mare tu lo guardi da un oblò.

2.
C'è un età della grazia e del candore
quando il  sorriso di chi passa accanto
apre il mondo a uno strano stupore
in cui per legge è proibito il pianto.

3.
L'età dell'innocenza è come un mito
che inventa il tuo passato e rassicura.
Quando il ciliegio è tutto fiorito
e la rugiada bagna la verdura.

4.
Qual è l'età per la masturbazione?-
C'è chi crede sia solo un surrogato.
Nanni Moretti ha una soluzione:
la nutella è come il cioccolato.

5.
Qual è l'età perfetta per l'amore?  
Plagio, corrompimento, seduzione:
è sempre sotto vetro il minore
ma libera è la sua vocazione.

martedì 2 novembre 2010

APPUNTAMENTO
Lab. MOLTINPOESIA
alla Palazzina Liberty
mart. 9 nov. ore 18
Giuseppe Beppe Provenzale racconta Domenico Tempio


Domenico Tempio è uno studioso locale degno di tre o quattro saggi e due tesi di laurea? O un poeta del valore di Parini danneggiato però dalla geografia, dalla storia scritta dai vincitori e infine soffocato dalla lingua? Ai loro tempi Catania e Milano avevano lo stesso numero d’abitanti, la stessa storia di dominazione spagnola alle spalle, un’economia fiorente e la stessa quantità di poveracci. E allora?
La geografia ha posto le due città in bacini d’utenza assai differenti e di differente visibilità.
In un tentativo di correzione della storia scritta  hic et nunc tento di raddrizzarne le sorti. 

Trascurando la elevata produzione di Domenico Tempio, quella illuminista di impegno sociale, ho focalizzato la mia conversazione sulla sua produzione licenziosa. Egli, con notevole coraggio e la maggiore capacità espressiva della lingua siciliana, ha scelto di scandagliare pieghe e abissi di animi che non avevano visibilità nella società civile, né tanto meno voce. Una voce verista anti-litteram che rischia grosso con l’inventio di persone, situazioni e dettagliate descrizioni di particolari fisiologici. Questa voce e la ricercata espressività osano molto, ma  solo per rendere più impressiva e condivisibile la sua rigida morale, scopo celato o palese di ogni suo componimento. Porgo un assaggio con il più comprensibile componimento in toscano, scritto – tutto sommato – con una penna d’oca intinta nell’inchiostro grigio.
Da Il Padre Siccia
(seppia che si nasconde dietro l’inchiostro nero; già la scelta di questo nome è “la morale”)

Oh che follia/ Taci, perché non sai la Teologia./ Questa sì bella usanza /da Sodoma abbruciata fu sodomia chiamata;/ ma perché sia peccato /io non capisco ancor./ Si l’adulterio è tale/ che sia dal ciel punito./ La fede coniugale viene a tradirsi allor./ Sta il gran peccato espresso /nell’accoppiarsi insieme/ diversità di sesso; ma se si sparge il seme /tra l’uomo e l’uomo istesso,/ che non sia permesso/ portami un argomento,/ una ragione, ed io questo cular desio/ discaccerò dal cor.

Un prete pedofilo tenta di traviare un ragazzo, ci riesce ma il teatrino delle parti e l’immoralità dei due è nell’ultimo verso della pantomima: il cazzo entrò sì franco /e tu ti lagni ancor?

Un altro esempio, ma per via della lingua di maggiore difficoltà di comprensione, è la poesia la Monaca dispirata che nei suoi vagheggiamenti da tempesta ormonale brama tanto il pene da essere critica (e assai informata) su quanto ne viene sprecato nelle camerate della caserme dove grossi minchi di surdati/ chi ntra d’iddi lu darreri/si lu pigghianu arraggiati. Sprecato anche nei conventi dove cc inni sunnu/ beddi minchi rancitusi: non havennu nuddu cunnu,/ si la minanu oziusi.
Il coraggio di un linguaggio naturale e forte ha consentito al Tempio di creare libere immagini forti e camei di vite spicciole di persone mai personaggi. Una galleria di defunti senza una targa stradale di marmo né una lapide, eppure hic più viva di qualsiasi astrazione e mappatura geocritica.

