Ho scritto questa poesia ieri pomeriggio, dopo le diciotto, in un bar nei pressi di piazza Piemonte. Pioveva, avevo lasciato il mio quadernetto in macchina, ma era troppo distante per tornare a prenderlo. Così sono entrato in Mondadori e ne ho acquistato uno. Il quadernetto per me è molto importante, lo uso quasi fosse una macchina fotografica ma, di fatto, è molto di più: è un buco nero che attrae su di se' tutto ciò che si trova attorno.
Senza titolo
dunque eccolo qui un foglio bianco alla finestra ambrato aperitivo scritto
denominato farfalla delle sei
ma prima oziosamente ho incontrato messaggi persi plastiche allegre
nella musica da fine corsa, da scalamobile. Forse gli autori sono morti musicisti
stipendiati pendolari pendolanti del sottofondo cappellini lilla invidiabile
accomodarsi nella zona no stress. Altri poveri ma ricchi di tempo.
Meno un'ora o tre quarti, mi sembra, al radioattivo. Fare scorte di besciamella
per lo scatolame l'aringa fumé controllata scadenza almeno un anno e mezzo
ma prima oziosamente ti ho pensata in ascensore e chissà, ti ho detto, i ricchi
si salvano sempre. Aperte le porte nella somma dei profumi francesi
( l'autore morto pendolante?) le gambe affondate nel budino vaniglia pavimento
tra i vetri azzerati pensieri per il tutto già pronto automatico denaro e tanti saluti
elettronici: carissimo, rientrerò sabato, ti chiamerò saponetta mio ventaglio.
Fai denaro e poi spendilo per te solamente, fatti una moca, una tipa sudafricana
un pallone da rugby sport duro per fighette indipendenti con le spalle da stradini
in camicia da trecento euro