Sui commenti al post “Omaggio a Wislawa Szymborska” (qui) tornano queste
osservazioni puntigliose e appassionate di Rita Simonitto. Vuol dire che a quei
temi che avevo elencato in uno dei miei interventi intitolato “Riepilogando”
non si può apporre nessun conclusivo Amen!, come
auspicava Emy. Continuiamo dunque, se possibile, la discussione. Forse è questa
la via stretta su cui proseguire per arrivare, senza alcuna garanzia, a
"un grado più alto di verità" [E.A.]
La
velocità in questi giorni degli inserimenti e il numero impressionante dei
commenti che – come in ogni blog che si rispetti - sono in parte significativi
e in parte “rumore”, renderanno forse questo mio intervento obsoleto, superato
dall’incalzare dei passi di chi viene in successione. Così come accade nella
vita di oggi, né più né meno. Tuttavia mi sono decisa a portare la mia quota di
“rumore” e, spero, di significatività.
Partirei
dalla considerazione di Mayoor sul
sacro e la poesia, in una sua risposta a g.b. Egli sostiene:
“Ma il sacro è altra cosa, giusto distinguerlo dalle
religioni. Il sacro è ciò che non muta. Le verità cambiano ma non cambia la
ricerca della verità. Pertanto è sacra la ricerca e non la verità. E' sacra la
poesia, non è sacro il modo di scriverla, almeno non lo è fin quando l'autore
non abbia incontrato se stesso”.