Giuseppe Beppe Provenzale





DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Emilia Banfi
Sconfitta


  











Affilai lance e pugnali
l'armatura mi avrebbe ben protetta
contro il nemico
andrò a combattere.
Mi trovai delusa
tra fratelli
con braccia aperte.
Il mio nemico
era il loro Dio
lasciai le lance , l'armatura
e piansi
intorno a me eran spariti
anche i miei soldati.

lunedì 1 novembre 2010

SCRITTORI, CARTA ed E-BOOK
Una traduzione di Luisa Colnaghi

 

DO WRITERS  NEED PAPER?
GLI SCRITTORI HANNO BISOGNO DELLA CARTA ?
Tom Chatfileld  - 20 0ttobre 2010  -Issie 176
As the sales of e-book finally start to soar, what effect will this digital revolution have on publishers, readers and writers? Will the novel as we know it survive?

 Poiché  infine le vendite di e-book stanno aumentando, quale affetto avrà questa rivoluzione su editori, lettori e scrittori ?  Il romanzo, come noi lo conosciamo potrà sopravvivere ?

In questo saggio  si parla della tecnologia digitale  e delle società americane che già la utilizzano come Amazon, Apple's  iPad ecc. per pubblicare E-book, edizioni di libri con suoni e immagini (per bambini), film script, DVD e CD. E si pone la domanda se le pubblicazioni su carta (i libri tradizionali) continueranno ad avere successo oppure no,   se i lettori preferiranno queste nuove pubblicazioni con  tecnologia digitale oppure no, se gli scrittori  preferiranno scrivere  libri tradizionali oppure si adegueranno alla tecnologia digitale.  E l'effetto che questo  nuovo sistema di scrittura potrà avere sulla lingua e sulla scrittura in particolare per giovani autori. E quale effetto avrà sul modo di scrivere.  Gli scrittori che continueranno a scrivere per i libri su carta saranno in diminuzione ? 
In questo articolo vi sono dati statistici e percentuali di vendita di alcuni autori americani e inglesi che hanno pubblicato con la tecnologia digitale ma per il momento sono piuttosto basse. Gli autori intervistati hanno diverse opinioni sulla nuova tecnologia, ma pare che molti preferiscano ancora il sistema tradizionale.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Maria Maddalena Monti
Due poesie













Il  culto dei morti
                                              
Il cimitero era la tua casa
vivevi
con i tuoi morti
in felici simbiosi
mia sorella mi ha detto…
mia nipote ha i fiori più belli…
quelli si che sono bravi figli…
allora,
come la tua casa,
lustravi e pulivi,
con accanimento,
le tombe
di tutti i parenti
perché quello era
il tuo passaporto
per l’eternità.

domenica 31 ottobre 2010

SEGNALAZIONE
Riflessioni e impressioni
su DONNE SENI PETROSI
di Ennio Abate


Il 22 ottobre 2010 presso la libreria Odradek di Milano Paolo Giovannetti ha presentato questa mia raccolta di poesie. Sono, benché nato nel 1941, un autore quasi sconosciuto, pur operando in vari ambiti culturali, attraverso ad esempio la rivista e il sito Poliscritture (dal 2004) o il Laboratorio MOLTINPOESIA presso la Casa della Poesia di Milano (dal 2006). Poiché questa condizione di semiclandestinità riguarda molti altri - poeti e poetesse sicuramente interessanti (se si leggessero i loro testi) della mia generazione e delle successive - non me ne rammarico più di tanto. E continuoin circoli amicali, riviste o blog - le catacombe di quest’epoca della visibilità postmoderna - l’indispensabile scambio d’opinioni e la riflessione critica che i nostri antenati si trovarono a svolgere forse in un clima di minore ristrettezza e degrado politico. Pubblico, dunque, qui, sul sito di Poliscritture, in rigoroso ordine alfabetico e a mo’ di pionieristico dizionarietto dei moltincritica (sulla scia del dizionarietto dei moltinpoesia già avviato da qualche anno), le riflessioni meditate e le impressioni veloci finora ricevute su DONNE SENI PETROSI. Altre ne aggiungerò se dovessero giungermi. Per incensarmi in piccolo? No, per provare, non tanto a quanti mi e ci trascurano, ma a un possibile io/noi in costruzione fuori dalla cerchia dell’amministrazione elitaria ed escludente di quella che fu la Poesia italiana del Novecento, che è possibile anche in condizioni difficili lavorare pazientemente e utilmente a una poesia di molti e per molti. [E.A.]
Gli interventi si leggono cliccando qui: POLISCRITTURE

DISCUSSIONE
Poeti costruttori e critici demolitori?

