I poeti
li si vede attorno ad una tovaglia di carta frusciante,
i bicchieri intonati alle calze dell’editore, l’acqua;
si siedono
su sedie dalle zampe di metallo
che garantiscono bagliori d’un discreto effetto,
per il resto, una certa sobrietà,
le mani fioriscono e sfioriscono,
ma poco, una volta su tre,
e poetano davanti a undici persone, anche dodici,
incluse, però, le figlie.
L’ultimo invito
ad un incontro poetico
diceva:
“venite armati,
il luogo sarà deserto”.
Quando l’umorismo si fa sottile
qualcuno potrebbe cogliere
un che di pericoloso
e sovversivo.
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