 





F.FELLINI Finale di OTTO E MEZZO

Mayoor -
Ma perché non hai considerato questa  frase?
"La mia affermazione, scontata, che dice che il critico demolisce va riferita proprio al metodo. Non intendevo certo dire che il critico vuol demolire per il gusto di farlo". Avrei postato questo video se avessi saputo come fare. Puoi farlo tu?
Abate -

Certamente. Ma riprecisando anche qui la mia posizione già espressa in un commento.
Mettiamola così: se oggi il poeta (o l'uomo in generale) potesse vivere in armonia assoluta (o quasi) con gli altri uomini (società) e la natura, non avrebbe bisogno né di costruire né di demolire alcunché.
Ma l'armonia è una tale falsità che da secoli le religioni, le filosofie, le arti (poesia compresa), per rimediare a un mondo che nega in mille modi ogni possibile armonia, bellezza, convivenza pacifica, felicità, devono continuamente costruire dei, Dio, Essere Supremo (Ragione), mondi superiori (o infernali) o paralleli.  Che diventano più o meno presto gabbie,
fanatismi, clausure nazionalistiche o comunitarie, gerarchie burocratiche; e fanno rinascere rabbia, insofferenza, voglia di distruggere e demolire. I costruttori (tu dicevi i poeti) sono separabili così nettamente dai demolitori (tu dicevi i critici)?
Ne dubito. Mi pare arduo che uno passi tutta la sua vita esclusivamente a costruire e un altro soltanto a demolire.
Tutto avviene in spazi e tempi precisi. Uno nasce dopo una guerra, ed è chiaro che la spinta a costruire prevarrà. Uno nasce nell'Italia attuale della deindustrializzazione, del degrado della politica, della "diddatura dell'ignoranza" (Majorino)
e mi pare più ovvio che gli venga la voglia di demolire.

Nota.  Fellini ebbe la "fortuna" di operare dopo la guerra. Noi la "sfortuna" di farlo oggi.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giuseppina Broccoli
AMICO MIO

 










Amico mio, cosa mi domandi?
Non so più cosa m’aspetta
né cosa mi proposi.
Reclami ancora verità e sorprese
e mi chiedi che tempo hanno
e che valore
in questo luogo stretto e qualunque?
Ti ribadisco che non comprendo più
cosa m’ imposero,
né quello che veramente inseguii.
Batto i denti al tuo futuro,
m’ acquatto nel presente
e tutto scorre con fiacco moto.
Qui le intemperie
cambiano  voce,
e cadono in dirupi le illusioni.
Torni salvo, amico mio,
rimbalzi dalla storia
senza indignazione,
ma questi figli
sono intirizziti
dal freddo e dall’attesa.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Massimo Guidi
LUIS URZUA






Usare la parola,
la forza di ciascuno -
questo potremmo fare,
e lavorare al bene
o ricambiarne un poco,
per quanto ci fu dato. 
 
 

NOTA

Luis Urzua, il "capitano", l'ultimo a lasciare la miniera

E' stato lui a organizzare i minatori sottoterra

Miniera di San José (Cile), 14 ott  - Come ogni comandante che si rispetti, anche il caposquadra Luis Urzua, diventato il 'capitano' dei 33 minatori intrappolati sottoterra, è stato oggi l'ultimo a lasciare la miniera cilena di San José, nel deserto di Atacama.
Urzua, 54 anni, era capoturno quando il 5 agosto scorso una frana bloccò ogni uscita ai 33 minatori. Anche se lavorava da soli due mesi nella miniera di San José, è stato lui ad assumere la guida delle operazioni sottoterra dopo l'incidente. E' stato lui a razionare le scorte alimentari nei primi 17 giorni di completo isolamento dal mondo esterno, prima che una sonda sotterranea non li ha individuasse ancora vivi. Ed è stato sempre lui ad avere il primo contatto con il mondo esterno, parlando alle autorità del Paese.
 

sabato 30 ottobre 2010

ARCHIVIO MOLTINPOESIA
Autori vari dal vecchio blog
su SPLINDER


lunedì, 23 giugno 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Sud del mondo

di Eugenio Grandinetti


S'aggirano per l'Europa strani spettri:
sono emaciati ma non sono pallidi
perché hanno la pelle scura. Vengono
attratti da un miraggio che gli pare
più vero di quelli che si formano
nelle calure del deserto,e sono
invece più illusori,fatti
di promesse di oggetti
da possedere,di apparenze
piacevoli in cui mostrarsi. Vagano
per le nostre strade carichi
di cianfrusaglie da vendere,sostano
sotto i portici
accanto ai loro banchetti su cui espongono
le sigarette di contrabbando
aspettano ai semafori che scatti
il rosso e che le macchine
si fermino,per fingere
di lavare i parabrezza e chiedere
un'elemosina dignitosa,e restano
nei nostri pensieri come rimorsi
per una colpa che qualcuno
deve pure aver commesso,forse
proprio noi stessi,senza accorgercene,
con l'esibizione del benessere
e con l'occultamento dei malesseri,
perche non paia
agli altri che ci guardano che il successo
non ci abbia arriso,e che la nostra
vita sia stata tutta un fallimento.
E il fallimento
non era individuale,era
di tutta la nostra storia,che prometteva
libertà per ognuno e invece
ci costringeva ad una dipendenza
sempre più rigida,che prometteva
dignità e ci costringeva
a sempre maggiori compromessi
che prometteva
uguaglianza ed ha creato
disparità inarrivabili,tra continente
e continente,tra popolo
e popolo,tra ceto
e ceto,tra uomo
e uomo. E ognuno
vuole essere parte
di quel continente,di quel popolo,di quel ceto
che ha successo,ed essere egli stesso
quello che ha successo e supera
tutti gli altri,o almeno
non essere l'ultimo,avere
altri dietro di sé
da usare,possibilmente,o almeno
da poter dire
che gli sono inferiori,per trovare
una ragione all'inuguaglianza e non volere
che le cose cambino.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Nicoletta Czik
Neve neve

                                                                                                                                     


Neve neve
che tolta la testa
dai campi
pur vedo
nel fianco marrone
terreo prato in riposo
o casale
tra crosta e cemento
o torrente in rapina
nell’argine vuoto
o burrone
tra fango ancestrale.
O nel volo del vento.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Mario Mastrangelo
'O ccuttone cu 'a vocca

 


Si putess'esse róce
'o mumento
c'avimm' 'a parte pe’ gghì rint’ â notte!
Si fra tutt' 'e mistere
c'attuorno â fine stritte s'arravogliano,
na cosa almeno putess'esse certa,
ca pe’ cchillu distacco nun se resta
a suffrì ancora e cchiù,
nterra, fra 'e spàseme,
com' ê ccóre tagliate r’ ‘e llacerte.

Ma a rompe 'o filo c'a 'o munno ce attacca,
fosse nu gesto morbido e leggiero,
chiuso mmiez'a nu vaso
'e tenerezza càvera e addurosa,
come a chillo
ca fa, spezzanno 'o cuttone cu 'a vocca,
na femmena quannn’ha fenuto 'e cóse.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giovanna De Carli
I poeti


I poeti
li si vede attorno ad una tovaglia di carta frusciante,
i bicchieri intonati alle calze dell’editore, l’acqua;
si siedono
su sedie dalle zampe di metallo
che garantiscono bagliori d’un discreto effetto,
per il resto, una certa sobrietà,
le mani fioriscono e sfioriscono,
ma poco, una volta su tre,
e poetano davanti a undici persone, anche dodici,
incluse, però, le figlie.
L’ultimo invito
ad un incontro poetico
diceva:
“venite armati,
il luogo sarà deserto”.
Quando l’umorismo si fa sottile
qualcuno potrebbe cogliere
un che di pericoloso
e sovversivo.

mercoledì 27 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Mayoor-Abate su “Cos’è la poesia?”
di F. Fortini



Mayoor:

Se i poeti e le loro poesie non fossero anche da considerarsi come casi umani degni di interesse, dove starebbe il valore della loro testimonianza?

Abate:
Ma la poesia non è solo o soprattutto testimonianza. È semmai anche testimonianza: documento, ma ancor più monumento, come dicono gli storici. Per essere chiari, un documento ha grande valore anche se brutto, un monumento (ad es. per diversi tra noi La ginestra  di Leopardi) soltanto se è ritenuto bello, cioè con un valore supplementare, in più, rispetto al documento.

DISCUSSIONE
Leonardo Terzo
Con quale criterio
è giudicata l'opera d'arte?



La risposta dipende dal contesto. Ognuno giudica col proprio criterio, ma suppongo che non siano i criteri personali che  interessino, bensì quelli che sono i criteri dominanti. 
Per descriverli bisogna distinguere due ambiti: 1.contemporanei ma diversi per geografia o strato sociale e 2. storici, appartenenti a epoche diverse.
Primo ambito. Settore geografico: le radici culurali determinano i significati, la capacità di capirli e quindi di apprezzarli. Noi occidentali facciamo fatica ad apprezzare i generi del teatro giapponese, kabuki e altri. Naturalmente possiamo studiare i valori altrui, li capiremo in modo razionale, con l'intelligenza, ma sarà difficile sentirli come i propri e commuoversi. Il critico Edward Said ha scritto un libro "Orientalismo" per mostrare come gli occidentali hanno frainteso e ridotto ai loro parametri le culture orientali.

DISCUSSIONE
Torniamo all'essenza del tutto?
Pietà, non fatemi regredire!



Giuseppina Broccoli:

Il poeta è colui che ha imparato a ricomporre l’essenza primordiale del reale perché, raffinando il suo intelletto e anche il suo cuore, ha capito come potare la realtà, come dividere i frammenti  utili da quelli inutili, ha capito come destrutturarsi e ricomporre il cuore della prima origine.  Egli sa raggiungere la natura vera delle cose perché  è stato capace di regredire ad uno stadio arcaico per cogliere con occhi puliti, quasi infantili l’essenza del tutto. Per essenza primordiale del reale intendo quello stato di libera natura, di puro barbarismo, di puro primitivo percepire.


Ennio Abate, Pietà, non fatemi regredire

Davvero? Dare ancora ascolto a Pascoli (il fanciullino) e a Rousseau (l’uomo buono per natura guastato dalla società)? Tornare alle origine, anzi al cuore della prima origine? Esaltare il puro barbarismo?

martedì 26 ottobre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Stelvio Di Spigno
Da "LA NUDITA'"















Le due di mattina


Schiarisciti la mente perché se guardi la mia casa
ci trovi solo uccelli che schivano l’aria dall’interno
e senza più ragnatele e radio d’anteguerra
sembra proprio una casa qualunque e indolore,

e in ogni ora del giorno e della notte
non si sogna e non si dorme per un frastuono
di finestre sbattute che martellano il solaio e
i calcinacci che piovono dal cielo
ci impediscono di entrare e di restarci:

siamo rimasti in pochi a mendicare una legge
divina dentro libri che rifiutano d’aprirsi:
sono le tarme i veri esperti di civiltà e ragione
per orientarsi in una casa che ha cancellato,
senza permesso, ogni spazio tra le stanze e le strade
che alle volte ci portavano qui.

Guardiamo ormai alla terra come a una giovinezza,
una salvezza, una coscienza di non pensare
che crollata una casa anche le altre
non tarderanno troppo a imitarla.  

domenica 24 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Leonardo Terzo
Ogni lettore è un critico

- La chiave di lettura dell'arte ce l'hanno i critici? I quali capiranno se il lavoro sottoposto al loro giudizio è solo scaturito da un bisogno, da uno sfogo dell'artista o da altro?


Proverò a rispondere alle tue domande un po' per volta. E anche con idee alla rinfusa, come vengono.
La chiave di lettura chi ce l'ha? Ce l'hanno tutti. Ognuno è il miglior critico per sé stesso. Non bisogna avere complessi di inferiorità, che sono dannosi. Quelli di superiorità lo sono molto meno, l'importante è non esternarli in modo sprezzante. Ci sono infiniti artisti, poeti, registi, che a me non piacciono. Non posso e non devo farmeli piacere per forza. Per piacermi un'opera deve essere congeniale alle mie esigenze, ai miei valori, al mio umore quotidiano perfino. E normalmente per motivare il giudizio bisogna capire. Sia il buono che il cattivo gusto si formano lentamente e gradualmente in base agli incontri che facciamo e ovviamente all'educazione permanente che ciascuno cerca o subisce. Non bisogna avere l'ansia di non essere all'altezza.

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a Fortini
CHE COS'E' LA POESIA?
Seconda puntata




Ancora su poesia e sentimento



Quando Fortini scrive: «Oggi è quasi naturale identificare la poesia con la poesia lirica, intendendo una espressione di sentimenti soggettivi», coglie bene  un senso comune, un modo di  intendere la poesia diffusissimo tra gli odierni moltinpoesia (tra gli stessi partecipanti al Laboratorio).
Il senso comune è un modo di pensare diventato abituale e quindi ovvio, naturale, automatico. Nessuno  pensa più che sia il caso di discuterne.  Se lo facessimo, dovremmo ricrederci.

venerdì 22 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Se molti scrivono
perché pochissimi leggono
i libri di poesia
e pochi frequentano
i reading di poesia?"

1° INTERVENTO: GIUSEPPINA BROCCOLI

Tralasciando l’ambiente universitario, è difficile constatare un diffuso interesse a livello popolare per la poesia, quindi se ne potrebbe dedurre che anche nel XXI secolo la poesia rimane un interesse per pochi, quasi un’ attività intellettuale ancora elitaria.
Ma naturalmente va tenuta anche in considerazione la possibilità di altri percorsi di crescita: ad esempio io  mi sono avvicinata alla poesia da completa autodidatta (a parte qualche reminescenza dalla mia esperienza universitaria).
Dedicandomi alla lettura della poesia non mi sentivo una privilegiata, o intellettualmente una super raffinata, ma ero unicamente interessata all’universalità del sentimento umano e alla conoscenza dell’Altro, per potervi essere in comunione.
Sono partita dalla lettura di poesia come condivisione e sono arrivata, nel corso del percorso di maturazione,  alla lettura come strumento per acquisire consapevolezza. Ho cominciato a leggere da Mario Luzi a Sandro Penna,  da Amelia Rosselli a Patrizia Valduga. Ho impiegato quasi un anno per leggere la raccolta di Giorgio Caproni e relative critiche di Pietro Citati, Gian Luigi Beccaria, Italo Calvino, ecc… ed il risultato è stato che  sono uscita completamente impregnata di certi poeti.
Ho notato poi, che dopo certe letture, quando mi mettevo a scrivere, nella mente si ripresentavano quelle esperienze letterarie, tramite risonanze, echi degli autori che avevo assimilato e con cui più sentivo di condividere qualcosa.
Leggere poesie di altre persone, non solo di autori affermati, ma anche sconosciuti, ha contribuito ad un processo di arricchimento della mia interiorità, perché dall’assorbimento delle consapevolezze altrui e di epoche diverse, è scaturito uno stato di arricchimento lessicale, di ricerca stilistica, di continuo labor limae. Grazie a questo background, acquisito soprattutto in età matura, ho potuto potenziare la mia creatività e ho avvertito la possibilità di contribuire con qualcosa di veramente mio e, forse, anche diverso.
Per quanto riguarda i reading di poesia devo ammettere che mi piace più leggere nel raccoglimento intimistico, che ascoltare poesie lette davanti ad un pubblico.
Preferisco la lettura  a mente, nel rifugio domestico, che permette sia di scegliere il momento dell’ azione del leggere, sia di tornare più volte sulla lettura degli stessi versi. Credo che molti contenuti e certe sfumature di una poesia risultino difficili da cogliere in una lettura orale e che la lettura  a voce non sia mai adeguatamente affascinante quanto quella a mente.

giovedì 21 ottobre 2010

APPUNTAMENTO
Presentazione di
DONNE SENI PETROSI
di Ennio

Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28

20155 Milano
tel. 02 314948
www.odradek.it
Venerdì 22 ottobre, alle ore 18
Paolo Giovannetti presenta Donne seni petrosi  
di Ennio Abate e ne discute con l'autore.

mercoledì 20 ottobre 2010

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a
Fortini CHE COS'E' LA POESIA?
Prima puntata


Certo chi  chiede (solo per provocare!) ricette per far poesia o adora il feticcio della «creatività pura» o pensa che fare critica sia tempo perso, invece di leggere,  rileggere e commentare questa intervista, cogliendone i tanti spunti interessanti, darà del poveretto a Fortini, ricamerà alcune battute ad effetto e passerà ad altro.
Benissimo.
Io vorrei, invece, dimostrare la ricchezza e la lucidità delle sue risposte.
Sceglierò a puntate (oggi comincio con la prima) alcuni temi. E a ciascuno di essi collegherò citazioni dell’intervista di Fortini.
Dovrebbe risultare più chiaro che egli dà risposte convincenti (o degne d’attenzione e di discussione) alle domande spesso poste nel Laboratorio MOLTINPOESIA (e anche nell’incontro di ieri - 19 ottobre 2010 – alla Palazzina Liberty.  [E.A.]



1. Il fenomeno dei moltinpoesia: se tanti oggi scrivono poesia, va considerato fatto positivo o negativo?

Fortini ha ben presente il fenomeno e ne coglie soprattutto le motivazioni psicologiche.
Scrive infatti: «la scrittura in generale e la scrittura poetica in particolare sono diventate uno strumento di introspezione, sono diventate una via alla ricerca della propria identità». In parole più povere dice: la gente cerca di capire chi è (quale sia la propria identità), è spinta (da situazioni penose in cui spesso vive, dalle delusioni, dalla perdita di affetti, ecc.) all’introspezione.

VIOLATO di Maria Maddalena Monti


                                   










Dalle fessure
entrava
una luce rossastra
come di sangue.
Nell’ombra
uno strano sorriso.
Le mani
che spezzavano il pane
strappavano
lacrime e carni
Mitezza d’agnello
nel buio.
 
Si ferma la mano
a mezz’aria.
Ritrae la carezza.
Mai più
saprà dire
parole d’amore.

martedì 19 ottobre 2010

PROPOSTA DI LAVORO N.1
DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA
ottobre/novembre 2010:
Lettura di Franco Fortini, Cos'è la poesia?

Questa è la prima proposta di lavoro bimestrale (ottobre-novembre 2010) del Lab. MOLTINPOESIA. Siete invitati a leggere e a commentare liberamente (poche righe o molte) questa intervista. Ne discuteremo poi alla fine in uno degli incontri alla PALAZZINA LIBERTY. Il testo è tratto dal sito della RAI dove appare però corrotto: quando ricorre la 'è' appaiono tanti � . [E.A.]



8 maggio 1993



1 Professor Fortini, proviamo ad iniziare in modo diretto, immediato, con la domanda essenziale: che cos’è la poesia?

Rispondere è come se si volesse rispondere a "che cos’è l’uomo" o a "che cos’è il mondo". Bisogna aggirare la difficoltà. Ammettendo che si sappia che cos’è il linguaggio articolato di cui ci serviamo e quali sono i diversi aspetti, le diverse funzioni che coesistono in ogni atto del linguaggio, si può dire che nel linguaggio umano c’è una funzione che tende a mettere in evidenza soprattutto, o almeno in modo particolare, il linguaggio stesso, ad attirare l’attenzione sulla forma della comunicazione. Ebbene questa è la funzione poetica. Certo bisogna tener presente che quando si parla di poesia questa parola significa due cose: da un lato, appunto, un tipo particolare di discorso parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di valore per cui si dice "poesia" per dire qualcosa di bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima o di attenzione.

lunedì 18 ottobre 2010

L'ULTIMA LUNA é di Emilia Banfi

Sarebbe stato un contributo alla Poesia in tondo sulla Luna, ma Emilia é arrivata dopo come ultima preziosa presenza dei Moltinpoesia.

Lùna.                                       Luna.
I mè penser                              I miei pensieri
in cumpagn di niul                     sono come le nuvole
che de not pasen                      che di notte passano
davanti a la lùna                        davanti alla luna
che semper la sbarlùscia           che sempre risplende
sensa fa na piega                            indifferente
i a lasa andà                             le lascia andare
con un po de vent                      spinte da un pò di vento
chi a rùsa                                  ed io qui
e mi chi                                    a guardare
a guardà                                   a immaginare
a immaginà                               sconfitta                           
perdùda                                    conscia
ma sicùra                                  di non essere luna.
de vès minga lùna.                                                      

DISCUSSIONE
BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI
IN MOLTINPOESIA
Intervento 1: Luciano Roghi

Sarebbe sempre preferibile il noi rispetto all'io. Il noi dà la possibilità di condividere quanto ognuno è in grado di esprimere.
Credo che il poeta, nonostante sia un solitario, scriva impressioni che per estrarre e portare in superficie, debba necessariamente ricorrere all'attenzione, alla cura e al riguardo.
E' un processo laborioso e impegnativo. Il risultato finale è però quello di destinare agli altri (e naturalmente a se stessi), parole di grande utilità.
Leggendo le poesie del Blog è prevalente ancora l'io: comincio a percepire il noi quando un autore mostra un interesse per un altro artista (es. Luisa per la Szymborska) e ne diffonde, con convinzione,  il pensiero. E' in quei momenti che l'io si allontana per concentrarsi su qualcos'altro, che magari ci è affine, ma che ci impegna diversamente perchè l'attenzione non è più rivolta al sè.
Il noi è presente anche quando vi è l'immedesimazione in una situazione, quando si fa propria una condizione che non ci appartiene, ma che ci coinvolge al punto di iniziarne lo studio e approfondirne il senso.

Cari saluti.

Luciano

A MIO PADRE di Giuseppina Broccoli







I tuoi occhi hanno smesso di cercarmi
e sotto la magnolia è ingiallita l’ultima erba.
Solo, sulle tue scarpe sporche di fango
cammini lento tra i salici
per non voltarti mai più.

POESIA IN TONDO
testo sperimentale del Laboratorio dei MOLTINPOESIA

MOLTINPOESIA SPERIMENTA

Ci siamo assegnati un tema, questa volta una parola quasi a caso. Forse abusata e un classico nella poesia di  tempi presenti e futuri. La fascinosa "luna" ispiratrice compagna destinataria specchio di ciò che vogliamo essere. Dunque Luna e dunque versi e contributi - quasi sempre - l'uno di seguito all'altro, in tondo.
Togliendo le firme d'appartenenza la silloge appare omogenea (ma non é necessario) nei suoi versi sciolti e nelle figurazioni suggerite; cambiamenti di ritmo e permanenza sonora sulle sillabe configurano un esperimento che pare ben riuscito nell'atmosfera di sogno che comunica.

(G.B.P.) 













La candela rossa accende di lattiginoso bianco
la lanterna bianca in cima al bambù bianco. 
Ho inventato una luna domestica             (Beppe Provenzale)

e sotto il cielo del mio gazebo 
ascolto questa notte, parlar la lingua dei grilli
con alito di rosa                                     (Augusto Villa)

Viene intanto il ruscello del ricordo
e imbeve di limpidezza i petti
confine tra
pensiero irreale e terra di nostalgia          (Mario Mastrangelo)

per continuare la lettura...

domenica 17 ottobre 2010

UN GIORNO DI NEBBIA e L'AUTUNNO di Luisa Colnaghi






Un giorno di nebbia

La nebbia fluttuante è sulla
campagna e davanti alla finestra.
Non  posso  vedere gli alberi
e la siepe del giardino.
Il silenzio è  pesante
sento i miei pensieri,
tristi e rumorosi.
Vorrei  disperderli
ma non si allontanano
furtiva li inseguo sul sentiero.

per la traduzione in lingua inglese cliccare su: